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Autore: chiarac_    23/09/2013    5 recensioni
Spoiler Mockingjay.
«Quello di cui ho bisogno per sopravvivere non è il fuoco, acceso di odio e di rabbia. Quello di cui ho bisogno è il dente di leone che fiorisce a primavera. Il giallo brillante che significa rinascita anzichè distruzione. La promessa di una vita che continua, per quanto gravi siano le perdite che abbiamo subito.» Dopo anni dalla fine della guerra per Katniss sarà ancora così? Sarà disposta a rinunciare ad essere “la ragazza in fiamme”?
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Dedicata alla mia migliore amica, grazie per esserci sempre, ancora buon compleanno tesoro. ♥

Burn.

Don't you dare look out your window darling
Everything's on fire
The war outside our door keeps ranging on
Hold onto this lullaby
Even when the music's gone

— Safe and Sound; Taylor Swift



Fuoco. Fuoco ovunque. Tutto brucia. Io brucio. Prendo fuoco. Emano fuoco. Sono fuoco. Brucio. Sono un disastro naturale, una calamità, una disgrazia.
Il fuoco si espande catturando tutto quello che incontra, rapendolo, reclamandolo a se per sempre. E io non posso fare niente perché sono la causa.
Il fuoco mi circonda. Mi prende per se. E io brucio. Silenziosamente. Senza grida. Un pianto silenzioso al centro del disastro, nell'epicentro della tragedia. Intorno a me si levano grida di dolore, strazio, tormento, sofferenza. E io continuo a bruciare e a far bruciare.
Infondo si sapeva, sono la ragazza di fuoco. Il fuoco è sempre stato il mio destino, il mio futuro, la mia colpa. E la morte per tutti quelli che mi circondavano.
Un grido più forte degli altri. Acuto, quasi infantile. Prim. Le mie gambe si muovono da sole. Arrancano. Camminano. Corrono. E poi cedono. Crollano. Perdono la partita. Mi ritrovo con la faccia immersa nel fango dello strano bosco in cui mi trovo, rami e foglie incastrati nella mia lunga treccia, mani strette intorno alla terra.
Il grido continua, sempre più acuto, sempre più supplicante, implorante. E io sono a terra, sconfitta. La ghiandaia imitatrice, la ragazza in fiamme, il simbolo della ribellione, la guida. Sconfitta.
Un'altro urlo squarcia l'aria notturna. Più forte, più profondo, chiaramente maschile. Peeta. Cerco di rialzarmi, inutilmente. Cerco di gattonare, inutilmente.
Il fuoco mi circonda ma non sento dolore, non mi ferisce, non mi scotta.
Muovo le mani in cerca di un appiglio per rialzarmi. Solo terra intorno a me. Foglie, rami, erba, fango. E qualcosa di metallico. Le mie mani lo stringono convulsamente togliendolo dalla terra che lo circonda. Cerco di mettere a fuoco quello che stringo ma è tutto inutile, le lacrime mi offuscano la vista, il fuoco è quasi accecante. Distinguo un cerchio, con qualcosa al centro. Con il bordo della maglietta cerco di asciugare le lacrime e liberare gli occhi dalla maschera che gli impedisce di vedere, di capire.
Nell'istante in cui metto a fuoco quello che sto stringendo fino a far sbiancare le nocche delle mani, altre grida straziano l'aria notturna. Urla maschili. Urla femminili. Urla di amici. E al loro dolore si aggiunge il mio. Acuto, lancinante, insopportabile, atroce, pietoso.
Il mio sguardo cerca inutilmente di individuare qualcosa che possa salvarmi. Che possa salvarli. Tutto quello che non è ancora stato incenerito dal fuoco è sterpaglia. Anche le mie mani si aggiungano alla ricerca. Una chiazza di giallo viene notata dai miei occhi stanchi. Una mano tremante si allunga verso il dente di leone, prendendolo delicatamente e avvicinandolo alla ghiandaia. Quella volta non mi avrebbe portato alla salvezza. Quella volta avrebbe fallito.
Stringo la testa tra le ginocchia, smettendola di trattenere i singhiozzi, stringendo talmente forte la ghiandaia e il fiore che un tempo significava salvezza nella mano fino a farla sanguinare. So che la fine è vicina. Sempre più vicina.
Nella notte cala un silenzio inquietante, interrotto solo dallo scoppiettare del fuoco intorno a me.
Ora avrei smesso di soffrire e di far soffrire.
Chiudo gli occhi e tutto finisce.
Quando riapro gli occhi l'alba riempie di luce la stanza. Quel dolce colore tendente all'arancione mi riporta alla realtà e il ricordo della serata precedente mi investe, togliendomi il fiato per l'intensità.
Il sorriso di Peeta è luminoso. Più luminoso del sole riflesso nel piccolo laghetto in cui ci troviamo. Più del tramonto che stiamo guardando. Più del sole che prima ci accarezzava gentile e che ora ci stava lentamente abbandonando regalandoci come saluto quel meraviglioso spettacolo.
Il cielo si tinge di un bell'arancione caldo e Peeta ammira il suo colore preferito sorridendo. La mia mano è stretta nella sua, calda, rassicurante. Mi sento protetta, al sicuro e so di esserlo vicino a lui.

Il flash-back sparisce con la stessa intensità con il quale è arrivato. Boccheggiante mi giro dall'altra parte del letto e lo vedo: dorme tranquillamente con i capelli biondi troppo cresciuti che gli coprono gli spettacolari azzurri che si stanno lentamente aprendo.
Quando vede la mia espressione si alza di colpo e mi chiede preoccupato «Incubo?» annuisco e sorrido lievemente tentando inutilmente di non farlo preoccupare. Le sue braccia mi catturano e mi stringono a se, proteggendomi dai mostri del mio passato, allontanando la paura, rendendomi sicura. Lo abbraccio più forte e mi abbandono alle sensazioni di averlo vicino e mi convinco di amarlo, di amarlo davvero, di volerlo davvero. Per sempre.
Rimaniamo così per una quantità di tempo che sembra infinita, poi lui sussurra «Resterai con me per sempre. Vero o falso?» e io gli rispondo «Vero».

 

Angolo autrice:
Ciao gente. 
Allora, questa è la seconda one-shot che scrivo e pubblico su questo sito e sono ancora in ansia, mi fa paura il giudizio della gente. Nonostante questo ho trovato il coraggio e l’ho pubblicata, datemi un vostro parere.
Alla prossima,
Chiara





 
  
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