Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
Ricorda la storia  |      
Autore: Klokli    23/09/2013    2 recensioni
"C’era del buono sotto quella corazza nera, sotto la pelle sfregiata, e forse solo a lei era stato concesso di vederlo."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Partecipa alla Fanfiction Challenge.
Personaggi: Sansa Stark/Sandor Clegane
Prompt: Alla fine, ora che si guardava meglio intorno notava mille cose più brutte dei suoi sfregi.
Lanciata da Princess Monster






Mani veloci e lascive che la sfioravano, l’afferravano, le si insinuavano sotto le gonne.

Sansa si mosse nel sonno, artigliando le lenzuola.

Si divincolava, urlava, pregava perché qualcuno la venisse a salvare.
Nessuno.
Un volto, un incubo che l’aveva a sua volta tormentata per più notti. Un volto deturpato da orride cicatrici, e poi sangue, urla e l’uomo dal viso terribile che l’afferrava…e la portava in salvo.

Si svegliò di soprassalto, il respiro accelerato e il cuore che batteva forte. Si mise a sedere, scossa da quei ricordi. Accadeva spesso, dopo quel giorno in cui lo stesso popolo che un giorno avrebbe dovuto acclamarla, l’aveva trascinata viva nel fango delle strade, decisa a violarla e ad ucciderla.
E ci sarebbe riuscita se non fosse stato per quel cavaliere senza titolo, Sandor Clegane, il Mastino, il cane.
Eppure nessuna guardia elegante e coraggiosa era tornata indietro per lei, no, sono lui l’aveva fatto.
Il metalupo salvato dal cane.

È finita, Sansa, sei al sicuro adesso. Tornerai a casa, ci riuscirai.

Sansa si alzò silenziosamente, troppo turbata per rimettersi a dormire, ripetendo quelle parole, come una rassicurazione udita troppe volte, senza valore.
Si avviò verso la finestra per far sì che l’aria frizzante della notte la svegliasse definitivamente e mandasse via gli residui di paura. Aprì le imposte e l’unica cosa che realizzò fu che si era svegliata da un incubo solo per ritrovarsi in un altro, più grande, più terribile, e soprattutto più reale.
Ripensò al Mastino, quell’uomo le faceva paura, le aveva sempre fatto paura, fin dal loro primo incontro,
 eppure non era nulla in confronto al terrore che le incuteva Joffrey, o Varys, o Ditocorto, o chiunque giocasse a quel maledetto gioco del trono.  Un terrore diverso, più subdolo, perché Sansa non era stupida, anche se tutti pensavano che lo fosse, e sapeva quanto una spada potesse essere innocua in confronto ad un inganno ben congegnato.
Alla fine, ora che si guardava meglio intorno notava mille cose più brutte dei suoi sfregi.
Certo, il Mastino non era l’eroe che aveva sempre sognato, anzi, era così reale, uno squarcio lurido sul bell’arazzo che era il mondo da lei sempre idealizzato e che l’aveva sempre accecata, ma era pur sempre meglio di un principe come Joffrey, perché la crudezza del Mastino bene o male l’aveva aiutata più di quanto avessero mai fatto lusinghe e merletti . C’era del buono sotto quella corazza nera, sotto la pelle sfregiata, e forse solo a lei era stato concesso di vederlo.
Sandor al momento era l’unica ancora a cui aggrapparsi, l’unica cosa che la salvasse da quel senso di soffocamento che la invadeva ogni volta che si trovava a corte, o chiusa nelle sue stanze. Odiava Approdo del re, perché non era come se l’era immaginato, perché i muri avevano occhi e lei non sapeva come schermare il loro sguardo penetrante, perché non c’era valore in nessuno, perché era tutto così subdolo da attanagliarle il cuore in una morsa di paura.
 Nemmeno il suo salvatore era come se l’era immaginato, eppure si scoprì a pensare all’uomo con gratitudine, non più con disgusto come una volta e la cosa la stupì e ,in certo senso, la fece sentire matura.
Si strinse nella una lunga vestaglia di seta e si perse ad ammirare il profilo piatto del mare, le case accatastate nei bassifondi nella città, la collina di Visenya. Sembrava tutto così piccolo da lassù, così piccolo che se avesse avuto le ali avrebbe potuto spiccare il volo e tornare a casa, a Grande Inverno, lontano da tutto. Sarebbe stato così facile, ma lei non era un uccello, e non aveva le ali e, se le aveva mai avute, la vita gliele aveva strappate prima che avesse imparato a volare.
Represse un brivido di freddo e si diresse nuovamente verso il letto. Mancava ancora molto all’alba e probabilmente avrebbe di nuovo avuto un incubo se si fosse riaddormentata ma l’idea ora non la spaventava così tanto, sapeva che ci sarebbe stato qualcuno a salvarla, perché in un mondo ostile aveva trovato un cavaliere dal volto sfregiato, ed era meglio di qualsiasi altra cosa avesse mai potuto desiderare.
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones / Vai alla pagina dell'autore: Klokli