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Autore: laviatraversa    23/09/2013    8 recensioni
«Cos'è amore? Cosa significa ti amo? Sono solo parole. A volte le parole non bastano. E allora servono i colori. E le forme. E le note. E le emozioni. Quelle vere, Elijah».
[...]
Elijah immerge la testa nei suoi capelli.
«Ti amo anche io, Katerina».

[...]
Kalijah - 730 parole.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Katherine Pierce
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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OS partecipante al concorso
del gruppo facebook “Liceo Sassy Sanvuaic”



E allora servono i colori


Dedicata a Nivei, che li shippa tanto tanto.
E dedicata a La Viola Moody, che c'è sempre stata.




Io penso che l'amore sia un sacrificio sociale.
E tu puoi dirmi che non è vero, ma questo è quello che ho visto.
Mi guardo intorno ed è pieno di gente divorziata,
di storie d'amore franate e io come faccio a
stare con una persona e a credere che
non finirò anch'io tra quelle macerie?”
“Io penso che un tuo bacio può valere
le macerie in cui forse un giorno mi lascerai.”
[Giulia Carcasi,
Io sono di legno]



La pelle di Elijah profuma di tutte le cose che ama.
È una fragranza leggera, delicata, che stuzzica piano. Lei potrebbe immergervisi per ore –
ininterrottamente – senza neppure accorgersene. È come la fine di un lungo viaggio, come tornare a casa. Ne ha sentito la mancanza mentre perdeva la testa e si allontanava da sé stessa.
Katherine gioca con una ciocca dei suoi capelli e lo sente respirare lievemente sul suo petto; è immerso in chissà quali sogni. Sorride, continua ad accarezzargli i capelli.
Ripensa alla conversazione che hanno avuto la sera prima, prima che facessero l'amore.
«Io non posso continuare così, Katerina».
Lei non aveva commentato. Aveva continuato a camminare per le vie di Chicago, la mano destra intrecciata a quella sinistra di lui, mentre lo ascoltava distruggere tutto ciò che avevano.
«Tu non mi hai mai detto che mi ami. Inizio a credere che sia così».
Lei si era presa un momento. Uno di troppo. Elijah si era scostato bruscamente ed era stato inghiottito dalla crudeltà della notte. Pianse per ore.
Passata la mezzanotte prese una decisione. Sorrise alla luna, complice del suo amore inconfessabile, e andò da lui. Non gli concesse il tempo di fare qualcosa.
Semplicemente lo rese partecipe di tutte le emozioni che si agitavano dentro di lei.
«Io non so cosa tu ti aspetti da me, Elijah. Non sono più la donna che hai conosciuto nel 1400, quella di cui ti sei innamorato. Puoi prendermi così, accettare che io all'amore non ci credo più e restare al mio fianco, insegnarmi come amarti ancora una volta. Questa situazione è assurda, lo sai bene anche tu. Eri tu quello disilluso, cinico e fatalista».
Si sentì libera, leggera come l'aria. Ma c'era ancora qualcosa che sentiva di dover dire.
«Cos'è amore? Cosa significa ti amo? Sono solo parole. A volte le parole non bastano. E allora servono i colori. E le forme. E le note. E le emozioni
[1]. Quelle vere, Elijah».

Il sole si insinua pigro nella stanza, attraversa con difficoltà le tende tirate della camera da letto. Coglie sul fatto Katherine che, con indosso solo la biancheria, cerca le parole – quelle che non basteranno mai – adatte a contemplare il loro ennesimo arrivederci.
Un “Caro Elijah” è forzato, innaturale. Un semplice “Elijah” non è abbastanza.
Rinuncia. È un uomo intelligente, forse troppo, capirà ogni cosa.


**


Settantasette anni dopo.
Il cielo è terso, privo di imperfezioni. Ha sempre pensato che le nuvole siano proprio questo: imperfezioni, ostacoli alla felicità di quel manto infinitamente azzurro.
Willowghby è una piccola città di provincia dove tutti sanno tutto di tutti; le giornate trascorrono monotone, non c'è mai niente da fare, ma Katherine è convinta del fatto che, se fosse umana, le piacerebbe vivere lì per sempre. Nessun pericolo, nessuna preoccupazione che esuli dal barbecue dalla domenica o la visita dal dentista.
Per la prima volta dopo tanto tempo, sente una strana agitazione pervaderla.
Elijah è lì. Solo per lei.
Non ha importanza il fatto che non lo vedrà.
Non ha importanza la matita con cui Rebekah ha infilzato la sua mano sinistra.
Non riesce neppure essere gelosa del fatto che Elena, con ogni probabilità, lo bacerà.
Niente può turbare la sensazione di completa serenità che prova.
Elijah è lì. Solo per lei.



L'ha seguito, ha dovuto farlo.
Non può permettere che se ne vada senza sentire ciò che ha da dirgli, deluso ancora una volta da lei. Potrebbe perderlo davvero – per sempre – e il solo pensiero è come morire.
«
Io ti amo, Elijah. Ti amo così tanto che mi consuma[2]».
Il bacio che segue è delicato, i loro colori sembrano diventare uno solo.
Quando ti innamori le parole non bastano.
E allora servono i colori.
È lei a interromperlo. C'è ancora qualcosa che deve fare.
«Ho bisogno che tu impari a fidarti di me,» cerca qualcosa nella sua tasca e la posa nelle mani di lui, «come io mi fido di te». Elijah la fissa con espressione indecifrabile e le peggiori ipotesi invadono la sua mente. Scuote la testa, non ha la forza di affrontarle. Gira sui tacchi e si incammina. Una prima, timidissima lacrima scende lungo la guancia. Si sente stringere forte, da dietro, in un abbraccio disperato.
Elijah immerge la testa nei suoi capelli.
«Ti amo anche io, Katerina».
Lei si gira, lo guarda fisso negli occhi.
Il suo sorriso è
coloratissimo.


Fine


[1] citazione da “Castelli di rabbia”, Alessandro Baricco.
[2] citazione da Gossip Girl.


  
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