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Autore: Cleo    25/03/2008    5 recensioni
"Buona fortuna per quel po' di me che porterai con te."
Muro della stazione.
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Buona fortuna per quel po’ di me che porterai con te.”
Muro della stazione.
 
 
Il mio addio sa di miele e veleno. Il tuo che sapore ha?
Ti ho già perso e non lo sai. Già assaggi la delizia del distacco sulla punta della lingua, già pregusti la sfrontata ebbrezza della solitudine. Non sarò più io quella che vorrai, quando tornerai in questa stazione, fra sei mesi: allora il tuo vuoto sarà troppo grande da colmare, anche per me. Il mondo si dischiuderà ai tuoi piedi ed io sarò troppo piccola, insignificante. Sarò parte della tua vita di prima, non sarò nei ricordi, nella memoria del tuo viaggio. Ti ho già perso da tanto tempo, ma fa male rendersene conto così, all’improvviso.
Ti ho perso quel giorno di maggio in cui hai deciso che saresti partito, ti ho perso quando ho pianto e hai girato il capo per non vedere l’amarezza scorrere sul mio viso. Ti ho perso tanto tempo fa, ed è giunto il tempo di lasciarti andare.
Non piangere, tesoro, non serve a niente. Non sei più qui, forse non ci sei mai stato. È inutile abbracciarmi e sussurrare che sarà per poco, perché sarà per sempre. Per sempre; sembra tanto tempo, no? È buffo come le parole riescano a dilatare la realtà: quanto dura per sempre? Un giorno, un mese, un anno? Il momento di un respiro? Per sempre è il tempo di una vita; della tua o della mia, questo non lo so. Per sempre è l’attimo in cui sali su quel treno, è il secondo in cui ti giri a guardarmi per l’ultima volta, per sempre è l’amore che mi hai promesso. Non promettere cose che sai di non poter mantenere, tesoro. Per sempre; quanto sono brutte, queste due parole? Indicano un’impossibilità, un’impossibilità assurda e stanca, che si trascina, inutile, nel tempo e nella memoria, fino alla fine dei giorni, di una vita, di tutto: l’impossibilità di finire. Finire, cessare di esistere, puff!, da un momento all’altro, è nella natura intrinseca della vita. Niente dura per sempre, neanche tu o io o l’universo, perché un giorno tutto si accartoccerà su se stesso e anche il tempo finirà, ed allora chi potrà dire cos’è per sempre? Niente dura per più di un secondo, per più di un alito di vita, tesoro, men che meno tu, io o il nostro amore, che forse è più debole di tutte le parole vuote – vuote come te, tesoro, te che non sei più qui e che forse non ci sei mai stato - che sussurri al vento, perché io non sto ascoltando. Stai riempiendo di ridicolo questa nostra tragedia, questo splendido dramma dell’addio. Assaggia il suo sapore e taci, tesoro, perché so che lo gusti come la più prelibata e succulenta delle pietanze.
Prendi la tua sacca sporca, piena di vestiti troppo pregni del tuo profumo e di libri che, ubriaco, brucerai nel falò sulla spiaggia, e parti, tesoro, sali sul treno del mondo e lasciami indietro. Dimenticati di me, dimenticati del per sempre, dimenticati di questo nostro amore appassito come una margherita intrappolata in un diario, dimenticati della tua vita di prima e parti, tesoro, perché niente vale tanto quanto il viaggio.
Cerca di capire il mondo e l’uomo anche per me e scrivimi, tesoro, raccontami con le tue belle parole l’oblio e l’alba e la speranza; raccontami il viaggio senza essermi fedele, tesoro.Scopri il sesso senza amore ed il risveglio accanto ad una sconosciuta, scopri cos’è l’attimo ed il per sempre. Raccontami la voglia di non tornare mai e la nostalgia lacerante, raccontami l’inizio e la fine e ciò che c’è in mezzo. Io ti aspetto qui, al binario 7, seduta sulla panchina, con una sigaretta in mano, senza alcuna voglia di alzarmi e partire per il mio viaggio. Io non sono il tipo di persona che parte: io aspetto, soffro e lascio volar via l’amore con il primo soffio di vento. Io ti aspetto e cambio, cambio mille volte, mentre tu ti lasci cambiare; non dire che non c’è differenza, perché c’è, ed è anche bella grossa: io cambio con il vento, tu ti lasci cambiare e forgiare dalla durezza del mondo. Parti, tesoro, e non mi salutare dal finestrino, perché niente dura per sempre, neanche il tuo addio.
Salutami con un bacio, lasciandomi sulle labbra il salato delle tue e nel cuore la gioia della partenza. Salutami lentamente, senza fretta: devo dire addio anche a quel po’ di me che porterai con te, dopotutto.
  
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