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Autore: Aine Walsh    23/09/2013    2 recensioni
«Cos’è successo a Sam? Come sta? Dov’è?»
«Sam sta… bene. Cioè… no, non sta bene… – iniziò farfugliando Hudson – Voglio dire, niente di rotto e nessun danno grave… apparentemente grave…»
«Finn, fammi entrare»
«Prof, prima che lo veda… ehm, c’è una cosa che deve sapere». William lo fissò perplesso e preoccupato, incitandolo silenziosamente a vuotare il sacco. «Beh, Sam… non è più Sam»
«Come, scusa?! Che diamine vuol dire che Sam non è più Sam?!»
«Vuol dire che crede di essere qualcun altro…»
«E chi è convinto d’essere?»
«Professore… pensa di essere Harry Potter»
Genere: Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Finn Hudson, Sam Evans, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pottering ϟ
 
 
Quando il campanello alla porta suonò e Finn andò ad aprire, la prima cosa che  il ragazzo pensò guardando il volto dell'uomo che aveva davanti fu che non l'aveva mai visto tanto spaventato e si domandò se avesse fatto male a coinvolgerlo nella faccenda.
Pallido, con i riccioli spettinati sulla fronte e gli occhi sbarrati, Will Schuester sembrava quasi spiritato e per una frazione di secondo Finn realizzò che in quelle condizioni facesse addirittura più paura della stessa Sue Sylvester.
«Cos’è successo a Sam? Come sta? Dov’è?» domandò frettolosamente Will cercando di entrare in casa. Il ragazzo però si parò davanti all’ingresso e gli impedì di passare, costringendo l’insegnante a lanciare occhiate più o meno furtive al salotto.
«Sam sta… bene. Cioè… no, non sta bene… – iniziò farfugliando Hudson – Voglio dire, niente di rotto e nessun danno grave… apparentemente grave…».
«Finn, fammi entrare» ordinò chiaramente Schuester, cercando di spingere l’alunno da parte. Riuscì ad avanzare giusto di qualche passo prima di essere nuovamente bloccato.
«Prof, prima che lo veda… ehm, c’è una cosa che deve sapere». William lo fissò perplesso e preoccupato, incitandolo silenziosamente a vuotare il sacco. «Beh, Sam… non è più Sam».
«Come, scusa?! Che diamine vuol dire che Sam non è più Sam?!».
«Vuol dire che crede di essere qualcun altro…».
Schue si sentì nel panico più totale. Si passò una mano sulla fronte come se potesse far smettere il sangue di pulsargli violentemente all’altezza delle tempie, mentre ad occhi chiusi chiedeva: «E chi è convinto d’essere?».
Proprio in quel momento si sentì una voce dalla cucina reclamare qualcosa che però l’uomo non riuscì a comprendere; gli sembrò solo di aver udito la parola “gelatine”.
«Professore… pensa di essere Harry Potter».
Quella frase ebbe lo stesso effetto di un incudine lasciato cadere da un’altezza considerevole sulla testa dell’incredulo insegnante.
«Come?!».
«Shh! – sussurrò Finn – La prego, non urli perché le urla gli fanno dare ancora più di matto».
Improvvisamente (e stupidamente) Will si ritrovò a fare un confronto tra la finta gravidanza dell’ex moglie e lo strano caso di Sam Evans, cercando di capire quale tra i due avvenimenti fosse il più surreale.
«Ci siete solo voi due in casa?» si ricordò di chiedere poi.
«No, ci sono anche Puck e Santana e Kurt sarà di ritorno a breve insieme a Rachel e Mercedes. Non riuscivo a trovare il suo numero e ho fatto un po’ di telefonate in giro…».
«E Burt?».
«Lui e mamma non sono nemmeno in Ohio al momento, sono indaffarati in qualcosa, qualche affare politico».
La situazione era molto più complicata del previsto e per un attimo William fu tentato di informare Emma, ma a quale scopo? Meglio lasciarla dormire, a casa; le avrebbe raccontato tutto una volta tornato.
«Posso vederlo?».
Finn annuì con aria grave e attraversarono insieme il salotto dritti verso la cucina, dove trovarono il biondo (con tanto d’occhiali ben calcati in viso) seduto intorno al tavolo con Santana e Puck accanto. I due continuavano ad osservarlo come si osservano i matti al manicomio, mentre l’interessato sorseggiava schifato qualcosa.
Quando non ne poté più sbottò: «Questa è la Burrobirra peggiore che abbia mai bevuto, anche al Testa di Porco saprebbero farla meglio. – allontanò la tazza con un gesto deciso – Potresti portarmi un succo di zucca, per favore?».
La ragazza andò su tutte le furie. «Senti bello, io non ho Gelatine Tuttigusti+1, Burrobirra, succo di zucca e nient’altro, chiaro? Ci siamo capiti? Entiendes?».
Sam la studiò senza battere ciglio per qualche istante. «Puoi anche camuffarti quanto vuoi, so che sei una Serpeverde e che Malfoy ti ha mandato qui per portarmi via la scopa!».
«La scopa? Vuoi la scopa? Te la do io la scopa, te la ficco su per il…!».
Puckerman non riuscì più a nascondersi dentro il collo alto della maglia e scoppiò a ridere senza più smettere.
«Harry, lui è Schuester, – proclamò Hudson – il professor Schuester. L’ho chiamato perché…».
«È un Mangiamorte» sentenziò con aspra fermezza il biondo.
«Cosa sono?!» chiese allarmato William.
«No, ti sbagli, lui non è…».
«No, ti sbagli tu. Silente non mi ha mai parlato di questo professor… di quest’uomo. E io non mi fido. Nemmeno lui si fida, vero, Hopkins?».
«Oh sì, certo» asserì Puck.
Finn alzò gli occhi al cielo, sospirando profondamente. «Professore, si alzi entrambe le maniche del maglione».
«Perché?».
«Lo faccia e basta».
Will obbedì come un bravo scolaretto, seppur ignorando i motivi di tale comando.
«Vedi, non c’è nessun tatuaggio: non è un Mangiamorte, sta con noi. È dalla nostra, è a posto».
«E insegnerà ad Hogwarts?».
«Sì».
«Cosa?».
«Io insegno Spagn…».
«Storia della Magia» disse Puck.
«E Rüf?» insistette ancora Sam con l’aria di chi ha qualcuno in pugno.
«E Rüf… e Rüf… e Rüf è ricoverato in ospedale e non si sa quando lo dimetteranno!».
«Cuthbert Rüf? Il fantasma?».
La situazione peggiorava di secondo in secondo.
Santana sbuffò rumorosamente. «Non ascoltarli, stanno mentendo. Il professore Rüf ha incontrato una bella fantasmina e sono scappati insieme, così Silente ha chiamata Schuester a sostituirlo».
Sam sembrò finalmente tranquillizzarsi. «Bene, se le cose stanno così...».
«Sì, stanno assolutamente così».
William si sentiva con la mente annebbiata, o meglio, con la mente vuota. Poche volte in vita sua gli era capitato di non sapere come risolvere una situazione e, in questo caso, non solo non era in grado di gestirla, ma non aveva nemmeno idea di come cominciare.
Diede una lieve gomitata a Finn e quando questo si voltò gli chiese come l’amico avesse fatto a ridursi in quel modo.
«Non lo so, io guardavo la tv e lui era in camera mia a leggere Harry Potter e l’Ordine della Fenice. A un certo punto ho sentito un botto, sono salito di corsa e Sam era steso a terra con il libro sbattuto in fronte».
«Oh, mio Dio».
«Ha perso i sensi per un po’ e quando si è svegliato mi ha chiesto dove fossero i suoi occhiali e la sua bacchetta; sono uscito in strada e ho strappato un rametto dall’albero di uno dei vicini, per zittirlo».
«Hai provato a farlo ragionare?».
«Sì, ma non c’è verso. Mi ha quasi cavato un occhio quando gli ho detto che lui non è Harry Potter e che non riuscirà mai a combinare un accidente con quel ramo in mano».
«Se non rischiare di fare male a se stesso e a noi…», altre urla lo interruppero con la frase a metà.
Sam adesso era in piedi e agitava con forza il bastoncino. «Alohomora! Alohomora!» esclamava.
«Alocosa? Che vuol dire, che sta dicendo?».
«Sta cercando di aprire la porta, prof, non si preoccupi. –spiegò la Lopez – Qualcuno ha bussato sul retro».
Il sostituto padrone di casa si precipitò ad aprire e Rachel e Mercedes apparvero oltre la soglia, conciate alla bell’e meglio visto l’ora tarda.
«Allora, come sta?».
«Sam. – chiamò la Jones, avvicinatasi al viso del biondino – Sam, sono io, Mercedes. Mi riconosci, no?».
Evans sembrò sorpreso della preoccupazione della ragazza e i suoi occhi brillarono per un velocissimo attimo, ma subito dopo affermò scetticamente: «No, mi spiace. In che Casa sei stata smistata?».
«Quelli sono miei!» trillò Kurt, materializzatosi improvvisamente.
«Kurt…» bisbigliò il quarterback.
«So cosa vuoi dirmi, Finn, e sono sicuro che non ti sei accorto di una cosa fondamentale: quegli occhiali sono Prada!».
«Sì lo so, lo so, ma tu che avresti fatto al posto mio? E poi non ti ho mai visto portare occhiali diversi dai Rayban con le lenti scure».
«Questo perché non mi piace farmi vedere con una vecchia montatura da nerd come quella… Ma – continuò spedito, impedendo all’altro di controbattere – non significa che qualcuno possa prenderli e giocare a fare il maghetto e romperli: a me servono!».
«Beh, se si rompono puoi sempre chiedere ad Hermione di aggiustarteli: lei conosce l’incantesimo. Io lo dimentico sempre, dovrei annotarlo da qualche parte…» intervenne Sam.
Hummel sgranò gli occhi e guardò a lungo l’amico, non aggiungendo altro.
«È più grave di quanto pensassi» mormorò una sconvolta Berry.
Sam proseguì il suo discorso come se niente fosse, limitandosi solo ad abbassare la voce mentre si avvicinava all’orecchio della moretta. «A proposito, Hermione, mi servirebbero gli appunti che hai preso durante l’ultima lezione di Pozioni… però… però non ora, va bene? Non mi piace lui, quel tipo lì; ha tutta l’aria di uno che vive a Nocturne Alley».
Rachel non sapeva se essere più scossa dal fatto che fosse appena stata chiamata Hermione o che Sam vedesse il professor Schuester come un nemico. Nell’indecisione tacque e lanciò un’occhiata agitata al suo ragazzo.
Nella stanza calò un silenzio interrotto solo dalla voce dell’aspirante mago che, rintanatosi in cucina, riprendeva a lanciare incantesimi a destra e manca, rivolgendosi ogni volta a basilischi, dissennatori e sirene.
«Aspettiamo ancora altri?» domandò Will.
«No, siamo tutti qui».
«È un peccato che Blaine non sia potuto divertire, a un fan come lui tutta questa storia sarebbe piaciuta» disse fra sé e sé Kurt.
«Sicuro di non aver telefonato ad altri, Finn? Sarebbe meglio che restassimo in pochi: Sam potrebbe degenerare da un momento all’altro ed è meglio per lui che lo veda meno gente possibile».
Hudson si morse il labbro inferiore, riflettendo. «A dire il vero, io avevo avvisato solo Tina, Kurt, Rachel e Mercedes…».
«E Tina non viene?».
«No, lei e Mike avevano altri progetti».
«Meglio così, – intervenne Santana – ci mancavano solo Chang il ballerino e l’ex balbuziente Cohen-Chang!».
«Cho Chang?! – il viso di Sam fece capolino dalla stanza accanto – Cho Chang verrà qui?!».
Lo sgomento si diffuse rapido tra i presenti, d’un tratto come cristallizzati.
«Non ora, non oggi… ma forse domani sì!» improvvisò Noah.
«Uhm, okay» rispose mogiamente Evans sparendo un’altra volta.
In seguito un’altra breve e pensierosa pausa, fu Mercedes a riprendere parola. «Quindi… se tu l’hai detto solo a Tina, Kurt, Rachel e me, chi ha avvisato Puck e Santana?».
«Già, Puck e Santana da dove sono usciti?» incalzò Rachel.
«L’orientale mi ha dato la soffiata».
«Brittany ha l’influenza e non può muoversi da casa, perciò non avevo da fare».
«Io ero solo e mi annoiavo, così abbiamo pensato di fare un giro insieme».
«Come ai vecchi tempi, eh?» insinuò Mercedes.
«Oh, piantala Jones!» .
«Ragazze, non è questo il momento, vi pare? Dobbiamo capire cosa fare con Sam» tagliò corto Schuester dopo un lungo meditabondo silenzio.
«Non è niente di preoccupante, fra diciannove anni starà bene».
Tutti si voltarono in direzione di quella cresta parlante, sbalorditi.
«Noah... tu hai letto i libri?» domandò stupefatto Kurt.
«Mi stai forse spoilerando il finale, Puckerman?!».
«No, – intervenne Santana – la vera domanda è: Noah, tu leggi?».
«Non siate ridicoli, ho visto solo i film… per chi mi avete preso?» ribatté scocciato quello.
«Okay, Puck può anche aver letto i libri…».
«…ma non l’ho fatto…».
Finn gli rivolse un’occhiataccia. «Non l’ha fatto, ma non è questo il problema. Non possiamo mica aspettare diciannove anni, vi pare?».
La Berry annuì ripetutamente e con convinzione. «Esattamente ciò che pensavo io. Cosa dovremmo dire agli Evans?».
«I suoi genitori non sanno ancora niente?» s’informò il professore.
«No, non avrebbe nemmeno senso metterli al corrente… per ora. Abitano a quattro ore da qui, e se nel frattempo Sam si fosse rimesso?».
«E se invece non fosse così?» domandò Mercedes.
«Allora lo manderemo in qualche ospedale psichiatrico finché non si riprende».
«Ma ti sei bevuta il cervello?!» esclamarono i ragazzi all’unisono.
Santana incrociò le braccia al petto, altamente indignata. «Cercavo solo di essere utile senza stronzeggiare, per una volta».
«Ma io non ho i genitori. Non più, ormai» sussurrò con mestizia Sam, col capo chino e le spalle ricurve.
«Dio Santo, Evans, smettila di spuntare fuori in questo modo!» sbottò esasperatamente Will.
«Con tutto il dovuto rispetto, signore, Evans era il cognome di mia madre: il mio è Potter».
Schue si lasciò cadere sul divano, riflettè un po’ e alla fine si ricompose. «Siediti qui, Sam, parliamo».
Ma Sam non si mosse. Rimase impalato al suo posto e si risistemò gli occhiali sul naso, affermando innocentemente: «Io sono Harry, solo Harry».
«Sam, ti prego…».
«Harry».
«Harry, per favore».
«Va bene, però deve prima rispondere ad una mia domanda. Lei insegna Storia della Magia, no? Mi dica la precisa data di nascita di Voldermort, allora».
I ragazzi si rivolsero occhiate stravolte, pensando cosa mai avrebbero dovuto rispondere. Non tutti avevano letto i libri e quelli che l’avevano fatto ricordavano a stento le date di nascita dei loro genitori, figurarsi quella di un personaggio inesistente.
«Non ti sembra il caso di andarci piano? Non tutti parlano di quel… di Tu-Sai-Chi con la stessa facilità con cui ne parli tu, Sa… Harry».
Se non avesse potuto destare alcun sospetto, probabilmente avrebbero tutti applaudito e si sarebbero congratulati con Kurt, che li aveva salvati. Almeno per il momento.
«Beh, mi dica il nome dell’incantesimo che fa levitare gli oggetti».
Questa volta non ci fu nemmeno il tempo di allarmarsi. «Oh, oh, questa la so, questa la so! – esclamò eccitato Finn – Wingardium Leviosààà, o una cosa del genere!».
«È Leviosa, non Leviosààà!» corresse subito Rachel, quasi automaticamente. Sam sorrise convinto e la ragazza abbassò il capo, d’un tratto imbarazzatissima. «Sono pur sempre Hermione, io» sussurrò.
 
Prima di andare, Will si assicurò più e più volte che Finn fosse in grado di badare a Sam/Harry fino alla mattina seguente; era stato stabilito di comune accordo che gli Evans andassero avvisati, se il ragazzo non si fosse ripreso e avesse continuato a vivere in quel suo magico e bizzarro mondo parallelo.
Durante la notte non avevano fatto altro che esaudire le strane richieste del biondino («Vi unirete anche voi all’ES, no? Dobbiamo iniziare a prepararci. Adesso!») e rispondere alle sue assurde domande («Perché questi Scacchi Magici non si muovono? Sembrano normali scacchi Babbani»), e solo verso le tre, dopo che Sam ebbe manifestato la sua stanchezza con tutta una serie di rumorosi sbadigli, decisero di tornarsene ognuno a casa propria.
Santana e Puck furono i primi ad andarsene, poi fu la volta di Schuster che si offrì di riaccompagnare Rachel e Mercedes. Proprio la Jones, un attimo prima di uscire, mormorò a Kurt e Finn di darle un colpo di telefono sia che la situazione fosse migliorata, sia che fosse peggiorata.
«Io andrei a letto, – annunciò Hummel dopo mezz’ora – ce la fai da solo?».
Finn guardò il divano su cui l’amico dormiva profondamente e alzò le spalle. «A questo punto è abbastanza innocuo e tranquillo, quindi sì. Dormirò sulla poltrona, non vorrei si svegliasse mentre lo accompagno a letto ed è sempre meglio stargli vicino».
«Uhm, okay. Urla se mai avessi bisogno».
«Sarà fatto».
«Buonanotte».
«’notte».
Kurt salì le scale e Hudson si assicurò di non essere sentito prima di riaprire bocca. «Sam! – bisbigliò – Sam! Dormi davvero?».
«No» rispose quello aprendo un occhio.
«Fatto il misfatto» recitò Finn con un ghigno stampato sulla labbra.
Sam si tirò su a sedere, sorridendo ampiamente. «Sono stato bravo, eh?».
«Il migliore. Ci sono cascati come degli idioti, fosse per me ti darei un Oscar».
«Hai visto la faccia del prof? È stato fantastico!».
«Già, – convenne il moro – io non so nemmeno come ho fatto a trattenermi così tanto!».
Rimasero un po’ in silenzio, ognuno ripensando allo spettacolo che avevano portato avanti e a quanto fosse stato divertente.
«Finn, e se la prossima volta fingessi di essere Katniss Everdeen?».

 
There once was a boy named Harry...

Questa è la storia più idiota e mal riuscita di sempre.
E credo non c'entri molto il fatto che ho la febbre e che sono annoiata.
Perchè ho la febbre e sono confinata a letto da stamattina, quindi sì, sono estremamente annoiata. E l'idea mi frullava in testa da un po'.
Teoricamente avrei voluto/dovuto scrivere qualcosa di comico, ma quel "Demenziale" non sta messo lì perchè ho sbagliato...
Btw, niente in più da dire, siete liberi di lanciarmi contro tutto ciò che volete ;)

Alla prossima (forse)!
A.
 
 
  
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