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Autore: dreamey    23/09/2013    1 recensioni
una raccolta di quattro storie, per raccontare il primo incontro di Callie e Arizona immaginato nelle quattro stagioni. Ogni stagione, racchiude il loro amore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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 La primavera dell’anima arriva quando vuole,
non segue una stagione,
ma dà i suoi frutti quando un cuore si risveglia
allo sbocciare di una nuova emozione.

S. Shan
 
 

- Callie, guarda si è posata una coccinella sulla tua spalla-
- Dove? non riesco a vederla-
-Perchè l'hai appena fatta volare via-
Ero con le mie amiche Addison e Cristina al parco di Seattle.
Andavamo spesso lì durante le nostre pause pranzo, perchè era uno dei pochi parchi che disponeva di panche e tavoli d'appoggio dove poter mangiare comodamente e all'aria aperta. Ed era di fronte l'ospedale dove lavoravamo.
Era primavera, ed era piacevole passare quella scarsa ora di pausa a godere della natura e di quell'aria così mite.
- Lo sai cosa si dice sulle coccinelle?-
- Cristina, vuoi dire che c'è anche una leggenda sulle coccinelle?
- Certo che c'è, Callie. Chi non la conosce?-
- Beh, io non la conosco-
- si dice, che quando una coccinella si posa su di te, e poi dopo un pò vola via, non si poserà a caso su un'altra persona. Si poserà sulla tua anima gemella-
- Cavolate, chi crede ancora a queste storie? Cristina, tu non di certo-
- infatti io non ci credo-
- Io si, ragazze-
- Dai, Addison apri gli occhi-
- Callie, forse dovresti aprirli tu-
- oh, credimi, li ho ben aperti ormai-
- allora ti sarai accorta della direzione che ha preso la coccinella-
- No, perchè non la sto seguendo con lo sguardo. Te l'ho detto Addison, non credo più a queste storie-
- Non posso essere che d'accordo con te, Callie!-
- Ma se me l'hai raccontata tu la storia, Cristina-
- Solo per dimostrare quanto sono stupidi e sentimentali gli uomini-
- Shh, ragazze, guardate intorno a chi sta volando la coccinella-
Seguii lo sguardo di Addison.
E la vidi. Era seduta su una panchina, con la testa chinata a leggere un libro.
Non si curava di quello che la circondava. Non si accorse nemmeno della piccola coccinella che le stava volando intorno.
E che dopo un pò si posò su di lei.
E lei, incurante, continuava a leggere il suo libro.
Era di una bellezza incantevole. Mi bastò un istante per rimanerne affascinata.
Affascinata da lei, dai suoi capelli ondulati e biondi, dal suo modo di star seduta, dalla sua concentrazione su quel libro,  dall'aria di mistero che aveva tutt'intorno.
Era sola, così talmente bella.
- Non a caso si è posata su una donna, guarda-
- Questo non vuol dire niente Addison, magari non è nemmeno interessata alle donne-
- Dovresti andare a scoprirlo-
- Cristina, ma non eri d'accordo con me poco fa?-
- Si, ma non posso fare a meno della scena. Tu che ti alzi e le vai incontro e scopri che è molto etero-
- Cristina, il tuo cinismo è irrecuperabile. Dovresti dare retta a me Callie-
- Magari ha ragione Cristina, sarà sicuramente molto etero-
- Beh, non ti resta che andare a scoprirlo-
- Lo farò solo per dimostrare che questa storiella sulle coccinelle è solo pura invenzione-
- Staremo qui ad osservare- disse Cristina cominciando a ridere.
- Sta zitta, Cristina!- la rimproverò invece Addison. - Dovresti provarci sul serio, Callie-
- Non dovrete ridere quando tornerò con un due di picche-
Non ci credevo sul serio a quella storia che mi aveva raccontato Cristina.
Ma qualcosa in quella sconosciuta mi aveva attratta.
Mi incamminai verso di lei, e mi fermai lì in piedi mettendomi di fronte.
Sollevò lo sguardo. E mi guardò. Puntò per pochi secondi i suoi occhi dentro ai miei e mi guardò con espressione confusa.
Fu lì che mi accorsi del colore dei suoi occhi. Ne rimasi completamente rapita.
Mi innamorai all'istante di lei. Mi ero innamorata di una sconosciuta solo guardandola.
Mi innamorai del suo volto, dei suoi occhi di un blu mai visto, della sua espressione buffa nel guardarmi aggrottando la fronte, del suo modo di socchiudere gli occhi accecata dal sole.
Mi decisi a parlare.
- Credo che  tu sia la donna della mia vita-
- Cosa? no, non credo proprio-
La sua espressione diventò ancora più confusa.
- E invece io credo proprio che tu sia la mia anima gemella-
- E sentiamo, cosa te lo farebbe pensare questo? Ne sembri così sicura-
Aveva aggrottato ancora di più la fronte. Era stupenda. Chiuse il libro che stava leggendo e lo posò sulle sue gambe. Accennò un sorriso. In quell'istante persi la terra sotto ai piedi.
Mi ero innamorata di lei guardando la sua espressione accigliata, confusa. Ma fu quando sorrise che fui persa completamente.
Era perfetta. Meravigliosa, bellissima.
Cominciai davvero a credere a quella strana storia sulla coccinella.
Mi sedetti sulla panchina accanto a lei. Cominciai a rispondere alla sua domanda.
- Ne sono sicura. Quella coccinella che hai sulla spalla, poco fa si è posata su di me-
- e con questo?-
La sua espressione da confusa passò a divertita.
- Da me è volata verso di te. Fino a posarsi su di te-
Era incredibile persino a me stessa il tono sicuro che riuscivo ad usare.
- E questo ti fa credere che io sia la tua anima gemella?-
- Si. Ci sono tantissime persone in questo parco. Ma lei ha scelto te.-
- La coccinella mi avrebbe scelta? E per cosa, sentiamo.-
Aveva un tono risoluto, un misto tra divertito e confuso.
- Ti ha scelta per essere la donna della mia vita-
- Una coccinella? é stata lei a dirtelo? Insomma, una coccinella?-
- Starai pensando che io sia pazza. Ma fidati è così. Tu sei la donna della mia vita.-
Usai un tono deciso, dentro di me, speravo con tutta me stessa che fosse realmente così. E non per la storia della coccinella, lo speravo perchè sentivo che lei era lì, davvero, per me. Che quella donna, così perfetta, fosse per me.
Rise quando pronunciai l'ultima frase.
La sua risata aveva il suono più dolce che avessi mai sentito.
La trovavo perfetta in tutto. Era perfetta in tutto.
- Quindi, tu credi che io sia la donna della tua vita, perchè una coccinella, una minuscola coccinella si è posata su di te e poi su di me?-
- Non lo credo, ne sono convinta. E' così. Le coccinelle non si posano a caso sulle persone, scelgono dove posarsi. Non si fanno scegliere, ti scelgono.
- e avrebbe scelto me? E cosa succede se ora vola e si posa su un'altra persona?-
La coccinella scelse proprio quell'istante per ricominciare a volare. Si staccò da lei, volò intorno a noi, e si posò di nuovo su di me.
La guardai negli occhi. Aveva un'espressione sorpresa sul volto. Io le sorrisi.
- Ok, questo non significa nulla. Sei qui vicino, è normale che si sia posata su di te-
- Poteva scegliere di volare più lontano, ma ha scelto me, si è posata su di me.
- E con questo cosa vorresti dire?-
- Che non sbaglia. Io sono la donna della tua vita, la tua altra metà, la tua anima gemella, l'altra parte di te.-
- Ok, questa è la conversazione più assurda che io abbia mai avuto con una sconosciuta in tutta la mia vita.-
- Oppure, ora, potrei dirti il mio nome e non sarei più una sconosciuta.-
- Non sai nemmeno se io sono interessata alle donne.-
- Callie. Il mio nome è Callie. Non sei interessata alle donne?-
- Ciao Callie, ora devo proprio andare.-
- Non hai risposto. Dimmi almeno come ti chiami.-
- Se sono davvero la tua anima gemella, il destino ci potrà far incontrare di nuovo.-
Mi sorrise, si alzò dalla panchina, e col suo libro in mano si incamminò verso l'uscita del parco.
- Seattle è enorme.-
Riuscii solo a gridarle dietro ma senza ricevere nessuna risposta.
Mi incamminai verso Addison e Cristina che erano ancora sedute sulla nostra panchina.
- Allora, Callie, come è andata?
- Non è interessata alle donne, vero?-
- Cristina, smetti di ridere. Falla parlare-
- Non c'è niente da dire ragazze. Non lo so, non so nemmeno come si chiama-
- E di cosa avete parlato tutto questo tempo?-
- Beh, le ho dimostrato di essere una pazza maniaca che si aggira tra i parchi di Seattle. Le sarò sembrata sicuramente una svitata.-
- Un due di picche insomma.-
- Cristina, smettila con le tue battutine. Callie, non ci pensare ora, magari era nel posto e nel momento sbagliato. Tutto qui.-
- O magari, la coccinella ha rotto il suo radar-
- Cristina, le tue battute non aiutano per niente.-
- E invece, ha ragione Cristina, Addison. A queste storie ci credono solo i bambini, nelle favole.-
Passai il resto del pomeriggio in sala operatoria. Ma non riuscivo a togliermi di testa lei.
Lei che mi aveva incantata con i suoi occhi, lei che mi aveva rapita con l'espressione confusa del suo volto, lei, che mi aveva fatta innamorare semplicemente sorridendomi.
E io, che le ero sembrata completamente una pazza.
 
Ero di turno al pronto soccorso. Mi diressi al punto in cui ero attesa, lessi la cartella che mi passò l'infermiera.
"Donna, Arizona Robbins, 31 anni. Incidente automobilistico, sospetta frattura dell'articolazione tibio-tarsica. "
Leggevo i dati sulla cartella mentre mi dirigevo dalla paziente.
Alzai lo sguardo, mi bloccai. La fissai per pochi secondi prima di decidermi di dire qualcosa. Ero io il medico dopotutto.
Mi guardò sorpresa.
- Ti chiamo un altro medico, lo capisco se non vuoi farti visitare da me- devo esserti sembrata una pazza l'altro giorno al parco.-
E invece mi sorrise. Lo aveva fatto di nuovo, mi mostrò quel suo sorriso che ancora una volta mi fece mancare la terra sotto ai piedi.
- Tranquilla, Callie.  Ops, Scusa, forse dovrei chiamarti dottoressa...?
- Dottoressa Torres, ma tranquilla, va bene Callie.- Le dissi mostrandole il cartellino.
Inclinò la testa leggermente di lato per leggere il nome sul camice.
- Va bene, dottoressa Calliope Torres. E ora, ti prego, dimmi che non si tratta di frattura.-
- Vuoi che ti visiti io? Nonostante il nostro primo incontro, e l'idea che ti sei fatta di me?-
- Pensi che io creda che tu sia pazza?-
- Beh, da come mi guardavi l'altro giorno al parco, si.-
- Beh, ammetto che sia stata la conversazione più assurda che abbia mai avuto in tutta la mia vita, ma non credo che tu sia pazza.-
- Lo dici solo perchè ora sono il tuo medico-
- In effetti, mi hanno rassicurato che mi avrebbero mandato il medico migliore di ortopedia-
- Va bene, Arizona, cominciamo la visita. Dammi il piede.-
- Hai scoperto il mio nome, accidenti!-
Cominciai la visita.
- Lo hai detto tu stessa, probabilmente lo avrei scoperto se il destino ci avesse fatte incontrare di nuovo.-
- Troppo semplice, così.-
- Beh, non siamo l'unico ospedale di Seattle. E tu sei venuta proprio dove lavoro io.-
- Mi ci hanno portata, perchè l'incidente è avvenuto a due isolati da qui.-
-  E proprio  quando ero io di turno.-
- Hanno mandato te, perchè hanno detto che sei il migliore. E a me serve il migliore.-
-  E proprio non appena ho finito la lunga operazione. Dieci minuti fa, ero in sala operatoria.-
- Cosa vorresti dire con questo, dottoressa Torres?
-Che forse siamo destinate ad incontrarci. Forse la coccinella non sbagliava.-
- O forse è stata solo una coincidenza. Beh, una serie di coincidenze.-
- Ok, signorina Robbins, abbiamo finito. Non è rotta. La sua caviglia è salva, metta del ghiaccio e la tenga a riposo.-
- Mi da del lei ora, dottoressa Torres?-
- Sono nella veste di medico ora, non sono la svitata del parco. Devo essere professionale signorina Robbins.-
- Ok, va bene, chiamami Arizona.-
- Oh, ne sono lusingata, Arizona. Può andare, l'infermiera le darà il modulo di dimissione.-
- E puoi darmi del tu.-
- Alla prossima, Arizona.-
Fui io questa volta ad andarmene per prima.  La lasciai in piedi, alle mie spalle, con l'aria confusa.
 
Non riuscivo a togliermela dalla testa, non riuscivo a credere che quella storia sulla coccinella, in qualche modo potesse essere vera.
- Dottoressa Torres, buongiorno-
- ehi Addison-
- Sembri assorta nei tuoi pensieri.-
- C'è una persona, che li occupa quasi tutti.-
- Ma, Callie, è meraviglioso. Allora di chi si tratta?-
- Della ragazza del parco, Arizona.-
- Pensi ancora a lei? Ma Callie, dovresti.. Aspetta, tu sai il suo nome? Si chiama Arizona?-
- Chi va in Arizona?-
- Cristina, nessuno va in Arizona, la ragazza del parco si chiama così.-
- E tu come lo fai a sapere Addison?-
- Me lo stava raccontando Callie, prima che ci interrompessi.-
- Ragazze, è stata solo una coincidenza, ha avuto un incidente ieri sera, ero io di turno e l'ho visitata io.-
-  Callie, non è stata una coincidenza. E' il vostro destino.-
-  La coccinella ha fatto sistemare il suo radar?-
- Smettila Cristina, anzi ti conviene andare se vuoi soffiare quell'intervento ad Alex.-
- Si, in effetti io scappo, ho cose più importanti a cui pensare.-
-  Allora, com'è andata? che ti ha detto?-
- Niente Addison, sosteneva che fossero solo coincidenze.-
Mi squillò il cercapersone proprio in quel momento, lasciai la mia amica li, e corsi via.
Era stata una lunga giornata all'ospedale, tornai a casa e mi buttai sul divano.
 E mi venne di nuovo in mente lei. Di nuovo il suo sorriso. I suoi occhi.
Erano passate quasi due settimane dal nostro secondo incontro, quella sera in ospedale.
Al parco non eravamo tornate spesso, a causa dei turni massacranti in ospedale e delle solite emergenze.
Avevo sempre creduto nell'amore, nel lieto fine. Anche quando la vita mi aveva messa di fronte a situazioni avverse, quando nonostante le relazioni fallimentari ero riuscita sempre ad andare avanti. Perchè, nonostante tutto credevo nel lieto fine.
 E ci ho creduto davvero quando la vidi, quando mi innamorai all'istante di lei. Che era seduta su quella panchina, quel giorno di maggio, avvolta nella sua aura di mistero, sola, incurante di tutto, col vento che le scompigliava i capelli, ed era perfetta ugualmente, ancora più bella con la testa china a leggere concentrata quel libro che aveva in mano. Così talmente bella con la sua espressione confusa nel guardarmi.
Ma di lei, praticamente non sapevo nient'altro. Solo che era perfetta.
Avevo il giorno libero a lavoro. Non capitava molto spesso. E questo significava un pò di libertà, di tempo per me, nonostante l'altissima probabilità che il cercapersone si mettesse a suonare da un momento all'altro.
Decisi di andare  fare shopping, adoravo andare in giro per negozi. Passai il pomeriggio così, entrando ed uscendo dai negozi.
Si era ormai fatto pomeriggio inoltrato, decisi di andare al bar a prendere il mio solito frullato.
- Il solito, Joe-
-Oh, il solito anche per me.-
Girai leggermente la testa di lato, la sua voce l'avrei riconosciuta ovunque.
Mi sorrise. E a me tremò lo stomaco.
- Dottoressa, Calliope Torres- mi salutò continuando a sorridermi.
- Paziente, Robbins- le feci eco io -
Piantai i miei occhi dentro ai suoi. Potevo perdermi in quel blu. Ricominciai a parlare appena riacquistai il controllo.
-Come mai anche lei da queste parti? Devo credere che sia proprio destino, quello di incontrarci per caso-
- Seattle è anche la mia città, ci sono buone probabilità di incontrarci.-
- A parte il fatto che Seattle è enorme, e noi frequentiamo proprio lo stesso bar.-
Ero decisa a mantenere il suo stesso tono tranquillo, incurante.
- E ora, aggiungerà, che non ci siamo mai incontrate qui, ed è successo proprio oggi che aveva il giorno libero.-
- Già, proprio oggi, e proprio lo stesso momento. Di solito ci vengo la mattina in questo bar, sa, prima del lavoro.-
- Continuo ad essere persuasa a credere che si tratti solo di pure coincidenze. Non credo nel destino.-
- Sbaglia, signorina Robbins.-
- Vedo che ti ricordi anche il mio cognome, Callie.- Mi disse improvvisamente passando al "tu". - Vediamo, quale altra informazione segreta, conosci sul mio conto?-
- Oh, purtroppo nient'altro, oltre al fatto che so che hai 31 anni.-
- Beh, questa è un'informazione piuttosto indiscreta. Ora sono costretta a chiederti la tua età per pareggiare i conti.-
- Furbo, da parte tua, Arizona. Dovrò accontentarti se me lo chiedi con quel sorriso.-
- 32. Ora però tu sai più cose di me, sai che lavoro faccio.-
 Stava per rispondermi qualcosa, ma fummo interrotte da Joe.
- Ecco a voi il vostro frullato alla fragola, signore.-
Ci fissammo per un attimo entrambe sorprese.
- Evidentemente abbiamo anche gli stessi gusti, Arizona.-
- Altra pura coincidenza.-
- Va bene, pensala come vuoi.-
Feci appena un sorso del mio frullato, che il cercapersone cominciò a suonare.-
- A quanto pare devo proprio andare. Alla prossima, Arizona.-
Pagai e me ne andai.
Mi stava fissando. Mi allontanai dal bar con la consapevolezza di avere i suoi occhi blu puntati su di me.
E l'ultima cosa che volevo era andarmene.
Era testarda, voleva dimostrarmi a tutti i costi che non credeva nel destino.
Ma dentro di me, speravo di poterla rivedere ancora, e riuscire a farle cambiare idea.
Passai il resto della settimana, con la solita routine a lavoro, a casa, e qualche serata tra donne. Solo che spesso avevo in testa lei. Il suo ricordo non voleva proprio lasciarmi in pace.
Mi sembrava di vederla ovunque andassi; quando mi passavano accanto donne dai capelli biondi, mi veniva in mente subito lei; quando bevevo il mio frullato alla fragola, pensavo costantemente a lei; quando incrociavo degli occhi blu, l'immagine di lei si insediava dentro ai miei occhi. Ma era difficile reggere il confronto con lei, con lei che per me era la perfezione.
Nessun paio di occhi, nessun sorriso, erano mai lontanamente paragonabile ai suoi.
Nessuna altra donna, avrebbe mai retto il confronto con lei.
Avevo finito finalmente di lavorare, ero quasi completamente esausta dopo quattro operazioni di fila.
Avevo trascorso l'intera giornata in sala operatoria, ed ero ben lieta di tornare a casa a piedi.
Non abitavo lontano dall'ospedale, spesso tagliavo per il parco.
Passeggiare tra gli alberi in primavera, con la luce del tramonto, quasi mi rigenerava.
- Calliope-
Sentì una voce chiamarmi. Mi girai e vidi che mi stava correndo incontro.
- Arizona, ci incontriamo di nuovo per caso?-
- Diciamo che ci vengo spesso qui ultimamente. Mi rilassa e mi aiuta a concentrarmi e trovo la giusta ispirazione-
- Sei una scrittrice?-
- Una specie.-
Non mi diede il tempo di approfondire, mi parò qualcosa davanti agli occhi.
- Tieni, questa è per te.-
- Mi stai donando una margherita? E' un messaggio per qualcosa?-
- No, è solo per ringraziarti di avermi offerto il frullato l'altro pomeriggio al bar. Sei subito corsa via che non mi hai dato il tempo di ringraziarti.-
- oh, la margherita e il tuo sorriso valgono molto di più di un semplice grazie.-
- Non la smetterai mai di provarci con me ogni volta che ci incontreremo?-
- No, fino a quando non mi dirai che non sei interessata alle donne.-
Mi guardò per un attimo. Io la guardai per un attimo.
- Allora, non sei interessata alle donne?-
- Non sono interessata all'amore, non ci credo tutto qui.-
- Non credi nell'amore? -
Ci eravamo incamminate sul sentiero tra il prato, non avevamo una meta precisa.
- Non credo nell'amore eterno, non mi interessa. Non sono tagliata per queste cose.-
- Hai avuto una brutta delusione?.-
- Io? no mai. Semplicemente mi piace la mia vita così com'è, non ho intenzione di cambiarla.-
- Dovrò faticare allora, per riuscire a farti cambiare idea. Dovrai accettare prima o poi che noi siamo destinate a stare insieme.-
- Sai come mi hanno sempre chiamata? Regina di ghiaccio. E sai perchè?
-  Perchè hai paura?-
-Perchè non ho mai permesso a nessuno di avvicinarsi talmente tanto da prendersi una parte di me.-
- Sbagli. Non perderesti una parte di te. Troveresti l'altra parte di te.-
- Sono immune a certe cose. E l'amore è una di queste. Sono sempre stata indipendente, autonoma, padrona di me stessa.-
- Credi che perderesti la tua libertà?-
- Esatto. E voglio essere libera, non rinuncerei per niente al mondo alla mia libertà, alla mia vita così com'è ora.-
- Hai dimenticato un aggettivo.-
- Cosa?-
- Prima, quando ti sei descritta, hai dimenticato di dire, che oltre tute quelle cose sei anche molto testarda. E fidati, è quello che li batte tutti.-
- Molto testarda.-
- Già. Non mi resta altro che salutarti e lasciarti con la tua convinzione.-
Mi fermai a guardarla negli occhi per qualche secondo. Sarei rimasta a fissare il suo viso per l'eternità.
Ma mi stavo arrendendo. Avevo dato retta a quella stupida storia sulla coccinella.
E avevo sbagliato. Di grosso. Mi ero innamorata di una donna che non credeva nell'amore.
Che sosteneva di non aver bisogno di nessuno altro oltre che di se stessa.
Avevo sbagliato e dovevo arrendermi.
Mi stava guardando anche lei.
- Addio, Arizona. E' stato un piacere conoscerti.-
- Finisce qui? Potremmo essere amiche. Posso essere una buona amica.-
- Non sono sicura di riuscire a resistere al tuo sorriso.-
- Se vuoi essere mia amica, dovresti cominciare a non provarci più con me.-
Ridemmo insieme.
Da quel giorno ci incontrammo quasi tutti i giorni al parco, passavamo la mia scarsa ora di pausa a parlare, e ridere. Ogni tanto veniva a trovarmi in ospedale.
Mi faceva ridere, era buffa, solare. La sua allegria la distingueva da tutte le altre persone. La sua allegria mi circondava. Mi prendeva pienamente.
Il suo sorriso, i suoi occhi, la sua ristata, erano diventati il motivo principale dei miei sorrisi. Erano diventati tutto ciò che mi portavo dietro. A lavoro, a casa. La speranza di incontrarla il giorno dopo.
Era una persona che sorrideva alla vita.
Mi piaceva la mia vita, mi piaceva anche prima di incontrare lei. Ma era con lei che riuscivo a viverla pienamente.
Giorno dopo giorno.
- Domani vorrei portarti in un posto.-
Le dissi con tutta la semplicità di cui ero capace.
- E' un posto fantastico, Calliope-
- Questo posto lo sento un pò mio. Vengo qui ogni volta che posso.-
Mi ero messa a sedere sul prato. Mi imitò, sedendosi accanto.
In meno di mezzo secondo la feci ritrovare distesa accanto a me.
L'avevo tirata giù con me, mentre la sua risata riecheggiava sonora nella tiepida aria di primavera.
- In questa posizione puoi vedere meglio il cielo-
- Ha un colore stupendo, Callie.-
- Ma non può competere con i tuoi occhi.-
Si girò e mi guardò per qualche secondo.
Si poggiò sul gomito e poggiò la sua testa sulla sua mano.
Continuò a fissarmi. Poi improvvisamente porto il suo viso ad un centimetro dal mio. Le sue labbra erano ad un millimetro dalle mie.
Rimasi immobile. Indugiò qualche secondo, piantò i suoi occhi dentro ai miei prima di chiuderli e inaspettatamente mi baciò.
Mi staccai all'improvviso, mi alzai e mi allontanai. Lei mi seguì.
- Calliope..-
- Non puoi. Non puoi dire di voler essere solo mia amica e poi baciarmi. Non puoi. Non puoi affermare di non credere nell'amore, di non volere una relazione stabile e poi baciarmi. Non puoi.-
Mi guardava senza dire una parola, non c'era traccia della sua allegria che si portava dietro ovunque.
I suoi occhi non brillavano come sempre. I suoi occhi erano pieni di lacrime.
- Calliope, io..-
- Perchè lo hai fatto Arizona?-
- Perchè mi piaci. Tu mi piaci. Mi piace tutto di te.-
Non volevo essere sua amica. Volevo con tutta me stessa che lei potesse essere la donna della mia vita. La mia anima gemella.
Non volevo essere sua amica. Ma da quando l'avevo vista la prima volta, non potevo fare più a meno di lei.
Non volevo essere sua amica, ma essere sua amica era l'unico modo per poterla avere nella mia vita.
Essere sua amica era l'unico modo per poter far parte della sua vita.
Mi ero innamorata di lei appena avevo posato i miei occhi su di lei.
 Il guaio era, che in quel mese che avevamo trascorso insieme, mi ero innamorata di lei ogni giorno di più.
Il guaio era, che lei non era disposta a cambiare la sua vita per me-
- Ma non vuoi una storia seria.-
- Ma non voglio una storia seria.-
Non ci vedemmo più. Non andai più al parco nella pausa-pranzo.
Non tagliavo più dal parco quando tornavo a casa.
Io non la cercai più. Lei non mi cercò più.
Eppure, entrambe, sapevamo dove trovarci. Ma non ci stavamo cercando.
Passarono quasi due mesi.
Mi ero lasciata convincere da Addison a passare una serata a teatro.
Non ero dell'umore giusto, ma mi aveva promesso una serie di sostituzioni al pronto soccorso che fui costretta ad accettare. In fondo, era meglio una serata noiosa a teatro che una lunga notte al pronto soccorso.
Aveva incontrato un tizio qualche settimana prima, era un tecnico delle luci e spesso lavorava per gli spettacoli teatrali.
- Allora, di cosa si tratta questo musical che stiamo andando a vedere?-
Stavamo attraversando la strada, dirette al teatro.
- Ehm, Callie, veramente non è un musical-
- Mi avevi detto che si trattava di un musical-
- Ok, ti ho mentito. E' un monologo.-
- Cosa? Addison! mi hai portata a vedere un monologo? un dannatissimo monologo? Devo stare seduta ad ascoltare una persona che parla sola, su di un palco, per più di un'ora? Dopo un'intera giornata passata in sala operatoria?-
- Magari è divertente.-
- Non sono mai divertenti i monologhi, Addison!-
- Ma questo sembra interessante, fidati. E' una storia autobiografica, l'ha scritta l'attrice che deve andare in scena.-
- Non mi importa, chi l'ha scritta, mi hai portata a vedere un monologo, come minimo mi dovrai sostituire per una settimana al pronto soccorso.-
- Dai, non esagerare, era l'unico modo perchè tu mi accompagnassi.-
- Potevi chiedere a Cristina-
- E ricattarla come? Ci vive in quell'ospedale, non avrebbe mai accettato una sostituzione.-
Avevamo preso posto, lo aveva scelto lei, vicino ovviamente al tecnico delle luci, ma non molto distante del palco.
Calarono le luci, una figura femminile prendeva il posto sul palco, al centro, si era seduta a terra.
Fu puntata su di lei, una luce rossa, ancora non si vedeva bene in volto. Ma qualcosa aveva richiamato la mia attenzione. C'era qualcosa di familiare in lei.
Mi girai verso Addison, per vedere se aveva avuto le mie stesse impressioni.
Ma lo feci invana, i suoi occhi in quel momento stavano puntando altrove, in un'altra direzione, sul tecnico.
Mi voltai nuovamente verso il palco, la luce non era cambiata, ma cominciò a parlare.
Quella voce, mi era così familiare. Si accese un'altra luce, il suo volto si vedeva perfettamente.
Era lei, di nuovo. Il destino ci aveva fatte incontrare di nuovo.
Mi si gelò il sangue
Era un'assistente sociale, questo me lo aveva raccontato durante il mese che avevamo passato insieme. Si occupava più che altro dell'affidamento dei minori disagiati. Il suo lavoro l'appassionava, la coinvolgeva talmente tanto che a volte, passava un'intera serata a raccontarmi la sua giornata a lavoro. Delle battaglie che sosteneva, sempre pronta a difendere i "suoi bambini", come spesso li chiamava. Riusciva a coinvolgere anche me, riusciva a trasmettermi le sue emozioni, riuscivo a leggerlo nei suoi occhi quanto amava il suo lavoro, e io adoravo starmene lì seduta ad ascoltarla.
Mi aveva raccontato anche della sua seconda passione, il teatro. Aveva fatto l'attrice in passato, ma non andava in scena da tanto. Ogni tanto quando il lavoro glielo permetteva, scriveva testi teatrali.
 Ma non andava in scena da tanto. eppure, quella sera,  lei era li.
Percepii Addison che si era voltata a guardarmi.
- Giuro, che non lo sapevo. Sono rimasta sorpresa quanto te. Te l'ho detto che siete destinate. Non può essere altrimenti.-
Era difficile che fosse sorpresa quanto me.
Non dopo essermi resa conto che era lei, su quel palco, lei quasi mezza nuda, con indosso solo biancheria intima.
Faceva parte della scena, lo capivo benissimo, ma un senso improvviso di gelosia non riuscì a darmi tregua fino alla scena successiva, quando cominciò a vestirsi.
Era un gioco di luci, lei che si muoveva disinvolta sul palco a parlare, cambiando tono, lei che si sedeva a terra e poi si alzava, lei che si fermava a guardare in alto, immaginando che quello sopra di lei fosse un cielo vero, che quelle stelle disegnate fossero vere.
Era brava, aveva catturato l'attenzione di tutti gli spettatori, che non facevano altro che guardarla con attenzione, sbilanciandosi ogni tanto per osservare meglio la scena.
Era una sorta di racconto. Non era noioso, tutt'altro. Era la sua vita.
Era fantastica,  riusciva interamente a riempire il palco con la sua bellezza.
Era talmente bella, immersa in quel gioco di luci, che cambiavano quasi ad ogni suo movimento.
Era la donna più bella sulla quale avessi mai puntato gli occhi.
Poi arrivò quel momento. Quella scena, che mai mi sarei aspettata di assistere.
Era completamente vestita ora, aveva sciolto i suoi capelli. Si era seduta su un gradino.
Aveva cominciato a raccontare la scena, le luci continuavano a cambiare.
Potevo vedere benissimo il suo volto, non aveva quell'espressione confusa, ma assunse l'espressione più dolce che avessi mai potuto vedere sul volto di qualcuno.
Non ero sul palco, non ero lì con lei, ma quella scena che stava raccontando, l'avevo vissuta in prima persona, con lei.
E la stavamo rivivendo di nuovo, entrambe,  nello stesso momento.
Aveva un tono dolce, aveva cambiato qualcosa nei dialoghi, in fondo quel momento, era solo nostro. Suo e mio.
Ma aveva cambiato il finale.
E la frase che citò, la frase che poi alla fine pronunciò, mi lasciò completamente immobile.
“L’ amore è sempre nuovo. Non importa che amiamo una, due, dieci volte nella vita: ci troviamo sempre davanti a una situazione che non conosciamo. L’amore può condurci all’inferno o in paradiso, comunque ci porta sempre in qualche luogo. E’ necessario accettarlo, perché esso è ciò che alimenta la nostra esistenza. Se non lo accettiamo, moriremo di fame pur vedendo i rami dell’albero della vita carichi di frutti: non avremo il coraggio di tendere la mano e coglierli. E’ necessario ricercare l’amore là dove si trova, anche se ciò potrebbe significare ore, giorni, settimane di delusione e di tristezza.Perché, nel momento in cui partiamo in cerca dell’amore, anche l’amore muove per venirci incontro. E ci salva"
Fece una piccola pausa, rimase seduta su quel gradino, cambiando posizione.
 L'espressione ancora dolce sul suo volto.
Cominciò a parlare come se si stesse rivolgendo a qualcuno, come se parlasse con qualcuno.
- Solo, che spesso capita, che quando cerchiamo di capirlo, l'amore ci lascia smarriti e confusi-
Si guardò per un attimo intorno prima di continuare.
- Confusi, perchè non capisci cos'è quella sensazione che ti fa tremare lo stomaco;quella sensazione che ti spinge a sorridere ugualmente anche se le cose intorno a te non vanno, quella sensazione che mai avevi provato prima di incontrare lei, la tua anima gemella.-
Aveva la voce roca, rotta dal pianto. 
- E poi ci lascia smarriti, perchè, arriva incurante di tutto, arriva all'improvviso, arriva quando non lo vuoi, arriva quando non lo aspetti. Arriva. Sempre. Anche quando non ci credi. Anche quando ti ostini a credere che non ne hai bisogno. Lui arriva. Arriva e ti presenta l'altra parte di te. E si è ancora più smarriti, perchè nonostante tutte le tue convinzioni, lei sta lì, e capisci che ormai, non puoi più farne a meno.-
Me ne stavo lì seduta, con le lacrime agli occhi, mentre tutta la gente intorno a me applaudiva.
Non mi accorsi nemmeno che avevano acceso tutte le luci. Guardai sul palco, lei non c'era già più.
Ma io ero lì.
L'aspettai all'uscita. Addison era andata via col tecnico delle luci, la pregai io di andare e non se lo fece ripetere più volte.
- Siete destinate, Callie- E strizzandomi l'occhio mi lasciò lì.
Il cuore mi batteva con un ritmo anomalo, non riuscivo quasi a respirare. Ma ero lì, ad aspettarla. E l'avrei aspettata per sempre.
Poi la vidi uscire. Si paralizzò appena mi vide. Poi mi accennò un sorriso e mi venne incontro. Io le andai incontro.
Eravamo all'uscita del teatro. Solo noi due.  Io ero lì, lei era lì, così talmente bella da far invidia alla luna, a quelle stelle che riempivano il cielo sopra di noi.
- Arizona...-
- Shh.. Prima, ho detto che l'amore ci porta sempre in qualche luogo. A quanto pare mi porta sempre da te-
- Ci hai messo un bel pò ad arrivarci però. Ma sei arrivata, finalmente, sei arrivata.-
- Ti amo, Calliope. Ti ho amata da subito, contro la mia volontà, ma mi sono innamorata di te. E ho continuato ad innamorarmi di te, sempre, ogni giorno.-
- Ma avevi paura di cambiare la tua vita.-
- Ma avevo paura di cambiare la mia vita, fino a quando non ho capito che la mia vita è con te.-

Ero ad un passo da lei, dall'amore della mia vita. Annullai la distanza che c'era tra noi, e finalmente la baciai.

Ci sposammo otto mesi dopo. Lei mi chiese di sposarla. Un giorno, mentre eravamo sedute sulla nostra panchina.
Sono passati sette anni da allora, e mi innamoro di lei ogni giorno, mi blocca il respiro ogni volta che la vedo all'improvviso, il suo sorriso, mi fa ancora lo stesso effetto. Mi fa mancare la terra sotto ai piedi ogni volta che mi sorride.

 

 Ringrazio chi di voi ha "speso" un pò del suo tempo a leggere questa storia, e voi, che avete letto e recensito. :)
  
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