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Autore: bic    23/09/2013    1 recensioni
Altair ha una natura coraggiosa, fiduciosa, ostinata e ambiziosa, è una ragazzina, ma non si rassegna al destino di moglie e madre riservato alle donne, vuole fare ed essere qualcosa di più.
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E le cose cambiarono una mattina d’estate, quando mi svegliai e scoprii che ero una donna. Non era facilmente occultabile il fatto visto che le lenzuola erano completamente macchiate e in quel caso sapevo che Luke assolutamente non era in grado di aiutarmi.
Disfai il letto, strappai le lenzuola per farne dei teli che usai per evitare di combinare un disastro per la stanza, mi vestii in fretta raccolsi tutto ciò di sporco che riuscii a trovare e corsi di sotto per buttarlo nel focolare acceso in cucina, fu lì che mi scontrai con la balia: - Mylady, quante volte ti ho detto che una signora non va in giro conciata in quel modo e soprattutto si muove con grazia e non di corsa?
- Tutti i giorni, Balia, me lo ripeti tutti i giorni, ora posso passare che ho fretta?
- Assolutamente no, cosa nascondi lì, tu e Luke ne avete studiata un’altra delle vostre? Cosa ci vuoi fare con quella roba?
- Niente, sono solo dei vecchi stracci, ora lasciami andare, per favore.
- Quelli non sono stracci, quelle sono le lenzuola del tuo letto!
Mi strappò l’involto dalle mani e scoprì ciò che volevo celare.
- Cosa credevi di fare?
- Volevo bruciare quello schifo.
- Il fatto che tu lo bruci non cambia la situazione, ora sei una donna e nulla potrà mai cambiare questo fatto. – Disse raddolcendo il tono e facendomi una carezza.
- Balia, ti prego non dirlo a…
- Tranquilla non lo dirò a Luke
- Chi se ne importa di Luke, può anche saperlo, non intendo certo tenergli nascosta una cosa del genere, no dicevo, non dirlo a mio padre.
- Tuo padre deve sapere, è giunto il momento che predisponga i piani per il tuo futuro e tu ora devi cominciare a comportarti come si conviene ad una Lady, perciò per prima cosa vai a cambiarti e indossa un abito adeguato.
La guardai come se fosse uno gnomo dei boschi: - Tu sogni, questo non cambia assolutamente nulla, io non sono diversa da prima e non intendo assolutamente indossare pizzi e merletti, senza contare che i calzoni in questa situazione sono molto più comodi.
Detto ciò schizzai al piano di sotto e corsi da Luke. Ovviamente gli raccontai tutto, andammo dal maestro delle erbe e cercammo nei suoi libri un rimedio per i crampi alla pancia e l’emicrania che mi stava uccidendo poi andammo al fiume a pescare.
Trovavo rilassante il fiume e Luke lo sapeva. Rientrammo a casa ben oltre il tramonto e vidi mio padre che mi aspettava.
- Altair, tesoro, la cena è pronta.
Guardai anche lui come se fosse uno gnomo del bosco, da dove arrivava quel tono così dolce e condiscendente? Di solito quando tardavo per cena mi sollevava per il gilet come si fa con i gattini presi per la collottola e mi lanciava una delle sue occhiate che incenerivano, poi mi posava a terra e mi assestava un calcio nel deretano urlandomi dietro: - Fila a cambiarti e ti serva di lezione per la prossima volta!
Ma non mi serviva mai e d’estate non c’era giorno senza che ricevessi quel trattamento, qualcosa nel tono di mio padre mi faceva capire che da quel giorno le cose sarebbero cambiate.
- Altair, la balia mi ha detto che ora sei una donna, credo che sia arrivato il momento per te di posare arco e frecce, ritirare la spada e cominciare a comportarti e vestirti in maniera più consona alla tua situazione.
- Padre, non sono diversa da ieri, perché dovrei cambiare di punto in bianco il mio modo di essere?
- Perché è tuo dovere prender il posto che ti spetta nella società.
Stavo cominciando a capire dove quel discorso sarebbe andato a parare: Gianfar.
Gianfar era un caro ragazzo, figlio di uno dei compagni di mio padre, i nostri genitori avevano deciso di accasarci insieme per unire terre e possedimenti.
- Non ho intenzione di sentire ancora quella storia, non intendo sposare Gianfar, non abbiamo nulla in comune, lui passa le giornate a leggere libri e le notti a studiare le stelle, io passo le giornate a pescare, tirare con l’arco e…
- Ed è ora che tu la smetta, sei mia figlia e quindi decido io cosa devi fare!
Mio padre aveva tirato fuori il suo tono irritato.
- Benissimo, allora non voglio più essere tua figlia, se fossi stata un maschio avresti avuto tutta questa fretta di farmi sposare con qualcuno? Mi hai sempre detto che eri orgoglioso di cosa imparavo e di come lo imparavo, perché ora è diverso?
- Perché non sei più una bambina!
Mi alzai da tavola sbattendo il cucchiaio nel piatto: - Non ho più fame!
- Non ti permetto di mancarmi di rispetto in questo modo!
- Ma se tu sei il primo a mancarmi di rispetto, sono un essere umano come te, come chiunque e non riesco a credere che tu non veda l’ora di vendermi come giumenta da monta!
Non vidi nemmeno arrivare il ceffone che mi ribaltò a terra: mio padre era un omone alto e forte come un orso. Resosi conto di cosa aveva fatto si chinò per soccorrermi, ma io mi alzai da sola spostandogli la mano e asciugandomi il sangue che scendeva dal labbro che si era rotto.
- Non volevo …
Puntai gli occhi nei suoi: - Molto bene, ho capito.
Me ne andai in camera mia, accesi un bel fuoco, presi tutti i vestiti che mi erano stati regalati in quegli anni: abiti di seta, di velluto, indumenti che non avevo mai indossato e che non avrei mai indossato e cominciai a tagliarli. Ne feci camice e gilet per quelli che riuscivo a modificare e buttai i rimasugli nel fuoco. Piegai le vesti troppo piccole e le impacchettai scrivendo su ognuna il nome di una delle sorelline di Luke.
L’unico abito che non toccai era quello che mia madre aveva indossato il giorno delle sue nozze, ci appoggiai il viso contro e per la prima volta da tanto tempo piansi.
Nei giorni seguenti nessuno si azzardò a dirmi nulla, continuai ad andare al fiume con Luke, ma anche lui era più taciturno del solito.
- Cosa hai in mente?
- Te ne parlerò appena avrò definito il piano.
- Quindi hai in mente qualcosa.
- Me ne vado, non sopporto più questa situazione, non ho intenzione di sposare Gianfar.
Luke sussultò.
- Perché non vuoi sposarti con lui? Potrebbe toccarti di peggio, lui è gentile, è simpatico, cos’ha che non va?
- Se ti piace tanto sposatelo tu. – risposi piccata
Luke non ribatté.
Quella sera mio padre annunciò che entro la fine della settimana Gianfar e suo padre sarebbero arrivati e mi disse di indossare qualcosa di adeguato alla situazione.
Non feci commenti, ma quella sera quando arrivai in camera trovai degli abiti nuovi sul letto, anche per me, che non avevo mai fatto caso a quelle cose, sembravano molto belli, questi non li avrei tagliati, li appesi nell’armadio.
Il mattino dell’arrivo degli ospiti legai i capelli in una stretta treccia, indossai i calzoni di pelle, una camicia bianca, un farsetto di velluto e una sopravveste blu come il farsetto, corta sul davanti e lunga dietro. Ai piedi i migliori stivali che avevo
In tutta la mia vita non avevo mai passato tanto tempo a prepararmi e l’effetto che feci sicuramente fu singolare, perché tutti si voltarono quando entrai nella sala del fuoco.
- Mylady! - Disse con galanteria il padre di Gianfar, Sir Fairy.
- Sir Fairy, sono lieta di rivedervi! - Dissi offrendogli il braccio come facevano gli uomini e non la mano da baciare come facevano le donne.
- Perdona le sue maniere Paul, ma la mia ragazza ancora non ha capito come ci si deve comportare, speriamo che il tuo Gianfar riesca là dove io ho fallito.
Mi voltai verso il ragazzo, era cresciuto molto dall’ultima volta che ci eravamo visti, ormai era quasi un uomo ed era anche di bell’aspetto, in effetti non avrei dovuto lamentarmi per la persona che mi era stata destinata, ma io non volevo sposare qualcuno solo perché ci ero costretta, volevo vivere libera e sapevo che il matrimonio mi avrebbe vincolata per sempre.
- Gianfar – gli dissi offrendogli il braccio così come avevo fatto con suo padre – Non vedo l’ora di fare quattro chiacchiere, da quanto tempo non ci vediamo? Sarà quasi un anno, certo sei cresciuto davvero in questo periodo!
Lui mi strinse il braccio e mi fece un leggero sorriso.
Restammo con gli adulti fino a quando le formalità dell’ospitalità non furono concluse dopo di che ci dileguammo il più rapidamente possibile.
- Ricordi dov’è il fiume? Vediamo chi arriva prima?
Lui annuì. Partimmo di corsa e per la prima volta fui battuta da lui.
- Wow, sei diventato molto veloce! – dissi buttandomi sul prato.
Mi tolsi gli stivali, la sopravveste e stavo per slacciare i pantaloni quando lui mi bloccò la mano: - Cosa diavolo credi di fare?
- Un bagno, mi sembra ovvio, perché pensi che volessi venire al fiume?  
- Ma tu sei una fanciulla ed io un ragazzo, non sta bene.
- Oh, piantala, non dirmi che hai paura che ti salti addosso, ti giuro che non ho intenzione di violare la tua virtù.
- E non temi che potrei essere io ad attaccare te?
Scoppiai in una fragorosa risata.
- Siamo seri, per favore, un gentiluomo come te non farebbe mai una cosa del genere.
- Ma è normale per un uomo avere delle pulsioni.
- Allora facciamo così, io mi tolgo solo i calzoni, se ti vengono delle “pulsioni” me li rimetto e rinuncio al bagno. In caso contrario ti svesti anche tu e mi raggiungi in acqua.
Nel giro di pochi minuti eravamo entrambi nel fiume a schizzarci come bambini. Finché sentimmo una voce conosciuta: - Sarebbe davvero divertente se io ora vi rubassi i vestiti, chissà che faccia farebbero i vostri padri!
Gianfar si voltò diventando completamente paonazzo e stava quasi per uscire.
- Invece di dire cretinate perché non ti tuffi anche tu?
Luke non se lo fece ripetere due volte e in un attimo fu in acqua. Passammo il resto del pomeriggio ridendo e facendo a gara a chi restava più a lungo sott’acqua.
- Al, come farai a farti asciugare i capelli?  
Eravamo sdraiati al sole, io avevo indossato i pantaloni e il farsetto mentre aspettavo che la camicia asciugasse, su quello Gianfar era stato categorico: - Non puoi fare il bagno davanti ad un uomo completamente nuda, devi assolutamente tenere la camicia, poi uscirai per prima e indosserai il farsetto e i calzoni mentre io sarò girato.
Ero scoppiata a ridere, ma mi sembrava una condizione accettabile, io però non avevo pudore e così lui era stato costretto ad entrare con i calzoni addosso, perché non avevo avuto nemmeno la decenza di girarmi mentre si spogliava: - E che sarà mai, come se non avessi mai visto un maschio nudo, Luke ed io facciamo il bagno insieme da tutta la vita.
Inviperito mi rispose: - E questo dovrebbe tranquillizzarmi, farmi arrabbiare o cosa?
- Scusa, non pensavo ti interessasse.  – Lasciai cadere il discorso anche se ero incuriosita da quell’atteggiamento. Poi cominciammo a divertirci e non ci pensai più.
Avevo le mani dietro la testa e un filo d’erba tra i denti, osservavo le nuvole e dissi: - Gianfar, ti offenderesti molto se ti dicessi che non voglio sposarti?
- Ecco che ci risiamo con quella storia – sbuffò Luke.
Mi sollevai ed abbracciai le ginocchia con le braccia guardando in faccia Gianfar: - Non è che tu mi stia antipatico e ora che hai perso anche quei rotolini di grasso per i quali ti prendevo in giro quando eravamo bambini sei anche carino, è che non voglio sposarmi, significherebbe rinunciare alla mia libertà, dover mettere al mondo figli, passare le mie giornate tra tombolo e conversazioni tra dame mentre intorno a me aumenterebbe il numero di pargoli di anno in anno. Obiettivamente vi sembra la vita adatta per me?
- Ma non siamo mica costretti a sposarci subito, possiamo prendercela con calma, per me possiamo aspettare anche dieci anni.
- Il problema è che i nostri genitori non intendono aspettare, sai perché sei qui? Mio padre vuole ufficializzare il fidanzamento ho sentito le serve che arieggiavano le tovaglie e lucidavano le posate d’argento confabulare su un giorno alla fine della prossima settimana.
- Ascolta, io non ho intenzione di sposare nessun’altra al di fuori di te.
Spalancai la bocca lasciando cadere il filo d’erba che avevo continuato a tenere tra le labbra.
- E questa sarebbe una dichiarazione?
- No, è più complicato, è che io credo che tu sia l’unica persona che sarebbe in grado di capirmi.
A me piace un’altra persona, mi piace molto, ma non abbiamo nessuna possibilità di costruire un futuro insieme.
- Bene, a questo punto visto che la situazione si è fatta così confidenziale è meglio che io me ne vada, non fate troppo tardi, altrimenti penseranno di dovervi costringere ad un matrimonio riparatore.
Luke era balzato in piedi, aveva iniziato ad aprire e chiudere i pugni come faceva quando si infuriava.
- Calmati, Luke, stiamo solo parlando!
- Luke aspetta … - La voce di Gianfar era nervosa.
- Lascialo andare, quando fa così non si riesce a farlo ragionare, deve sbollire la rabbia.
- Lo so . – ammise abbassando gli occhi e arrossendo.
- Gianfar, c’è forse qualcosa che vorresti dirmi? – La nebbia che confondeva la mia mente si faceva sempre più fitta, non riuscivo a capire cosa avesse Luke, perché fosse così freddo nei miei confronti e perché avesse tratto così male Gianfar, erano sempre andati molto d’accordo, possibile che Luke fosse geloso di Gianfar? Poi l’illuminazione: Luke non era geloso di lui, ma di me.
Il mio promesso sposo nel frattempo era diventato di tutti i colori e si era chiuso in un mutismo ostinato.
- Se ho capito bene tu mi sposeresti perché sei innamorato di Luke e questo sarebbe l’unico modo per tenertelo vicino?
Gianfar sempre più rosso annuì.
- E lui lo sa, sa che sei innamorato di lui?
Un altro cenno del capo.
- Quel disgraziato poteva anche dirmelo, no? E lui cosa ne pensa? Lui, ecco come dire, ti ricambia?
Terzo cenno affermativo.
- Per tutte le divinità di questo e degli altri universi, allora dobbiamo ristudiare tutto il piano. Certo che potevate anche dirmelo prima.
- Tu non sei sconvolta? La cosa non ti turba?
Gli diedi un sonoro pugno sulla spalla: - Mi turba solo il fatto che pensassi di dirmi una cosa così importante la prima notte di nozze e comunque non credere che intenda sposarti, nemmeno per coprirti, troveremo un’altra soluzione, ma non il matrimonio, chiaro? Ora vado a cercare Luke e sarà meglio che lui si faccia perdonare o giuro che lo uso come bersaglio per il tiro con l’arco.
Quanto a te sarà meglio che torni quando comincia a fare buio, diremo che tu ti eri attardato ad osservare alcune specie di uccelli e che ti ho mollato nel bosco, mi sono fatta il bagno al fiume e poi sono tornata a casa.
- Carina la storia degli uccelli. – sorrise ironicamente Gianfar.
Scoppiammo entrambi a ridere.
  
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