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Autore: Scarlett Rose    23/09/2013    2 recensioni
Dopo la scalata delle Dodici Case, sul Santuario cala la notte e con essa giunge il tempo dei ricordi, delle lacrime e dei commiati. Athena da un lato e dei semplici attendenti dall'altro, accomunati dal dolore per le vite perdute e dalla speranza di un futuro più felice.
Mentre Saori cerca di sciogliere i nodi del suo animo, pensieri e riflessioni si rincorrono nei quieti corridoi che l'indomani vederanno l'ascesa al trono della dea dopo quattordici anni di attesa.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Saori Kido
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Buona lettura!



Le ancelle si muovono piano fuori dalla porta della stanza in cui riposa Athena e i servitori tengono basse le fiamme nei bracieri.

Passi scivolati e bisbigli appena percettibili accompagnano il turbinare di vesti candide e lo sfavillare di bracciali d'oro, uno dei pochi ornamenti loro concessi.

Non sono nell'ala principale della Tredicesima, il posto in cui dovrebbero esserci gli alloggi della divina fanciulla se tutto fosse andato come doveva. Se tredici anni prima si fossero accorti che il Grande Sacerdote non era più quello autentico, se si fossero chiesti perchè un uomo che era l'incarnazione della bontà e dell'onestà fosse diventato un presunto deicida, se, se, se...

Tanti e troppo pesanti da sostenere durante una notte, che è già troppo lunga e troppo buia per caricarla anche di rimpianti e ipotesi.

Oltre alla Casa del Saggitario, ora anche altre altre cinque dimore dorate sono diventate vuote e silenziose. Dei sepolcri, muti memoriali per altri Saint che non torneranno più. E non è questo, o meglio non solo questo, a turbare profondamente le ancelle e i servitori che vigilano sul riposo della loro dea ritornata.

La morte è da sempre ospite non richiesta ma accettata al Santuario, simbolo di una pace che troppo spesso passa attraverso la guerra. Non sono solo i Saint ad essere preparati fin dalla più tenera età ad accettare il rischio di partire per non più tornare, ma anche chi li circonda e vi si affeziona: famiglie, amici, servitori. Un esercito amorevole e silenzioso che li abbraccia senza che loro a volte se ne accorgano pienamente e che questa notte piange per i suoi caduti, concedendosi un'ora di umana debolezza.

Ciò che amareggia il cuore di tutti, riuscendo in parte ad offuscare la gioia per la dea che è tornata, non è il fatto che siano morti.

È il fatto che siano morti a causa di un imbroglio.

Convinti di combattere per il Bene, mentre venivano strumentalizzati dal Male fattosi largo nel cuore di un uomo assetato di potere.

Morti per la causa sbagliata.

È questa la cosa più terribile da mandare giù, pensa più di qualcuno, asciugandosi una lacrima fuggiasca sul viso con un lembo del proprio peplo. Non erano tutti gentili e nemmeno simpatici, i Gold in questione, ma hanno sempre svolto il loro compito e fatto ciò che si doveva per il Santuario, aggiunge tra se e se qualche coraggioso che vede l'imperfezione dietro lo splendore aureo delle armature.

I Gold Saint non sono nella cripta dove ora riposano i loro compagni caduti, ma alle loro Case, ognuno ad affrontare come meglio può le lente ore notturne. Nessuna tregua, nessun riposo.

Una delle ancelle tra le più anziane, una di quelle che c'erano la notte in cui il nobile Aiolos sembrò perdere il senno, si ferma ad aggiustare un drappo.

Forse non avrà mai occasione per dirglielo, eppure lei aveva già visto Athena. Se la ricorda come una bimbetta dal faccino color rosa e panna, gli occhioni ben spalancati sul mondo e le manine strette a pugno. Era nella stanza quando il Sommo Sion l'aveva deposta nella culla intarsiata e le aveva rimboccato la copertina ricamata con fili d'oro e d'argento, dando poi istruzioni a loro, le ancelle scelte per occuparsi della piccola dea. L'aveva anche tenuta in braccio per un po' e ricorda il suo stupore per il potere celato dietro una cosina piccina piccina come quella neonata.

Poi tutto era andato a rotoli ed altrettanto rapidamente era tornato come avrebbe sempre dovuto essere. Con Athena che dormiva tra di loro, nella sua Casa, vicina al trono che le spetta.

L'ancella si china anche a sistemare l'angolo del tappeto, senza vederlo, troppo presa dalle sue riflessioni. Da neonata a splendida fanciulla che impugna con sicurezza lo scettro di Nike, quattordici anni sembrano essere volati via con un colpo d'ala.

E in fondo è un po' così, riflette la donna rialzandosi e rassettandosi la veste. Per le colonne granitiche e senza tempo del Santuario quattordici anni devono essere meno che niente, paragonati a tutti i secoli di lotte, reincarnazioni ed investiture passati in mezzo a quei corridoi.

Per loro, però, piccoli esseri umani, quattordici anni hanno significato paura, incertezza, dubbio.

La parola del Grande Sacerdote era legge e la sua autorità sacra, ma nessuno poteva ignorare l'aura oscura che strisciava fra le colonne candide, gli individui dalle dubbie facce che entravano ed uscivano dalle stanze di Arles, le voci di sparizioni inspiegabili.

Erano stati anni non certo rosei ed ora sembrava che finalmente la giustizia avesse fatto il suo corso. Il nobile Aiolos era stato riabilitato nella memoria di tutti nel giro di un'ora, non appena ciò che era accaduto al Santuario era stato reso noto al resto del mondo dei Saint. Con il sorgere del sole, avevano saputo dell'inganno di Saga e del ritorno della dea vergine, miracolo avvenuto grazie ad un manipolo di fedeli Bronze che erano riusciti nella leggendaria impresa di scalare le Dodici Case dello Zodiaco.

Chiuse da anni poiché senza la loro legittima occupante, data per morta, le stanze della divina Athena stavano venendo ripulite giusto in quelle ore di apparente riposo notturno per essere degne di accoglierne la proprietaria. Quando a quelle del Gran Sacerdote...

Un servo chiama sottovoce la donna ancora immersa nei suoi pensieri e si allontanano insieme, in punta di piedi, verso le numerose faccende che li attendono.

Sono ora quasi mute le ancelle e i silenti i passi dei servitori, perchè nulla deve disturbare il riposo della dea.

Peccato sia tutto inutile, perchè Athena non è in quella stanza.

*

Dormire è un privilegio di cui al momento non vuole usufruire, pensa Saori Kido scivolando fuori dalla stanza provvisoria che le hanno assegnato alla Tredicesima. È stata una giornata lunga: all'alba si è conclusa la più violenta guerra interna che abbia mai flagellato il Santuario e lei ha dovuto impartire ordini a destra e a manca, imparando in fretta chi faceva cosa, presentarsi alle genti del Santuario ed organizzare le guardie. Ci sono macerie da riparare e spiegazioni da dare. I corpi dei Gold Saint caduti in battaglia sono stati traslati nella cripta da dove, l'indomani, verranno poi portati al cimitero dei loro pari in cui riposeranno per sempre. Come da loro espressamente richiesto, ha lasciato che fossero i Gold superstiti ad assolvere a quel compito, un ultimo gesto fra pari, una possibilità di un addio lontano dai clamori di una cerimonia davanti a tutti.

Anche il corpo di Saga è laggiù, aveva pensato Saori rigirandosi fra le lenzuola prima di decidere che non voleva dormire. Quindi si è alzata e se n'è andata, sgusciando via da quella camera.

All'inizio non ha saputo dove stava andando, in un luogo ancora troppo estraneo per poterlo chiamare “casa”, ma la memoria di Athena, che ovviamente conosce il Santuario meglio di chiunque altro, l'ha aiutata ad orientarsi.

La tua memoria, vorrai dire.”.

Saori sorride a se stessa con amarezza “Non prendiamoci in giro, Athena. In fondo è il tuo giorno, il tuo ritorno e la tua casa.”

Tu ed io siamo la stessa cosa, Saori.” replica implacabile la voce dentro di lei. Non è un vero suono, ma un eco che le viene dall'anima, qualcosa di inspiegabile che, ora lo capisce, l'ha sempre guidata in tutti quegli anni, anche quando lei non ne era cosciente.

“Per stasera” le impone la ragazza camminando a piedi nudi lungo la guida di velluto scarlatto “concedimi di essere solo me stessa.”.

Non ha ricevuto risposta e l'ha preso come un assenso. Da diverso tempo ormai ha coscienza che essere una dea significa conciliare Saori e Athena, la vita e le aspriazioni dell'una con i ricordi e i doveri dell'altra, e anche se è difficile lei fa del suo meglio.

Però in questa nottata è tutto diverso. Ha rischiato di morire, ai piedi di quelle scale. I suoi amici sono morti ed anche molti dei suoi paladini. È riuscita a salvare i Bronze e ricompattare i sopravvissuti delle sue schiere, ma ... sue? Non di Athena? Si passa una mano sulla fronte.

Ha già tanti pensieri e non è che l'inizio. Avrà tempo per capire chi sia lei, per davvero.

Non si è stupita di trovarsi dinnanzi alle porte degli appartamenti privati del Grande Sacerdote.

Le stanze in cui Saga ha vissuto e complottato per quattordici anni. Le stanze in cui la sua parte buona ha cercato di tornare alla luce. Le stanze in cui il Sommo Sion aveva scelto come successore Aiolos.

Saori non vorrebbe farlo, le sembra di violare l'intimità di qualcuno, ma a dispetto di se stessa afferra la pesante maniglia e spinge la porta.

Non c'è alcun soldato a vegliare in quel posto vuoto e buio, ormai non ce n'è bisogno. L'unica luce arriva dai raggi di luna che entrano dall'enorme porta finestre che conduce ad un'ampia terrazza. Saori ci si dirige, lanciando un'occhiata veloce al panorama sotto di lei: il Grande Tempio e la cittadina di Rodorio, le arene per gli allentamenti, il mare greco che canta tranquillo...

Tutto è silenzioso, tutto è pace, ma lei avverte i Cosmi dei suoi Saint.

Piangono e intonano il loro lamento di addio a chi non c'è più.

Come lei, da domani ritorneranno ai propri doveri, ma questa notte è loro.

Perchè sotto quelle corazze invincibili e dietro ai mantelli bianchi pulsano cuori di uomini.

Ora sono lacerati, feriti e stanchi, ma quando il sole bacerà i marmi del Grande Tempio asciugheranno le lacrime e alzeranno le spalle.

Andranno avanti, come lei, e come lei si faranno carico del fardello che qualcuno devo portare per garantire la tranquillità alle genti fuori da quel mondo.

Rientra Saori, sentendo le lacrime scorrerle lungo le guance, e non si preoccupa di asciugarle. Il dolore non va nascosto, riflette passando nella stanza successiva, o diventa rancore, si instilla nell'animo e conduce alla rovina.

Il dolore va affrontato ed accettato, perchè solo così si può permettere alle ombre di riposare in pace.

In fondo, pensa passando una mano lungo una mensola carica di libri, va bene soffrire quando ce n'è motivo. Significa che si è vivi. Significa che se si è in grado di provare dolore si può anche provare gioia. E lei farà di tutto perchè ce ne sia tanta attorno a lei.

È un proposito quasi impossibile e lo sa. I Saint sono nati per la guerra, Athena stessa ne è la dea, ma ciò non significa che debba rimanere immobile guardandoli perire. Aiuterà i Saint nel loro compito e li sosterrà.

A quanto pare, a Saga piaceva leggere.

La stanza, pur non essendo una biblioteca, è straripante di volumi. Ce ne sono perfino di impilati sui soffici tappeti ai piedi delle poltrone rivestite di broccato.

Avrebbe voluto conoscere Saga, avrebbe voluto salvarlo. Lui, Sion e Aiolos, Camus, Shura, Aphrodite e perfino Death Mask. Nomi che può solo abbinare a dei volti, ma a cui si sente in qualche modo legata.

Erano suoi Saint e lei non li ha conosciuti e non è giusto!, pensa, guardando distrattamente i tomi, in uno scatto di ribellione. Le mancano, però si tratta quasi di un riflesso automatico, un sentimento che proviene dalla sua parte divina e per quanto il dolore sia intenso trova ingiusto non aver potuto guardare negli occhi degli uomini nati per proteggerla.

Si può piangere per degli sconosciuti, ma non li si può veramente rimpiangere.

Le stanze in cui si muove sono ordinate e pulite, con i fiori freschi nei vasi e i mobili lucidati di fresco. Non che si aspettasse mucchi di teschi negli angoli e piramidi di ossa umane, eppure credeva che i luoghi che avevano visto prosperare il malvagio Arles per quattordici anni avrebbero conservato perlomeno un'aura inconsueta.

Saori getta uno sguardo veloce alla camera da letto, dove tutto appare quieto ed immobile, con la finestra lasciata aperta. La tenda bianca danza lieve sostenuta da un filo di vento birichino e sullo scrittoio c'è un plico aperto. Congelato ad attendere un proprietario che non tornerà più.

Ecco, quell'immobilità ha il potere di farle scorrere in brivido lungo la schiena.

Non crede ai fantasmi, ma si affretta ad uscire, chiudendosi la porta alle spalle. Sa che non ci tornerà più, nel Santuario personale che Saga si era costruito.

Cammina ancora la giovane dea ed arriva alla sala del trono. Solitamente ci sarebbe un drappello di guardie, più per rappresentanza che per altro. Per aprire le porte massicce Saori si appoggia con tutto il suo peso e spinge. Si aprono più facilmente di quanto non si aspettasse e sotto lo sguardo severo degli eroi intarsiati nel legno la fanciulla entra nella Sala del Trono.

Perfino di notte e senza illuminazione di alcun genere il candore dei marmi è abbacinante. Il colore dominante è il bianco più puro: le colonne, il pavimento su cui si snoda una sottile guida rossa, i soffitti a volta e i gradini che conducono al trono.

È uno scranno massiccio, forse troppo per una ragazza minuta come lei, con lo schienale alto e alle cui spalle, come la violenta pennellata di un pittore ribelle, vi sono alcuni drappi scarlatti frangiati d'oro, dietro cui probabilmente si nasconde un passaggio per i suoi appartamenti privati. Un accesso riservato solo a lei.

Avvicinandosi si accorge che sottili venature dorate percorrono qui e là anche il trono stesso. Sale i pochi gradini e si ferma a fissarlo, intimorita.

Il Sacro Trono di Grecia.

Sente le gambe tremarle. Fra due giorni avverrà la sua incoronazione a divina sovrana di Grecia e... dopo?

Non ha ancora deciso quanto rimarrà in Grecia, ma sa che prima o poi tornerà in Giappone, con somma gioia di Tatsumi che si sente molto poco a suo agio fra le colonne del Santuario, in mezzo a servitori che non comprendono la sua lingua per quanto lui la urli a pieni polmoni.

La verità è che il maggiordomo nipponico è un pochino geloso della schiera di competenti attendenti addestrati a provvedere alle sue divine necessità che si sono messi all'opera.

Saori sa quanto l'uomo sia orgoglioso di occuparsi dell'erede del casato che, come ripete sempre, la sua famiglia ha avuto l'onore di servire da generazioni e per lui non è facile accettare che altri provino a fare il suo lavoro.

Non potrai vivere per sempre come Saori Kido. Prima o poi dovrai accettare di essere Athena, bambina mia.”.

A quanto pare la tregua era solo temporanea.

Saori fissa il trono, non osando nemmeno sfiorarlo. È l'erede di una grande fortuna, vive in una villa che definire “gigantesca” è semplicemente riduttivo, dirige una compagnia che conta migliaia di dipendenti. Sa che cosa sono le responsabilità e non le teme, né ha paura della folla o dei discorsi in pubblico. Ma ha paura di mettersi a capo del Santuario.

La voce continua “Perchè temi il posto per il quale sei nata?”

“Vorrei essere normale. So che fin'ora la mia è stata un'esistenza più che privilegiata e mai normale nel senso pieno del termine,” si affretta ad aggiungere precipitosamente “eppure la vita qui in Grecia, rischia di allontanarmi ancora di più dal mondo. È questo che mi aspetta, Athena? Vivere assisa su questo trono, diventare impassibile e granitica, guardando i miei paladini perire uno dopo l'altro?”

No, Saori. Athena non è una statua di marmo. Ho bisogno della tua umanità per essere in grado di proteggere i mortali e tu hai bisogno della mia forza per lo stesso motivo. Te l'ho detto, noi siamo una. Serviamo una all'altra.”

“Ma non avrò mai una vita mia. Niente matrimonio, figli, niente... amore?”. Spera che Athena non abbia visto il segreto nel suo cuore, una predilezione verso un Saint che una dea non può permettersi. La voce della divina fanciulla è dolcemente comprensiva quando le risponde “So quanto pesa ciò che ti chiedo, bambina. Credimi, lo so. La scelta è tua, Saori. Sai che puoi lasciare tutto, se lo desideri. Rifiutare il trono, lasciare lo scettro ed ignorare il Santuario. Nessuno può obbligarti a stare qui. Nessuno.”.

Saori tace e riflette, i lunghi capelli che le cadono ai lati del viso, belli e lucenti come sono sempre stati senza bisogno di artifici o cure particolari.

La voce prosegue e alla ragazza sembra quasi di sentire una mano piena di materna dolcezza accarezzarle il capo “In quanto ai Saint, si può solo cercare di risolvere le guerre prima che si espandano, tentando vie più diplomatiche, tuttavia non possiamo garantire a nessuno dove sarà da qui a domani. Ma questo vale per ogni vita, in ogni angolo del mondo, Saori.”.

Ancora silenzio.

“Cambierà tutto, d'ora in poi.”

La vita è tutta un cambiamento.

“Hai detto che posso lasciar perdere. Sai che non è vero, Athena. Io ho promesso a Seiya, Shun, Hyoga, Shyriu ed Ikki che sarei diventata forte. Abbiamo affrontato le Dodici Case insieme sapendo che era solo il primo passo su un sentiero difficile. Andremo avanti uniti.”

"Ed io sarò lì con voi."

Accompagnata da queste parole Saori si siede sul trono, la schiena eretta e lo sguardo fisso davanti a se.

Che le piaccia o meno, quello è il suo posto e deve imparare che, come tutti al mondo, anche lei ha un uno scopo preciso.

Troppa gente conta su di lei.

Ce la posso fare, si dice la giovane appoggiando le mani sui duri braccioli di marmo scolpito.

Perchè è un compito che sarebbe troppo grande per chiunque altro, ma non per lei.

Perchè Saori Kido è nata per essere Athena.



















Ed eccoci qua! Innanzitutto grazie a te che hai letto e mille volte grazie se vorrai lasciare un commento.

Questo episodio l'ho ambientato subito dopo la scalata delle Dodici Case, calcolando che l'episodio finisce all'alba, quindi prima di notte, secondo me, Saori e compagnia hanno dovuto ambientarsi, prima di potersi concedere una notte di “sonno”. Ho cercato di dare voce a tutte quelle “comparse” come servi ed ancelle, che a mio modesto parere sono indispensabili per mandare avanti baracca&burattini.

Mi piaceva l'idea che al Santuario ci fosse qualcuno che ha visto in prima persona Saori/Athena neonata.

In secondo luogo, mi pareva giusto dare anche a Saori uno spazio. Mi è sempre sembrata un personaggio indifferente, buono per lo più a farsi rapire/uccidere/rinchiudere (mica come Sasha di Lost Canvas!), perciò ho voluto tentare di renderle almeno un po' di giustizia.

Spero vi sia piaciuta!

A presto!

 
  
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