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Autore: Shiroyama    25/09/2013    1 recensioni
Storia ispirata al live di Tolosa (220913).
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Aoi, Uruha
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Fever.

Era finito da poco il live, pensavo che sarei riuscito tenere duro fino alla fine senza mostrare segni della mia salute, invece all’ultimo istante prima di chiudere la serata, feci cadere la mia moglie per terra. La fortuna, però, era dalla mia parte, le fan pensarono solo che fosse uno sbaglio da me, come quando sbaglio a battere su twitter o carico alcune foto di cui me ne pento dopo.
Entrai dopo di Reita nel backstage, però fui il primo a levare le tende scappando letteralmente con la mia borsa, mentre gli altri ancora stavano rientrando. Nell’uscire beccai anche la sua faccia, però fu una cosa talmente breve che nemmeno i cronometro riusciva misurare la durata, mi parve anche di sentire delle scuse da parte del leader mentre uscivo. Povero, che colpe aveva infine? Erano i virus della febbre che non volevano lasciarmi in pace, lui non c’entrava niente, ma si preoccupava sempre delle colpe, volte inesistenti.
Nel tragitto dalla porta al bus, non vidi nessuna fan, probabilmente dovevano ancora arrivare per via dello shopping, ma la cosa non poteva solo che rendermi felice, non volevo presentarmi in quei stati. Durante il live, l’adrenalina era così intensa che mi diede l’illusione di essere guarito da quanto sudavo, ma solo stavo capendo che qualcosa era andato storto invece: continuavo sudare per qualche strano motivo, sembrava avessi delle catene ai piedi, come un calcerato, passo dopo passo, perdevo forza; mentre il mondo iniziava girare senza un motivo.

« Aoi-san. Tutto bene..? » il primo ad accogliermi in bus fu il nostro stilista, Kaolu, amico stretto di Ruki. Mi aveva afferrato per un braccio, per paura che sarei svenuto. In quell’autobus poco illuminato riuscivo a mala pena percepire la sua espressione in volto, mi limitai a liberarmil della sua presa con lo scuottere del braccio e continuai proseguire per quel corridoio che sembrava infinito. Dovevo raggiungere solo la raggiungere l’ultima fila e sdraiarmi sopra, facile no? Invece, la borsa scivolò giù dalla mia spalla prima che raggiungessi la destinazione, per sboom. Prima che tutto iniziasse diventare potei udire ancora la voce di Kaolu dire qualcosa, qualcosa che ormai la mia conoscenza mi impediva di comprendere. L’ultima volta che vidi fu il sedile che s’avvicinava sempre di più contro la mia faccia, poi nero, la mia visione si spense come una tv alla quale venne tolta improvvisamente la corrente.

Non seppi mai quanto tempo passò, non seppi cosa stava accadendo accanto a me, non seppi nulla di nulla, fino a che gi miei occhi non cominciarono ad aprirsi lentamente, offrendomi prima una visione del tutto offuscato.
« Aoi-san! » anche se non potevo ancora focalizzare del tutto la faccia della persona seduta accanto a me, sapevo benissimo che non si trattava di lui, non era la sua voce. Anzi no, lui non era il tipo da prendersi cura di me e vegliare su di me. Sapete com’è, si sarebbe potuto rovinare la figura da “careless”.
« K-kai-san? » è vero che andai sparando il primo nome che la mente suggeriva, però chi altro secondo voi, poteva essere tanto premuroso, come una mamma? Solamente il leader-sama.
« Grazie al cielo, sei sveglio! Sei stato svenuto per un giorno intero, lo sai? Eravamo tutti preoccupati da morire! » ora potevo leggere bene anche la sua espressione, mollò un sospiro di sospiro con una lieve gioia nell’angolino.
« Scusami... Scusami, è colpa mia se... »
« Ma che scusa. Sei già bravissimo, hai tenuto duro fino alla fine, tanto nessuno delle fan sospetava fossi malato! » eppure per colpa mia stavamo indietro con la schedule.
« Io ... » cercavo di muovermi, però invano, non sentivo ancora un bricciolo di forza nel corpo. Per stare meglio, lo ero, però sentivo ancora il corpo con la temperatura leggermente sopra la norma.
« Aspetta, ti aiuto io. » si alzò dalla sedia per aiutarmi a sedere e sistemare il cuscino dietro la schiena in modo che sarei stato più comodo. Ho già detto che quanto questo ragazzo sia premuroso?
« Grazie Kai-san. » non ero di certo il tipo da frasi di ringrazimento sdolcinati, gli avrei fatto bastare quello.« Su su, lo so già che stai per dire. Che sono il leader migliore del mondo bla bla bla. » mosse le mani che erano piuttosto un segno per mandare via le solite stupide frasi di covenienza. Si alzò in piedi stiracchiando la schiena, seguito da uno sbadiglio forte lungo ed insistente.
« Però ora vado, ho bisogno di riposarmi pure io eh. » sorrise dolcemente, col suo famoso fascino da leader tenero. Acconsentii la cosa col cenno della testa insieme un sorriso.
Questa era una di quellevolte che sentivo proprio il cuore sprofondare in un pozzo senza fine di solitudine. Si sarebbe mai potuto preoccupare almeno un po’ per me? Non eravamo “impegnati” ufficialmente, nè in segreto, però era anche vero che noi non eravamo solo amici e/o colleghi. Lo sapevano tutti della band la nostra “storia”, però lui era sempre così distante. Non parlo di una distanza fisica, ma quella mentale che faceva gelare ancora di più il sangue. Mi sembrava a volte di avere l’illusione di averlo così vicino da essere mio, ma volte così iraggiungibile come adesso. Sarebbe durato così, per sempre? Avevo sempre l’impressione di essere il solo fra noi due a preoccuparsi dell’evoluzione degli avvenimenti, e questo faceva male, molto.

« Ah, prima che mi scordi. » ero perso nel mio monologo che non mi ero affatto reso conto che il leader era ancora sull’uscio della porta in procinto di andarsene. Lo guardai curioso, lasciando in parte la mia tristezza, che avrebbe trovato esistenza dopo.
« Dovresti ringraziarlo, è rimasto qui credo per tutto il tempo che sei stato svenuto. Io gli ho dato il cambio solo mezz’ora fa. » rimasi un po’ con la testa fra le nuvole. Perché non metteva il soggetto? Chi era? Qualcuno di noi che aveva una cotta segreta per me e non lo avevo mai notato?
« ... Ma di chi stai parlando? » domandai sempre più perplesso, cercando di individuare nella mia mente un possibile “infermiere” della situazione. Ovviamente, lui l’avevo escluso del tutto, figuratevi se quello lì si sarebbe smosso dal letto per così poco, e soprattutto per prendersi cura di qualcuno che non era se stesso.
« Ma chi vuoi che sia scusa? » iniziò una risata ancora più forte, facendomi passare per il finto tonto che non ero per niente. Mentre la curiosità mi stava divorando letteralmente.
« Se ti dico che non lo so! »
« Mi pare ovvio, no? Uruha. » quando sentii quel nome, il mio cuore mancò di qualche battito seriamente. Non potevo credere alle mie orecchie? Quel biondino che si credeva dio in terra si era preso davvero preso cura di me mentre ero svenuto? No, leader stava scherzando sicuramente.
« Ma reciti veramente bene eh. Chi poteva essere se non lui? Voi... » al posto di continuare la frase, lui preferì troncare tutto in una risata, con un fondo di presa in giro, mentre lasciava in me la confusione questa volta. Potevo assaporare anche dell’altro in quella frase, come se sapesse qualcosa di cui nemmeno io ero al corrente.
« Niente, buona notte. Domani ci aspettavano altre 16 ore di bus eh, non fare tardi! » voleva davvero lasciarmi con i miei dubbi tutta la notte? Premuroso? No, ritiro tutto, era un mostro infame.
« Notte a te. » risposi freddamente, e lui lasciava così definitivamente la camera, e me con i miei pensieri.

Ribadivo solo una cosa nella mente: se era uno scherzo, non era per niente divertente.
Il sommo dio che veramente si era abbassato prendersi cura di me? Per tutto il giorno? Ma non aveva altro da fare?
A quelle domande non riuscivo veramente trovare una risposta, ero già rassegnato in partenza, tanto una risposta non l’avrei mai ricevuta da nessuno. Ne Kai-san, ne da quel disgraziato.
Mi girai alla destra allungandomi per prendere le sigarette posate sul comodino, ma non riuscivo per la troppa distanza e soprattutto mi mancavano davvero le energie.
« Prima o poi, morirai per mano di quelle. » improvvisamente una voce giunse alle mie orecchie, quella voce non la scorderei nemmeno se fossi in tomba, quella voce per cui dannavo e impazzivo lo stesso tempo. Mi girai lentamente verso la porta di nuovo, per affermare la mia ipotesi, ma allo stesso volevo ancora nascondere il mio stupore, non volevo dargliela vinta tanto facilmente. Non dovevo e volevo perdere.
« .. Buona sera anche a te. » furono le uniche parole che riuscii dire alla sua visione spensierata e disinvolta accanto alla porta, mentre la rinchiudeva dietro di sè. Fumava una sigaretta con quel fascino da essere supremo, che nessuno mai sarebbe riuscito straparglielo.
« Vedo che non sei ancora morto. » disse con quel tono ironico mentre s’avvicinava sempre di più, per poi prendere posto sulla sedia dove poco fa apparteneva al nostro leader. Non leggevo preoccupazione negli suoi occhi, solo una sorte di sfida e voglia di giocare. Che intenzione aveva questa volta?
« Quanto pare. » scrollai le spalle disinvolto, incurante.
« Almeno non dobbiam cercare un altro chitarrista, buono a sapersi. »
« Si può sapere che cavolo ti è saltato in mente? » non sarei riuscito trattenermi oltre, ero troppo ossesionato dal desiderio della verità, avrei davvero fatto di tutto per sapere.
Rimase in silenzio fumare la sua sigaretta ignorando completamente la mia domanda, anche la mia esistenza suppongo. Abbassò solo la testa con lo sguardo altrovè. Non ero nemmeno certo se avesse afferrato l’oggetto della mia questione.
« Signorino supremo, puoi tornare da dove sei venuto se non hai intenzione di tenere un discorso con me. » prima di essere pronto alla sua risposta, lui gettò violentemente la sigaretta per terra senza spegnerla arrabbiato che mai, come se avesse voluto spaccare tutto dalla ira. Ma la domanda era: per quale motivo?
« Si può sapere che cazzo è saltato in mente a te invece?! » quasi urlò quelle parole, questa era una di quelle volte che lo vedevo veramente infuriato, ma la motivazione rimaneva ignara.
« Ma di che cazzo stai parlando oh?! » non potevo fare altrimenti, anche io mi stavo agitando sebbene fossi ancora nella fase di recupero delle forze. Essere accusato ingiustamente di certo non rientrava nei miei hobby.
« Si può sapere che cazzo ti è saltato in mente di fare con Reita?! » bene, quelle parole non facevano altro che confondermi di più. Cosa c’entrava quella scimmia adesso fra noi? Soprattutto perché stava facendo questa scenata senza senso?
« Si può sapere che cazzo c’entra ora quella scimmia oh?! »
« Se volete slinguazzarvi cercatevi un motel, il palco rimane il palco! » quelle parole furono la chiave di tutte le mie domande, solo che faticavo a crederci. Il dio in terra si stava veramente ing.. ? No, non cioè. Non era possibile. Assolutamente no.
« Fanculo stronzo! Stai lontano da me e Reita! » non feci nemmeno in tempo a porgli il quesito chiave che stava già partendo in quarta per lasciare la camera, ma feci in tempo ad afferrargli la mano e fermarlo. Cadette senza nessun dubbio sul letto, sorpreso dal mio gesto. Non persi tempo che mi mise sopra di lui bloccandogli i polsi contro il letto con lo sguardo serio e profondo puntato sugli suoi occhi, che a differenza mia, erano pieni di gelosia. Già, l’avevo scoperto, era geloso marcio di me.
« Che cazzo vuoi da me ora?! Lasciami andare! » stava cercando con tutte le forze di liberarsi, mentre io lo tenevo a mala pena a bada data la febbere, ma sapevo che se lo avessi lasciato andare, sarebbe stato davvero un errore grosso come una casa.
Non lasciai scorrere altro tempo che mi fiondai sulle sue labbra per coprirle con le mie, ovviamente cercò di opporsi tenendole ben bloccate, ma nemmeno io volevo demordere. Qualche secondo dopo, riuscii comunque aver l’accesso nella sua bocca con la lingua per coccolarla a modo mio, come facevano anche altre volte. Qualche secondo dopo, smise di oppore resistenza, anzi, iniziò ad assecondare passionalmente la mia lingua con la sua fino a che non cinse anche il mio collo con le sue braccia sottili e preseguire l’opera, la quale era ormai troppo palese.

« Mh ... » gemette poco sotto le coperte mentre io stavo battezzando il suo corpo con la mia lingua e le labbra. Era una visione paradiasica il suo corpo nudo ogni volta, nonostante le innumeravoli volte precedenti. Sembrava possedere perfino una temperatura superiore alla mia quando si eccitava al mio tocco, e muoveva il suo corpo così sensualmente che quasialsi essere al mondo non avrebbe potuto far meno di amarlo, come io già facevo.

« Yuu ... » godevo troppo dentro di me, ogni volta che pronunciava il mio nome mentre spingevo il mio bacino contro il suo. Sudavamo di piacere, venivamo ricompensati dall’amore, ci sentivamo completi quando i nostri corpi si intrecciavano.

Ogni volta, dopo che finivamo, mi addormentavo sempre e al risveglio non lo trovavo mai nel posto accanto al mio. Non volevo fare lo stesso errore ancora, rimasi sveglio a vegliare su di lui che dopo la faticata s’era addormentato come un angelo, con la faccia rivolta verso di me. Non aveva più l’aria da supremo assoluto, bensì un bimbo spensierato. Era la prima volta che lo guardavo dormire, era così bello che mi sembrava di innamorarmi di nuovo, sprofondando nella sua trappola, dove più opponevi resistenza più avresti sofferto. Però io non sarei scappato da lui, per nessuna ragione al mondo.

« Yuu ... » si era già svegliato? No, mi sembrava più in uno stato di dormiveglia. Forse voleva solo controllare la mia presenza, infatti allungò la mano per toccare il mio petto, la quale venne presa e stretta subito dalla mia.
« Ai shiteru. » dissi senza vergogna lasciando sfiorare un leggero sorriso anche se non l’avrebbe potuto vedere dato i suoi capelli davanti al viso. Ma sentivo la necessità di ripeterglielo, volevo ricordarglielo.
« Watashi mo ... » sussurrò finendo per andare nel mondo dei sogni nuovamente. Non importa, ero già l’uomo più felice del mondo, accanto a lui.


Ps. Devo ammalarmi più spesso.
  
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