NLDL
<<
Lila, Lila,
svegliati è tardi devi andare a scuola, non hai sentito la
sveglia? >> chiede
mamma.
<<
Mamma ti prego
chiudi le finestre, resto a letto ancora un po’ e poi mi alzo
>>rispondo
ancora dormendo.
<<
Lila sono le
7.45 e l’autobus sarà qui tra poco, sbrigati
>> dicono.
<<
C-cosa? Le
7.45? Non può essere mi ero appisolata un momento
e… >> rispondo
sconvolta balzando giù dal letto.
Mi
sbrigo più che posso,
metto i primi vestiti che trovo nell’armadio, lego i capelli
in una lunga
treccia e m’incammino verso la fermata dell’autobus
rosicchiando un toast. Lo
vedo arrivare e salgo su al volo, per poco non lo perdevo. Appena
arrivata
sull’autobus, vedo Alice in fondo e mi siedo accanto a lei.
Io e Alice siamo
amiche fin da quando sono arrivata qua a Millville. Lei abita due
isolati prima
di dove vivo io quindi in pratica siamo cresciute insieme. Alice
è per me più
di un’amica, è una sorella, qualcuno di cui mi
posso fidare e raccontare tutto
di me.
<<
Ehi Lila, come
stai? Sembri stanca che ti è successo? >>dice
vedendomi.
<<
Ciao ho fatto
una corsa da casa per prendere l’autobus in tempo, non ho
sentito la sveglia
>> rispondo.
<<
Tipico di te
>> dice scherzosa.
Mi
offre una cuffia dell’ipod e insieme ascoltiamo le nostre
canzoni preferite.
Amo la musica, non potrei vivere senza. Mentre scendo
dall’autobus per entrare
a scuola con Alice vedo Samantha, mia sorella, con le sue
“amiche”. Io le definirei
più tirapiedi ma per lei sono delle buone, care e vecchie
amiche. Sam non
prende l’autobus, lei ha sempre un passaggio o dal suo nuovo
ragazzo che cambia
ogni settimana o da una delle sue “amiche”. Ed io
invece no, devo prendere
l’autobus o i mezzi pubblici per spostarmi o fare qualsiasi
cosa. In realtà ho
la patente da due anni e i miei mi avevano regalato una macchina per il
mio
sedicesimo compleanno, ma sono un disastro con la guida,
così è lì in garage e
probabilmente Sam la vorrà subito dopo aver preso la
patente, cioè tra poco.
Io
e Alice le passiamo
davanti ma lei quando è con qualcuno non ci guarda nemmeno,
ovvio ne potrebbe
risentire la sua reputazione. Arriviamo in classe, ci sediamo ai nostri
posti
ed eccolo che arriva lui, Luck Miller, il tipo più bello
della scuola. Lui ed
io siamo nella stessa aula di chimica e stranamente lui mi parla, anche
se solo
prima dei test in classe. Vabbè ma almeno lui si
è accorto che esisto, in
effetti, è venuto a casa qualche volta a cena quando era
fidanzato con Sam,
quindi come poteva non notarmi. È stato davvero
imbarazzante. Vederlo seduto
difronte a me a tavola a mangiare il famoso arrosto della mamma che
cucina solo
per occasioni speciali. Per fortuna la “coppietta”
è durata poco, come del
resto tutte le storie di Sam.
Lei
ha una lista lunga
chilometri di fidanzati, io solo il titolo “I miei
amori” e basta. Tutto il
resto della pagina è bianco.
È
bello tornare a casa
dopo una lunga giornata di scuola, soprattutto oggi che torna
papà. È da circa
tre settimane che non ci vediamo e non vedo l’ora che arrivi.
Lui è un famoso
avvocato newyorkese ma è stato costretto a trasferirsi qui a
Millville dopo
aver perso una causa a New York che gli è quasi costata la
carriera.
<<
Lila la porta
>> urla mamma dalla cucina.
<<
Arrivo >>
rispondo.
Corro
giù per le scale
più veloce che posso per aprire la porta e… non
è papà.
<<
Tiffany
>> dico aprendo la porta.
<<
Ciao Lila, Sam
è in casa? >> chiede.
<<
Sì, prego
accomodati >> rispondo.
Chiamo
Sam per avvisarla della presenza di Tiffany, ma sono delusa che non
è papà.
Controllo il telefono per vedere se ci sono delle chiamate, ma niente,
me lo
aveva promesso.
La
notte passa in fretta e appena mi sveglio il mio primo pensiero
è papà. Avevamo
programmato questo weekend fin dalla sua partenza su cosa avremmo fatto
e
quanto ci saremmo divertiti insieme. Controllo il telefono e trovo un
sms.
Papà.
“Scusa
tesoro non c’è l’ho fatta a venire, ci
vediamo sabato prossimo, Baci papà.”
Ecco
lo sapevo mi ha dato buca di nuovo, proprio oggi che per noi
è un giorno
importante. Oggi arrivano i nonni da New York. È da Natale
che non li vedo e mi
fa piacere poterli riabbracciare, anche se loro non sono stati molto
carini con
me. Da quando è nata Sam, nonno Richard e nonna Margaret (da
lei ho ereditato
il mio secondo nome) hanno cominciato ad avere più interesse
per lei. Forse perché
Sam è sempre stata una bambina dolce e raffinata, proprio
come loro ed io il
maschiaccio di famiglia. Be perché loro sono
ecco… benestanti. Si dice così che
è ricco, no? Io odio i ricchi, quelli che pensano di poter
comprare tutto con
il denaro, che tutto gira intorno ai soldi e al lusso. Be, in effetti,
la casa
dei nonni a New York è una reggia rispetto alla nostra. Ma
una cosa non si può
comprare con i soldi: l’affetto dei propri cari. Tipo il mio
se potessero,
comprerebbero anche quello! Voglio bene ai nonni ma non sopporterei mai
di vivere
con loro. È per questo che quando vengono in visita qui da
noi io e papà ci
divertiamo a prenderli in giro. È l’unico che mi
capisce. Sì ma oggi non sarà
così, non oggi. Sono sola e papà non è
qui.
<<
Lila, Sam venite, sono arrivati i nonni >> urla mamma
dall’ingresso.
<<
Arriviamo >> rispondo.
Ed
eccoli lì seduti sul divano, perfetti, senza un capello
fuori posto; anche mamma
si è sistemata e ovviamente anche Sam. Io a confronto sembro
uscita dallo zoo.
<<
Nonni come state? >> chiedo.
<<
Lila, tesoro, come
sei cresciuta, sei
cambiata sai >> mi dice la nonna stritolandomi.
Aspetta
ma che significa? Sono cambiata in meglio o in peggio?
<<
Nonno sempre in forma eh? >> dico salutandolo.
<<
Io sì,
sempre >> risponde.
Io?
Perché si è soffermato sul pronunciarlo?
Perché io no?
A
salvare la situazione arriva mamma con il caffè, altrimenti
gli avrei risposto
e non so se sarei riuscita a controllarmi.
Il
weekend passa in fretta e per fortuna stanno per andarsene. Finalmente.
Sì
domani dovrò tornare a scuola, ma almeno casa mia
ritornerà “normale”.
<<
Alice non ci credo, non può essere vero >>
dico.
<<
Lila ti dico di
sì, sono in tour e
venerdì saranno qui >> risponde.
<<
Sarebbe fichissimo vederli dal vivo >> dico stupita.
Wow
i Blu Rock a Millville, il mio gruppo preferito sarà qui.
<<
Sarà
impossibile però trovare i
biglietti >> continuo.
<<
E qui ti sbagli
>> risponde.
<<
Perché,
hai i biglietti? >> chiedo.
<<
No, no, io no, ma
Cathy sì >>
risponde.
<<
Cathy ha i biglietti? E come li ha avuti? >> chiedo.
<<
Il manager della
band conosce suo padre
e in cambio della sua sponsorizzazione gli ha regalato tre biglietti
>>
risponde.
<<
Non ci posso credere
e due sono per noi?
>> chiedo.
<<
Ovviamente, Cathy ci vuole bene, sa quanto ci teniamo >>
risponde.
<<
Devo chiamarla per
ringraziarla, a dopo
>> dico riattaccando.
Sono
al settimo cielo, i Blu Rock qui e li potrò vedere dal vivo.
È un sogno, ditemi
che non mi risveglierò.
<<
Cathy? >> dico.
<<
Scommetto che hai parlato con Alice, non è vero?
>> chiede.
<<
Infatti, non so come ringraziarti, farò di tutto per
ricambiare il favore
>> rispondo.
<<
Non serve, ci
vediamo il venerdì
pomeriggio così ci potremo preparare per bene, magari chiamo
la mia estetista
di fiducia >>dice.
<<
Perfetto, a venerdì allora >>dico riattaccando.
La
settimana passa lentamente, forse per l’ansia del concerto,
ma finalmente
stasera li vedrò. Passo
a prendere Alice
e insieme prendiamo l’autobus per andare a casa di Cathy. Lei
vive fuori città,
per questo non ci vediamo spesso. Arrivati davanti al cancello di casa
sua, si
scorge l’enorme villa. Si capisce che è ricca.
Però Cathy è l’eccezione che
conferma la regola, lei non se la tira come la maggior parte delle
persone
“benestanti”.
<<
Cathy, siamo noi >> diciamo all’unisono al
citofono.
<<
La signorina Bermut arriva subito >> risponde la sua
governante.
Appena
arriva Cathy ci conduce verso camera sua. Ad aspettarci c’era
qualcuno: l’estetista
e il parrucchiere di fiducia di Cathy. Ci prepariamo tutte e tre e non
mi
lasciano capacità di scelta. Hanno deciso tutto loro, ma mi
fido dei loro
gusti. Un abitino nero ricco di balze, i capelli ondulati, sciolti al
vento e
un tacco che non avrei ma pensato di indossare. Quando mi guardo allo
specchio,
non mi riconosco. Non sono io. Io non sono bella. Questo look non mi
rappresenta, è più vicino a quello di Sam. Cathy
prende la sua auto e tutte e
tre ci dirigiamo verso lo stadio, dove si esibiranno i Blu Rock. Appena
arriviamo ci mettiamo in fila per entrare. Durante la lunga ed
estenuante
attesa, noto un gruppo di ragazzi che mi sembra di conoscere. Per la
confusione
non riesco a capire chi siano. Ma certo, è Luck e il suo
seguito. Fantastico,
adesso anche lui mi vedrà così. Dovrebbe farmi
piacere che lui, proprio Luck
sia qui, ma perché? Non pensavo gli piacessero i Blu Rock.
Lui non mi nota,
forse non mi riconosce nemmeno. Finalmente la fila si muove e riusciamo
a
entrare.
Il
concerto è fantastico, peccato che sia durato poco. Be tre
ore di concerto,
però per me sono volate. È quasi l’una
e devo essere a casa al massimo tra
mezz’ora. Ci dirigiamo verso la macchina ma non possiamo.
È scoppiata una
rissa, giù al parcheggio e quindi non possiamo andare via.
Volano calci, pugni,
ma tra la confusione riesco a scorgere lui, Luck. Sembra molto
aggressivo, non
conoscevo questa parte di lui. Be in realtà non so niente di
lui, non lo
conosco nemmeno, Però ha un non so ché di
affascinante. Forse è il suo essere
misterioso che mi attrae. Per fortuna arriva la sicurezza a fermare la
rissa,
così potremo raggiungere la macchina. Appoggiato sul cofano
della nostra auto,
c’è un gruppo di ragazzi. Sono loro. È
Luck. Ci avviciniamo per cercare di
farli spostare e lui mi vede. Il suo sguardo è diverso
rispetto a quello di
quando mi chiede le risposte durante i test a scuola. Lui mi guarda,
guarda me.
<<
Ci conosciamo?
>> chiede.
<<
Sì, siamo nella stessa aula di chimica >>
rispondo imbarazzata.
<<
Non mi ricordo una ragazza così bella in classe con me, come
ti chiami?
>>chiede.
<<
Lila >> rispondo.
<<
Lila, Lila non mi dice niente >>dice.
<<
Sono la sorella di Samantha Montgomery >>rispondo.
<<
Samantha? Tu sei quella Lila? Non sembri nemmeno tu
>>dice sorpreso.
<<
Ah, bene, lo prendo come un complimento >>rispondo.
<<
Voleva esserlo, bene allora ci si vede a scuola, Lila >>
dice.
<<
Ciao Luck >>termino.
No.
Ho detto il suo nome senza che lui si sia nemmeno presentato. Ora
sembrerò una
delle sue aspiranti ammiratrici. Speriamo che non se ne sia accorto. Si
spostano dall’auto e ci lasciano passare, così che
Cathy ci possa
riaccompagnare a casa. Finalmente aggiungerei. Appena arrivo a casa,
mamma è
sul divano, forse mi stava aspettando. Sono in ritardo di quasi
un’ora, sarà
arrabbiata con me.
<<
Lila tesoro, ero in pensiero per te >> dice vedendomi
arrivare.
Wow,
lei era in pensiero per me. Stasera non sembra abbia bevuto, forse
perché
domani tornerà papà. Perché
sì, domani verrà papà, non mi
darà buca di nuovo.
Mi
sveglio con il profumo dei muffin della mamma. Forse papà
è già arrivato. Prima
di correre giù per le scale mi guardo allo specchio, una
cosa nuova per me. Oh
mamma, sembro un panda! Ho gli occhi neri dal trucco della scorsa
notte. Ero
troppo stanca per struccarmi ed ecco il risultato. Cerco di porre
riparo ai
miei guai post-trucco e scendo in cucina.
<<
Papà >> esclamo vedendolo.
<<
Lila, amore mio, sono felice di vederti >>dice.
<<
Mi sei mancato tanto, dimmi che ti fermerai per un po’
>> chiedo
speranzosa.
<<
Oggi è il tuo giorno fortunato, perché mi
fermerò per un paio di settimane
>> risponde.
Lo
afferro per il collo e lo stritolo a me. Mi è mancato
poterlo fare. Lo faccio
solo con lui, con mamma e Sam no.
Il
tempo con papà passa in fretta, ed è
già ora di tornare a scuola. Come ogni
giorno, appena arrivo a scuola sono invisibile, nessuno mi guarda,
nessuno mi
saluta. Però oggi è diverso, Luck mi conosce. E
se mi conosce lui, sono quasi
popolare! È così che Sam lo è
diventata. Appena lo vedo nei corridoi e gli
passo accanto, lo saluto, ma lui non ricambia. Forse non mi ha visto.
Arrivo in
classe e mi passa davanti per andarsi a sedere dietro. Allora prendo
coraggio e
lo saluto, di nuovo. E di nuovo lui non ricambia. Ma ora è
diverso, mi ha guardato
negli occhi, non può non avermi visto. Perché non
mi saluta? Al concerto era
così carino con me, cosa sarà cambiato?
Alla
fine delle lezioni decido di parlarne con Alice e Cathy e loro mi danno
la
risposta più ovvia. Non ero io al concerto, la balenotta dai
capelli rossi. Era
l’altra parte di me, l’altra Lila, quella che non
conosco. La parte bella di me
che non sapevo esistesse.
<<
Lila non ti merita >> dice Alice.
<<
Infatti, Lila, lascia stare >> continua Cathy.
<<
E allora chi mi merita? Nessuno, perché nessuno mi vuole
>> dico
demoralizzata.
<<
Non è vero >>dice Alice.
<<
Ci tieni davvero a farti notare da Luck? >> dice Cathy.
<<
Sì,
è l’unica cosa che desidero adesso
>> rispondo.
<<
Allora diamo inizio l’operazione NLDL >> dice
Alice.
<<
Cos’è l’operazione NLDL?
>> chiedo incuriosita.
<<
Nuovo look di Lila >> risponde.
<<
Ci potevamo arrivare >> dice Cathy scherzosa.
Scoppiamo
a ridere tutte e tre e con un gesto (quello di tutti per uno e uno per
tutti)
diamo il via al nostro piano.
Cathy
e Alice stilano una specie di giornata tipo che inizia alle sei del
mattino.
<<
Impossibile ragazze, io non mi sveglierò mai alle 06.30 e
poi c’è un’ora e mezza
prima di andare a scuola, cosa dovrei fare tutto quel tempo?
>> chiedo
sbalordita.
<<
Lila, hai detto che ci tenevi a farti notare da Luck >>
dice Alice.
Annuisco
perché in fondo hanno ragione.
<<
Allora lascia fare a noi >> termina Cathy.
Alla
fine della loro consultazione, cioè due ore di attesa, mi
consegnano in pratica
quella che sarà la mia vita da domani.
Ore
06.30: Yoga mattutino.
Ore
07.00: Colazione (ovviamente hanno eliminato tutti i grassi e il mio
amato
cioccolato).
Ore
08.00-16.00: Scuola.
Ovviamente
c’è il pranzo in mezzo e al posto del mio amato
panino al burro di arachidi ci
sono una misera insalatina e un frutto.
Ore
16.00-18.00: Palestra a casa di Cathy.
Ore
18.00-19.00: Compiti.
Il
resto della “giornata” è libero. Grazie.
Ah e ovviamente cena salutare.
<<
Ragazze non pensate davvero che io possa seguire questo ritmo a lungo
>>
dico.
<<
Lo farai per tutto il tempo necessario, fino a eliminare il soprannome
“balenotta dai capelli rossi” >> dice
Cathy.
<<
Tranquilla, ti aiuteremo noi >> mi rassicura Alice.
<<
Va bene, grazie
dell’aiuto, a domani
>> dico.
Le
saluto e mi dirigo verso casa con questo foglio/inferno che da domani
diventerà
realtà.