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Autore: thedevilsmile    26/09/2013    3 recensioni
Direste mai che io sia la famigerata Bandit Lee Way? Che io sia la figlia di niente meno che Gerard Way e Lindsey Ballato? No, e non vi biasimo, nessuno lo direbbe.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bandit Lee Way, Bob Bryar
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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I'm not a Way.

 

 

Sento qualcosa di un po' troppo insistente farmi male al braccio. Credo che sia un gomito, e precisamente il gomito del mio compagno di banco; Daniel.

Grugnisco per farlo smettere, odio quando fa così.

Un altro colpo, più forte. Apro gli occhi e mi sveglio del tutto rendendomi conto della situazione.

Punto primo; sono a scuola.

Punto secondo; mi sono addormentata durante l'ora di matematica.

Punto terzo; la professoressa mi ha chiamata e Daniel ha tentato di svegliarmi evitando di far capire alla vecchiaccia l'evidenza.

Punto quarto, ultimo ma non meno importante, anzi; lei ora è davanti a me che mi fissa orrendamente incazzata.

La donnaccia porta una gonna lunghissima nera, stretta forte dalle dita affusolate e rugose che stanno tormentando il tessuto come se fosse il mio collo. I capelli raccolti in uno chignon sono leggermente spettinati e il viso, di solito diafano, sta cominciando a tingersi di un colore che, sotto a una certa luce, potrebbe sembrare.. rosso fuoco.

Alza una mano verso di me e punta il dito a pochissimi centimetri dal mio viso, sono ufficialmente fottuta.

<< Signorina Way! Ma cosa credi, di essere a casa tua?! Qui non siamo in una scuola privata, tesorino, e se hai intenzione di fare quello che ti pare solo perché sei la figlia di.. >> comincia lei, ma decido di non farla finire.

Odio quando mi ribadisce da dove provengo.

<< Mi scusi professoressa, mi ero distratta un attimo e mi sono appisolata. Sono molto stanca. Le prometto che non succederà più. >> le dico sorridendo appena, niente da fare.

La vecchia continua a osservarmi dall'alto del suo metro e cinquanta scarso, ghigna e poi, come se fosse un giudice, mi fa sapere la mia condanna. << D'accordo, ma le regole di questa scuola sono uguali per tutti. Quindi.. >>

Anche stavolta non la lascio finire, che senso avrebbe?

<< In presidenza. >> la precedo io alzandomi e raccogliendo la mia preziosa giacca di pelle nera con qualche borchia oro sulle spalle. Non la guardo nemmeno e imbocco la porta.

Il corridoio è freddo e vuoto, un po' come me in questo momento.

Arrivo al mio armadietto e lo apro, nella parte destra vedo le foto della mia famiglia e appena sotto uno specchio che ho attaccato io.

Fisso la mia immagine.

I capelli scuri mi ricadono sul viso, non sono né lisci né ricci, sembrano un mosso venuto malissimo. Gli occhi di uno stupido color marrone chiaro sembrano particolarmente spenti oggi, o forse sono io che non mi accorgo del fatto che siano sempre spenti. Il mio viso è diverso sia da quello di mio padre che da quello di mia madre, è arrotondato e grasso, maledettamente grasso. Abbasso gli occhi sul mio corpo; non ho seno, la pancia si vede anche da sopra al felpone e le mie gambe sono enormi e mollicce, contando che sono alta uno e uno sputo, direste mai che io sia la famigerata Bandit Lee Way? Che io sia la figlia di niente meno che Gerard Way e Lindsey Ballato? No, e non vi biasimo, nessuno lo direbbe.

Sospiro, chiudo l'armadietto con un colpo secco e imbocco la porta d'uscita, non andrò dal preside. Me ne andrò in qualche paesello sperduto del Canada e non tornerò mai più.

Aspetto un pullman qualsiasi mangiandomi nervosamente la pellicina del pollice. Finalmente salgo e un forte odore di fumo misto a umidità mi avvolge e mi trascina verso il sedile di un probabile stupratore.

Ma che me ne importa? Sono un anticoncezionale naturale.

L'uomo, che scopro chiamarsi Bob, adora parlare. Ha una barba bionda abbastanza lunga e un piercing al labbro sinistro. Porta una benda al polso e la cosa mi incuriosisce parecchio.

<< Posso chiederle cos'ha fatto alla mano? >> mi decido a chiedere alla fine e, credetemi, sembrava che aspettasse solo quello.

<< Ho dei problemi che mi perseguitano da anni, ragazzina, sono apparsi quando suonavo e ho dovuto abbandonare tutto. >> risponde quasi come se stesse sognando, nonostante tutto sorride ricordandolo, dev'essere stato uno dei periodi migliori della sua vita.

<< Suonava? E che cosa? >>

<< La batteria. In una band di maniaci psicopatici. >> ridacchia lui e il mio cuore si alleggerisce.

Anche papà suonava da qualche parte, una volta, ma appena glielo chiedo preferisce non parlarne. Da quello che ho capito su internet si chiamavano My Chem qualcosa. Non me ne sono mai interessata ma ora, non so spiegarmi il perché, avrei davvero voglia di saperne un po' di più.

<< Oh, capisco. E le piaceva? Intendo, suonare con un gruppo di malati mentali? >>

<< Moltissimo. Sai, erano la mia vita oltre che la mia carriera. Stavamo insieme non per i soldi, non per la fama, non per il denaro. Stavamo insieme perché, a parte tutto, noi eravamo semplicemente cinque amici. In fondo, a nessuno fregava un cazzo di fare carriera, volevamo divertirci, ubriacarci e renderci ridicoli. Tutto il successo è arrivato dopo, l'abbiamo accolto a braccia aperte ma non era quello che cercavamo. >>

<< E questa band, esiste ancora? >>

Bob abbassa lo sguardo e si stringe forte il polso fasciato, credo che cerchi di farsi male per trattenere il dolore. Mi sembra abbastanza chiaro, ora, che il gruppo si è sciolto. E non credo proprio che si tratti di uno scioglimento pacifico.

<< No. Quei quattro l'hanno fatta finita circa undici anni fa. >> sospira alla fine senza incontrare il mio sguardo attento.

<< Mi dispiace. >> commento io, non posso dire altro, purtroppo. Anche se la data dello scioglimento di questo famoso gruppo coincide esattamente con la fine di quello di papà.

Butto il pensiero in qualche angolo della mia mente, è possibile d’altronde, ogni anno sono a migliaia quelli che prendono strade diverse.

<< Anche a me. Eravamo bravi, sai? Anche dopo che me ne sono andato, erano rimasti così bravi che.. >> lascia la frase in sospeso trattenendo le lacrime che ormai sono diventate molto dure da tenere dentro; << che il loro scioglimento mi ha fatto rimanere di sasso. E poi non sai, oltre che a essere amici tra due di noi c'era qualcosa in più! >>

Sorrido, capitava spesso d'altronde, e ora potevo anche comprendere il loro scioglimento.

<< Eh già, tra il cantante e il chitarrista c'era qualcosa di molto speciale. >> racconta lui e io ridacchio.

<< Tra il cantante e la chitarrista, vorrà dire. >> lo correggo.

Lui mi guarda basito e io mi spiego; << Ha sbagliato il genere, ha detto 'il'. Al maschile. >>

<< Perché, tesoro mio, 'il' è esattamente quello che volevo dire. >> mi risponde ghignando.

Rimango leggermente sconvolta. Non ho nulla contro ai gay, il mio migliore amico lo è, ma questa scoperta accende qualcosa in me. Non so definire cosa, ma lo sento molto, troppo, vicino per giudicarlo normale.

<< E chi erano? >> chiedo subito mentre la mano comincia a sudare intorno al mio giubbotto spiegazzato.

<< Carissima, uno era il famoso Frank Iero.. >> comincia lui interrompendosi di colpo.

Rimane zitto.

No, non posso aspettare oltre, io devo sapere tutto!

<< E l'altro?! >> dico ansiosamente.

<< E l'altro, principessa, è niente di meno che quel frocio di tuo padre. >> ridacchia lui mentre, alzandosi, va verso la porta del pullman e scende.

Mio padre? Mio padre è gay? No, sta con mia madre da moltissimo ormai e poi, come fa a sapere che sono sua figlia? Ma quel Frank..

Un momento. Fermi tutti. Io so chi è Frank!

Frank, Frank Iero, il papà Di Cherry e Lily, il marito di una delle più care amiche di mia mamma, Frank il chitarrista dei.. dei.. My Chemical Romance.

Il respiro si spegne non appena la mia mente formula quelle tre semplicissime parole. Non può essere. Mio padre era il cantante, lo zio Mikey il bassista e Frank era il chitarrista oltre che l'amante di Gerard. Di mio padre. Del mio sangue.

Balzo in piedi e corro fuori dall'autobus facendomi investire da una pioggerellina fine ma fitta e da un'aria che mi riempie i polmoni di freddo e di energia. Mi guardo intorno, cerco ovunque quel barbone biondo ma non lo vedo.

Mi appoggio stancamente a un paletto e scopro di non avere più la giacca. Preoccupata realizzo di averla lasciata sul pullman e mi metto a correre ma, non appena attraverso la strada per raggiungere la fermata seguente, la vedo su una panchina.

Non ci sono mai stata qui, io. La alzo e un biglietto di carta bianco sporco cade a terra.

Lo raccolgo e lo apro piano, sembra molto delicato. Una scrittura fitta e poco comprensibile fa capolino e io la leggo a malapena, con le lacrime agli occhi.

'Non importa come ti vedi, come pensi di apparire o come ti mostra lo specchio. Sei identica a tuo padre Bandit, quindi sii come lui, non mollare mai principessa.'

Piangendo alzo gli occhi al cielo, non so se è stato tutto frutto della mia immaginazione ma ora so, ora capisco finalmente.

<< Grazie. >> sussurro fissando il grigio scuro delle nuvole e poi, finalmente, abbasso lo sguardo e mi dirigo verso una meta certa.

Verso casa. 

 

 

Buonasera a tutti,

molti di voi si staranno chiedendo che cazzo sarebbe questa stupidaggine. Ebbene, posso rispondervi. E' una One Shot, la seconda che posto c: okay, non è niente di speciale e, okay, fa abbastanza schifo ma mi è venuta in mente stamattina mentre - in balia della tristezza più assoluta - fissavo il mare di nebbia che mi circondava sul pullman per andare, ahimè, a scuola. *piange ogni sostanza possibile*

diciamo che mi aspetto solo insulti da questa.. cosa.. però sarei comunque contenta di riceverli in una recensione. altri chiarimenti? sì. Bandit in questa OS fa la parte del brutto anatroccolo, scusate l'inverosimile, so anche io che dall'unione di Gerard e Lindsey non nascerà mai niente che non venga subito classificato come perfetto ma.. vabbè.. lasciate vagare l'immaginazione.

Boh, che vi devo dire ancora? 

Amo Bob.

addio <3

Love,

Esse_effe


  
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