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Autore: Laninthesky    26/09/2013    1 recensioni
Katniss Everdeen, la Ragazza di Fuoco, il volto della ribellione.
Peeta Mellark, il ragazzo in grado, con poche parole, di accendere gli animi di tutto Panem.
Gale Hawthorne, il braccio armato della rivolta.
Finnick Odair, il martire, il cui sangue ha redento il Paese.
Sono loro gli unici autori del cambiamento? Sì, secondo i libri di storia.
Ma sono tanti gli eroi che si sono mossi nelle retrovie: rimasti nell'ombra dell'oblio, dimenticati dai più. Questa è la storia di uno di loro: Blight Lannister, il Golden Devil del Distretto 1.
Genere: Angst, Avventura, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Altri tributi, Annie Cresta, Finnick Odair, Johanna Mason, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
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Affondo, parata, scarto laterale. Rondata, ancora affondo, flic indietro. Posizione di guardia, finta e colpo di grazia. Ripeto l'esercizio per l'ennesima volta, quella mattina, sotto lo sguardo attento e impassibile di mio nonno: ho il fiatone e mi fanno male le braccia, ma so che, per lui, queste non sono scuse valide per interrompere l'allenamento. Ricomincio dall'inizio, ignorando le proteste dei miei bicipiti indolenziti: colpo di taglio, scivolata a terra, colpo con l'elsa. Affondo, parata, scarto laterale. Eseguo correttamente la rondata e l'affondo, ma arrivato al momento del flic indietro, perdo la presa sulla spada, che schizza via ad un paio di metri dai piedi del mio allenatore.

Oh, ma scusate, non mi sono nemmeno presentato: il mio nome è Blight, Blight Lannister. Come tutti qui, al Distretto 1, ho un nome piuttosto scintillante: siamo pieni di Blight, Light, Shine, Sparkle, Glimmer e di una ventina di altri nomi che, in un modo o nell'altro, si ricollegano all'aura dorata e patinata che aleggia intorno all'1. Personalmente, a me il nome Blight fa pensare alle blatte. Sì, quegli orrendi ed enormi scarafaggi che destano l'orrore anche del più brutale dei Vincitori.

E dire che qui ne abbiamo tanti: ogni anno, agli Hunger Games, i Tributi dell'1 sono fra i più temuti dell'arena. Per quale motivo? Semplice: in barba ad ogni regola, molti ragazzi dell'1 si addestrano in Accademie specializzate, arrivando a diventare dei killer provetti prima dei quattordici anni. Molti ragazzi, ma non tutti: io, per esempio, ci ho provato, ma mi hanno escluso all'esame di ammissione. “Corporatura gracile e salute cagionevole”, hanno detto.

Cavolate: ho quindici anni e non sono molto alto, questo è vero, ma non sono affatto esile. Insomma, non per vantarmi, ma ho le spalle larghe, il petto ampio e parecchia forza nelle braccia: la verità è che mio padre, Skyler Lannister, è una figura piuttosto scomoda, per Capitol City: uno di quelli che seduce adolescenti carine ovunque vada. Ed essendo un vincitore degli Hunger Games, ha viaggiato parecchio, credetemi: mi autodefinisco figlio unico, ma ho il leggero sospetto che, anche se morissi, grazie a mio padre non ci sarebbe pericolo che i Lannister rimangano senza discendenti. Mia madre, invece, è di Capitol City: mi ha letteralmente recapitato al Distretto quando avevo pochi giorni, per non farsi mai più vedere.

Per questo è mio nonno che mi ha cresciuto: un uomo anziano, calvo ma con una barba bianca e foltissima. Un po' strano, forse, ma sicuramente di buon cuore. Proprio per questo, quando mi hanno rifiutato all'Accademia a sei anni, si è infuriato da morire: era più che convinto che suo figlio avesse pestato i piedi a qualcuno, nella Capitale e che, inevitabilmente, loro avrebbero preso la loro vendetta mandando me nell'Arena. Quindi si è rimboccato le maniche e mi ha allenato lui: prima della scuola, dopo la scuola, prima di andare a dormire e persino durante la notte, con assalti a sorpresa che mi svegliano di soprassalto. Nella mia vita, praticamente non ho fatto altro che allenarmi: prima sugli elementi fondamentali della ginnastica - perchè sì, non sarò un armadio, ma sono parecchio agile -, poi sull'uso delle armi.

Dopo quasi nove anni di allenamento, posso dirvi che ho tre grossi punti di forza: il corpo a corpo con spada e scudo, il tiro con l'arco e l'agilità. Punto. Non ho il fisico adatto per cimentarmi con armi come lance, asce e tridenti. Non sono abbastanza forte per poter ingaggiare un corpo a corpo a mani nude con un Favorito. E a lanciare coltelli faccio letteralmente schifo.

Nonno dice che sono un bel tipo: simpatico, divertente e pieno di energie. E che, oltre tutto, non sono nemmeno brutto. Ma questo lo dice perchè è mio nonno. Sì, beh, ecco, insomma, non sono il classico figo dell'1: non sono alto, biondo, abbronzato e con gli occhi azzurri. Ho i capelli di uno strano color rosso scuro: credo che precisamente siano color granato, ma sotto particolari luci tendono quasi a sembrare violetti. Chissà, magari è un risultato delle mie discendenze della Capitale: forse mia madre si è tinta i capelli di viola per talmente tanto tempo che, alla fine, sono rimasti di quel colore. I miei occhi sono grigi e chiarissimi: un po' troppo grandi, forse, ma vivaci e brillanti. Si intonano bene con il mio colorito pallidissimo, quasi smorto. Insomma, sono un po' strano: forse è per questo che, a parte Ross, praticamente non ho amici.

«Blight, vuoi fare attenzione? Te l'ho detto mille volte: quando salti, appoggiati a terra con una mano e con l'altra tieni ben salda la presa sulla spada. È inutile che tu saltelli a destra e sinistra se poi finisci per disarmarti da solo!» sbraita mio nonno, completamente fuori di sé.

«Sì, hai ragione, scusa!» provo a dire, sorridendo e grattandomi la nuca sudata: fa tanto il duro, ma so che è terrorizzato. Perchè? Perchè oggi ci sarà la mietitura, ovvio! Nonostante non abbiamo bisogno di tessere e, di conseguenza, il mio nome sia presente nell'urna soltanto tre volte, mio nonno è convito che quest'anno Wes Mikaelson, l'inviato di Capitol City per le mietiture, estrarrà il mio nome. Ma lo dice ogni anno, quindi io cerco di essere abbastanza tranquillo. Dopotutto, anche se mi estraessero, il Distretto 1 ha sempre una ventina di scemotti pronti a fare a botte per salire sul palco per primi e offrirsi volontari, giusto?

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«Mia madre è decisamente fuori! Mi ha lanciato un incantesimo portafortuna. Un incantesimo portafortuna, ti rendi conto?» Ridacchio per la rabbia del mio migliore amico: Ross Dixon è, probabilmente, il sedicenne più razionale ed intelligente che sia mai esistito. Un vero portento, se consideriamo che l'adolescente maschio medio del Distretto 1 è un gorilla alto dal metro e ottanta in su che è sì e no in grado di articolare una frase di senso compiuto. Con la sua astuzia sarebbe sicuramente in grado di vincere gli Hunger Games, se non fosse per un piccolo ma non esattamente trascurabile dettaglio: Ross non può camminare. Una rara malattia l'ha colpito quando era piccolo, paralizzandolo dal bacino in giù.

«Oh, non dirlo a me, fratello! Sono due settimane che mio nonno mi fa fare degli allenamenti assurdi. Ho le braccia nello stesso stato in cui erano quando hai provato a passarmi sopra con la sedia a rotelle!» borbotto stancamente.

Un'altra persona si sarebbe seriamente risentita per il mio commento. Ma non Ross. Lui si limita a ridacchiare e a colpirmi la spalla con un pugno. Noi scherziamo sempre su queste cose. Insomma, lui è un paralitico, io sono un mezzo Capitolino destinato a diventare carne da macello: sono cose che non puoi evitare, quindi tanto vale riderci su.

«Guarda che posso spingermela da solo, la sedia a rotelle. Non è necessario che mi scarrozzi in giro per il Distretto, sai, Blight?» dice, improvvisamente serio: di solito cerchiamo sempre di essere allegri, per farci forza a vicenda. Ma, sai com'è, quando stai per affrontare una maxi-lotteria che potrebbe portarti alla morte è piuttosto difficile essere allegri. «Nah, dopotutto, il dolore è soltanto debolezza che lascia il corpo, giusto?»

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Dopo la registrazione, io e Ross ci siamo separati: ora lui è due file avanti a me. So che è stupido, ma mi piacerebbe averlo accanto a me: ho l'abitudine di stritolare la sua spalla quando sono nervoso e ora non ho nessuna valvola di sfogo. Nel settore dei sedicenni, sono fra i più piccoli: sono circondato da ragazzi alti e muscolosi. Il più magro fra loro peserà dieci chili più di me.

Non faccio nemmeno in tempo a realizzare quanto effettivamente io sia inferiore a loro, nonostante tutto il mio allenamento, che il sigillo di Capitol City appare sul maxi-schermo davanti al Palazzo di Giustizia: dopo l'inno, si susseguono le immagini di cannoni, guerra e sangue, introduttive alla prosopopea sul Trattato del Tradimento. Alla fine del filmato, Wes prende la parola: i suoi capelli rosso sangue mi fanno rabbrividire.

Ci saluta con la sua voce suadente, annunciando con la sua pronuncia strascicata la solita formula di rito: «Possa la buona sorrrrte esserrrre semprrrre a vostrrrro favorrrre! E orrrra, estrrrraiamo il nome della nostrrrra corrrraggiosa guerrrrierrrra.» Sorride affabile, mentre ficca la sua mano grassoccia nell'urna ed estrae una candida strisciolina di carta: «Jamie Whitmorrrrre!»

Il mio cuore perde un battito: non è possibile. Non Jamie. La conosco: è una bambina di dodici anni che abita poco lontano da casa mia. Avete presente le ragazze bellissime e letali del Distretto 1, che di solito si vedono agli Hunger Games? Ecco, fissate bene nella vostra mente queste immagini, perchè vi mostreranno chiaramente tutto ciò che Jamie non è. Lei è piccola, minuta, gentile ed altruista: la sua unica pecca è quella di essere nata in una famiglia troppo povera, troppo numerosa e troppo bisognosa di tessere per sopravvivere senza il suo aiuto.

Ritorno a respirare solo quando una ragazza bionda fa il suo trionfale ingresso in scena, salendo fiera sul palco e prendendo posto accanto a Wes: a quanto pare, anche quest'anno abbiamo un agnello sacrificale. La ragazza sorride radiosa, mentre annuncia a tutta Panem il suo nome: Amber Ravenwood.

Non la conosco, ma non ci vuole di certo molto a capire che Amber è una Favorita con i controfiocchi. Nessuno fra noi maschi più grandi rimane indifferente, mentre lei sorride dolcemente verso di noi, agitando la mano: una ragazza del genere con trucco e vestiti adatti farà innamorare mezza Capitol City, senza dubbio.

Ma Wes sembra avere fretta di avere anche il suo secondo Tributo. Il mondo sembra fermarsi, sospeso in una bolla di febbricitante attesa. E la voce di Wes, sempre calma e lenta, giunge alle mie orecchie così ovattata che, effettivamente, non capisco il nome del Tributo maschio. Ma chissenefrega, tanto ci sono i Volontari.

Mi guardo intorno, per cercare di visualizzare il promettente maschione che quest'anno andrà a farsi sbudellare nell'Arena, ma non vedo niente. Mi innervosisco, quando noto che gli occhi dell'intera fila di potenziali Tributi dietro a me mi sta fissando con insistenza. Mi spavento a morte quando, volgendo lo sguardo verso Ross, lo scopro girato verso di me, mentre mi guarda. È pallido. E trema. Pessimo segno.

«Allorrrrra, dov'è il nostrrrro Trrrributo? Blight Lannisterrrr, sul palco, ORRRRA!» Quelle parole mi investono come un treno. Non è vero. Non è possibile. I volontari! Dove sono i volontari? Qualcuno si offrirà, di sicuro: mi guardo intorno, ma tutto ciò che riesco a captare sono sguardi freddi e indifferenti.

Ormai intorno a me si è creato il vuoto: sono isolato, facilmente individuabile. Due Pacificatori mi afferrano per le braccia e mi portano sul palco. Non so cosa succeda dopo: so solo che faccio fatica a respirare e il mio cervello si annebbia, rendendomi incapace di ragionare.

Ricordo solo dei flash indistinti, di momenti staccati: la voce ovatta di Wes che annuncia l'inizio ufficiale dei sessantaseiesimi Hunger Games. Io che salgo le scale del Palazzo di Giustizia. Un panorama alla finestra, mentre aspetto qualcosa.

Vorrei dire che, superata la paura iniziale, mi sono preparato ad affrontare quest'avventura con coraggio ed ardore. Ma non è così: la verità è che io non sento niente. Vivo questa situazione con la vaga consapevolezza che, probabilmente, sto sognando. Devo essermi lasciato suggestionare dalle chiacchiere di nonno, sicuramente. Fra poco mi sveglierò nel mio letto, sudato e ansante, ma al sicuro.

Ma quando il Pacificatore di guardia spalanca la porta della stanza in cui sono tenuto in ostaggio, quello che vedo mi manda nel panico più totale. Nemmeno nei miei sogni più fantastici avrei mai immaginato di vedere mio nonno in lacrime.

 

 

 

NOTE DELL'AUTORE: Salve gente! Primo esperimento con una long - e con le FF in genere! L'idea è nata dopo l'ennesima rilettura della trilogia: non ho intenzione di anticipare troppe cose, ma ci tengo ad anticipare che questa FF non cambia in alcun modo i fatti narrati dalla Collins. Mi limito a prendere in prestito alcuni dei suoi personaggi e il suo universo, ma la storia di HG, CF e MJ non sarà alterata in alcun modo. E questo qualche indizio sul destino del povero Blight ve lo darà di sicuro! Spero che questo personaggio possa piacervi quanto piace a me, perchè ci ho messo tutto il cuore per creare questa storyline. E sì, qualche capitolo è già stato scritto, ma la storia generale è già stata tutta pensata: quindi, piuttosto che pubblicare i primi capitoli a raffica per poi bloccare la storia per periodi abbastanza lunghi, mi riservo di aggiornare ogni 7-10 giorni. Ultima cosa: so perfettamente che Blight è il nome del Vincitore del 7, ma il nome mi piaceva, quindi l'ho preso in prestito. Mi raccomando, fatemi sapere che ne pensate! Sono accetti anche commenti del tipo "mi fa schifo, datti all'ippica!" I prossimi capitoli saranno tendenzialmente più lunghi del prologo, enjoy!
EDIT: Ho fatto un casino con l'HTML, quindi riposto la storia perchè non riesco a modificarlo. Non linciatemi, vi prego! ç_ç

  
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