Estrinseco l'intrinseco
di un geroglifico di silenzi;
una sigaretta clandestina
in un riverbero
che mai si consuma
tra falangi usurate
di coiti interrotti.
Il tuo epitaffio
sui polpastrelli
cola
come ciglia inespresse,
una peristasi di organi
arzigogolati
in una metastasi domenicale,
un pranzo numerale
di elucubrazioni confezionate
come spermatozoi in vitro.
Siamo un emesi di palpebre,
un parto mai concepito,
sputato
senza un arto
tra le sue capsule piramidali.
Ho arcuato il tic tac
di un tempo espettorato
con i suoi fumogeni
senza fauci,
il morire tra le lancette
in fuga
per un dedalo di pistilli
gravidi
espulsi
sterili
tra le narcosi sinaptiche
di un'endovena di vertigini
e brochures
di propagande solari.
Elucubro tempi
che circolano coagulati
in un ipotalamo
inarcatosi
alle geometrie in disfatta,
assuefatte
ai miei rivoli sospesi
che precipitano in sordina.
E qui
sui miei tasselli sparsi,
rapsodie in risacca
fagocitano
stazioni di posta
per frazioni di mani
che mai si intersecano.
Il tuo epitaffio
sui polpastrelli
cola
come ciglia inespresse,
una peristasi di organi
arzigogolati
in una metastasi domenicale,
un pranzo numerale
di elucubrazioni confezionate
come spermatozoi in vitro.
Siamo un emesi di palpebre,
un parto mai concepito,
sputato
senza un arto
tra le sue capsule piramidali.
Ho arcuato il tic tac
di un tempo espettorato
con i suoi fumogeni
senza fauci,
il morire tra le lancette
in fuga
per un dedalo di pistilli
gravidi
espulsi
sterili
tra le narcosi sinaptiche
di un'endovena di vertigini
e brochures
di propagande solari.
Elucubro tempi
che circolano coagulati
in un ipotalamo
inarcatosi
alle geometrie in disfatta,
assuefatte
ai miei rivoli sospesi
che precipitano in sordina.
E qui
sui miei tasselli sparsi,
rapsodie in risacca
fagocitano
stazioni di posta
per frazioni di mani
che mai si intersecano.