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Autore: eergy    26/09/2013    2 recensioni
Quando si fallisce è facile tornare con la mente a tutte le volte in cui ci si è sentiti allo stesso modo, è questo quello che pensa Phobe prima di tornare con la mente a quattro anni prima, durante la gita scolastica dell'ultimo anno a Praga.
Dalla storia:
"Mi sono sentita così anonima dopo quella notte"
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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"Mi sono sentita così anonima dopo quella notte"

 

Non so bene cosa fare, mi sono presentata in camera tua con una scusa ed ora me ne sto qui, sul letto accanto al tuo, a fingere di oziare. Non so cosa fare ma non sono in imbarazzo, è così semplice stare qui e parlare di niente con te.
Ci pensi tu a reagire, nemmeno me ne accorgo finché il tuo cuscino non mi colpisce in pieno viso. Sono veloce anch'io e tento di colpirti una, due volte. Alla terza ci riesco e tu mi butti sul tuo letto. Rimaniamo così, distesi l'uno affianco all'altra, sento la tua testa che preme contro la mia. Penso che è davvero strano come sia stato semplice ora che ci ho messo una pietra sopra, sono qui con te e sono l'unica a cui stai dando retta, l'unica a cui dai retta da due giorni.
Non riesci a stare fermo, mi tiri i capelli una volta e mi ritrovo tirata verso il tuo viso. Mi fermo, o ti fermo, giusto in tempo, il mio naso quasi sfiora il tuo, ci guardiamo e so di essere arrossita quasi quanto te. Mi stendo di nuovo e rimaniamo così, non serve parlare; mi perdo nei miei pensieri giusto un attimo prima di essere tirata di nuovo dalla tua mano nei miei capelli. Questa volta non mi fermi, o forse non ti fermi, e il bacio ha il sapore del sollievo, dell'attesa, della scoperta. Sono io ad approfondirlo o sei tu? Non ho il tempo di chiedermelo davvero, la porta si apre e non importa chi entra, tu sei scomparso sotto le coperte e io non posso far altro che fingere di dormire.
Ti colpisco un paio di volte, non voglio farti male, voglio solo dirti 'sono ancora io, siamo gli stessi di prima'. Gli altri parlano ma non importa e presto escono. Non è più così semplice stare qui con te. Ti alzi e io fingo di dormire per non dover parlare con te. Sono brava a fuggire ma cerco di restare, mi faccio forza e cerco di trattenerti. Sei bravo quanto me a fuggire ed è quello che fai, anche se ti vedo ancora qui a trafficare con la valigia.

Esco ed è così che finisce, è in questo istante che finisce.


Mi dici che parleremo, fuggi dalla mia compagnia, mi fai aspettare i ciliegi e poi mi dici quello che già so.

 

Ti guardo tormentarti su come liquidarmi, sarebbe facile se mi lasciassi una spiraglio. Mi immagino a rassicurarti che non ci tengo a buttare quella semplicità a parlare di niente per un bacio. Non serve a niente immaginare, se inizi a fuggire non ti guardi indietro, lo so per esperienza;  tu non fai altro che fuggire, ma da cosa? Continuo a chiedermelo.

 

È finito tutto quella notte, quando si è aperta la porta. 
























Note a piè pagina
Non sono una scrittrice nemmeno alla lontana, ed il mio rapporto con l'italiano è spesso controverso, quindi se qualche anima pia, che non ha proprio niente da fare, vorrebbe betare la storia è la benvenuta. 

  
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