Wit, roed, oranje. Een afscheid
Nemmeno una settimana fa, nella sede dell’Ajax, lui era di fronte a me, col suo sorriso pieno di aspettativa. Mi ha chiesto di impegnarci al massimo per vincere il World Youth. Ha detto: “Lo chiedo a te ufficialmente, Brian, perché sei tu che li guiderai”. E io gli ho risposto che non lo avrei, non lo avremmo deluso. Ci siamo dati la mano, quasi come a suggellare un accordo; a ripensarci, sento ancora il calore della sua stretta, forte, aperta, fiduciosa com’era lui.
E oggi siamo qui, io e i ragazzi, a posare fiori su una tomba che sembra finta da quanto è nuova.
È una giornata nuvolosa, non fredda ma umida, e tutti quanti noi indossiamo già abiti pesanti.
Abbiamo portato anche qualcos’altro: le nostre maglie della nazionale. Uno a uno, le posiamo sulla lastra di marmo che reca il nome e le date di nascita e di morte. Finché la lastra non scompare sotto una sola macchia arancione.
Kramer era un tecnico e un talent scout, e con queste parole penso di rendergli onore per come meritava. Perché non tutti sono capaci di girare il paese per guardarsi le partite dei ragazzini, per scoprire chi tra loro abbia quella scintilla che scocca quando talento, passione, entusiasmo e tenacia emergono tutti insieme. Non tutti sono capaci di dare fiducia a un marmocchio, di diventare una cosa a metà tra un maestro e un padre, pur sapendo – anzi, proprio per questo – che tra qualche anno il detto marmocchio spiccherà il volo, giocherà nella Eredivisie e in nazionale, sarà sulle pagine dei giornali e li dimenticherà. Molto più facile allenare una squadra di prima grandezza e prendersi i flash dei fotografi.
Kramer non era così. Lui amava andare in cerca e scoprire.
Ricordo quando lo incontrai per la prima volta, nel campo della mia prima squadra. Fu dopo una partita, avevo dodici anni. Me lo presentò il mio allenatore:
“Brian, questo è meneer Kramer, ha assistito alla partita e gli è molto piaciuto il tuo gioco. Dennis, questo è il nostro regista, Brian Cruyfford”.
Lui aveva sessant’anni passati e i capelli già tutti bianchi, eppure mi tese la mano come si fa con un adulto:
“Molto lieto, Brian, sono Dennis Kramer. Hai giocato veramente bene”.
“Grazie, signore” risposi, stringendo la mano che mi tendeva. Ero emozionato; era la prima volta che qualcuno si presentava salutandomi da uomo a uomo, fino a quel momento avevo ricevuto solo cenni del capo, pacche sulle spalle o – specialmente dalle donne – carezze sui capelli.
“Hai mai pensato che potresti diventare un professionista?”
Beh, avevo sognato di diventare un campione, come tutti i bambini che giocano a calcio: m’immaginavo stadi immensi pieni di tifosi urlanti, una maglia gloriosa, ma non avevo nessuna idea di quanto concretamente ciò potesse costare in termini di lavoro e di sacrificio. Lui invece andò subito al punto.
“Un professionista?”
“Sì, uno che gioca al calcio per lavoro”.
“Mah, veramente…”
“Sai che sarà faticoso, vero?”
Non lo sapevo, ma in quel momento mi fu immediatamente chiaro. Come mi fu chiaro che, se ci fosse stato quel signore dall’aria così ammodo, che presentandosi mi aveva stretto la mano, la fatica non mi sarebbe pesata.
Tant’è: una buona metà dell’attuale formazione dell’Ajax è fatta di ex marmocchi che Kramer è andato a scovare sui campetti di mezza nazione, da Amsterdam al più imboscato villaggio della Zelanda.
E ora che il suo corpo riposa sotto quella lastra ricoperta di maglie arancioni, forse più di un ragazzino dotato per il calcio sprecherà il suo dono perché non ci sarà lui a riconoscerlo.
Ecco perché mi fa così male sapere che non rivedrò più meneer Kramer.
***
Nota al testo. 1) Wit, rood, oranje (bianco, rosso, arancione in nederlandese): il bianco e il rosso sono i colori sociali dell’Ajax, l’arancione è il colore della maglia della nazionale dei Paesi Bassi, le due squadre di Brian. Een afscheid: un addio, un commiato. 2) Meneer Kramer: il signor Kramer. 3) La Eredivisie è la Serie A olandese. 4) Nella versione italiana di World Youth il nome del personaggio è traslitterato come Bryan Kraifort. In giapponese il nome è scritto in sillabario katakana (クライフォート ブライアン), traslitterato in rōmaji/Hepburn ku-ra-i-fō-to bu-ra-i-a-n.
Disclaimer. Brian Cruyfford appartiene al maestro Takahashi…