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Autore: Franky91    27/09/2013    3 recensioni
un'attrazione tra due persone che quando sono insieme una mette in soggezione l'altra... perchè un semplice regalo cambia le cose?
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rin, Sesshoumaru, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo 10

Sesshomaru sperava di aver fatto la cosa giusta per migliorare le condizioni del signor White alla clinica in cui era ricoverato, ma temeva una reazione da Rin, che lo faceva sentire insicuro, perché non voleva perdere quel rapporto che pian piano stavano costruendo. Sperava inoltre che Rin si convincesse a condividere la sua triste situazione con le amiche, quelle gran pettegole, ma che erano davvero delle bravissime ragazze, e che loro due trovassero del tempo per sostenere la loro amica.

Rin, seduta sul sedile della Seat di Sesshomaru, stava tornando verso casa per prepararsi per il suo turno al ristorante, nel frattempo pensava alle parole del demone.

‘Ha ragione lui, la macchina non sciupa quasi nulla, è assurda questa cosa!’, pensò sorridendo, mentre s’immetteva nel traffico di Tokyo.

Giunse a casa e trovò una Sango molto affaccendata.

“Ehi Rin, sei tornata presto; ” le disse la castana, “Ma la macchina che c’è qui sotto di chi è?”, domandò incuriosita.

“Beh, in effetti è un piccolo prestito da parte di un amico”, rispose Rin, cercando di restare molto vaga sull’argomento.

“Un amico?”. L’espressione di Sango la diceva lunga che non credeva a una sola parola della mora. “Farò finta di crederci, ma poi mi racconterai tutto, quando finisce il tuo turno”, disse con aria solenne, ma continuando a preparare i pasticcini caserecci di sua nonna.

Rin non diede peso a quelle parole e andò in camera a cambiarsi per andare al ristorante, anche se pensava che il suo turno sarebbe stato molto piatto, dato che non riusciva a concentrarsi bene, e poi non ci sarebbe stata molta affluenza.

In quel mentre, Sango era al telefono con Kagome e stavano organizzando la serata per sole donne, che avevano entrambe bigiato quella di due sere prima per stare con i rispettivi fidanzati.

“Kagome, ti dico che sta succedendo qualcosa a Rin, che richiede il nostro intervento, hai sentito ieri Sesshomaru al telefono come era misterioso”, disse la castana all’amica.

“Si lo so, ma c’è qualcosa che non quadra in questa situazione, e poi perché mio cognato si dovrebbe preoccupare così tanto di Rin, non l’ha mai fatto e comincia adesso?”, rispose Kagome, ripensando a quei graffi che erano sul collo del cognato, e in quel momento fece 2+2.

“Sango, ricordi che ti ho detto stamattina che Sesshomaru aveva dei graffi sul collo; bene, credo di sapere chi sia stata”, disse Kagome, lasciando di proposito la frase a metà.

“Non ci credo, non è assolutamente pensabile una cosa simile”, rispose la ragazza scioccata, ma continuando, “Ne parliamo più tardi, Rin sta uscendo dalla sua stanza”, disse attaccando.

Rin non badava a ciò che faceva la sua coinquilina, perciò la salutò e si diresse a lavoro.

Arrivata al ristorante, la situazione si era dimostrata un po’ più caotica di quella che si era prospettata, però è sollevata da questa cosa per il fatto che le permette di non pensare molto alla partenza di Sesshomaru.

Miroku sapeva che il demone partiva quella stessa mattina, ma non immaginava che Rin sarebbe arrivata con quell’aria che assomigliava a quella di una che sta andando a un funerale, ma vedendo che stava osservando la sala e sorrideva, si è un po’ ripreso, anche se ha comportamenti da maniaco costanti.

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Sesshomaru aveva preso l’aereo per Osaka, per incontrare l’investigatore privato che aveva ingaggiato per ritrovare i suoi genitori, che sembravano scomparsi, ma sentendo Shintaro aveva saputo che le loro tracce si perdevano a Londra, nella sede centrale della Compagnia. Sperava di trovare alcune risposte a molte delle domande che si è posto in tutti questi anni sulla scomparsa di Inuken Tashio e Izayoi.

Giunto ad Osaka, Sesshomaru all’aeroporto incontra l’investigatore, ma non cominciano a parlare del caso a lui assegnato fin quando non giungono all’albergo in cui alloggia il cuoco.

“Shintaro, che notizie hai scoperto?”, parte immediatamente Sesshomaru, senza girare intorno all’argomento che più gli premeva affrontare.

“C’è qualche fuga di notizie, ma non si sono scuciti più di tanto, hanno paura di Ryukotzusei; tiene in ostaggio le famiglie di chi lavora per lui, quindi non sono molto disponibili, ma uno coraggioso si è fatto avanti e ho scoperto che da quando i suoi genitori sono spariti nel nulla, i bersagli del boss della mafia giapponese siete diventati lei e suo fratello Inuyasha. Vi hanno sempre tenuto d’occhio e i successi in campo legale di suo fratello lo hanno reso un soggetto pericoloso per loro, perché con le sue indagini, su altre questioni, Inuyasha si è avvicinato molto a loro e ai loro affari, quindi stanno escogitando qualcosa per rovinare il matrimonio di Inuyasha Tashio e Kagome Higurashi, gli affermati avvocati che combattono contro le ingiustizie e vincono sempre”, spiegò Shintaro.

Sesshomaru era rimasto sconvolto dalle notizie appena apprese, non immaginava che le indagini di Inuyasha fossero arrivati quasi a coincidere con le sue, e era costretto a tornare dopo questo paio di giorni per discuterne con suo fratello e sua cognata.

Ma Shintaro attirò nuovamente l’attenzione di Sesshomaru su di sé.

“Ho scoperto altro, riguardo i suoi genitori”, disse l’investigatore.

Sesshomaru non disse nulla, aspettò solamente che l’altro continuasse.

“Beh, le loro tracce si perdono a Londra, ma sembra che nella sede della Tashio arrivino molte riviste di gossip provenienti dal Giappone, ma non solo pettegolezzi, risulta anche una fornitura mensile di riviste culinarie, provenienti da Tokyo, e tutte a nome della società. Questa è una cosa molto strana, perciò ho chiamato un paio di miei colleghi a Londra e sono venuto a sapere che nell’attico della società, proprio nello stesso piano dell’ufficio del direttore c’è un appartamento; e pare che vi abiti una coppia, credo che siano i suoi genitori. Inoltre a capo della società c’è il braccio destro di vostro padre, ma dalle informazioni che ho ricevuto ci sono alcune cose che non tornano”, Shintaro fece una piccola pausa; notando, in parte, lo stupore sul viso del suo cliente e dandogli il tempo di assimilare le notizie che stava comunicando.

“Questa è una cosa strana, e che altro hai scoperto?”, chiese il demone, cercando di trattenere le sue emozioni.

“Sembra che Carl Black prenda ordini da molto più in alto, e essendo lui il direttore è strano quindi l’unica ipotesi possibile sia che i signori Tashio si stiano nascondendo dal mafioso Ryukotzusei e dal suo complice, per proteggere la compagnia e la sua famiglia”, espose i fatti e le proprie conclusioni Shintaro.

“Però da quello che hai scoperto, non sono riusciti nel loro intento, se Ryukotzusei e Takemaru Sezuna stanno indagando su mio fratello e mia cognata”, disse il cuoco.

“Probabilmente tuo fratello si è messo in pericolo da solo e non per l’antico astio che Ryukotzusei provava per la vostra famiglia”, propose Shintaro.

“Shintaro, questo lo posso capire, ma oramai per come si sono messe le cose, ho necessità di discutere la questione con Inuyasha e Kagome, per il lato legale solo loro possono aiutarmi a trovare una via per la soluzione del problema, qualora i miei genitori siano nascosti, come pensiamo, a Londra. Quindi la cosa più conveniente per me è prendere il primo volo disponibile per la capitale inglese e confermare i nostri sospetti, ma sono convinto che sarebbe più sicuro che tu venissi con me, per il semplice fatto che, sempre ipoteticamente parlando, i miei abbiano preso anche loro un investigatore privato come ho fatto io, allora bisognerà unire le forze”, disse concitatamente Sesshomaru, programmandosi già un bel viaggetto.

“Hai perfettamente ragione, allora prenoterò il primo volo appena rientro in camera e ti mando un sms con l’orario. Adesso riposati e cerca di elaborare bene le informazioni di cui abbiamo discusso, perché sono convinta che la tua mente sia più brillante e troveresti anche l’ago nel pagliaio, infatti senza le tue dritte non sarei riuscito a scoprire un tubo; perciò grazie e spero di poterti essere utile in tutti i modi che ritieni possibili. Buon riposo”, disse Shintaro, con una sfumatura di gratitudine nella voce.

“Grazie a te, per il coraggio che hai dimostrato, non è facile indagare su un pezzo grosso come quello a cui vogliamo far saltare la testa in aula, ci sentiamo dopo, in caso ceniamo insieme e pianifichiamo come muoverci”, rispose il demone, pensando solo alla voce di Rin, per poter rilassare la tensione che sentiva scorrere nelle vene.

Sentito ciò, Shintaro uscì dalla camera del demone, con già il telefono in mano e le dita pronte a digitare il numero dell’aeroporto, tutto doveva essere calcolato nei minimi dettagli, per non avere problemi in seguito ed essere molto rintracciabili, infatti il suo motto era basato sulla discrezione per gli affari che gli venivano commissionati e sui quali indagava. Al momento, però, non aveva altri casi per le mani, erano anni che lavorava per poter incastrare Ryukotzusei, e finalmente grazie a Sesshomaru poteva concludere questa storia e avere giustizia per ciò che quel farabutto aveva fatto a sua sorella Ai.

Sesshomaru sapeva le motivazioni dietro le quali Shintaro aveva accettato il suo caso, anche se si erano protese per molto tempo. Aveva sentito ciò che era successo ad Ai Tengiu, una giovanissima donna con una brillantissima personalità, che era stata plagiata da quel mostro e costretta a prostituirsi, e alla fine l’avevano uccisa con brutalità. Sesshomaru pensava che sbatterlo in galera fosse la cosa migliore che potesse fare per tutte quelle ragazze e persone che sono state vittime e pedine nelle schifosissime mani di Ryukotzusei e scommettendo tutto quello che aveva, ci sarebbe riuscito, per evitare che anche un animo dolce e gentile come quello di Rin cadesse nelle trappole di quel bruto.

Quella sera a cena, il demone e l’investigatore cenarono nel ristorante dell’hotel, cercando una soluzione per partire, senza che venissero messi i manifesti da parte di giornalisti e curiosi.

Infine, trovarono una soluzione che fosse congeniale, affittare un piccolo aereo privato sotto falso nome e fare qualche scalo in più; perciò si diedero appuntamento per il mattino seguente nella hall dell’hotel molto presto, all’incirca alle prime luci dell’alba.

Destinazione: Londra.

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A Tokyo, intanto, Rin aveva finito il suo turno di lavoro e poteva tornare a casa, dato che Miroku le aveva dato la serata libera, sotto consiglio di Sango e Kagome, le quali volevano scoprire che era successo tra Rin e Sesshomaru la sera prima.

Kagome aveva lasciato Inuyasha a casa, impegnato in un caso molto delicato, e quindi aveva moltissimo lavoro da fare, costruire un’accusa solida e che non cadesse alle prime schermaglie con la difesa.

Anche per questo motivo aveva deciso di lasciarlo tranquillo e assecondare la curiosità di Sango, non che Kagome non sia curiosa, ma questa emozione la maschera meglio della sua amica, e poi è curiosa di capire che cosa intendeva Sesshomaru, i primi dubbi e sospetti le erano venuti, ma aveva bisogno di una conferma.

Entrambe le ragazze si trovavano a casa di Sango e Rin, e attendevano che quest’ultima facesse ritorno a casa, e poi secondo la visione di Sango, tempestarla di domande, cosa che non era propensa a fare Kagome, conoscendo bene l’amica.

Rin entrò in casa, e vide le sue amiche sedute sul divano a chiacchierare.

“Ciao ragazze, come mai qui?”, domandò, sospettando un’imboscata per un interrogatorio.

“Beh, volevamo fare una serata sole donne e stavamo aspettando te”, rispose Kagome, guardandola in modo obiettivo e cercando di non far trasparire la sua preoccupazione per Rin, che era molto dimagrita nell’ultimo periodo.

“Ok, allora vado a cambiarmi”, disse la mora, cercando di non velocizzare le tempistiche, voleva prima sentire Sesshomaru. Ma mentre stava pensando a lui, il suo cellulare cominciò a squillare prepotentemente, ma quando lo prese, le sue amiche notarono che gli occhi di Rin si spalancarono per la sorpresa.

“Rin, ma non rispondi al telefono?”, chiese Sango, dopo essersi ripresa dal momento di sorpresa.

“Ehm, si, vado in camera”, disse la ragazza, prima di chiudersi la porta della sua stanza dietro le spalle.

“Pronto”, disse, dopo aver premuto il tasto sul telefono.

“Ciao Rin”, una voce roca al punto giusto e soave per le orecchie delle ragazze le giunse dall’altro capo del telefono.

“Ciao Sesshomaru, come stai?”, Rin si maledisse per la banale domanda che gli aveva posto.

“Bene, tu hai parlato con le tue amiche?”, chiese lui di rimando, entrambi avevano bisogno di sentire la voce dell’altro, per affrontare ciò che li aspettava: Rin, un interrogatorio da record, mentre Sesshomaru la conferma dei suoi sospetti riguardo i genitori.

“Parlerò con loro fra un po’, hanno deciso di passare una serata sole donne, soltanto per lenire la loro curiosità e torturare me, spero di sopravvivere”, disse Rin, con una comicità e un sarcasmo nella voce che fecero sorridere il demone.

“Sopravvivrai, e poi devi confidarti con loro, sono tue amiche e possono aiutarti; non tenerti tutto dentro, non ti fa bene”, disse Sesshomaru, cercando di farle capire che era giunto il momento di confidarsi con Sango e Kagome.

“Va bene, ma tu come va, il viaggio è andato bene?”, domandò lei, non ne aveva ancora abbastanza di sentire la sua voce.

“Si, tutto bene, ma domani mattina parto di nuovo, devo sbrigare alcune cose e poi mi concedo una bella vacanza”, Sesshomaru sapeva di aver detto una mezza bugia, ma non voleva che lei si preoccupasse troppo e poi era una questione riguardante la sua famiglia e era suo dovere risolverla, anche per non rovinare il matrimonio del fratello, alla fine da questo viaggio gli avrebbe portato un regalo fin troppo speciale che non si poteva incartare, se le sue supposizioni erano corrette.

“Vacanza? E quando mai tu ti sei preso una vacanza?”, chiese Rin, cominciando già a ridere, immaginandosi la faccio del cuoco, “Mai preso una pausa in vita tua e adesso, a pochi mesi dal matrimonio di Inuyasha ti permetti questo privilegio? Davvero simpatico!”.

Sesshomaru non sapeva come rispondere, perché era la verità, dopotutto, ma ne aveva bisogno come copertura per i suoi viaggi e le sue indagini.

“Appunto perché mancano pochi mesi dal matrimonio ho bisogno di staccare, Inuyasha mi ha reso la vita difficile in questo anno, tutto ciò di cui parlava era il matrimonio e sinceramente sentirne parlare 24 ore su 24, è stressante anche per uno calmo come me”, spiegò il demone alla ragazza, che non aveva ancora finito di ridere; ma Sesshomaru la preferiva così e non taciturna e triste come quando le ha parlato per la prima volta.

“Tu calmo!? Ma dici sul serio? Ti devo ricordare ciò che hai fatto due giorni fa? Hai inveito contro Miroku per un babydoll e contro Kagura per il fatto che sia ossessionata dal sesso con te, anche se a quanto so non ha mai provato, quindi non credo che ti si possa definire calmo”, rispose la ragazza, riprendendo nuovamente a ridere.

Nel salotto, intanto, Sango e Kagome sentivano Rin ridere convulsamente, ma non riuscivano a capire chi fosse la persona all’altro capo del telefono, proprio non ne avevano la minima idea, ma lo avrebbero scoperto presto.

La conversazione tra Rin e Sesshomaru era molto piacevole per entrambi, ma ad un certo punto Sesshomaru disse: “ Rin mi spiace, ma adesso devo andare, ti chiamo io presto e mi racconterai come è andata con quelle due e come procedono i preparativi per il matrimonio”.

Rin era un po’ delusa di non poter parlare ancora con lui, ma capiva che aveva altre cose da fare e non voleva portargli via altro tempo.

“Allora aspetto una tua chiamata, mi ha fatto piacere sentirti Sesshomaru”, e detto questo, non aspettò neanche la sua risposta che aveva già riattaccato, non voleva scoppiare a piangere mentre lui era ancora in linea; erra poco che avevano cominciato a conoscersi meglio, ma Rin sentiva che tra di loro c’era qualcosa che non riusciva a spiegarsi, qualcosa che le aveva permesso di affezionarsi troppo presto a lui.

Sesshomaru, d’altro canto, capiva il motivo per cui Rin aveva chiuso la conversazione prima che lui potesse rispondere al suo saluto, e lo sentiva da come aveva pronunciato il suo nome, prima l’aveva fatta ridere e per ultima cosa, l’aveva resa triste, ma aveva delle cose da fare, anche per la sicurezza di quella ragazza così minuta che gli era entrata dentro in così poco tempo e di cui non riusciva più a fare a meno.

Sango e Kagome avevano origliato l’ultima parte della conversazione e avevano capito che era il cognato di Kagome al telefono, ma non capivano l’umore altalenante della loro amica.

Rin uscì dalla sua stanza con una tuta e una maglietta che usava solo quando non doveva uscire più di casa e si sedette sul divano, consapevole che entro pochi minuti sarebbe cominciata la tortura.

“Allora”, beh, quando Sango cominciava così la sessione di domande, voleva solo dire una cosa, si aspettava tutta la verità senza censure.

“Che vuoi sapere?” la domanda di Rin, fece sobbalzare le due, le quali si scambiarono uno sguardo stralunato, di solito dovevano tirarle fuori le parole con le pinze, invece adesso era totalmente accondiscende, ‘ma che stava succedendo?’, si chiesero entrambe le ragazze.

“Chi era al telefono?”, Kagome cercò di partire con una domanda facile e semplice, ma non si aspettava una risposta così diretta.

“Sesshomaru”, telegrafico e conciso.

“E che voleva?”, continuarono Sango e Kagome, alternandosi con le domande.

“Sapere se vi avevo detto una cosa”, altra risposta sintetica, Rin sembrava apatica, ma le due amiche l’avevano sentita ridere quando era al telefono.

“Che cosa devi dirci?”, chiesero in coro, ancora più curiose di quando avevano cominciato a fare domande.

“Voleva sapere se vi avevo detto di mio padre”, altra risposta monotona da parte di Rin, Sango e Kagome stavano cominciando a preoccuparsi sul serio.

“Tuo padre? Che è successo?”, chiese Kagome, la quale aveva intuito qualcosa, ma non riusciva a capire di cosa si trattasse di preciso.

Da quella domanda, Rin era come se fosse totalmente assente, cominciò a raccontare di suo padre, della malattia che lo aveva portato al ricovero in clinica, della sua rinuncia alla scuola d’arte e al conservatorio; raccontò loro del fatto che Sesshomaru fosse l’unico che sapesse della situazione di suo padre. Raccontò ogni cosa, ma la voce era apatica, vuota, e sul suo viso non vi era nessun segno di vita.

Sango e Kagome non sapevano cosa pensare, non riuscivano a capire come fosse possibile per una ragazza minuta e fragile come Rin, andare avanti in questo modo, rinunciando ai suoi sogni per l’amore dell’unico genitore che le restava, ma si resero conto che sembrava fragile, ma la sua forza era immensa per sopportare un peso del genere.

“Rin, perché non ce lo hai detto prima?”, chiese Sango, un po’ delusa dal fatto che la ragazza non si fosse confidata con lei, vivevano insieme, se ne sarebbe dovuta accorgere e invece nulla, non aveva capito nulla.

“Non volevo farvi preoccupare, e poi eravate entrambe impegnate e non volevo disturbare”, la mora non riuscì a finire il suo discorso.

“Anche se siamo impegnate, il tempo per te si trova sempre e poi sei nostra amica e mia damigella e testimone, quindi è un dovere confidarsi l’una con l’altra, e non solo per le cose felici, ma anche per quelle che ci fanno soffrire”, disse Kagome, avvicinandosi a Rin e abbracciandola.

Rin, dal canto suo, si rendeva conto di aver sbagliato a tenersi tutto dentro, ma non si sentiva pronta a concretizzare che a poco a poco stava perdendo anche suo padre e che l’Alzheimer gli stava portando via tutti i ricordi che condivideva con lei; perciò, quando sentì Kagome avvicinarsi e stringerla, scoppiò a piangere, metabolizzando davvero la situazione, che il padre non è più in grado di badare a se stesso.

Sango e Kagome non sapevano cosa fare per calmarla, proprio non riuscivano a risolvere la sua crisi, ma una delle prime domande che le avevano posto, diede loro la soluzione.

“Pronto?”, rispose una voce al telefono.

Chi avrà chiamato Kagome? Boh, almeno io non ne ho la minima idea, vedrò che inventarmi per il prossimo capitolo.

  
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