I denti di Rin si stringono intorno ad un pezzo di pelle e Nitori non può fare a meno di tendersi verso di lui.

Sarebbe già una situazione drammatica -meravigliosa, perfetta- se quei denti appuntiti si trovassero sulla sua clavicola o sul suo collo o su un punto meno sensibile, ma l'interno coscia del ragazzo è decisamente il suo punto debole.

E Rin lo sa, visto il tempo che passa a riempirlo di segni in posti più o meno visibili, riempendolo di brividi caldi che lo scuotono ad intervalli regolari.

Anche dopo mesi di quel trattamento, anche se segue sempre altri tipi di piacere molto più intensi, Nitori ha bisogno di nascondere il viso, premere i palmi sulle labbra per non lasciarsi sfuggire un verso che sveglierebbe tutto il dormitorio.

“Rin-senpai...” si lascia sfuggire, le gambe che in modo del tutto naturale lo attirano contro di sé, facendolo vergognare a morte per quanto poco controllo abbia su di esso.

“Senpai?” chiede Rin, guardandolo dal basso e facendo un mezzo sorriso che gli ferma il cuore.

Lo morde poi abbastanza forte da mandargli una scarica di piacere lungo la schiena, facendogli mordere a propria volta un palmo. Il palmo fa male, la gamba, che presenta il segno rosso di un morso da piccolo squalo, è tutta un'altra cosa.

“Rin.” ansima, fisicamente incapace di eccitarsi, ma mentalmente pronto a qualsiasi cosa, anche se sono solo le dieci del mattino ed hanno già fatto abbastanza da farselo bastare tutta la settimana.

Sembra che al senpai piaccia particolarmente il modo in cui pronuncia il suo nome -non saprebbe dire il proprio, è già qualcosa- perché ai denti si sostituisce una lingua altrettanto abile, che passa sui punti lasciati sulla sua pelle pallida.

Nitori si arrende ed abbassa le braccia, scivolando lungo le spalle muscolose del ragazzo, infilando le dita nei solchi che si formano quando è teso, per poi rimanere tra i suoi capelli.

Non è ancora abituato a tutto questo, ma si accorge ogni volta prima che gli è permesso toccarlo in un modo che non permette a nessun altro.

“Rin... Si vedranno all'allenamento.” soffia, tirandoselo addosso e perdendo momentaneamente il respiro nel ritrovarlo così vicino, così interessato al suo viso, adesso, che non perde un momento d'occhio.

Vorrebbe sprofondare nel materasso, ma non si muove, perché l'altro fa di nuovo quel mezzo sorriso che riesce ad uccidere ogni tentativo di fuga.

“Ti regalerò un costume più lungo.” gli risponde, prima di imbronciarsi un poco, sempre pronto a dire e fare qualcosa di estremamente imbarazzante.

Nitori non riesce ad immaginare di ricevere un regalo da lui... eppure riesce perfettamente a rendersi conto di quanto quello che sono diventati sia qualcosa di molto più importante, insperato.

Rin, l'esempio sportivo da seguire, quel bisogno di conoscerlo come l'idolo di sempre... gli sembra lontanissimo, tutto questo.

C'è qualcosa di diverso, qualcosa che, per il momento, riesce a sentire solo quando sono soli, ancora di più se sono protetti da quella stanza.

Nitori gli sorride quando si china a baciarlo e lo stringe abbastanza da fargli capire che non riuscirà a lasciarlo andare. A Rin sembra non dare nessun fastidio.

Note dell'autrice

Giuro, la mia OTP è la MakoHaru. Ma questi due sono troppo chu per non scriverci nulla. Su di loro ho scritto qualcosa di molto più angst e dettagliato, ieri, ma la pubblicherò sicuramente nel weekend, per il momento volevo annegare nei feels e scrivere qualcosa su Rin tenero ma non troppo.

Also, i suoi morsi devono essere una cosa particolarmente interessante, in certi contesti. Ed adoro Nitori, non smetterò mai di ripeterlo, anche se è buffo che si auto-censuri su certe cose.

Ultima cosa: a seconda che ci sia o meno un suffisso, “Rin” cambia la pronuncia della finale. L'ultima lettera dura un sacco e sembra una specie di lamento. A seconda del contesto può sembrare molto buffo o molto... altro.