Che cosa sta succedendo?

Tutto intorno a me è buio, non riesco a vedere niente.

Sento delle urla, qualcuno chiama il mio nome.

Hanno bisogno di me, ma non riesco a muovermi: sono come paralizzata…

Devo fare qualcosa, prima che sia troppo tardi.

Chiudo gli occhi, mi concentro e cerco di focalizzare un bersaglio, nell’oscurità che mi circonda. Lo trovo, immobile a pochi passi da me, e con una forza che non credevo di avere gli scaglio contro tutta la mia energia.

Ce l’ho fatta: ora tutto è pace, e io posso finalmente riposarmi: sono stanca, e voglio solo dormire.

“Ehi, principessa.” Una voce calda mi riporta alla realtà. Ho il respiro affannato, e tremo leggermente, stringendo le lenzuola. “Svegliati, tesoro: era solo un brutto sogno.”

Apro gli occhi, e davanti a me un sorriso gentile a darmi il buon giorno.

“Papà, sei davvero tu?”

Ride, neanche avessi detto una barzelletta, e mi accarezza la fronte, che solo ora mi accorgo essere madida di sudore. “E chi pensavi che fossi? Forza, principessa: un nuovo giorno ti sorride, e non possiamo farlo attendere.”

“Papà, ma com’è possibile che tu sia…”

Non termino la frase che sono già in macchina, accanto al mio papà, diretti verso scuola.

“Era così reale. Il sogno, voglio dire.”

“Deve averti spaventato molto, principessa.”

Annuisco, e inizio a raccontare ciò che ricordo.

“Beh, è molto semplice, tesoro: vuoi essere d’aiuto a chi ti sta vicino, anche a costo della tua stessa vita; per questo assomigli tutta alla tua mamma…”

La mamma. Vorrei poterla ricordare, ma è morta tanto tempo fa…

“Ora vai, o farai tardi.”

Esco dall’auto e salgo in classe. Mi guardo attorno cercando un volto noto, ma non riconosco niente e nessuno.

Mi sento male, vorrei andarmene e tornare a casa, col mio papà a tenermi compagnia.

Suona la campanella e sono di nuovo in cortile.

Un’auto bianca si accosta al marciapiede, permettendomi di salire a bordo.

“Principessa, com’è andata la scuola?”

“Ciao papà.”

Sono contenta: guardo gli occhi azzurri del mio papà e tutto sembra risolversi.

A scuola ero triste, mentre ora sto bene.

Dovremmo andare a casa, invece papà continua a guidare, e mi accorgo che siamo diretti verso la grande ruota panoramica del parco giochi.

“Che bello! Vuoi dire che passeremo tutta la giornata insieme? E come farai col tuo lavoro?”

Non sto più nella pelle: un giorno sola con papà!

“Tutto per la mia piccola.”

Sorrido in sua direzione, e prendo la sua forte mano, poggiata distrattamente sul cambio delle marce, tra le mie. Com’è grande… e mi fa sentire protetta.

Saliamo sulla ruota panoramica, e non ho mai provato una simile sensazione liberatoria.

Poi è il turno della casa degli specchi, delle montagne russe, della casa delle streghe.

Prima di capire cosa succede, siamo già a casa, e papà prepara la cena; in poco tempo il ramen è pronto: papà sa qual è il mio piatto preferito, e per concludere in bellezza questa giornata non ha voluto farlo mancare in tavola.

“Buona notte, principessa.”

Sono già a letto, e papà è chino su di me; mi da il bacio della buona notte e fa per andarsene.

“Resta, papà. Non andare via.”

Mi sorride, e anche se è buio nella stanza mi sembra che sia un pochino triste. Forse si è stancato oggi, oppure ha dovuto rinunciare a un lavoro importante, per stare con me. Mi sento tanto in colpa.

“Ti sei divertita oggi?.” Si siede sul letto e la luce della luna fa brillare i suoi capelli argentei.

“Certo. Ed è per questo che non voglio che tu vada via.”

“Dormi, principessa, e fai bei sogni.”

“Papà! Papà, non lasciarmi sola…”

“Ehi, piccola. Va tutto bene?”

Apro gli occhi e a stento riesco a mettere a fuoco la figura china su di me.

“Mi-Michiru… Dov’è? Dov’è andato?” Mi metto a sedere e cerco di abituarmi all’oscurità della stanza.

“Calmati. Avrai fatto un brutto sogno.”

Scuoto la testa e asciugo le lacrime. “No. Era qua. Il mio papà era qua. E ora non c’è…”

Silenziosamente, anche Haruka si avvicina al mio letto. “Hai sognato, Hotaru. Il tuo papà non c’è più… lo sai…”

Abbasso gli occhi e mi fisso le mani. È vero: io non ho più il mio papà.

“Ricordi cos’è successo ieri?” domanda Haruka, e avverto una punta di apprensione nella voce.

Tutto inizia a tornarmi in mente: la battaglia, la Principessa in pericolo… non era un incubo, ma la realtà.

“Sei crollata subito dopo aver sconfitto il nemico, e ti abbiamo portata a casa.”

Ho sognato. Il parco giochi, il ramen… tutto un sogno. Un bellissimo sogno.

Eppure era così vero. Potevo davvero abbracciare il mio papà, stare con lui…

“Però il mio papà c’era veramente…” cerco di ribattere, sapendo tuttavia di comportarmi da bambina sciocca.

“È il tuo desiderio, piccola.” Michiru mi accarezza la testa e mi fa stendere nuovamente sotto le coperte, rimboccandole. “Hai sognato il tuo papà perché è il tuo desiderio, poter stare con lui.”

Sorrido, perché so che è la verità.

“Ma con voi sto bene” cerco di scusarmi prima che possano pensare che non voglia più stare con loro.

Ridono tutte e due, ma non mi prendono in giro. “Lo sappiamo” assicura Michiru. “Ma ciò non toglie che hai sognato il tuo papà.”

“E i sogni, dopotutto, non sono altro che desideri di felicità.”

***
Che ne dite, gente? Sono ancora in grado di scrivere, o è meglio che cambi mestiere? XD
Il tema a cui mi riferisco è Wish, della Writing Community Frammenti, e spero di esser riuscita a scrivere ciò che serviva ;)

Ringrazio chi leggerà e chi lascerà detto ciò che pensa. E dico grazie anche a chi ha avuto la pazienza di leggere e commentare la fic "Un amore tutto... mio".
Alla prossima ;)
Kla