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Autore: dangerouskl    28/09/2013    0 recensioni
' L'amore è solo un sentimento colmo d'odio che appena si arrende alla consapevolezza di non essere abbastanza porta alla voglia di distruggere chiunque con quella violenza che non cesserà di manifestarsi finchè ognuno di voi non cesserà d'esistere. '
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le urla strazianti si facevano sempre più vicine, e ci volle un po’, per realizzare in quali casini si stava mettendo adesso Al. Stavolta, aveva proprio centrato il punto di debolezza del nemico.

La voce che sentivo in lontananza, apparteneva a una ragazzina, una di quelle ragazzine ancora vergini di vita, una di quelle bambinette da quattro soldi, che farebbero di tutto pur di diventare grandi, e di crescere in fretta, senza pensare al fatto che per crescere prima del tempo, avrebbero potuto tranquillamente scegliere di vivere come me.

Mi accostai alla finestra, e constatai che le voci provenivano dalla camera affianco, buttai il mozzicone di sigaretta a terra, senza minimamente preoccuparmi di chi ci fosse di sotto. Era un posto isolato, quello.

Nella mia testa, alla vista di quel cortile ormai vecchio, apparvero innumerevoli immagini, ricordi, come se le mie vittime potessero scorrermi dentro una ad una.

Era difficile dimenticare, ma ricordare era divertente.

Mi dava sempre un motivo in più per andare avanti, per continuare a distruggere, ad uccidere, e a fregarmene di loro.

Sentire i loro versi, i loro mugolii mentre ci prendevamo gioco del loro corpo, uomini o donne che fossero, era la cosa più soddisfacente al mondo. Vederli lì, uno ad uno, a terra, ogni sera, una per ognuno di noi, con le lacrime sulle guance e gli occhi gonfi, riempiva il vuoto che avevamo dentro, facendolo diventare un vuoto vendicativo.

La nostra banda, era composta da persone che, finchè non ricevevano la loro vendetta, non si sentivano mai abbastanza.

E’ sempre stata guerra, tra ciò che noi eravamo e gli altri volevano essere.

Poco importava, a me, della vittoria ormai: ogni corpo trascurato, rubato, era un trofeo guadagnato.

Avrei vinto comunque, in ogni circostanza, in ogni posizione e situazione.

Aprii lentamente la porta, e vidi lo spettacolo da pochi metri di distanza.

Al, a cavalcioni su una biondina che implorava pietà aggrappandosi ai lembi delle lenzuola che ricoprivano il letto.

- Woah, ottimo lavoro, Al. -

- Che cazzo ci fai tu qui? Questa è opera mia, non ti prenderai la ricompensa, non questa volta. -

Sorrisi alla sua risposta, notando quanto egli si aggrappasse ogni volta agli specchi, andando sulla difensiva.

Gli si leggeva negli occhi l’odio che provava nei miei confronti, e, allo stesso tempo, il terrore di mettersi contro qualcuno di superiore.

- Cosa fai con quello? - Decisi di chiedere e indicai il coltello che impugnava nella mano destra, ignorando le sue insignificanti considerazioni sul mio conto.

- Mi diverto, è questo ciò che fai tu con gli altri.. alla fine. No? - Sorrise posizionandosi meglio sul corpo della vittima, era così irritante il fatto che decidesse di porre fine alla sua vita così, in quel modo brusco, decidendo di ignorare chi, della vita, ne sapeva di certo più di lui.

- Oh dio, Al. Sai che sono più potente di te, dovresti soltanto tapparti la bocca una volta tanto, perché potrai anche aver ragione, ma con me, sarai sempre dalla parte del torto, perché i miei, di torti illegali, avranno sempre ragione. Potrei ucciderti da un momento all’altro, non cambierebbe molto, per la mia reputazione. -

Si girò di scatto, e la bionda sussultò lasciandomi scrutare con lo sguardo il taglio procuratosi dalla lama di Al.

- Nono - feci con la testa  - non è così che si gioca, Al. La vittoria deve essere immediata, non implorata, supplicata.. insomma, una vittima non deve godersi il momento, mai. -

Dissi lentamente, continuando ad avanzare verso di lui.

Alzò il coltello sul mio sguardo, e lo pietrificai immediatamente.

-Cosa vorresti fare, con quello? Uccidere un’altra donna? - dissi ridendo rumorosamente.

-Insomma.. andiamo. Sai che potrei farti molto male. -

- Devo finire il mio lavoretto, e comunque, tu non ci riuscirai mai. -

- A fare..? mh? -

- Distruggermi. -

- Oh, si, è per questo che se tiro fuori questa - dissi sfilando dalla tasca posteriore dei miei pantaloni la mia tanto amata pistola, che conosceva per filo e per segno ogni mia singola vittoria - si, oh, dicevo. E’ per questo che adesso mi guardi con quello sguardo terrorizzato, no? Perché, ovviamente, io non ti ho distrutto già. - Dissi ironicamente avanzando ancora verso il letto. - Tu vorresti praticamente dirmi che dipendi da te stesso, e non da me, che ti ho accudito e curato inizialmente, e poi addestrato nel peggiore dei modi. Wo.. Al, credevo che tu fossi più intelligente. - Decisi di fingermi dispiaciuta, intanto fissavo con lo sguardo il corpo quasi nudo della vittima.

- Non puoi uccidermi, io sono essenziale in questo branco. -

- Oh, si, essenziale, ovvio. Vedrai, vedrai come mi divertirò senza di te. Trattali bene i tuoi superiori, in un altro mondo che ancora non ti appartiene: non sei riuscito ad aggiudicarti un posto degno del cognome che porti, neanche all’inferno. - Così conclusi, puntando la pistola sul suo petto, e l’urlo terrificato della ragazzina, che ormai si ritrovò col suo corpo morto fra le braccia, mi fece capire che la vera guerra, aveva appena avuto inizio.

- Sono tornata, esseri insignificanti. Sono tornata per distruggere ogni minima cosa che vi sia sempre appartenuta, compresa l'anima che giace dentro di voi, perchè è di essa che mi nutro, è grazie ad essa, se posso uccidervi senza pietà. Sono tornata, per essere il più irraggiungibile dei tuoi sogni, e la tua più grande e insanabile voglia di vendetta.  -

  
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