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Autore: oswin_    28/09/2013    5 recensioni
Dal testo:
«Santana!?»
Neanche se ne accorse, la latina, del cigolio della porta che anticipò il richiamo del suo nome. E quella voce…… fu quella voce a risvegliarla dai propri pensieri.
Un incrociarsi di sguardi, lo si potrebbe definire un qualcosa da niente, ma quell’incrociarsi di sguardi portò con sé talmente tanti ricordi che non poté essere ignorato. Fu come un TI AMO che non sarebbe mai stato sussurrato, ma ci fu. Erano due sguardi capaci di parlare, capaci di raccontare tutta una vita.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La flebile luce dell’antica abat-jour illuminava, a intermittenza, il foglio sopra al quale Santana batteva nervosamente la penna: la concentrazione, in quei giorni, era più scarsa del solito. Nonostante gran parte delle lezioni alla succursale della NYADA trattavano il ballo sotto l’aspetto pratico, almeno una volta ogni mese ci si ritrovava a dover studiare per un esame teorico che avrebbe influito parecchio sul proseguire dello studio. E quello era il punto debole della ragazza latina, o forse era colpa del periodo: ambientarsi alla NYADA si era rilevato più complicato del previsto. Molti gruppi di amicizie erano già saldamente formati al suo arrivo, e con sua grande delusione non era riuscita a trovare nessuno che l’accogliesse.
Certo, c’erano sempre i soliti leccapiedi, quegli amici falsi che Santana teneva accanto a sé solo per convenienza: alcune persone non cambiano mai, e sotto l’aspetto dell’essere “stronza”, neanche Santana sarebbe mai cambiata. Qualche amico situato in alto avrebbe sempre fatto comodo, questo nessuno l’avrebbe mai messo in dubbio.
Da un lato c’erano gli amici falsi, e dall’altro quelli veri: il pensiero si posò immediatamente su Rachel e Kurt. Spesso Santana risultava ancora arrogante nei loro confronti, ma stava provando a dare il meglio di sé almeno quando era in loro compagnia: l’avevano accolta in quella che era la loro dimora, e la latina gliene sarebbe stata eternamente grata.
La cosa peggiore, in tutto ciò, era però il fatto che continuasse a mancare una presenza, quella che da sempre era stata la sua ancora di salvezza e che temeva aver perso per sempre: i giorni si susseguivano colmi di una monotonia a dir poco agghiacciante, cosa alla quale Santana non era affatto abituata. Avrebbe voluto con tutta se stessa uscire, divertirsi, stringere amicizie da poter realmente definire tali, ma qualcosa la bloccava sul punto di partenza. Doveva riprendersi, doveva ricominciare a vivere e lo sapeva, ma le sembrava una cosa drasticamente impossibile. Si stava limitando a sopravvivere, sopravvivere ad una giornata, sopravvivere alle occhiatacce di alcune pettegole, sopravvivere alla sofferenza di essere distante da Lei. Sopravviveva limitandosi a dedicarle ogni più singolo pensiero, ma non viveva. La voglia di divertirsi che chiunque avrebbe sempre attribuito a Santana Lopez in quel periodo iniziava a venir meno, e ogni tentativo di Kurt e Rachel destinato a far divertire l’amica risultava vano.
Dopo aver esalato un profondo respiro, Santana si alzò dalla sedia sulla quale era stata seduta fino a quel momento e lasciò cadere la penna sul foglio bianco. Una goccia d’inchiostro nero fuoriuscì dalla stilografica, andando a posarsi sul foglio e diradandosi in piccole striature scure. La ragazza latina osservò per qualche minuto il nascere di quella macchiolina nera, prima di voltarsi e allontanarsi dalla scrivania. Giunta al letto scostò il lenzuolo bianco perla e si infilò sotto ad esso, sistemandoselo su di sé e dando una veloce occhiata all’abat-jour che ancora si ostinava a dar un aspetto di serenità a quella stanza. Poi chiuse gli occhi, e si addormentò.

Un raggio, filtrato dalle persiane socchiuse, andò a posarsi sul lenzuolo che, contemporaneamente, veniva smosso da qualcosa al di sotto di esso.
Santana mugugnò qualche accatastamento di vocali e sollevò lentamente le palpebre, sbattendole ripetutamente prima di mettere ben a fuoco la certezza che fosse ormai mattina. Le lancette della sveglia scattarono verso le 8.00 in punto e, la ragazza latina, fermò il suono ancor prima che iniziasse a riecheggiare nell’aria, premendo un tasto situato sul retro della sveglia. “Nuovo, monotono, giorno” rifletté tra sé e sé, sistemandosi seduta a bordo del letto dopo essersi scostata la coperta di dosso. In sottofondo erano facilmente udibili le voci di Kurt e Rachel che, nel salotto, con molte probabilità erano intenti a ripassare i passi di qualche coreografia.
Dopo essersi adeguatamente vestita, Santana raggiunse i coinquilini e, dopo aver lasciato un pacifico “buongiorno”, prese la sua tazza con latte e cereali, iniziando a fare colazione.
Il suo sguardo iniziò ad osservare prima il calendario e poi il cellulare, poi di nuovo il calendario e dopo il cellulare, e così per ancora un paio di volte.
«Santana, qualcosa non va?»
La voce di Kurt riuscì a trascinare via la latina dai propri pensieri che, prontamente, sistemò la tazza ormai vuota nel lavabo, appoggiandosi poi contro al bancone e osservando i coinquilini, entrambi seduti al tavolo.
«Oggi è il compleanno di Brittany… è strano non essere con lei…»
Santana era consapevole che i  coinquilini non sarebbero mai stati in gradi di capirla: lei era amica di Brittany da tempo ormai immemore, e quella era la prima volta dopo tanto tempo che una non fosse presente al compimento degli anni dell’altra. Notando quanto Kurt e Rachel fossero rimasti quasi impassibili a quell’affermazione, la latina non aggiunse altro e, in religioso silenzio, tornò per qualche istante nella sua stanza. Giusto il tempo di prendere il borsone sportivo blu, poi uscì definitivamente dall’appartamento. Un'altra giornata alla NYADA la stava aspettando.
 
Arrivò ad una destinazione che in principio non era neanche quella, Santana, un paio di ore dopo. La discesa dall’aereo fu piuttosto burrascosa: gente che spingeva, scontrandosi con altri, bambini che correvano entusiasti, ansiosi di intraprendere un’avventura in quel luogo a loro ancora sconosciuto. E poi c’era lei, che si limitava a camminare come un automa, domandandosi se avesse fatto la scelta giusta a prendere quell’aereo che da New York l’aveva condotta a Columbus, nell’Ohio.
La domanda non cambiò neanche quando noleggiò una Ford Mustang 67 non propriamente nuova, iniziando a guidare verso quella cittadina che era stata la testimone della sua adolescenza quasi per tutta una vita.
Il paesaggio sfrecciava via e Lima si faceva sempre più vicina, mentre Santana non sapeva neanche cosa avrebbe fatto una volta giunta lì. Era andata lì per qualcuno, questo lo sapeva: ma cos’avrebbe fatto una volta ritrovatasi al cospetto di questo fantomatico qualcuno? Cos’avrebbe dovuto dire?
Erano passati così tanti mesi in un silenzio devastante, erano successe così tante cose e una non sapeva più nulla dell’altra. Strano a dirsi: loro erano sempre state così unite, nessuno avrebbe mai pensato che sarebbero arrivate a perdere i contatti così drasticamente, senza neanche dirsi addio. Forse era stato quell’amore a rovinare tutto, se non fosse mai esistito probabilmente sarebbero ancora lì. Un che rappresenta il mondo, un che vuole far capire che loro sarebbero state insieme pur essendo distanti. Ma non si poteva tornare indietro nel tempo: quell’amore le aveva consumate, e Santana ne era consapevole.
Così, immersa nei suoi pensieri, la latina raggiunse la propria meta: in metà anno che era stata via – neanche troppo tempo, alla fine – quella cittadina non era cambiata di una virgola. Forse c’era solo qualche insegna con su scritto IN VENDITA in meno, ma nulla di più. Con la stessa – scarsa –  vitalità che aveva mantenuto da quando aveva preso l’aereo a New York, Santana si ritrovò sul porticato di una casa, titubante sul da farsi. La sua mano si avvicinava pericolosamente al campanello, ritraendosi prima di suonarlo, più e più volte: ma l’impulso la fermò, obbligandola a suonare quel campanello e non a ritrarre la mano prima di aver fatto ciò.
Gli istanti che seguirono furono meticolosamente intoccabili da un qualunque suono udibile: neanche la tensione riusciva ad essere percepita da Santana che si limitava a riflettere su cos’avrebbe detto, e fatto.
«Santana!?»
Neanche se ne accorse, la latina, del cigolio della porta che anticipò il richiamo del suo nome. E quella voce…… fu quella voce a risvegliarla dai propri pensieri.
Un incrociarsi di sguardi, lo si potrebbe definire un qualcosa da niente, ma quell’incrociarsi di sguardi portò con sé talmente tanti ricordi che non poté essere ignorato. Fu come un TI AMO che non sarebbe mai stato sussurrato, ma ci fu. Erano due sguardi capaci di parlare, capaci di raccontare tutta una vita.

Seduta su una panchina, una quattordicenne con una  coda di cavallo bionda osservava silenziosamente le cheerios del McKinley, tutte prese dagli allenamenti.
«Tu devi essere Brittany.»
Lo sguardo chiaro della ragazza si alzò, incontrando uno sguardo tutto l’opposto al suo, scuro.
«Come sai il mio nome? Sei… magica?»
La ragazza latina dapprima aggrottò confusa la fronte, decidendo poi di limitarsi ad accennare una risata e a risponderle.
«Quando arriva qualcuno non ci vuole molto tempo prima che tutti lo sappiano: comunque io sono Santana Lopez, piacere!»
«Piacere mio… credo…»

 
A quel primo, brevissimo, ricordo ne seguirono poi un’infinità che raccontavano la loro storia. Sarebbero potute rimaste così, a guardarsi, per tutta un’eternità… se solo l’avessero voluto. E quelle sembravano esattamente le loro intenzioni: Brittany fissava Santana, tremolante sul porticato, e Santana fissava Brittany, appoggiata contro lo stipite della porta. Brittany e Santana, Santana e Brittany. Loro. Se una sapeva che prima o poi si sarebbero viste, e lei stessa aveva deciso di compiere l’azione di raggiungere l’amica, l’altra sperava di non dover rimanere più senza fiato davanti alla ragazza che era stata il suo primo amore.
«Cos— cosa ci fai qui?»
Santana si sentiva così impotente, incapace perfino di rispondere a quella domanda di Brittany: era persa, morta dentro, distrutta. Distrutta dalla consapevolezza di essere stata lei a mettere la parola fine alla loro storia.
«D—evo andare a trovare il professor Schuester al Glee Club… e sono passata qua p—per… Buon compleanno Brittany!»
Giustificazione più banale, la latina, non poteva trovarla: abbassò lo sguardo e, con le braccia incrociate davanti al petto, attendeva impaziente che la ragazza bionda parlasse.
«…Entra.»
Si sistemò lateralmente alla porta, dando a Santana il lasciapassare per entrare in casa e,dopo che questo venne eseguito, Brittany richiuse la porta alle proprie spalle. Camminarono in silenzio lungo tutto il corridoio centrale, una accanto all’altra, rischiando di sfiorarsi.
E accadde. Le loro mani si sfiorarono l’un l’altra, questione di un attimo e accadde. Era un tipo di contatto che aveva perso la propria esistenza mesi prima, ma quel semplice sfiorarsi testimoniò il fatto che quella realtà precedente esisteva ancora. Magari velatamente, ma esisteva. Brittany continuò a camminare, cercando di far finta di nulla, ma la latina restò immobile alcuni secondi. Il suo sguardo si spostava dalla sua mano a quella della bionda, ormai distanti, più volte nell’arco di un paio di secondi.
Scosse la testa quando vide Brittany entrare nella propria stanza e la raggiunse, ancora scombussolata per quel breve contatto. Le si raggelò il sangue nelle vene, a Santana, quando entrò in quella stanza: il comodino faceva da supporto ad una serie infinite di fotografie di quella che era la sua ex-ragazza insieme a Sam Evans, in rapporti piuttosto affettuosi.
«Non sapevo stessi di nuovo con Sam.»
Affermò, temendo una crisi di panico da lì a poco. Non si era mai sentita tanto male quanto il quel momento: sapeva che se Brittany stava con Sam, non sarebbe mai tornata da lei. Lì capì che andare a trovare la ragazza fu la decisione peggiore che potesse prendere.
«Ormai sono parecchi mesi che stiamo insieme: ci amiamo, ormai posso dirlo. E a lui non pesa la distanza.»
La forza che permetteva a Santana di stringere i pugni poco prima l’abbandonò e le sue mani si aprirono lentamente, con una lentezza tale a quella che accompagnò la comparsa di un’espressione amara sul suo volto. A lui non pesa la distanza. Cosa che aveva portato, invece, Santana a lasciare Brittany, in passato. Brittany, dal canto suo, capì dell’errore commesso nel pronunciare quella frase e se ne pentì non appena vide Santana totalmente a disagio, come poche altre volte l’aveva vista.
«Sai… Lord Tubbington e Lady Tubbington hanno fatto dei cuccioli: Baby Tubbington Primo e Baby Tubbington Secondo!»
Brittany svincolò al meglio possibile il discorso, facendo cenno con il capo verso una cesta posta accanto al letto. Dall’interno della cesta si potevano notare due minuscoli esserini grigi tigrati, e un leggerissimo sorriso passò per il volto di Santana.
«Almeno loro sono felici…»
Forse avrebbe dovuto sussurrarlo, ma quelle quattro parole uscirono involontariamente dalla bocca di Santana che quasi non si accorse di averle pronunciate. Se ne rese effettivamente conto solo quando sentì lo sguardo di Brittany imporre maggior pressione su di lei.
«Tu non lo sei? Felice intendo…»
«No…»
Brittany aggrottò la fronte a quella risposta fin troppo rapida da parte di Santana e si sedette a bordo del letto: non disse niente, era chiaro che il monosillabo pronunciato dalla ragazza latina facesse parte di una frase da completare, che sembrava però non voler essere terminata. Santana aveva stroncato quella frase sul nascere e, adesso, indecisa su cosa avrebbe detto, si limitava ad osservare quelle due palle di pelo nella cesta non troppo distante da lei. Erano così sereni, due bellissime creature dormienti. Il suo sguardo scorse lungo i profili di quelle fotografie di Brittany e Sam ancora per qualche istante, fino a che finalmente non si decise a riprendere parola.
«…non da quando tu non sei più parte della mia vita. Brittany, dal giorno in cui le nostre strade si sono divise non c’è stato minuto in cui io non mi sia pentita di averti lasciata andare. E’ stato lo sbaglio più grande della mia vita, e ne sto pagando il prezzo, ma sta diventando insostenibile anche per me. Per quanto io possa essere forte, non lo sarò mai abbastanza da resistere alla distanza che ci divide. E non solo distanza materiale, anche questa… tensione… sì, tensione… anche questa fa male. Quando ti ho detto che ti avrei amata per sempre non stavo dicendo nulla di non vero, ed è così. Io ti amo ancora Brittany, a distanza di mesi io non riesco a sopportare il fatto che tu sia felice con qualcuno che non sia io. Sarà un comportamento egoista, ma io ho bisogno che tu sia mia
Sentiva il corpo voler cedere, Santana. Dopo aver pronunciato quelle parole era sicura di poter sentire il proprio cuore voler uscire dal petto e si sentì obbligata ad abbassare lo sguardo, convinta che se avesse incrociato quello della bionda sarebbe crollata al suolo.
«Santana, io… sappiamo entrambe che è giusto che le nostre strade si siano divise. Dopo il liceo tutto cambia, la vita cambia: io sono felice adesso, è arrivato il momento che anche tu lo sia.»
La ragazza latina avrebbe voluto scomparire: perché no, lei non sapeva che fosse giusto. Lei non voleva che fosse giusto. Senza chiedere permesso si avvicinò a Brittany e lasciò che la sua mano si posasse sulla guancia della ragazza bionda. Scrutò i suoi occhi per un brevissimo istante, come ad accertarsi che potesse fare ciò che aveva in mente, e con una delicatezza indicibile sfiorò le labbra di Brittany con le proprie.
«Addio Brittany.»
Sussurrò Santana dopo essersi allontanata da quelle labbra capaci di far sparire il resto del mondo in un istante. Brittany rimase impassibile: dal momento in cui Santana le donò quel casto bacio al momento in cui l’altra ragazza abbandonò quella stanza si limitò a respirare. A fatica, ma lo fece. L’unica cosa che sapeva di dover fare, per scrollarsi il peso del mondo di dossi, era cantare: si avvicinò alla radio e fece partire una melodia, mentre la Mustang con Santana alla sua guida si allontanava dalla casa.
 
Summer after high school,                                                                                                  L’estate dopo il liceo,
when we first met                                                                        Quando ci siamo incontrate per la prima volta
We make out in your Mustang                                                                 Ci siamo dichiarate nella tua Mustang
to Radiohead                                                                                                                  Ascoltando i Radiohead
And on my 18th Birthday                                                                                E al mio diciottesimo compleanno
We got matching tattoos                                                                                  Abbiamo fatto lo stesso tatuaggio

 
Used to steal your parents’ liquor                                        Eravamo solite rubare gli alcolici dei tuoi genitori
And climb to the roof                                                                                                  E ad arrampicarci sui tetti
Talk about our future                                                                                                Parlavamo del nostro futuro
Like we had a clue                                                                                                 Come se ne avessimo un’idea

Never planned that one day                                                             Non avevamo messo in conto che un giorno
I’d be losing you                                                                                                                              Ti avrei persa

 
E mentre Brittany intonava le prime strofe di quella canzone che sembrava raccontare, sotto le righe, la loro storia, Santana metteva in moto la Mustang che aveva precedentemente noleggiato. Nonostante tentasse in ogni modo di tenere sotto controllo le proprie sensazioni, il suo sguardo sembrava in procinto di sgorgare lacrime da un istante all’altro. Era stato un enorme sbaglio andare  lì. Era stato un enorme sbaglio, qualche anno prima, trasformare la loro amicizia in un amore. Se non l’avessero mai fatto, sarebbero almeno state ancora le ragazze unite di una volta.
 
In another life                                                                                                                               In un’altra vita
I would be your girl                                                                                                               Sarei la tua ragazza
We’d keep all our promises                                                                              Manterremmo le nostre promesse
Be us against the world                                                                                   Saremmo noi due contro il mondo


In another life                                                                                                                               In un’altra vita
I would make you stay                                                                                            Farei in modo che tu restassi
So I don’t have to say                                                                                                            Così non dovrei dire
You were the one that got away                                                              Che tu sei stata quella che è andata via

The one that got away                                                                                                     Quella che è andata via
 
Quella volta era l’ultima, non si sarebbero mai più riviste ed entrambe ne erano consapevoli. Nonostante Brittany si sentisse felice con Sam al suo fianco, quando Santana le aveva dato quell’addio si era sentita svuotata di un qualcosa che non era ancora pronta a perdere. Sentiva di voler continuare a vivere nell’illusione di poter tornare con l’altra ragazza, un giorno. Però aveva preso una decisione, e ne stava pagando le conseguenze, riversando la sua sofferenza nel testo di quella canzone.


I was June and you were my Johnny Cash                                             Io ero June e tu eri il mio Johnny Cash
Never one without the other we made a pact                            Mai l’una senza l’altra, avevamo fatto un patto
Sometimes when I miss you                                                                              Qualche volta quando mi manchi
I put those records on                                                                                                              Ascolto quei dischi

 
Someone said you had your tattoo removed                      Qualcuno dice che ti sei fatto rimuovere il tatuaggio
Saw you downtown singing the Blues                                                    Ti hanno visto cantare i Blues in centro
It’s time to face the music                                                                     E’ il momento di affrontare la situazione
I’m no longer your muse                                                                                           Io non sono più la tua musa

 
Una mano a stringere il volante e l’altra a sorreggere la testa, con il gomito poggiato contro la portiera dell’automobile. Santana percepiva il calore delle lacrime scorrerle lungo le guance ma non aveva il coraggio di cancellare la testimonianza del dolore che quell’amore le stava provocando. Un amore che la stava consumando, che aveva iniziato a consumarla sul nascere. Un amore che era stato sbagliato fin dal principio.

But in another life                                                                                                                   Ma in un’altra vita
I would be your girl                                                                                                           Io sarei la tua ragazza
We’d keep all our promises                                                                              Manterremmo le nostre promesse
Be us against the world                                                                                   Saremmo noi due contro il mondo


In another life                                                                                                                               In un’altra vita
I would make you stay                                                                                            Farei in modo che tu restassi
So I don’t have to say                                                                                                            Così non dovrei dire
You were the one that got away                                                              Che tu sei stata quella che è andata via
The one that got away                                                                                                    Quella che è andata via
…the one…                                                                                                                                           …quella…
…the one…                                                                                                                                           …quella…
…the one…                                                                                                                                           …quella…
The one that got away                                                                                                     Quella che è andata via

 
Approfittando del traffico che si faceva sempre più fitto, Santana prese il cellulare e sbloccò la schermata principale. Rimase qualche istante a guardare l’immagine che ritraeva lei e Brittany quando ancora erano felici, quando erano felici insieme. Intanto, fuori, pioveva.

All this money can’t buy me                                                               Tutti questi soldi non potranno comprarmi
a time machine                                                                                                               una macchina del tempo
(Nooooo)                                                                                                                                                (Nooooo)
It can’t replace you with a million rings                           Non è possibile rimpiazzarti con un milione di anelli
(Nooooo)                                                                                                                                                (Nooooo)
I shoulda told you what you meant to me                                            Avrei dovuto dirti cosa significavi per me
(Woooooow)                                                                                                                                      (Woooooow)
‘Cause now I paid the price                                                                                    Perché ora ne pago il prezzo

 
Brittany osservò le sue foto insieme a Sam, e capì quanto fosse tutto un enorme sbaglio. Sam non era Santana, non sarebbe mai potuto esserlo: ma la ragazza latina era ormai partita, probabilmente stava già superando i confini di Lima. La ex-cheerios si avvicinò al cassetto del comò e, senza smettere di cantare, prese il suo cellulare.


In another life                                                                                                                               In un’altra vita
I would be your girl                                                                                                           Io sarei la tua ragazza
We’d keep all our promises                                                                              Manterremmo le nostre promesse
Be us against the world                                                                                   Saremmo noi due contro il mondo


In another life                                                                                                                               In un’altra vita
I would make you stay                                                                                            Farei in modo che tu restassi
So I don’t have to say                                                                                                            Così non dovrei dire
You were the one that got away                                                              Che tu sei stata quella che è andata via
The one that got away                                                                                                    Quella che è andata via
…the one…                                                                                                                                           …quella…
…the one…                                                                                                                                           …quella…
…the one…                                                                                                                                           …quella…

 
Rigirava il cellulare tra le mani, Brittany, iniziando ad abbassare il tono della voce, mentre la canzone andava lentamente a terminare. Sul suo viso i segni di un pianto indelebile, gli occhi arrossati erano diretti testimoni di quanto cantare le fosse servita da valvola di sfogo.
 
In another life                                                                                                                               In un’altra vita
I would make you stay                                                                                            Farei in modo che tu restassi
So I don’t have to say                                                                                                            Così non dovrei dire
You were the one that got away                                                              Che tu sei stata quella che è andata via
The one that got away                                                                                                    Quella che è andata via


Un’automobile della polizia sfrecciò per tutta la via centrale di Lima, terminando il suo percorso nei pressi di un burrone: i poliziotti che scesero da essa non ci misero molto a raggiungere un’automobile semi-distrutta, capovolta, che era precedentemente uscita fuori strada, probabilmente a causa del suolo bagnato dalla pioggia. Dall’altro lato della cittadina, invece, Brittany S. Pierce componeva il numero di cellulare della sua ex-ragazza e, dopo essersi rannicchiata sul letto, portò lo strumento elettronico all’orecchio, sperando con tutta sé stessa che Santana rispondesse. Ogni istante che passava andava a spegnere il barlume della speranza in Brittany, fino a che quel fastidioso tu tu non cessò di esistere, lasciando spazio ad una voce dall’altro capo del telefono.
«Pronto!?»
«Santana? Sono io, Brittan--»
«Signorina, sta parlando con la polizia di Lima… lei chi è?»
«Polizia? No… devo aver sbagliato numero.»
«Non ha sbagliato numero. Santana Lopez ha avuto un incidente stradale, è…»
E poi ci fu il silenzio.
Silenzio.
Silenzio perché Brittany non volle essere sicura di quella risposta.
Non volle crederci.
Silenzio perché non sarebbe dovuta finire così.
Non sarebbe dovuta finire.



 
 
   
 
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