Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Segui la storia  |       
Autore: Sarakey    28/03/2008    4 recensioni
Sono mesi che questa storia mi tormenta, l'ho dovuta scrivere per forza. La storia parla di Andrea, una diciottenne di Milano, con una passione sfrenata per il pattinaggio. La sua vita ruota attorno a quest'unico interesse, non ha amici ne altri hobby. E' arrivata ad un punto cruciale della sua "carriera" tra poco ci sono le Olimpiadi...quale brano sceglierà come base musicale del suo long program???
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Milano, sono le cinque del mattino di un normale, un normalissimo, giovedi di Gennaio.
Come sempre a quest'ora sono in macchina, mio papà mi sta portando alla pista di pattinaggio, la MIA pista di pattinaggio, il mio piccolo mondo sul ghiaccio.
Pattino fin da quando ho memoria, è la mia passione, l'unica cosa a questo mondo che mi rende veramente felice.
Pattino circa sette ore al giorno, due prima di andare a scuola.
La scuola...se potessi farei a meno di studiare... ma mia mamma ci tiene cosi tanto, e ormai sono all'ultimo anno.
Ho 18 anni, e dopo tanta fatica, tante competizioni è arrivato il mio momento, ciò che aspetto da tutta la vita: la convocazione alle Olimpiadi.
Non esiste cosa al mondo che desideri di più, voglio disperatamente quella tuta azzurra, quella fantastica tuta azzurra con la scritta a caratteri cubitali: Italia.
Mio padre mi dice di non crederci troppo, non che non creda nelle mie possibilità, sia chiaro, vuole solo risparmiarmi una delusione.
E' più forte di me, io ci credo. Ci devo credere!
Siamo arrivati, mi volto verso mio papà per dargli un bacio prima di scendere dalla macchina, come faccio sempre.
E' stanco, poverino continua a sbadigliare, gli costa tanto portarmi qua prima di andare al lavoro ma lo fa comunque, è un angelo.
Lo saluto un ultima volta con un gesto della mano e lo guardo allontanarsi mentre comincio a prendere le chiavi del palazzetto.
Sono sempre la prima ad arrivare, nemmeno Ivan il mio allenatore arriva prima di me.
Ivan, non potrei vivere senza di lui.
Oltre ad essere il mio allenatore, uno splendido dittatore tre vole campione del mondo, è anche il mio migliore amico. Il mio unico amico!
Entro nella struttura e accendo tutte le luci dal pannello all'ingresso.
Tempo di cambiarmi e sono già in pista. Amo questo posto la mattina presto, non c'è nessuno solo io e il ghiaccio, è la sensazione più bella del mondo.
Comincio in silenzio a scaldermi aumentando la velocità.
Sento un rumore dietro di me.
"Anche stamattina non sono riuscito ad arrivare prima di te!" dice Ivan sorridendomi mentre sistema la sua sacca su una delle panchine delle tribune.
"Non ci riuscira mai!" dico avvicinandomi "Sei vecchi, ammettilo!" Ivan si avvicina a me per darmi il consueto bacio sulla fronte.
"Si hai ragione ha 37 anni la mia vità ormai è finita!" fa il finto broncio "Dai signorina, si comincia. Oggi mi aspetto quel triplo Axel altrimenti sono guai!" mi dice serio.
"Lo so.Oggi ce la posso fare sono in forma!" e sfreccio via prima che possa dirmi altro. E' ora di pattinare.

"Allora..." temporeggia...odio quando Ivan temporeggia. Lo fa solo in due casi: o sono andata cosi da schifo che nemmeno lui ha il coraggio di dirmelo, altrimenti ho  pattinato perfettamente.
Credetemi si può pattinare in maniera assolutamente perfetta solo due o tre volte nella vita, c'è sempre qualche piccola imperfezione.
"Ti prego!" lo supplico, se deve dirmi che sto sprecando tempo e sudore che lo dica ora, sto impazzendo!
"Mi sei piaciuta!" mi dice fissandomi col suo adorabile sorriso made in Russia.
"Davvero?" sono più sorpresa di lui.
"Si, non perfetta ma oggi hai veramente pattinato bene. Continua cosi Andrea!" gli sorrido, non posso fare altro.
Esco dalla pista e mi siedo su una delle panchine per togliermi i pattini. Ormai i miei piedi sono abituati a portarli per molte ore al giorno, ma questi sono nuovi e la fase di rodaggio non è ancora finita.
So già che stasera mi faranno un male cane.
Ivan si siede accanto a me e mi fissa mentre io mi infilo i miei inseparabili calzettoni di lana rossi.
"Che hai?" gli chiedo, so che quando fa cosi ha qualcosa da dirmi. Di solito dopo l'allenamento non si ferma ad aspettarmi, va nel suo ufficio al piano di sopra e mi prepara un caffe lungo e forte, come piace a me.
"Oggi non mi prepari il caffè Ivan?" chiedo delusa.
"Andrea ti devo parlare di una cosa seria!" il suo tono non ammette repliche, è successo qualcosa. Mi volto verso di lui dandogli la mia completa attenzione.
"Dimmi!" si guarda le mani torturandosele quanto basta per farmi capire che la notizia non è delle migliori.
"Andrea, ieri ho ricevuto il risultato delle analisi. Quelle di rutine che facciamo tutti gli anni per i certificati di salute"
"E...." lo incalzo, cosa cavolo sta succedendo. Mi sto seriamente preoccupando.
"Vedi...." continua a guardarsi le mani e non guarda me, perchè?
"Ivan se devi dirmi qualcosa ti prego non girarci attorno, lo sai che lo detesto!"
"Hai il diabete!" stavolta alza lo sguardo per incrociare il mio completamente stupito.
Penso di risulatere alquanto ridicola in questo momento, ho la bocca spalancata e gli occhi sbarrati.
"Andrea non è cosi grave, è una malattia che puoi tener benissimo sotto controllo ma....."
"Mi posso scordare le olimpiadi!" finisco io la frase per lui. Sono nel giro da parecchi anni, so come funziona. Una minima imperfezione fisica e ti scartano, con una malattia come questa mi buttano fuori prima di dirmi addio.
Ivan mi abbraccia mentre io comincio a piangere, non posso credere che sta succedendo proprio a me. Dopo tutto quello che ho fatto, i sacrifici, non solo miei ma anche dei miei genitori...
Mi libero da quelle braccia amiche prima che la situazione degeneri, non voglio che Ivan mi veda piangere, non permetto a nessuno di vedermi piangere.
Mi infilo velocemente le scarpe e lascio li tutta la mia roba trane il cellulare e mi incammino verso gli spogliatoi.
Arrivata nel lungo corridoio sento una mano afferrarmi il polso, mi volto a vedo Ivan a tre centimetri dala mia faccia.
"Andrea seguimi!" mi dice sussurrando piano.
Io ancora in lacrime vengo trascinata nel suo ufficio. Un angusta stanzetta senza finestre nella quale spesso e volentieri si rinchiude per pensare alle mie coreografie.
Mi fa segno di sedermi e io lo faccio.
"Andrea..." si porta le mani sulla bocca e poi continua a parlare "Un modo c'è, io so quanto significhi per te  questa convocazione e sono disposto a ....sorvolare su questa cosa!"
Squoto la testa, non può dirmi questo "Ivan tu non mentirai per me!"
"Si che posso. La tua malattia è superficiale e del tutto innoqua, se tenuta sotto controllo. Io sono dalla tua parte solo se seguirai le mie regole. Vuoi o no giocarti questa opportunità?"
Me lo sta chiedendo ma sa già la risposta.
"Certo!"
"Allora a me non serve sapere altro!"
"Ma Ivan ci sono i controlli, un sacco di controlli come faccio a...."  
"I controlli vengono dopo, solo se vieni convocata dalla nazionale! Se non passi quella selezione non ti faranno niente. Proviamoci!" E' serio e nei suoi occhi brilla quella luce, la riconosco è la stessa che brucia nei miei: la voglia di vincere!
"Ok" una semplice parolina magica che lo fa sorridere di nuovo.
"Lo sapevo. Andrea non ce ne pentiremo!"
Ma io già so che qualcosa andrà storto.


Sono a casa. Oggi la scuola è stata un inferrno.
Non ho seguito nessune delle lezioni e la profe di Diritto oggi era più logorroica del solito.
L'allenamento oggi pomeriggio è andato abbastanza bene, anche se la notizia di stamattina ha influito parecchio sul mio modo di pattinare.
Lascio tutta le mie cose nell'ingresso e spero che la mamma metta tutto apposto, io proprio non ce la faccio.
Salgo le scale diretta nella mia camera, non ho voglia nemmeno di mangiare, ho lo stomaco completamente chiuso.
Sento un musica assordante provenire dalla camera di mia sorella.
Camilla, 13 anni, una peste che infondo adoro ma con sta musica a rotto...io ho bisogno di riposare.
Mi avvicino alla sua porta e infrango le regole ignorando completamente il cartello di divieto d'accesso che ha attaccato.
E' sul letto a pancia in giù che scarabocchia su quel suo inseparabile diario.
"Andyyyyy ma cavolo, non si usa più bussare?" mi dice sbraitando. L'adolescenza, si me la ricordo vagamente ma la mia è stata un tantino diversa da quella di mia sorella.
"Scusa Camy è che sono veramente stanca!" ammetto "Potresti abbassare la musica un tantino?"
Capisce al volo che non sto bene.
"Andy che c'è che non va?" mi chiede preoccupata alzandosi dal letto. Si avvicina allo stereo e abbassa il volume.
"Niente, oggi Ivan mi ha fatta impazzire sulla pista!" mento spudoratamente, ma non posso fare altro.
"Ah, quell'Ivan prima o poi lo strangolo!" dice afferrando un collo immaginario proprio davanti a lei "Dai sore entra che ti devo far sentire una cosa?"
"No guarda Camy preferisco andare in camera a...."
"NO NO NO!" sono ancora sulla porta ma mi sta trascinando dentro. Addio riposo!
"Dai non farti pregare, voglio farti sentire un cd! L'ho preso proprio oggi!" mi dice sorridendo mentre mi costringe a sedemi sul suo materasso a una piazza e mezza.
"Un altra adolescente anoressica che sente il bisogno di esternare al mondo quanto le fa schifo la globalizzazzione?" ipotizzo mentre lei mi gela con una dei suoi sguardi.
"No, sono un gruppo tedesco. Quattro ragazzi per l'esattezza!" mi porge un cd mentre si avvicina allo stereo per alzare di nuovo il volume.
Io fisso la custodia di plastica e mi ritrovo davanti una foto alquanto orripilante.
In primo piano c'è un tizio con dei capelli improponibili, ha la bocca spalancata manco fossi il suo dentista. Dietro di lui c'è quello che io definirei il trio medusa, tutte facce da pugni secondo me.
"Tokio Hotel?" leggo perplessa fissando quei quattro.
"SI, mamma mia Andy non puoi capire quanto amo Bill!" mi dice Camilla sedendosi in un balzo accanto a me.
"Bill??"
"Si, il cantante....questo!" e mi indica il tizio di prima, quello che mi mostra le otturazioni.
"Ma sei pazza??"
"Dai è stupendo, e poi senti che voce!"
Sulla bellezza non mi pronuncio, io di ragazzi ci capisco ZERO! Non ne ho mai avuto uno, anzi non ho mai avuto il tempo di averne uno.
Mi metto a sentire la canzone che rieccheggia nella stanza. Mia sorella mi dice che è la sua preferita e che s'intitola Don't Jump.
Seguo l'esempio di camilla e mi sdraio sul materasso vicino a lei, non è esattamente come schiacciare un pisolino ma almeno posso chiudere gli occhi e, in fondo, devo ammettere che questa canzone non è male.
Abbastanza malinconica e almeno riesco a capire le parole del testo, a differenza di mia sorella che invece non ci capisce nulla d'inglese.
La canzone finisce e parte quella successiva, il ritmo è un altro ma anche questa non è male.
Non riesco a sentirla tutta perchè mia mamma irrompe nella stanza interrompendo il tutto.
"Ecco le mie piccole pesti!" ci dice avvicinandosi per darci un bacio sulla guancia "Da quando andate cosi d'accordo voi due?" ci chiede perplessa vedendoci assieme a quel modo.
"Non è che dobbiamo sempre strapparci i capelli, esistono i momenti di tregua mamma!" dico alzandomi dal letto per spegnere lo stereo.
"Ok,ok, era solo una domanda....comunque ragazze io sto per cominciare a preparare la cena, mi potete dare una mano?"
"NO!" rispondiamo in coro io e Camilla mentre nostra madre è già sullo stipite della porta. Si volta per sorriderci retorica "Non era di certo una cortese richiesta. Filate in cucina signorine!"


Abbiamo cenato come al solito tutti assieme, aspettiamo sempre papà.
A tavolta sempre le solite domande "Com'è andata la giornata?" ecc ecc
Non ho avuto il coraggio di dire ai miei che le analisi sono andate male, non è questo il momento e prima ne voglio parlare bene solo con papà.
Cavolo sono le dieci, devo fare ancora studiare Filosofia e tocca a me fare i piatti.
"Camyyyyyyyy!" voglio sperare di riuscire a corrompere mia sorella.
"Andy scordatelo!!!" mi conosce troppo bene "Stasera tocca a te!"
"Lo so ma devo ancora studiare, vuoi che resti sveglia tutta la notte?"
Mia mamma come al solito si intromette, lo ammetto, stavolta gli ho servito il tutto su un piatto d'argento.
"Se non ti allenassi tutto il santo giorno magari riusciresti a studiare!" afferma sicura.
"Mamma, i miei voti sono buoni...non so cosa pretendi da me!" che palle finiamo sempre a parlare di questo argomento.
"Voglio che ti costruisci un futuro signorina, non puoi pattinare per sempre!" questa frase fa male, ora più che mai realizzo che ha ragione. Non posso pattinare tutta la vita, tanto meno adesso.
Abbasso lo sguardo e porto il mio piatto in cucina, non ho assolutamente voglia di litigare.
Mio papà mi segue, lui è sempre  stato dalla mia parte, gli piace vedermi pattinare è sempre stato molto orgoglioso di me.
Comincio a lavare i piatti come se non fosse nella stanza con me, mentre lui sistema le bottiglie nel frigo.
"Lo sai che tua mamma ti vuole bene!" esordisce allora.
"Lo so!"
"E' che vuole che ti costruisca un qualcosa di sicuro, per il futuro!"
"So anche questo!"
"Andrea!" si avvicina e mi mette una mano sulla spalla "Ma c'è qualcosa che non va?"
Ha sempre avuto la capacità di vedermi dentro, non mi so spiegare questa cosa ma tra me e lui non ci possono essere segreti.
Prendo un lungo sospiro e chiudo l'acqua del lavello, ormai pieno di schiuma bianca.
"Oggi Ivan mi ha dato i risultati delle analisi!" dico.
"C'è qualcosa che dovrei sapere?" è preoccupato.
"Si, hanno scoperto dalle analisi del sangue che ho la glicemia alta. E' diabete!"
Non so minimamente qual'è l'espressione di mio padre in questo momento.
So che conosce bene la situazione, sa bene cosa vuol dire per me.
Mi sento stringere, mi sta abbracciando "Andrea mi dispiace, ma è una cosa che si può gestire facilmente. Ma...."
"Niente Olimpiadi, lo so...oggi ne ho parlato con Ivan!"
Mi metto i guanti di gomma gialla e cerco la spugna nel lavello.
"Papà!" a lui lo devo dire per forza "Ivan vuole propormi comunque alla nazionale!"
Mi fissa senza veramente capire quello che sto dicendo "Papà io lo voglio fare!"
"Andrea non so se...." tolgo le mani dall'acqua calda e mi avvicino di più a lui. Lo fisso negli occhi, mi viene da piangere ma non posso assolutamente farlo.
"Tu sai quello che significa per me, magari non mi prendono nemmeno ma...devo tentare, voglio tentare!"
"Sai, vero, che se vi scoprono ci saranno conseguenze? I controlli sono rigidi e ...."
"E' il mio sogno!" sussurro.
Mi guarda negli occhi. Sa che niente mi può fermare, sono tremendamente testarda.
Sospira e mi abbraccia di nuovo "Ok, sono con voi ma la cosa deve rimanere segreta. Lo dobbiamo sapere solo noi tre, se tua mamma lo scopre..."
"Lo so" lo stringo ancora più forte, mi sta facendo il regalo più bello "Grazie, ti voglio bene!"
Mi passa la mano sui capelli "Anche io principessa!"




Sono già al palazzetto ed entro come faccio tutte le mattine.
Le luci sono accese, strano!
Entro nella struttura cercando il volto della persona che è arrivata prima di me.
Seduto sugli spalti trovo Ivan.
"Oggi mi hai battuto!" gli dico mentre lui si volta sorridente.
Ha in mano due tazze di caffè che fumano "Eccoti finalmente, si batte la fiacca è...."
"No!" mi avvicino e prendo la tazza che mi porge avvicinandola al viso quanto basta per inebriarmi di quel profumo "E' che sono stata alzanta fino a tardi, dopo a scuola ho un' interrogazione di Filosofia!"
"Capisco...." mi fa segno di sedermi accanto a lui "Allora hai parlato con i tuoi?" mi chiede sorseggiando il suo caffè.
"Solo con papà."
"E....." capisco cosa mi vuole chiedere ancor prima che lo faccia.
"Si, sa tutto! E daccordo ma a patto che la cosa resti solo fra noi tre!"
"Direi che è perfetto!" mi dice sorridendomi ancora "Va bene signorina, manca poco alle selezioni!"
"Ti prego non ricordarmelo!" già sono preoccupata di mio, se poi ci si mette pure lui siamo apposto.
"La cosa difficile Andrea, è che dovrai preparare un long programm che li stende. Hai buone possibilità ma è la creatività che vince!"
"Lo so!"
"Hai in mente qualcosa? Dico almeno per quanto riguarda la base musicale..."
"Se portassi..." comincio decisa ma mi blocca subito.
"Se stai pensando a The Shelteri mia cara, toglitelo dalla testa. Non ne posso più di vederti portare basi classiche e colonne sonore di film strappa lacrime."
"Hai ragione, ma cosa porto?" cavolo stavo proprio per scegliere quella, uffa!
"Devi trovare qualcosa di movimentato, ma non troppo. Qualcosa di nuovo, ma non estremo. Qualcosa che coinvolge, ma che non stanca!"
"Scusa ma stai parlando di un genere musicale a me sconosciuto!" dico ridendo.
"Dai Andrea, sono serio. Ti do un compito per oggi. Oggi pomeriggio potrai andare un ora prima ma mi devi trovare entro domani una base con i contro fiocchi!"
"Entro domani????"chiedo disperata.
"Signorina prima si inizia meglio è...."
"Lo so ma..."
"Niente ma, cosi ho deciso!" mi strappa la tazza dalle mani "E adesso cambiati e inizia a riscaldarti, oggi si lavora sui tolup!"



  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: Sarakey