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Autore: funklou    28/09/2013    19 recensioni
Al Norwest Christian College le cose vanno così: o sei popolare, o non sei nessuno.
Ma c'è anche chi, oltre ad essere popolare, è anche misterioso, quasi pericoloso. E nessuno sta vicino al pericolo.
Tutti sapevano quello che Luke Hemmings e i suoi amici avevano fatto.
Ricordatevi solo una cosa: le scommesse e i segreti hanno conseguenze.
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Dal secondo capitolo:
"A me, invece, non sembri un tipo così pericoloso. Forse strano" affermò Avril, senza distogliere l'attenzione dal suo libro.
"Due." Si guardò intorno, in cerca di un banco libero.
"Due?"
"Due."
"Cosa significa?" Alzò lo sguardo e lo guardò confusa.
"Sinceramente? Nulla. Quando non so cosa rispondere, o quando non voglio rispondere, dico due." Scrollò le spalle, come se fosse la cosa più ovvia e si allontanò.
"Questo conferma la mia teoria, Hemmings."
Doped!Luke
Scene di droga esplicite. Se ne siete sensibili, non aprite.
Il trailer di Two: http://www.youtube.com/watch?v=NE35nheHyZY
Genere: Drammatico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calum, Hood, Luke, Hemmings, Michael, Cliffors, Nuovo, personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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He was real.


Immaginatevi alzarvi alle 7 del mattino di martedì, dover abbandonare il vostro caldo letto, dover sopportare il freddo di febbraio e dover restare per ore in un ambiente pieno di facce irritanti. Come sarebbe il vostro umore?
Una merda, scommetto.
Per questo, Luke, appena aprì gli occhi, si stiracchiò e cominciò ad odiare la vita. Perennemente in ritardo, con gli occhi torturati dal sonno, il corpo abbandonato agli spasmi. Un quartino di eroina nella tasca destra dei jeans, un cucchiaio nello zaino su una spalla sola, un cappello di lana sui capelli biondi con una cresta disordinata: Luke era pronto a sopportare un'altra giornata al Norwest Christian College.
Arrivato nel parcheggio con Michael e Calum, si diresse presso il suo solito muretto grigio, dove nessuno si era mai avvicinato, e mai lo avrebbe fatto. Michael era silenzioso, quella mattina: probabilmente non aveva dimenticato quella discussione avvenuta al Gens. A Luke non stava bene così, ma era troppo scazzato per intraprendere una discussione. 
Tutti e tre si sedettero e Michael accese la sua sigaretta mattiniera. 
Riuscirono a passare non più di tre minuti che fece la sua comparsa Avril, con la sua espressione seria e concentrata, immersa in una conversazione con la cugina.
Una sola cosa passò nella testa di Luke: la voglia di parlarle.
Una sola ragazza, capace di catturare l'attenzione dei tre ragazzi meno raccomandabili della scuola. 

Avril's pov.

Aveva voglia di piangere, eppure annuiva a continuava a prolungare la conversazione.
Aveva voglia di tornare a Melbourne, eppure non aveva preparato nessuna valigia e continuava a vivere nella stessa casa.
Aveva voglia di restare nel suo letto, eppure continuava a camminare verso il College.
Come può una persona essere felice così?
"Se vuoi posso passarti le soluzioni di fisica, io ho già fatto lo stesso compito!" Il treno di pensieri di Avril fu fermato da Vicky, che manteneva sempre il suo sorriso vivo.
"Ti ringrazierei fino a domani se davvero lo facessi" accettò con un tono esausto. La cugina tirò fuori dalla borsa un foglio con diversi numeri stampati e glielo diede. Nel frattempo, Avril si guardò intorno, giusto per incontrare gli occhi di Luke, Calum e Michael. 
Dannazione. 
Cercò di far finta di niente e spronò Vicky ad accelerare il passo, riuscendo ad entrare dalla porta principale in minor tempo. 
Entrambe lasciarono i libri nei propri armadietti, incamminandosi poi al piano superiore, dirette in classi diverse. 
"Odio il martedì" si lamentò, sbuffando, Vicky. "Non abbiamo neanche una lezione in comune."
"Lo so. Lo odio anche io" l'assecondò l'altra, con gli occhi puntati verso il basso. 
"Dai, Avril. Fammi un sorriso! Non puoi restare depressa così per sempre." Le accarezzò la guancia con fare protettivo e un po' di pietà negli occhi. Pietà che Avril odiava. 
In risposta, annuì e basta, con già delle lacrime che chiedevano di uscire. Quando qualcuno provava a confortarla, Avril aveva una strana reazione: voleva solamente piangere di più.
Si salutarono e Vicky andò nell'aula in fondo al corridoio, mentre lei prese a camminare dalla parte opposta tra alcuni studenti rimasti a chiacchierare con pigne di libri fra le mani. 
Prima che potesse posare la mano sulla maniglia, qualcuno le afferrò rudemente il polso. Le palpitazioni le raggiunsero il cuore e la travolse una paura di chi potesse essere la persona dietro a lei. Cercò di scansare la presa, ma sembrava proprio non funzionare. Girò lentamente il capo e il cielo sereno le si riversò contro. Quegli occhi, quell'espressione per sempre apatica, quella mano fredda, quel pozzo di stranezza intorno, pronto ad ingoiarli. 
"Luke." Nna constatazione.
"Andiamo via." Una richiesta. 
Con la bocca serrata, Avril si fece trasportare da Luke fuori dalla scuola.
Voleva scappare, lo giura, ma al contempo voleva restare. Cos'era, una sorta di masochismo?
Lasciò che il suo sguardo vagasse tra i lineamenti perfetti del ragazzo, per capire le sue intenzioni, per capire Luke Hemmings. 
Arrivarono al prato che si estendeva dietro la scuola. Non c'era più nessun studente, ormai le lezioni erano iniziate. Il silenzio, solo questo c'era. Luke lasciò la presa, si sdraiò sull'erba, con le mani poste sotto la testa e gli occhi chiusi. Avril era sconcertata, incapace di fare o dire qualsiasi cosa. Così, optò per il sedersi a gambe incrociate, lasciando la giusta distanza tra lei e il ragazzo. 
Iniziò a guardarsi le punte azzurre dei suoi capelli. Doveva andare a tagliarsi i capelli, stavano diventando troppo lunghi per i suoi gusti, e voleva...
"La vuoi una sigaretta?" le chiese Luke. Smise di pensare per alcuni secondi, fissando un qualcosa, senza nemmeno rendersene conto.
"No" gli rispose infine. Certo che aveva delle strane strategie per incominciare un discorso.
Lui si strinse nelle spalle e prese ugualmente una sigaretta per se stesso. 
"Non so perché sono qui" incominciò Avril, circondandosi le ginocchia con le braccia.
Probabilmente nemmeno Luke lo sapeva, perché se ne restò in silenzio, aspirando dalla sua sigaretta. 
Iniziava ad innervosirsi, quella situazione era uno schifo. Per questo, "L'hai ucciso tu?" gli chiese la prima cosa che le passò per la testa. Sapeva che avrebbe capito il centro della questione, sapeva anche di aver fatto la domanda troppo direttamente, perché Luke aprì gli occhi di scatto. 
In quel momento, Avril aveva paura. Paura di lui, paura di se stessa, delle sue domande. 
Il tempo passava, e finalmente "No" riuscì Luke a dare una risposta. 
"Lo sapevo." Senza accorgersene, fece un sospiro. Aveva ragione, l'aveva da sempre saputo. Per quanto strano Luke potesse sembrare, non sarebbe mai stato capace di uccidere.
Luke la guardò confuso, Avril scosse la testa, come per dire "Niente".
"Era lui che ti mancava, quel giorno in bagno?" Era terrorizzata dal fatto di diventare troppo invadente, di star toccando un punto dolente, ma Luke "Sì, ma non so come tu faccia a saperlo" le rispose, subito dopo aver buttato fuori il fumo. Il suo tono di voce sembrava esser calmo, sicuramente una copertura. 
"Ero lì per caso" si giustificò allora.
Avril si sentiva in paradiso. Luke si stava confidando con lei, le stava regalando pezzi della sua vita, e ciò bastava per renderla felice. 
La conversazione apparentemente terminò, ma le sensazioni non cessarono. Avril non sapeva cosa lui avesse in mente, cose stesse provando, le importava solamente di quei piccoli segreti raccontati. Non sapeva il motivo, ma erano lì, come bisognosi di spazio e tempo, come se la presenza di uno non influenzasse sullo spazio dell'altro e riuscissero a bilanciarsi.
Avril stava bene.
Cinque minuti passarono in questo modo, e le venne in mente di approfondire l'argomento.
"Com'era lui?" gli domandò infatti. 
Lo sguardo del biondo si perse tra gli alberi del prato, i filetti d'erba, la struttura bianca del College e tutto ciò che c'era intorno.
"Reale" affermò poi, girandosi verso Avril, che rimase perplessa.
"Non capisco."
"Ashton era reale. Sono due anni che non me ne rendo conto, perché mi sembra di non ricordare più questo particolare importante." Distolse lo sguardo, solo per abbassarlo e iniziare a strappare fili d'erba. "Ho sempre dato per scontato la sua presenza, è questo ciò che fa male." 
Avril avrebbe voluto iniziare a piangere, proprio in quel momento; avrebbe voluto rimediare, fare qualcosa, invece "E come persona, com'era?" gli porse un'altra domanda. 
Vide Luke sorridere, e si sentì per qualche istante sollevata da terra.
"Ashton era tante cose: come prima cosa, un completo idiota. Aveva una strana fissazione coi pony, aveva magliette, appunto, con su quelli. Rideva in ogni situazione, con quella sua risata contagiosa, così vera, che metteva un'allegria assurda. Era un amico, il migliore. Andava in giro convinto con quei suoi capelli biondi perennemente piastrati, per i quali lo sfottevo, ma in realtà li invidiavo da morire. Ashton era felice. Era spensierato, sbadato: una volta gli avevo raccomandato di portarmi il motorino nel parcheggio della scuola, ma in quel parcheggio non ci arrivò mai, e da quel momento non ebbi più un motorino. Viveva per la sua batteria. Però non saprei nemmeno descrivertelo alla perfezione, perché non ci sono mai riuscito nemmeno nella mia testa." Sospirò profondamente e si mise a sedere, sistemandosi la cresta. 
Ad Avril non uscivano parole dalla bocca. Restava così e basta. Non aveva intenzione di aggiungere o chiedere altro alle parole di Luke, non ne avrebbe avuto il diritto. Si sentiva catapultata in una relazione che non era la sua, dove c'erano ricordi sporchi di dolore. Guardava l'espressione impassibile di lui e sapeva, dentro di lei, che fosse tutta una finzione. E non capiva. Perché nascondere il dolore? 
"Dio mio, Luke, ma dove..." Entrambi si girarono nella direzione da cui proveniva la voce, e videro Calum arrivare, giusto per fermarsi appena li mise a fuoco.
"Ehi" Luke lo salutò, ma l'altro aveva un'espressione alquanto confusa e sorpresa. Avril gli sorrise.
"Scusate, vado" cercò di rimediare, ma "No, no. Stavo per venire a cercarti" affermò il biondo, non prima di aver lanciato uno sguardo ad Avril, che li guardò attraversare il cortile della scuola, diretti chissà dove.
Esser lasciata da sola in sé non era confortante, ma in fondo era lo stesso contenta. Sentiva di aver fatto un passo avanti con Luke, di esser riuscita a farlo uscire per qualche istante da quel mondo che si era creato. E quello che era avvenuto le sembrava esser stato il discorso più interessante della sua vita. In un certo senso, aveva conosciuto il motivo principale dell'oscurità di Luke: Ashton. Se l'era immaginato esattamente così. Ne era sicura, le sarebbe piaciuto da morire conoscerlo.
In tutto questo, però, non si era accorta di aver appena saltato la prima ora di lezione e di esser sparita nel nulla. Nessuno se ne sarebbe accorto, così aspettò l'arrivo delle 9:00 per alzarsi dal prato e dirigersi verso l'entrata. Camminando per i corridoi, si accorse di aver sostituito la negatività che Jason le aveva lasciato con i piccoli attimi di felicità che Luke le aveva appena regalato. In quel momento, non seppe se fosse stata una cosa positiva. 
Le due ore seguenti passarono lisce, per fortuna. Sembrava essere una bella giornata. L'ora di pranzo era arrivata, ed Avril aspettava che Vicky la raggiungesse poco prima dell'entrata della mensa. In pochi minuti, la cugina fece la sua comparsa ed entrarono.
La solita fila per ogni cosa: vassoi, posate, bicchieri, cibo. 
Si guardavano intorno in cerca di un posto, notando che Alexia, con il resto delle amiche di Vicky, si stesse sbracciando per far segno di avvicinarsi. Avril le sorrise, dirigendosi in sua direzione, seguita da Vicky. Posò il vassoio, salutando tutte le ragazze e prese posto. 
Odiava quel cibo: lo ammetteva, era viziata sotto questo aspetto. Mangiava solo quello che le piaceva, ovvero pochissime cose, quindi aver davanti un piatto di pasta (cruda, fredda e di brutto aspetto) non la entusiasmava molto. 
Le altre stavano parlando del compito di geometria avvenuto quella mattina, mentre Avril era alle prese con un po' di insalata (con troppo aceto). Quel giorno, l'aula mensa le sembrava davvero troppo silenziosa. Alzò il capo, osservando gli altri, rendendosi conto di avere quattro tavoli più in là quello di Luke, Calum e Michael. 
Loro tre a mensa? Non era mai capitato. 
Appena posò gli occhi su quel tavolo, non poté che incontrare lo sguardo di Michael, dritto e freddo. 
E' strano come la paura possa essere provocata da un paio di semplici occhi chiari. Si mosse sul posto, dopo aver distolto lo sguardo, in suggestione. Saper di avere gli occhi di Michael Clifford puntati addosso non era per niente una bella sensazione. Cominciò a ristuzzicare la sua dannata insalata, cercando di stare attenta ai discorsi delle ragazze, ma quello sguardo era troppo potente. Perché per ogni volta che voleva accertarsi che la stesse ancora guardando, lui era sempre lì. 
Quando Vicky propose di alzarsi, Avril sospirò di gioia, pensando che quei 30 minuti fossero stati i peggiori in assoluto. Cosa quel Clifford volesse da lei, ancora non lo sapeva.
"Manca ancora un quarto d'ora, usciamo e andiamo sulle scale di emergenza?" chiese una delle ragazze. 
Tutte annuirono convinte, già dirette verso l'uscita. L'aria fredda provocò la pelle d'oca ad Avril, il cortile mezzo vuoto le si parò davanti. Si sedettero sulle scale, e la prima cosa che fece fu estrarre il cellulare dalla borsa. Automaticamente, le cadde l'occhio sulla conversazione con Luke, pronta a rileggere i messaggi che si erano scambiati. Ormai li sapeva a memoria.
"Non fare l'asociale, Avril. Dammi qua quel telefono" la rimproverò Vicky, che si sporse in avanti per levarle dalle mani quell'aggeggio, ma l'altra fu veloce a ritrarlo.
"Non faccio l'asociale" le rispose a tono, rimettendo il cellulare in borsa. Se avesse scoperto le loro conversazioni, avrebbe potuto considerarsi morta. 
Vicky la squadrò, per poi ritornare a perdersi nei suoi pensieri. Le altre parlavano, ma le due cugine sembravano vivere in mondi diversi. Non c'erano più per nessuno.
"...Vicky? Avril?" le altre le richiamarono. 
Avril uscì dal suo stato di trance, un po' persa e "Torniamo in classe?" chiese. 
Aveva notato quanto Vicky fosse sospettosa di ogni sua mossa, ma soprattutto di quanto fosse preoccupata, e questo la infastidiva troppo. Avril era nata per essere libera. 
Non ci vollero più di cinque minuti per ritrovarsi ancora tra quei corridoi del Norwest Christian College. Ora era da sola, poiché aveva corsi diversi dalle altre. Avril passava e la gente le dedicava occhiate che sembravano più che diffidenti, siccome l'avevano ormai classificata come l'amica dei tre ragazzi pericolosi della scuola. Ma a lei in realtà non importava nemmeno.
In fondo al corridoio, spedito come un razzo, Michael Clifford stava avanzando senza guardare in faccia a nessuno, con un'aria che di tranquillo non aveva proprio nulla. Passò al suo fianco e tutti gli studenti si spostarono, tranne Avril. Continuò a camminare velocemente fino a sparire ma, non appena la ragazza si girò, un'altra scena le si presentò davanti. Eccolo lì, anche Luke, che passo dopo passo le si avvicinava sempre di più. 
In realtà non stava capendo meno del niente.
E un po' l'ansia la stava assalendo.
Solo quando si accorse che Luke non avesse intenzione di cambiare direzione, ma di dirigersi dritto verso lei, capì. Voleva lei.
Infatti, quando ormai pochi centimetri li distanziavano, Avril fu scaraventa al muro. Luke non la guardava negli occhi.
Le palpebre le si sbarrarono, quel gesto inaspettato la fece rimanere di stucco. Se prima c'erano non più di cinque studenti, ora tutti si erano dileguati il prima possibile. 
Un dolore le si irradiò per la spina dorsale, un flashback le tornò in mente: stessa scena vissuta giorni fa, fuori dall'aula punizione. Probabilmente, però, in quel momento, il dolore psicologico fu più forte. Luke le posò le mani sulle spalle, bloccandogliele con forza. Il respiro di Avril era affannoso, che peggiorò quando Luke "Mi fai incazzare." le ringhiò contro. 
Non osava rispondere, non osava nemmeno cercare di capire la motivazione di tutto questo. Era paralizzata. Lo sguardo preoccupato, il petto che si alzava e abbassava irregolarmente, il cuore che le esplodeva. 
Un pugno di Luke aveva sbattuto violentemente contro il muro, a mezzo centimetro dalla testa di Avril. Questa sobbalzò, ma non le rimaneva che restare inerme e aspettare che si calmasse. 
Eppure, tra tutta quella tensione, il gesto che Luke poco dopo fece sembrava arrivare dall'altro mondo. Perché quando avvicinò il volto al suo, scatenandole mille sfumature di paura, non le fece male. Le distanze si annullarono, e il suo labbro fu catturato dai denti di Luke, che stringevano forte. Avril sussultò, ma lui non lasciò la presa, anzi, sostituì i denti con le labbra, succhiandole il labbro inferiore. Gli posò, senza nemmeno accorgersene, le mani sulle sue braccia. Ora la stranezza si faceva viva. Ma a lui bastarono solamente quei pochi secondi, ché si staccò, facendo un passo all'indietro. Finalmente, le regalò un primo sguardo, che non la fece rassicurare, perché la vedeva la rabbia, dentro quell'azzurro, dentro quell'espressione seria. Non poté non notare il pugno chiuso di Luke, le imprecazioni morte in bocca, la voglia repressa di prendere a botte il primo che gli fosse capitato davanti. Per questo, nonostante il labbro le bruciasse, non tentò neanche di preoccuparsi se le stesse uscendo del sangue. 
Luke portò lo sguardo altrove, girando la testa verso un'altra direzione, con una mano immersa con disperazione tra i capelli. Schiodò quella postazione davanti ad Avril e decise, con passo felpato, di andarsene. 
Odiava ammetterlo, ma tutto ciò aveva una conseguenza troppo negativa su Avril. Odiava ammettere di star piangendo, di esser triste per esser stata lasciata lì così, di esser stata presa di mira senza una valida motivazione. Un attimo prima Luke si confidava quasi con lei, e quello dopo la sbatteva al muro con un'assurda furia. Avril non capiva.








Hei people!

Oh mio dio, chiedo perdono. Mi presento così, dopo una ventina di giorni, con un capitolo cortissimo, mi dispiace tantissimo. Sono andata a Londra, può essere una scusa? In realtà, se il capitolo è corto, è perché non volevo peggiorare la situazione e pubblicare domani, così ho messo quello che avevo pronto. Però io scriverei tutto il giorno, per questo 'sto capitolo l'ho scritto a pezzi ogni sera verso le undici dopo aver finito di studiare. ((insane, i know))
Però avete visto, no? E' comparso Ashton, io amo troppo questo personaggio e non so nemmeno perché. 
Risponderò a tutte le recensioni del nono capitolo :)
Sono le 23:30, sto crollando, non sto neanche cosa sto dicendo, ma okaay, vado. Scusatemi per gli errori che troverete.
Ps: aiuto, il primo capitolo è arrivato a 2000 visualizzazioni. VI AMO, ciao. 
Recensite se vi va :)

Ah, mi sono dimenticata ogni volta di dirvi che questo è il mio ask, qui potete chiedermi ogni cosa che volete riguardo sia alla storia sia a qualsiasi altra cosa lol
http://ask.fm/AnnalisaSanna

  
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