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Autore: Keily_Neko    28/09/2013    1 recensioni
"Ho sempre guardato gli amori sbocciati negli Hunger Games come una forma di autolesionismo, oppure come trovate per gli sponsor: insomma, come ci si fa ad innamorare follemente in un tempo così breve? (...) Ma ho dovuto ricredermi. Perché quando sai che ti restano poche settimane da vivere, le vivi appieno."
Fanfiction sulla coppia ZanetxAlexis, tributi nell'interattiva sui 38° Hunger Games. Perché no, non potevo semplicemente tenere per me i miei sentimenti.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri tributi, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sirio




Mi sistemo il vestito lisciandolo ai lati per eliminare le possibili quanto inesistenti pieghe; non contenta, inizio a torturarmi le dita e a mordicchiarmi le unghie, con disappunto del mio stilista che mi guarda con aria di rimprovero. Ma subito la sua espressione si addolcisce e mi sorride comprensivo. Odio quello sguardo nei miei confronti, non fa che irritarmi ancora di più.
- Alexis, puoi tranquillizzarti, sei stupenda – dice piano, quasi a non volermi spaventare. Ma cosa sono, un animale potenzialmente pericoloso?
... In effetti sì.
Lo guardo e annuisco leggermente, lasciando perdere le unghie e concentrandomi sul nastro che funge da cintura rossiccia, legato largo sopra la vita con un fiocco.
Il vestito è bello, lo ammetto: è a maniche corte, lungo fino alle ginocchia, con una fascia nella parte terminale dello stesso colore del nastro; ai piedi porto un paio di ballerine e in testa i capelli mi sono stati bloccati da un cerchietto. Sia le calzature che quell'inutile coso sono dello stesso colore del vestito, ovvero ambra, tonalità resina per essere proprio precisi. A sentire il Tizio-stilista sono dello stesso colore dei miei occhi. Mah. La cosa che mi scoccia di più è il fatto che mi abbiano vietato di legarmi i capelli nella mia solita coda: dicono che sarebbe stato troppo banale. Devono solo ringraziare Dio che in quel momento ero stranamente tranquilla, pacifica e molto paziente.
In sostanza il vestito è molto semplice, niente fronzoli, niente abbellimenti o scollature e soprattutto niente tacchi alti. Del resto non poteva essere altrimenti: il mio stilista non ha potuto complicare la faccenda più di tanto dato che sono incinta di sei mesi.
Faccio un profondo respiro per calmarmi. No Lex, non è proprio il caso di agitarsi più del dovuto. Ma mi fa ancora strano dire di... aspettare un bambino – ecco, l'ho detto – e oltretutto ogni volta che lo penso non posso che fare una sola, semplice, quanto dolorosa associazione.
Ricaccio indietro le lacrime che minacciano seriamente di uscirmi dagli occhi e scuoto la testa: non posso apparire debole, non ora che ho deciso di rivelarlo. Inoltre sono sicura che se lui fosse qui, mi prenderebbe in giro, finendo inevitabilmente per essere picchiato a sangue dalla sottoscritta – ormoni o no, non sono mai stata una ragazza paziente.
Asciugo velocemente una lacrima che è riuscita a colarmi sulla guancia e alzo gli occhi al cielo: 'fanculo Tizio!
- L'abbiamo potuta ammirare nel Tour della Vittoria in tutto il suo splendore, e finalmente è arrivata a Capitol City! - la voce di Caesar Flickerman risuona ben distinta anche dietro le quinte, ci siamo ormai – Signore e signori, facciamo un caloroso applauso alla Vincitrice dei 38° Hunger Games: dal Distretto 10, Alexis Lucifer! -
Con il cuore in gola e tenendomi al corrimano, salgo i cinque gradini che mi portano sul palco; dopo essere stata tanto nella penombra, le luci del palcoscenico mi costringono a sbattere ripetutamente le palpebre per abituarmi al cambio di luminosità. Prima di tornare a mettere a fuoco perfettamente tutto, sento una mano afferrare delicatamente la mia come a volermi guidare: Caesar si è avvicinato a me e ora mi conduce alla poltroncina; probabilmente vuole che lo usi come sostegno, e in effetti mi è di grande aiuto per non ruzzolare come una cretina sul palco dopo nemmeno tre passi.
Gli applausi continuano per un po' – ma quando sono iniziati? - così da darmi il tempo di sistemarmi al meglio e di fare l'ennesimo respiro profondo, concentrandomi su Caesar: per l'occasione indossa una giacca dorata abbinata ai capelli dello stesso colore, cosparsi di brillantini.
- Ben ritornata Alexis – mi dice il conduttore, sorridendomi sincero.
Almeno, penso sia sincero; nelle uniche altre due volte in cui l'ho visto, Caesar mi ha dato l'impressione di tenere veramente ad ogni singolo tributo che partecipa agli Hunger Games, indistintamente se Favorito o meno. Non mi sembra una maschera la sua, e credo continuerò a considerarlo così: pensare il contrario sarebbe peggio.
- Lasciamelo dire – continua prendendomi la mano destra – sei splendida – e me la bacia.
Ho un'improvviso moto di rabbia per chissà quale assurdo motivo, ma mi costringo a sorridergli: - Caesar hai bisogno di un paio di occhiali – rispondo – Guardami, sembro una mongolfiera! - finisco con la voce che si incrina, falsamente a metà tra il disperato e il lamentoso. Concludo il siparietto toccandomi il ventre gonfio; del resto è la recitazione che ti fa sopravvivere a Panem. Comunque ho lasciato perdere il paragone con una mucca, non mi sembrava il caso.
Lui scuote la testa vigorosamente: - Non osare neanche pensarlo Alexis, sei incantevole – si rivolge al pubblico – Non la trovate incantevole? -
I Capitolini esplodono in un coro di “Sì” seguito da uno scroscio di applausi che sembra non avere fine. Mi fanno schifo. Se penso che fino a pochi mesi fa battevano quelle loro stesse ridicole mani per ogni singolo tributo che saliva su questo palco... tra cui anche lui... Ah! Devo uccidere qualcuno, subito!
Per fortuna Caesar mi riporta alla realtà facendomi un paio di domande su come ho passato l'ultimo periodo, se il Villaggio dei Vincitori mi piace eccetera eccetera. Ma lo sento dal suo tono che sta per arrivare a quella fatidica.
E infatti...
- Alexis, devo farti una domanda che forse ti sembrerà inopportuna... - dice, sporgendosi in avanti appoggiando i gomiti sulle ginocchia e assumendo una posa confidenziale.
Beh? Se ti sembra inopportuna perché me la fai? E soprattutto perché cazzo ti sei messo in quella posizione da intima confidenza? Sono in mondovisione idiota!
Stringo forte la stoffa del vestito con le dita e continuo a sorridere rassicurante, inducendolo a continuare.
- Da quando ti abbiamo vista durante il Tour nei Distretti, penso che tutti noi ci siamo fatti la stessa domanda – continua, alludendo agli spettatori.
E ora perché diavolo includi la Nazione se prima volevi che parlassi solo con te? Ma io ti estinguo! Mi sta salendo l'omicidio. Diamo pure la colpa agli ormoni.
- Chi è il padre? -
Già, lo sapevo, era impossibile che non mi facesse questa domanda, anche perché non ho mai detto niente, non ho mai fatto trapelare nulla durante il Tour, nemmeno... nemmeno nel Distretto 9.
L'ipotesi più accreditata che penso circoli in giro è che mi sia fatta ingravidare da uno dei due Vincitori del Distretto 10, di otto e dieci anni più vecchi di me: perché mi sembra normale che una Vincitrice voglia figliare con qualcuno della sua stessa razza per continuare la specie, ci mancherebbe che non la pensassi così.
L'altra ipotesi che non oso prendere in considerazione – perché potrei morire seduta stante – è che quella volta ci abbiano visti e che lo sappiano già, aspettando solo una conferma. O meglio, gli Strateghi senz'altro ci hanno visti, anche se spero che nel sacco a pelo non ci fossero telecamere: mi darebbe alquanto fastidio aver sbandierato a tutta Panem le mie virtù.
Lui starà ridendo come un matto di fronte al mio imbarazzo, con quella sua espressione idiota, con quel suo sorriso altrettanto idiota, e con quella sua irritantissima barbetta da capretta che gli contorna quel viso idiota, quel viso... che ora che ho chiuso un attimo gli occhi, ho visto sorridermi, dirmi che, nonostante sia una Tizia veramente imbranata, sto andando benissimo, e che se continuo a farmi queste pare mentali verrà subito a stressarmi e tirarmi i capelli...
No, niente lacrime, niente lacrime.
Apro gli occhi e guardo Caesar che aspetta una risposta; leggo nella sua espressione che ha capito, e che forse si è pentito della domanda.
- Zanet Reever, del Distretto 9 – dico sicura e orgogliosa.
Il silenzio che è calato nella sala mi dà quasi la certezza che nessuno poteva immaginare una cosa del genere, e mi sento un po' più rassicurata.
- Zanet Reever – quasi sussurra Caesar, rompendo il silenzio irreale che si è formato – Il tributo del Distretto 9 della scorsa edizione, ve lo ricordate vero? -
Alcuni singhiozzi e sospiri delle Capitoline mi fanno capire che se lo ricordano eccome. Bastardi, siete voi che l'avete mandato a morire, voi!
- Sì – annuisce il conduttore – sicuramente ricordiamo tutti qual è stata la sua fine -
L'immagine mi scorre davanti agli occhi in un lampo. Li chiudo tentando di non vedere, ma è come impressa nella mia mente.
Eravamo rimasti io, Zanet e Joshua, l'inquietante tributo del Distretto 2, faccia a faccia, sul piano di un'alta montagnola di quell'assurda arena. Lui aveva un'ascia, noi non avevamo niente; lui era già sicuro di vincere, e sorrideva crudele, brandendo l'arma. Il tutto è durato una manciata di secondi: Zanet si è girato, sfoderando il suo solito ghigno, e poi si è avventato rapido come un fulmine su Joshua. Ha schivato un paio di colpi, facendo arretrare l'avversario che ha mollato l'ascia, estraendo un più comodo coltello. Joshua l'ha pugnalato alla schiena , ma ormai era troppo tardi: Zanet l'aveva portato sull'orlo del piano e finalmente avevo capito le sue reali intenzioni. Girandosi verso di me, quello stupido è riuscito anche a mimarmi un “Ti amo Alexis”, per poi spingersi assieme a Joshua nel vuoto. Nemmeno la forza di gravità inferiore(*) aveva potuto evitare i due colpi di cannone che ho sentito subito dopo. Gli ultimi due.
Il resto si perde nei meandri della mia mente, come se mi rifiutassi di ricordare.
Ho sempre guardato gli amori sbocciati negli Hunger Games come una forma di autolesionismo, oppure come trovate per gli sponsor: insomma, come ci si fa ad innamorare follemente in un tempo così breve? Sapendo tra l'altro che sarà impossibile tornare a casa entrambi. Pensavo comunque che fosse da veri suicidi innamorarsi nell'arena, pensavo fosse una cosa totalmente irragionevole e che in caso non l'avrei mai permesso. Ma ho dovuto ricredermi. Perché quando sai che ti restano poche settimane da vivere, le vivi appieno.
- Alexis? -
Scuoto la testa e torno alla realtà. Una realtà in cui lui non c'è.
- Scusami Caesar – dico mortificata; non so per quanto tempo sono stata assente.
Lui scuote la testa sorridendomi dolcemente: - Non preoccuparti, ti posso capire -
Non ha usato il plurale, e questo mi conforta almeno un po'.
- Vorrei farti solo un'altra domanda -
Lo guardo perplessa perché non so che cosa potrei dirgli di altro attinente a questo... Non vorrà mica chiedermi dell'occasione in cui sono potuta rimanere incinta, vero?
- Come lo chiamerai? -
Abbasso lo sguardo fissandomi le mani in grembo, che lo accarezzano con amore; alzo gli occhi verso di lui e la seconda lacrima della serata mi attraversa il viso, ma non faccio nulla per trattenerla.
- Syrian Daik Reever -





- Tizia lo vedi quel gruppo di stelle? -
- Non so se l'hai notato – replica Alexis saccente – ma, come dire, è pieno di stelle -
Zanet sospira esasperato ma divertito: l'unica cosa che gli piace di quell'arena è il fatto di poter vedere tutte le costellazioni possibili che ha imparato per interesse personale.
- Non scalciare subito, equino-fissata – ribatte provocandola – Intendo quelle là – e con l'indice della mano destra passa da un astro all'altro, formando una figura.
La caverna in cui i due ragazzi si sono rifugiati ha una grande apertura sul soffitto che permette loro di osservare il cielo stellato restando distesi, mentre Lucy, la loro alleata, fa la guardia all'imboccatura.
- Sì, le vedo – conferma Alexis.
- Quello è il Cane Maggiore – spiega Zanet – E' la prima costellazione che ho imparato a riconoscere -
Alexis sorride nel buio; Zanet le ha già mostrato altre costellazioni le notti precedenti: - Certo che Daik ha fatto un buon lavoro insegnandoti a riconoscere le stelle -
Zanet annuisce: - E' vero, è l'unica cosa per cui il vecchio si può vantare di me e io di lui – commenta, tirando in ballo il suo amico/tutore/rompiscatole/non-lo-sa-neanche-lui – Per il resto probabilmente a quest'ora starà ballando facendo scricchiolare le giunture perché non gli sono più fra le balle – sorride sarcastico.
- Io lo farei – dice Alexis ridacchiando – Mh, e quella cos'è? - chiede, indicando uno degli astri che splende più brillante degli altri.
- Quello è Sirio – spiega Zanet – è la stella più luminosa del cielo. Non so perché ma guardarla mi tranquillizza -
- Questo perché sei mentalmente disturbato – commenta la ragazza – E nevrotico. E idiota. E irritante. E... -
- Va bene ho capito! - esclama lui girandosi sul fianco – Però potrei dire la stessa cosa di una Tizia a caso -
Alexis si gira verso di lui per ribattere, ritrovandosi un irritante ghigno a pochi centimetri dalla faccia: - Sicuramente la Tizia in questione è più intelligente di te, idiota – dice, avvicinandosi.
- Su questo avrei dei seri dubbi. Oltretutto è anche equino-fissata -
- Ehi! Non è mica che sono così fissata come dici t... -
- Alexis – la chiama Zanet deciso – Stai zitta -
E preme le sue labbra contro quelle della giovane, con solo Sirio – e qualche migliaio di Capitolini trepidanti – come testimone.



(*) L'arena della 38° Edizione è una ricostruzione della Luna, per cui gli Strateghi modificano la gravità a loro piacimento.






Angolino della Keily

"Perché?" mi sono chiesta quando ho scritto questa one-shot. Non avevo proprio niente di meglio da fare? Certo che ce l'avevo! Ho due long con cui sono ferma da mesi per mancata ispirazione, e poi mi metto a scrivere queste cose deprimenti!
Ma la verità è che ne ho avvertito l'esigenza. L'interattiva in questione I vostri tributi nell'arena è stata interrotta praticamente un anno fa; è stata la mia prima interattiva in cui ho mandato Alexis, la mia tributa preferita, quella che mi rappresenta di più (si può quindi dire che mi sia mandata a morire da sola? LOL),  quella che mi odia di più (ve lo giuro XD); nella mia fantasia depravata da shipper le ho combinato di tutto, ne ha viste di tutti i colori povera. Ma ancora dovevo scrivere la parte che mi spaventava di più, ovvero come avrebbe potuto concludersi la sua storia d'amore con Zanet.
Il caro Zanny appartiene a JennyMatt che con me sclera allegramente in ogni luogo, in ogni modo e in ogni lago (?) da tempo immemore, e che come me ha sempre sofferto di una mancata conclusione per 'sti due Tizi. Tuttavia non penso avrebbe mai immaginato che alla fine io scrivessi veramente qualcosa del genere (mi dispiace di averti uccisa Tizia, chiedo venia çWç), per cui è stata una sopresa anche per lei.
Che altro dire, io amo Zanet e Alexis insieme: si prendono in giro, si torturano, si insultano, ma si amano come pochi e staranno sempre insieme, forever and ever in the world <3 *spara cavolate*
Ok, dopo quest'inutile pappardella, vi lascio con le immagini dei loro prestavolto (se cercate in giro immagini di lei, la trovate pure con la coda di cavallo, come lei vorrebbe).
Zanet&Alexis

Passo, abbaio e chiudo <3

  
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