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Autore: Yu_Kanda    29/09/2013    3 recensioni
Da quanto tempo fissava quella macchia lassù, sul muro della sua prigione? Quante ore erano trascorse? Quanti giorni, da che era stato rinchiuso lì dentro? Aveva cercato di tenere il conto delle ore, ma non era servito; il dolore, i ricordi, i sogni tormentati che lo perseguitavano se si addormentava, gli avevano fatto perdere ogni riferimento temporale.
Perché non poteva semplicemente smettere di pensare? Il modo in cui li avevano arrestati, il disgusto nei loro occhi nel trovarli teneramente abbracciati, nudi sotto quelle lenzuola impregnate dell'intenso odore di sesso e sudore, l'umiliazione del processo, la disperazione della condanna.
Riviveva tutto quanto a ciclo continuo.
[YAOI, LaviYuu]
[Fanfiction Classificata 1° al Contest “In Direzione Ostinata e Contraria” indetto da darllenwr sul Forum EFP]
[Fanfiction Classificata 1° al Contest “Scegli il tuo Prompt” indetto da Fabi_ sul Forum EFP]
[Fanfiction Classificata 1° al Contest “Everything Good” indetto da Akira Haru Potter sul Forum EFP]
[Fanfiction Classificata 1° al Contest “La Tavola Periodica delle Fanfiction” indetto da Midori_chan sul ForumEFP]

[Fanfiction Classificata 2° al contest "Beating of your heart” indetto da My Pride sul ForumEFP]
[Fanfiction Classificata 2° al "Prompt's Contest” indetto da Lady Athena sul forum]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Nuovo personaggio, Rabi/Lavi, Yu Kanda | Coppie: Rabi/Kanda
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMER: non possiedo alcun diritto su D. Gray-man, ma ho una bella bambolina woodoo... prima o poi funzionerà!

ATTENZIONE YAOI - se non sapete cosa questa parola voglia dire, o se non gradite le relazioni uomo/uomo questa storia non fa per voi, siete avvisati! Come si dice, se non vi piace NON LEGGETE!


Vi consiglio di ascoltare "Time Bomb" di Jessy Greene (Qui) quando arrivate a metà capitolo. Sebbene io non sia una grande fan di questo tipo di musica, trovo che questa canzone descriva alla perfezione come si sente Kanda.



Speranza Senza Redenzione



Capitolo 3 : Guardare nell'Abisso

 

 

- Howard.

L'uomo, non molto alto, capelli biondo miele di media lunghezza raccolti in una treccia, si voltò di scatto nell'udire la voce che chiamava il suo nome. Era in compagnia di un ragazzetto con i capelli completamente bianchi che doveva essere Allen Walker, l'Esorcista affidato alla sua supervisione. Gli indicò di aspettarlo poco più avanti mentre parlava con lei.

- Sei sola? Perché? - l'inquisì subito, preoccupato dalle implicazioni che si potevano celare dietro l'assenza al fianco di lei dell'Esorcista che avrebbe dovuto sorvegliare. - Dov'è Kanda?

- È andato... - iniziò lei; si umettò le labbra prima di concludere la frase, incerta su come dare quell'informazione. - È nel piccolo cimitero. Io... - disse infine, cercando le parole per giustificare quella concessione.

- Tu gli hai permesso di andarsene da solo a... - disse l'uomo di nome Howard, ma non terminò la sua supposizione; la prese per le spalle, guardandola fisso negli occhi. - Perché? Che diavolo è successo?

Lesse sul viso di lei che qualcosa la tormentava, vide la tristezza del suo sguardo. Come poteva avere dei dubbi?

- Howard, io non credo di poter portare avanti questo compito.

L'uomo scosse la testa, incredulo di fronte a quella dichiarazione. Si era fatta incantare da uno come Kanda?

- Non dirmi che hai compassione di lui! - esclamò, scuotendola leggermente.

Lei dette un cenno di diniego, seppure piuttosto blando, e rispose: - No, non è questo. È che... lui, Kanda... sembra davvero essere innamorato di quel Lavi; nonostante tutto quello che ha passato, lo ama ancora. E io non capisco...

Ecco, l'aveva detto. Ora avrebbe sopportato i rimproveri che sarebbero seguiti. Si era lasciata commuovere dal dolore di qualcuno del quale al contrario avrebbe dovuto sorvegliare ogni movimento, ogni pensiero. Howard Link invece scosse lentamente la testa e le diede una pacca sulla spalla.

- Non è compito tuo capire ma eseguire gli ordini. Non lasciarti confondere da un peccatore. Qualunque cosa sia ciò che crede di provare, non è amore. È perversa lussuria; sodomia, un Peccato Mortale.

La vide annuire e abbozzare un sorriso consapevole. Era incredibile che uno come Kanda, che non mancava mai di farsi odiare da chiunque incontrasse, fosse riuscito a suscitare pena proprio in un membro dei Crow, qualcuno addestrato a non credere alle menzogne della gente.

- Lo so... - disse lei, un accenno di amarezza nella voce. - Farò del mio meglio.

La vita era così ingiusta, a volte. L'aveva sempre saputo, ma non avrebbe mai creduto di trovarsi ad affermarlo essendone coinvolta in prima persona.

- Molto bene. Tu devi assicurarti che onori i suoi doveri di Esorcista, nient'altro. Sei stata scelta per la tua lealtà verso l'Ordine e freddezza nell'eseguire i compiti a te assegnati, proprio come me. - le rammentò Howard. - Non deludermi.

La donna annuì, offrendo un sorriso più deciso; quindi strinse la mano che le veniva porta, allontanandosi subito dopo senza voltarsi indietro.

 

 

Kanda guardò le croci piantate nell'erba a lungo prima di avventurarsi fra di esse per raggiungere quella sotto la quale era sepolto Lavi e, una volta sul posto, non riuscì ad impedirsi di posarvi sopra le mani. La strinse forte, finché le nocche gli divennero bianche, come se volesse frantumarla, sul viso pallido una smorfia di profondo dolore.

- Devo lasciarti... - disse ad alta voce, certo di essere solo. - Non mi permetteranno di tornare qui.

Un rumore alle sue spalle lo fece scattare sulla difensiva, ma quando si voltò, pronto a combattere, trovò davanti a sé l'espressione addolorata di Komui.

- Kanda-kun - disse l'uomo, allungando una mano verso di lui - mi dispiace, credimi.

Il giovane allontanò quella mano con un gesto secco, sostenendo lo sguardo colmo di pietà che gli veniva rivolto. La collera montò in lui.

- Non compatirmi! - sibilò con astio. - Non lo tollero. Dimmi quel che devi e vattene.

Komui avrebbe voluto esortarlo a essere forte, assicurargli che tutti i suoi amici lo capivano e non lo biasimavano per il suo legame con Lavi, ma ricacciò indietro ogni parola. Sapeva che Kanda non avrebbe accettato alcun tipo di conforto. Del resto non era venuto per portarne. Porse al giovane la sua katana.

- Mugen è pronta. - mormorò, curvando poi le labbra in un sorriso comprensivo al lampo di gioia che vide negli occhi di lui.

- Grazie. - rispose Kanda e l'afferrò, stringendola a sé.

Mugen era l'unica cosa a dare un senso alla sua vita, adesso. Komui lo capiva. Fece per andarsene e lasciarlo solo quando Kanda lo richiamò.

- Aspetta! - esclamò a denti stretti. - Adesso non sei costretto a mentire. Hai visto il suo corpo? - chiese a bruciapelo, fissando gli occhi scuri in quelli dell'uomo.

- Sì.

Kanda sentì le ginocchia cedergli nell'udire quella conferma. Si appoggiò pesantemente a Mugen, ansimando come se l'avessero colpito.

- Se te l'avessi detto avresti preteso di vederlo anche tu... e io non potevo consentire... - Komui allargò le braccia sconsolato. - Ti avrebbe spezzato il cuore.

"Il mio cuore è già in pezzi!" avrebbe voluto gridargli Kanda, ma il suo orgoglio non glielo permise. Si raddrizzò, scoccando all'uomo uno sguardo carico di rabbia.

- Non sta a te decidere dei miei sentimenti! - esclamò, estraendo la spada dal fodero.

Komui fece un passo indietro, allarmato, sul punto di gridare per chiamare aiuto, convinto che il giovane stesse per tentare qualcosa di folle. Non ebbe nemmeno il tempo di aprire bocca che Mugen si abbatté sulla croce, incidendovi ciò che mancava dall'inizio: LAVI.

Quindi Kanda afferrò la bandana che fino a quel momento aveva identificato la tomba e se l'infilò dentro la chiusura dell'uniforme.

- Kanda-kun... - Komui tirò un sonoro sospiro di sollievo; aveva davvero temuto il peggio, ancora non riusciva a credere che fosse finita bene.

Il giovane inguainò di nuovo la sua Innocence, come se nulla fosse accaduto, e si rivolse a Komui.

- Andiamo. - disse. - Non voglio che il mio cane da guardia s'insospettisca.

 

 

Stupida missione. Almeno da quando usavano i portali dell'Arca per spostarsi i viaggi si erano di molto abbreviati, anche se non potevano avere quel tipo di accesso ovunque. Non ancora almeno.

Si sentiva di nuovo come un semplice oggetto, un'arma contro gli Akuma ad uso dell'Ordine Oscuro e, esattamente come prima, non poteva fare altro che essere ciò che loro dicevano che era.

Avevano recuperato l'Innocence dopo un'indagine relativamente facile e una scaramuccia ridicola con dei semplici Akuma di livello uno; ordinaria amministrazione. La forma in cui il frammento si presentava l'aveva un poco sorpreso, ma si era ben guardato dal darlo a vedere.

Ora sedeva tranquillo in mezzo alla campagna dove avevano combattuto, in attesa che la sua guardiana tornasse dal giro di perlustrazione e decidesse che potevano rientrare al Quartier Generale Europeo. Non voleva restare lì un minuto di più.

 

 

Un ringhio irritato ruppe il silenzio allorché la fonte delle imprecazioni seguenti strattonava furiosamente i propri abiti, portandosi poi un dito alle labbra con fare stizzito.

- Yuu, ti avevo detto che hanno le spine... - commentò la persona accanto al giovane in preda all'ira, posandogli la mano su una spalla nel tentativo di calmarlo.

- Sta' zitto e renditi utile! Dovevano piantare questa roba proprio qui davanti? - scattò questi, voltandosi di nuovo verso ciò che l'aveva appena ferito. - E non usare il mio nome! - sottolineò. Perché mai rifiutasse di chiamarlo Kanda come tutti gli altri non riusciva a capirlo.

- Biancospini. - gli giunse in risposta, facendolo bloccare sul posto e girare il viso verso colui che aveva parlato. - Sono biancospini, Yuu. - ripeté il giovane con un sorriso.

- Tch. - sbuffò Kanda. Qualunque cosa fossero, si frapponevano fra lui e il recupero dell'Innocence incastonata nella roccia al di là di quella sterpaglia spinosa, concluse fra sé, brandendo la sua fedele katana, Mugen. Con un colpo deciso iniziò a falciar via l'odiosa pianta che gli intralciava la strada.

- Yuu, no! - udì gridare dietro di sé; mani forti lo trattennero dopo il primo fendente e il cuore gli saltò un battito nel sentirsi afferrare così strettamente. - Non distruggerli!

- Lavi...? - Kanda abbassò la spada e quelle mani si ritrassero. Sorpreso, si voltò a guardare il giovane Bookman, intento a raccogliere uno dei rami che Mugen aveva reciso. Lo sollevò verso di lui e gli sorrise.

- Questi piccoli fiori bianchi hanno un delizioso profumo e l'olio che se ne estrae aiuta a prendere sonno, sai? - disse, portandosi il ramo a portata di naso e inspirando profondamente. - Stai fermo lì, ci penso io a tirar fuori l'Innocence dalla roccia.

Prese il suo martello e la colpì, frantumandola e liberando ciò che cercavano. Con un sorriso smagliante strappò un grappolo di fiori dal ramo di biancospino che aveva poggiato a terra e se lo appuntò sulla divisa. Poi gli porse l'icona su cui era incastonata la gemma che supponevano contenere l'Innocence.

- Tch. - sfuggì nuovamente dalle labbra di Kanda.

- È bellissimo e ha un buon profumo, ma è pieno di pericolose spine; proprio come te. - aggiunse allora Lavi. - Sai che il suo significato nel linguaggio dei fiori è la speranza?

Kanda non rispose. Quelle parole, il tono con cui erano state pronunciate, gli mettevano addosso una strana sensazione. Sgradevole e intrigante allo stesso tempo. Perciò, non gli piaceva affatto.

Avrebbe voluto controbattere con uno dei suoi commenti taglienti, dire a Lavi ciò che pensava di lui e delle sue idiozie, eppure non lo fece.

 

 

A Kanda sfuggì un sospiro. Perché mai la sua mente era andata a pescare proprio quel ricordo? Forse perché tutto era incominciato quel giorno, quando aveva scoperto che a Lavi piaceva l'odore del biancospino. Forse perché il luogo in cui si trovava ora somigliava molto a quello dove aveva visto per la prima volta i biancospini; o perché tutto, in un modo o nell'altro, gli riportava alla memoria qualcosa di Lavi.

Oh, già, l'olio di biancospino... Era stato così stupido da chiedere di quell'olio a Komui, perché non credeva alle parole di Lavi, e l'uomo s'era dimostrato talmente entusiasta da preparargliene un intero flacone, raccomandandogliene l'uso. Le proprietà rilassanti che possedeva, a suo dire, l'avrebbero aiutato con la stanchezza dopo le sessioni di allenamento con Mugen. Lui l'aveva preso. Oh, sì, era stato davvero tanto stupido da accettare qualcosa preparato da Komui e anche da usarlo.

Così aveva involontariamente lanciato un messaggio a Lavi. Gliel'aveva letto nell'unico occhio la prima volta che si era accorto del profumo sulla sua pelle. L'attrazione che sentiva esserci fra loro in quel modo poteva solo peggiorare. Eppure lui aveva insistito nell'usare quell'olio profumato, soprattutto quando sapeva che avrebbe trascorso del tempo con Lavi, per una ragione o per l'altra. Doveva immaginarlo che prima o poi uno dei due avrebbe ceduto.

Le labbra gli si distesero in un accenno di sorriso ripensando a come erano finiti per baciarsi la prima volta, promettendosi subito dopo che non sarebbe accaduto mai più. Già, mai più...

Kanda estrasse dalla valigia l'ampolla contenente l'Innocence che avevano appena recuperato, soppesandola fra le dita.

- La tua espressione si è ammorbidita. - disse una voce alle sue spalle. - Visto qualcosa di bello?

Kanda si voltò di scatto, gli occhi leggermente dilatati per lo stupore. Non credeva di essere osservato, tanto meno di aver mostrato in superficie ciò che i ricordi avevano risvegliato in lui. Il suo viso tornò immediatamente a essere una maschera di ghiaccio.

- Certo. - rispose, sollevando un sopracciglio in maniera sarcastica. Mostrò l'Innocence come se fosse un calice per brindare, ma la manovra non ebbe successo.

- Stavi di nuovo pensando a lui! - esclamò l'Ispettore, neanche fosse stato un crimine innominabile.

Kanda per un momento fu meravigliato da quel 'di nuovo', che in pratica gli rendeva noto di essere trasparente quando i ricordi di Lavi gli si affacciavano alla mente. Il che lo faceva infuriare. Erano fatti privati, dannazione!

- Cosa penso non ti deve riguardare! - replicò, alzando inconsciamente il volume della voce.

L'Ispettore gli rivolse il suo sguardo da 'tutto ciò che fai mi riguarda', al che lui roteò gli occhi, esasperato. Si alzò dalla roccia su cui era seduto e dette le spalle alla donna, facendo per allontanarsi dal posto nel quale stavano bivaccando dopo lo scontro con gli Akuma e il recupero dell'Innocence. Lei però non intendeva lasciar correre. Come poteva Kanda aggrapparsi così a qualcosa che non esisteva?

- È morto! - gli gridò dietro. - Rassegnati e dimenticalo, Lavi è morto!

Forse gettargli in faccia la verità in quel modo l'avrebbe fatto infuriare, ma lei era convinta che il giovane dovesse imparare ad accettare la realtà. Kanda le lanciò un'occhiata terribile, come se stesse per farla a pezzi con Mugen. Non voleva sentirlo, nessuno doveva parlargli così di Lavi, nessuno.

- Non m'importa! - gridò a sua volta, serrando così forte le dita intorno al fodero dell'amata spada che il braccio prese a tremargli.

L'Ispettore credette di aver fatto breccia e decise d'insistere.

- È morto, Kanda! - ripeté. - Fattene una ragione!

Si pentì d'averlo detto immediatamente dopo, perché invece di farlo ragionare come sperava, Kanda perse del tutto il controllo di sé.

- Non me ne frega un cazzo! - ruggì, la voce resa roca dalla rabbia con cui le parole venivano pronunciate. - Mi hai sentito?

Stava per attaccarla, tutto le diceva che avrebbe voluto ucciderla, ma non accadde niente del genere. Il giovane prese un profondo respiro e chiuse gli occhi, come se stesse ascoltando qualcosa intorno a loro. Seguì un lungo momento di silenzio.

- Kanda? - chiamò la donna, preoccupata da quella reazione più ancora che dalla precedente esplosione d'ira. Il giovane riaprì gli occhi.

- Torniamo alla dannata chiesa e riattraversiamo il fottuto portale. La missione finisce qui. - rispose, incamminandosi nuovamente lungo la strada.

Lei annuì, affiancandolo. Che altro poteva fare?

 

A volte alcuni ricordi altro non sono che origami che la mente crea piegando fogli del passato.


Era stata una missione più dura del previsto; Akuma di livello due e una quantità abnorme di livelli uno, il cielo sembrava un mare di nero metallo che piangeva proiettili letali. Avevano combattuto schiena contro schiena fino allo stremo, erano rimasti entrambi feriti – lui più gravemente di Lavi, anche se fingeva di non essersene accorto e di non risentirne affatto – però avevano vinto. L'Innocence era al sicuro, loro erano al sicuro nella stanza che i Finders avevano preso in quella città infestata, a bendarsi le ferite. Tutto andava bene.

- Smetti di pretendere che non ti facciano male.

La voce di Lavi gli giunse troppo da vicino per dove ricordava che il giovane si era seduto, ma Kanda non fece in tempo a mettersi sulla difensiva che due mani capaci si posarono sulle sue spalle, iniziando a massaggiarle.

- Cosa...? - gli sfuggì dalle labbra a quel tocco e il suo sguardo incontrò quello di Lavi, troppo intenso per essere finto. Niente maschera? Il sorriso che quel volto gli rivolgeva diceva un chiaro 'no, niente maschera con te; non più, non ora'.

- Le tue ferite si saranno anche già chiuse, ma il dolore dei muscoli contusi rimane fino alla fine.

Le parole di Lavi esprimevano preoccupazione, eppure la sua espressione trasmetteva tutt'altro; gli prese dalle mani la piccola ampolla contenente l'olio che lui intendeva usare e la stappò, inalandone la fragranza. Kanda fremette quando qualche goccia del suo contenuto gli fu rovesciata sulla pelle e le mani di Lavi ripresero a muoversi su di lui. Distolse lo sguardo, fissando un punto imprecisato davanti a sé.

- Posso farlo da solo, piantala! - obiettò, gli occhi leggermente dilatati, una sottile paura che gli si insinuava dentro. Che aveva in mente Lavi? Perché si stava comportando così?

Il giovane si curvò sul suo collo, inspirando profondamente l'aroma dell'olio e poi sfiorandogli la nuca esposta con le labbra. A Kanda si fermò il cuore, voleva farlo smettere e al tempo stesso sperava che continuasse, che... Una mano gli sciolse i capelli, intrecciandosi in essi mentre li scansava da un lato, lasciandoli ricadere sul suo petto.

Sapeva che quel contatto era perverso, che quanto Lavi stava facendo non avrebbe dovuto avere luogo... Avrebbe dovuto sentirsi sporco e disgustato, eppure invece di quelle sensazioni provava un desiderio insano di ciò che sarebbe potuto seguire, un subdolo piacere che il contatto con Lavi gli procurava.

- Yuu... - sussurrò il giovane al suo orecchio, la voce incerta, come se non sapesse bene che cosa chiedere. - Perché lo stai facendo? Perché vuoi che impazzisca?

Cosa, cosa stava facendo? Perché avrebbe dovuto volere che Lavi impazzisse? In che modo poteva causarlo proprio lui, poi? Al contrario, se Lavi continuava a sussurrargli contro il collo, muovendo le labbra sulla sua pelle e lambendola con piccoli sbuffi di fiato caldo, sarebbe stato lui a perdere la ragione. Quale era la cosa giusta da fare? La reazione da opporre a un simile comportamento equivoco e inappropriato?

- Io... non capisco, io... - Kanda era confuso, timoroso che Lavi potesse intuire il desiderio che si agitava in lui, che l'accusasse di essere marcio, malato. Poi quando il giovane gli annusò ancora una volta la pelle, di colpo capì: aveva involontariamente intrappolato entrambi con la sua incoscienza.

- Il biancospino, Yuu. L'odore della tua pelle... - mormorò Lavi, facendolo voltare per poterlo guardare negli occhi. - Perché mi tenti così, Yuu?

E poi quelle labbra furono così vicine che ebbe difficoltà a seguirne i movimenti, finché non si posarono sulle sue. Kanda s'irrigidì all'istante, serrando la bocca di riflesso. Non era sicuro se stesse per vomitare oppure se la sensazione che sentiva nello stomaco potesse essere semplice ansia; o peggio, trepidazione.

Lavi spostò una mano di nuovo fra i suoi capelli, carezzandoli, facendogli inclinare di più la testa verso l'alto, verso le labbra che premevano sulle sue. Percepì una sensazione umida, come se qualcosa gli tracciasse una linea sulla bocca, e cercò di tirarsi indietro, schiudendola per protestare. Voleva che quella follia smettesse. Invece Lavi gli prese il viso con entrambe le mani, baciandolo di nuovo, questa volta con molta più passione.

Kanda percepì qualcosa che assunse essere la lingua di Lavi entrargli in bocca e nuovamente si sentì rivoltare lo stomaco; voleva protestare, davvero, ma d'improvviso realizzò che non aveva la forza per farlo. Si sentiva annebbiato, come se avesse la febbre, perché non c'era altra spiegazione per il fatto che stava godendo di quel bacio, partecipandovi meglio che poteva.

- È... È sbagliato, non possiamo continuare... - ansimò appena Lavi gli permise di respirare.

Entrambi si guardarono, leggendosi l'un l'altro in volto le stesse perplessità, paure, sensazioni contrastanti riguardo ciò che stavano vivendo in quel momento. Qualcosa che era più forte di loro. Si baciarono di nuovo, strattonandosi fino al letto, sul quale caddero senza troppo riguardo, avvinghiati e ansanti.

Non ci furono niente di più che baci e carezze, ma a quanto pare si dimostrarono ampiamente sufficienti; quando entrambi ripresero il controllo, si guardarono come appena usciti da un brutto sogno. C'era sgomento nei loro occhi, e disgusto, e orrore, e Dio solo sapeva che altro. Si sentivano sporchi e miserabili.

- Non... possiamo permettere che accada di nuovo. Sei... d'accordo? - chiese Lavi, dopo un lungo momento d'imbarazzante silenzio.

Kanda annuì, mentre con una mano si toccava nervosamente le labbra. Tutti e due sapevano bene che invece sarebbe successo ancora. E ancora... Lavi gli sorrise, pareva voler dire qualcosa e... poi un boato scosse la stanza.

 

 

Un'esplosione squarciò la parete dell'edificio in cui avevano preso alloggio per la notte, svegliando Kanda e il suo guardiano di soprassalto. Un ghigno compiaciuto si disegnò sul viso del giovane mentre afferrava Mugen e la estraeva, attivandola. Gli era sembrato tutto troppo facile. Non poteva che essere una trappola, l'aveva fatto presente a madama Crow e non era stato creduto.

L'Ispettore ora lo stava guardando con un misto di confusione e irritazione. Kanda sogghignò ancora e si lanciò nella mischia attraverso lo squarcio nel muro.

- Aspetta! Non sai quanti sono, né di che livello! - gli giunse il grido di lei da dentro la stanza. - È un'imprudenza!

Non poteva importargli di meno. Contava il numero delle battaglie che lo separavano da Lavi, l'incoscienza era la sua unica arma per abbreviare quel tormento. No, non gli interessava quanti erano, solo combatterli finché non li avesse abbattuti o loro ucciso lui.

Trafiggere il livello uno più vicino non fu un problema, così come saltare su quello successivo e poi su quello dopo ancora... Quella era la terza missione che gli veniva affidata dopo il suo 'rilascio', avvenuto esattamente quarantatré giorni prima. Sì, li contava. Contava ogni giorno che era costretto a vivere senza Lavi, perseguitato dai ricordi e dal senso di colpa.

Quel giorno in particolare – o quella notte, a voler essere precisi – non era migliore dei precedenti e non lo sarebbe stato dei successivi. Specialmente considerato il fatto che era stato strappato da un sogno di quelli che lui classificava come sopportabili.

Uno di quelli in cui era con Lavi e nessuno irrompeva per arrestarli. L'unico tempo non sorvegliato che gli era concesso per stare con lui, quando il contenuto portava con sé un livello di dolore tollerabile.

Schivò qualche proiettile e si ritrovò di fronte un livello due, proprio mentre stava per trafiggere l'Akuma sotto di lui. Attese che l'attaccasse ed evitò il fendente giusto all'ultimo: il livello due penetrò in pieno la corazza del compare, lanciando un grido di rabbioso disappunto. Kanda saltò su di lui come fosse un trampolino, giusto un attimo prima che il livello uno trafitto esplodesse, portando l'altro Akuma con sé.

- Kanda! - giunse ancora il grido dell'Ispettore, attutito dalla distanza.

Stava compiendo il suo dovere, che diavolo voleva da lui? Stava persino cercando di soffocare il ricordo del suo primo bacio con Lavi, appena rivissuto in sogno, per combattere, che pretendeva di più?

Interrotto proprio sulla promessa che poi non avevano mantenuto... Kanda si concesse un sorriso amaro. Quella promessa che si erano fatti almeno cinque volte, rompendola sistematicamente durante la missione successiva cui avevano partecipato insieme. E quell'ultima volta, ah, quella, avevano capito che era tutto inutile.

Saltò di nuovo, il cielo stellato sopra di lui che ammiccava. Sollevò gli occhi a guardarlo per un breve attimo; la luna appariva così grande in quella notte nera come la pece, così vicina mentre lui balzava da un Akuma all'altro nella sua danza di morte.

Era così difficile controllare i ricordi quando si sovrapponevano al presente, quando un altro viso si specchiava nella sagoma lunare e gli sussurrava con il vento. La mente tornava indietro, gli eventi si intrecciavano fra realtà e sogno.

Una notte come questa presente, una missione troppo incasinata per poter essere gestita da solo due persone; una città deserta piena di Akuma. Una trappola, proprio come ora. C'era Lavi con lui, però, quindi non si erano fatti sorprendere. L'avevano capito subito e si erano organizzati con un ottimo piano. Neanche mezz'ora e avevano fatto piazza pulita, senza riportare nemmeno un graffio.

Oh, com'era fiero Lavi del modo in cui aveva combattuto! Si erano punzecchiati per tutto il tragitto fino alla città vicina su chi dei due fosse stato più abile e avesse distrutto più Akuma. Avevano preso alloggio alla prima taverna incontrata, contando di ripartire con l'Innocence il giorno seguente.

Poi, una volta nella loro stanza non c'era stato bisogno di dire nemmeno una parola, né di un avvertimento. Lavi aveva chiuso con una mano la porta e si era appoggiato a essa, esausto. Lui l'aveva ignorato per un istante, versando acqua nel catino e iniziando a lavarsi; allora Lavi si era avvicinato, sfiorandogli i capelli con le dita.

Lui s'era voltato, fissandolo con aria seria. Gli era parso trascorrere un secolo mentre scrutava in quell'iride verde... Poi Lavi l'aveva attirato a sé, nello stesso istante in cui lui afferrava la sua fiammeggiante capigliatura, scalzando la bandana che la tratteneva, per forzarlo a chinare la testa e poterne reclamare le labbra.

Se fosse stata una conseguenza dell'adrenalina della battaglia non avrebbe saputo dirlo. Tutto ciò che aveva ben chiaro in quel momento erano le labbra di Lavi sulle sue, sul suo corpo, in parti di lui delle quali nemmeno riusciva a pronunciare il nome, tanto la cosa lo mortificava. E più si sentiva indegno per quel che facevano, più lo bramava e ne godeva.

Lavi sembrava attraversare lo stesso conflitto interiore, seppure con maggiore grazia e capacità di accettazione. Lo capiva dal modo in cui lo stava baciando; era certo che fosse giunto a patti con sé stesso, che avesse trovato un compromesso tra quel desiderio e il Peccato Mortale che rappresentava.

Stavolta non si sarebbe fermato, non era più né pentito né mortificato, e quando lo sentì entrare in lui capì che entrambi avevano superato il confine sottile tra sanità e follia, insieme e consapevolmente. Per quanto odiasse sé stesso per ciò che provava, continuava a volerlo con tutte le sue forze.

E più se ne vergognava, più era posseduto da quell'estasi, più si sentiva perverso e miserabile. Finché restava con Lavi però quei pensieri non lo sfioravano, la disperazione di ciò che era finiva dimenticata e lui riusciva a...

Cos'era stato quel dolore così intenso? Cosa quello strattone tanto improvviso? Era stato... colpito? Come... aveva potuto...? Ricordare Lavi aveva compromesso la sua concentrazione, si era distratto per un momento di troppo e gli era costato molto caro.

Kanda rise, un riso quasi isterico, folle, come quando sull'Arca aveva compreso che per lui era finita, che il mondo tutt'intorno stava crollando nell'oblio. Eccetto, questa volta nessuno avrebbe invertito il processo riportandolo in vita. Finalmente...

Si liberò dell'Akuma che gli aveva sparato e di quello che l'aveva trafitto con un ultimo disperato sforzo, quindi si lasciò cadere nel vuoto.

- Kanda! - udì ancora gridare da un punto imprecisato sotto di lui.

Poi il buio.

   
 
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