Salvami
La palla rimbalzava con forza sul
cemento, quasi in una sinfonia di violenza. Entrava ed usciva dal canestro
velocemente, senza mai un attimo tregua nella battaglia che coinvolgeva quei
due. Oro ed ebano si stavano battendo con foga, i loro muscoli tesi e gli occhi
carichi di una selvaggia decisione nel battere l'altro. Nessuno aveva
intenzione di perdere quella guerra. Nessuno aveva intenzione di cedere
qualcosa all'altro: se uno andava a canestro, subito l'altro ne segnava uno. Né
Nathan né Lucas voleva che l'altro uscisse vincitore. Fra i due c'era un odio
profondo che li separava come una trincea, nonostante fossero fratelli. Anzi, i
due avrebbero detto fratellastri per sottolineare che erano meno che fratelli.
Non riuscivano ad accettare l'esistenza dell'altro.
Lucas odiava suo padre per averlo
abbandonato, per averlo reso un figlio bastardo pieno di un vuoto che non
sarebbe mai stato in grado di colmare. Voleva bene a Keith e lo considerava
quasi suo padre, tuttavia sapeva che non lo era. Keith non c'era sempre, Lucas
sentiva che suo zio non poteva colmare quel profondo senso di vuoto che aveva
dentro... Ma aveva scoperto che odiare Nathan per essere nato ed avergli
strappato una vita normale alleviava il suo dolore. Cosa sarebbe accaduto se
Dan fosse tornato da sua madre? Lucas sapeva di quanto suo padre fosse meschino
quasi crudele, tuttavia la sua mente era affollata di se e di ma su cosa
sarebbe potuto accadere. L'unica certezza che aveva era il profondo odio per
Dan e quanto fosse facile e appagante umiliare Nathan. Era la sua vendetta
battere il giovane, talentuoso e ricco rampollo degli Scott. Era l' unico modo
per rifarsela su Dan. Avrebbe stracciato
sonoramente Nathan, tanto che non avrebbe più avuto il coraggio di sfidarlo e
sfotterlo davanti a tutti. Pregustava l'ira di Dan, quando avrebbe saputo che
quel genio del basket di suo figlio aveva perso contro il bastardo che aveva
generato.
Eppure una piccola parte di lui sapeva
che stava sbagliando. In quella parte di sé che cercava di reprimere, sapeva
che Nathan non aveva nessuna colpa. Anzi, gli diceva che suo fratello era
vittima di loro padre. In fondo, era stato il moro a crescere con Dan... E per
questo Lucas non sapeva quanto potesse considerarlo fortunato.
Ma non importava, in fondo erano meno
che fratelli! Erano fratellastri, lo stesso Lucas lo sottolineava…
Eppure trovava orrenda quella parola. Era così dispregiativa, così carica di un
significato negativo…
Esattamente in quell’attimo, quasi sul
finire della partita capì che stava sbagliando: Nathan non c'entrava niente. Se
lui si sentiva abbandonato, arrabbiato verso Dan, il moro non ne aveva colpa.
In fondo, non aveva mai tentato di conoscerlo oltre l'apparenza, oltre alla
vita che Dan gli aveva imposto.
L'istinto di gioco però fu più forte e mano
a mano che quei pensieri risalivano alla sua mente, non smise di segnare punti.
Aveva un vantaggio di quattro canestri ed il tempo era scaduto.
La palla rimbalzò cupamente sul cemento
nelle ombre della notte, lontano dal campo e lontano dai riflettori del campo.
Ci fu improvvisamente silenzio fra loro, ma Nathan lanciò un'occhiata carica di
odio e rabbia disperata. Lucas ne fu colpito ho pieno: nessuno lo aveva mai
guardato così. Da quello sguardo capì che Nathan aveva qualcosa contro di lui,
qualcosa che non aveva a che fare con Dan. Solo che il biondo non capiva,
effettivamente non gli aveva mai fatto torto. Anzi, lo aveva perloppiù ignorato.
«Bene, bravo. Hai vinto. Sarai contento»
ringhiò il moro, voltandosi di scatto ed allontanandosi. Improvvisamente, il biondo fu assalito dai
peggiori sensi di colpa della sua vita. Quello che aveva davanti era pur sempre
suo fratello! E nemmeno lo conosceva! Per la prima volta in vita sua ebbe un
moto d'affetto per l'altro. Non lo avrebbe mai ammesso, ma nella parte più
lontana di se stesso era curioso, voleva sapere di più su di lui, voleva poter
amare suo fratello Nathan così come facevano due veri fratelli.
«Ehi, Nathan! È solo una partita, in
fondo!» esclamò, cercando di avvicinarsi a lui. Tentò di fermarlo.
«Vattene Lucas, non voglio vederti.»
ribatté gelidamente il moro, ma il biondo non voleva fermarsi. Poggiò una mano
sulla spalla dell'altro.
«Posso sapere almeno perché mi odi così
tanto?» sbottò Lucas arrabbiato e confuso.
Di botto Nathan si voltò, colpendo con
forza il braccio del biondo. Questa volta nei suoi occhi c'era più puro dolore
che odio o rabbia... C'erano soprattutto lacrime.
«Ti odio perché sei mio fratello! -
gridò il moro. - Tu! Tu corri sempre a salvare le persone. Peyton...
Brooke... Jake e la sua
bambina...! - continuò con voce sempre più fioca e satura di dolore - Ma tu...
Tu... Non sei mai venuto a salvarmi!
Hai idea di cosa ho sopportato?! Tu sei mio fratello maggiore! Maledizione!
Avresti dovuto salvarmi, Lucas! Cosa ho
dovuto fare pur di avere la tua attenzione?! E... Se prima ti volevo bene...
Ora non mi rimane altro che odiarti! Perchè
non sei mai venuto? Perchè non mi hai salvato? Perchè di tutte le persone che hai salvato, non hai mai
salvato tuo fratello?» gridò arrabbiato e carico di dolore Nathan, dando uno
spintone all'altro. Si appoggiò al palo del canestro e scivolò a sedere, con le
lacrime che gli colavano dagli occhi.
Lucas fu colpito in pieno petto dal
dolore del moro ed i suoi sensi di colpa si intensificarono ancora di più, diventando
insopportabili. Quella briciolo di sé che desiderava Nathan pur essendo così
piccolo, si scoprì così forte che tutti gli altri pensieri sparirono. Ora
vedeva solamente un bambino impaurito, dietro la maschera di Nathan e l'istinto
fraterno, rimasto sopito così a lungo, scoppiò nel suo cuore: senza pensare ad
altro, ma solo con tanta sincerità si avvicinò al moro, s'inginocchiò accanto a
lui e lo abbracciò disperatamente, affondando il volto sulla spalla dell'altro.
Pianse anche lui.
«Perdonami... Perdonami, Nathan. Sono
il peggiore dei fratelli.» si scusò sincero il biondo, con una traccia di
quello che poteva essere un profondissimo affetto.
«Ti voglio bene... Te ne ho sempre voluto…» sussurò il moro,
ricambiando con un vivo calore quell'abbraccio che desiderava da anni.
NOTE:
Un po’ zuccherosa vero? ^^”” In ogni caso, son contento di questo piccolo
esperimento, perché questa ffic l’ho scritta tutta
sul cellulare nei ritagli di tempo. Spero vi piaccia.