Patetici
Ofelia finì di cenare e si tagliò un pezzo di formaggio. Smise di pensare.
Nicola era steso sul letto. Un volto vuoto, come se fosse stato privato delle sue emozioni. Il pungente odore di colonia di suo zio impregnato ancora nella pelle e il suo ansimare che rimbombava nelle orecchie.
Ofelia mangiò con lentezza la fetta, assaporandone il sapore delicato di latte. Pareva volersi fondere con essa. La masticava con accuratezza come se fosse la sua unica ragione di vita.
Il corpo nudo di Nicola e lo sguardo freddo e distante, che studiava il soffitto perdendosi in chissà quale crepa. In chissà quale ricordo.
Ofelia saliva le scali, diretta in camera da letto. Il formaggio ancora tra le dita. La mente ancora vuota.
Il sangue che gli macchiava i capelli scorreva, giù fino al naso e gocciava sulla coperta del letto. Aveva la pelle incredibilmente pallida. Le labbra socchiuse.
Ad Ofelia tremò la mano e l'ultimo boccone di formaggio cadde, nascondendosi nel sottoscala. La ragazza a carponi allungò il braccio per afferrarlo dietro ad un vecchio baule.
Nicola lasciò che gl'insulti di suo zio gli scivolassero addosso. Lo aveva già pagato, dopotutto.
Nicola, coi lividi che gli stavano spuntando sulle spalle strette e sul torace scarno, e Ofelia con le dita impiastricciate di ragnatele si resero conto, in quel momento, di quanto fossero patetici.