Serie TV > Hélène e i suoi amici
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Autore: Magica Emy    30/09/2013    1 recensioni
Si gira su un fianco, voltandomi le spalle e permettendomi così di abbracciarla da dietro e posarle un leggero bacio sulla nuca, che la fa rabbrividire di piacere. Adoro sentirla fremere fra le mie braccia, e in più da un po’ di tempo mi sono accorto che alcune parti del suo corpo sono diventate particolarmente sensibili al tatto, così ne approfitto ogni volta che posso. Come adesso, per esempio, mentre prendo ad accarezzarle il collo con studiata lentezza, per poi percorrerlo in tutta la sua lunghezza con una scia di piccoli baci morbidi che la portano a fremere violentemente contro il mio petto, facendosi ancora più vicina...
Seguito di "Je t'aime", se qualcuno non l'ha ancora letta...corra a farlo!
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Apro la porta con le mani piene di pacchetti e pacchettini, visto che prima di andare a prendere Roy all’aeroporto ne ho approfittato per fare un po’ di provviste al fornitissimo supermercato di fronte, poi faccio cenno a mio fratello di entrare in casa. Solo che, non appena varcata la soglia un piccolo uragano di nome Grace, turbinìo di capelli al vento ed espressione gioiosa dipinta su quel dolce visetto gli è subito addosso, avvolgendolo in un caloroso abbraccio che lo fa scoppiare a ridere.

- Zio Roy, sei qui finalmente! Non vedevo l’ora che arrivassi!

Esclama felice, facendogli un gran sorriso e baciandolo sulla guancia.

- Eccola qui la mia bambina, sono così contento di vederti! Accidenti quanto sei cresciuta, sei diventata una signorina! E queste macchie rosse? Non vogliono proprio saperne di andar via, eh?

Dice, studiandola a lungo con aria concentrata.

- Prima o poi lo faranno – mi intrometto, posando i pacchetti sul tavolo della cucina e cominciando a sistemare la spesa – è già in via di guarigione.

- Si – aggiunge Grace – adesso posso finalmente uscire un po’, e presto ricomincerò ad andare a scuola, sai?

Mia figlia comincia subito a stordirlo di chiacchiere, ma lui non ne sembra particolarmente impressionato mentre sistema momentaneamente le valige ai suoi piedi e si siede sul divano, permettendole così di appollaiarsi sulle sue ginocchia e accarezzandole piano i capelli, ascoltandola con attenzione. Non lo vedo da anni ma è come se non ci fossimo mai persi di vista, è sempre lo stesso. Fisico tonico e asciutto, frutto di continui e massacranti allenamenti in palestra e sorriso schietto e sincero, di chi non ha peli sulla lingua e sa il fatto suo. Mio fratello è sempre stato un tipo molto affascinante e sicuro di sé, forse è per questo che praticamente da quando ho memoria tutte le ragazze gli svengono ai piedi implorandolo di degnarle di uno sguardo, cosa che lui ovviamente non si è mai fatto ripetere due volte. Bè, tutto ciò che posso dire è che alla fine si lasciava sempre dietro una consistente scia di cuori spezzati e che ancora oggi, a trentasei anni suonati, non ne vuole proprio sapere di mettere finalmente la testa a posto e decidersi a formare una famiglia tutta sua. Ma lui è fatto così, è un tipo un po’ fuori dal comune, ed è anche per questo che noi due andiamo così d’accordo. La voce di Christian mi distrae improvvisamente dai miei pensieri, riportandomi bruscamente coi piedi per terra mentre lo vedo raggiungerci velocemente con il bambino tra le braccia, ansioso di conoscere finalmente Roy , che non appena lo vede arrivare si precipita da lui per stringerlo subito in un amichevole abbraccio, rischiando quasi di farlo ruzzolare giù per le scale. Accidenti, cominciamo bene! Christian non è certo abituato a manifestazioni d’affetto così sfrenate da parte di gente a lui estranea, e la sua espressione perplessa e confusa mentre cerca di sgattaiolare via da quella imbarazzante situazione ne è la prova. Ma fortunatamente poco dopo mio fratello sembra indirizzare a Logan tutte le sue attenzioni, facendogli tirare un sospiro di sollievo che mi fa sorridere divertita, mentre lo guardo di sottecchi dalla mia postazione poco lontana.

- Che piacere conoscervi entrambi!

Esclama Roy, allegro, prendendo il bambino tra le braccia e facendolo volteggiare più volte mentre lo osserva ridere a crepapelle, chiaramente divertito da quella nuova situazione.

- Fai attenzione – lo avverte Christian, avvicinandosi di qualche passo e cercando, con scarsi risultati di nascondere l’apprensione dovuta a ciò che sta vedendo e a cui non è certo abituato – ha mangiato da poco e non vorrei che si sentisse male.

- Non preoccuparti – risponde lui, di rimando, continuando a coccolare il nipotino – so come trattare con i bambini. Una volta portai Grace a fare un giro a cavallo subito dopo averle fatto ingurgitare un intero biberon di latte, che poi finì per rigettare tutto in faccia a quella povera bestiola! Ronnie è sempre stato un puledro dal carattere non facile, ricordi come si imbizzarrì quel giorno, Johanna? Rischiammo tutti di finire all’ospedale!

E scoppia a ridere come un matto mentre lo sguardo di Christian saetta rapidamente da me a lui, e la sua espressione sembra mutare lentamente in peggio prima di esclamare un accorato “Che cosa?” incenerendomi sul posto e facendomi trasalire. Ops…qualcosa mi dice che sia meglio mettere immediatamente fine a questa conversazione.

- Ehm…Roy, sono sicura che il viaggio fin qui sarà stato parecchio stancante, cosa ne dici di andare di sopra e fare un bel bagno rilassante? Vieni, seguimi, così ti mostro la tua stanza…

- Niente affatto, sorellina – mi interrompe, strizzandomi l’occhio giocosamente – non sono stanco per niente, e l’unica cosa che desidero adesso è fare un bagno, si, ma là fuori, in quel meraviglioso oceano. Allora, dov’è la tavola da surf?

Ci vuole più di mezz’ora per spiegare a Roy che qui non siamo a Miami Beach e che nessuno di noi possiede una tavola da surf, ma lui sembra irremovibile, e dopo aver passato gran parte del pomeriggio a cercarne una praticamente in ogni negozio dell’isola alla fine ne acquista ben due, sperando così di convincere Grace a fargli compagnia tra le onde e lei, inutile dirlo, si mostra subito entusiasta all’idea, pronta a seguirlo anche in capo al mondo.

- Non se ne parla nemmeno – esclama Christian mentre, subito dopo cena passeggiamo sulla spiaggia insieme a Logan – tuo fratello dovrà passare sul mio cadavere prima di portare mia figlia nel bel mezzo dell’oceano con quella stupida tavola da surf! Si da il caso che non sia ancora guarita del tutto, e poi potrebbe prendere freddo e…mi spieghi cos’è questa storia del cavallo che si è imbizzarrito in sua presenza, poi? Meno male che sapeva trattare coi bambini! Senti, mi spiace dirtelo ma quel ragazzo ha della segatura in testa! Irresponsabile oltre ogni dire, e tu ancora più di lui visto che gli permettevi tranquillamente di occuparsi di una bambina così piccola…Dio Johanna, ma ti rendi conto? Oggi ha rischiato di far vomitare Logan per ben due volte con quella ridicola palla salterina che ha pensato bene di portargli dal Texas!

Sbuffo, palesemente scocciata.

- Hai finito? Siamo venuti qui per rilassarci un po’ e conciliare il sonno al bambino, non certo per fargli venire i vermi alla pancia per l’agitazione! Smettila di lamentarti in questo modo, non ti servirà a niente, e comunque Roy sta solo cercando di recuperare il tempo perduto con i bambini. Che male c’è a farlo divertire un po’ con la palla salterina, ci abbiamo giocato tutti quanti da piccoli…

- Ecco perché siete tutti fuori di testa, allora!

Mi interrompe, furioso, facendomi venire una gran voglia di strangolarlo con le mie stesse mani. Già, è un vero peccato che in questo momento siano impegnate a reggere Logan, che comincia già a mostrare piccoli segni di cedimento sbadigliando ripetutamente e accoccolandosi di più contro il mio petto, alla ricerca di una posizione più comoda per potersi addormentare.

- Si, finalmente ho capito il motivo! – continua – Inoltre, pensi sia stata una buona idea lasciare Grace da sola con lui, adesso? Chissà cosa potrebbe spingerla a combinare, di questo passo!

- Vuoi smetterla di parlare di mio fratello come se fosse l’essere più pericoloso al mondo? Le stava solo insegnando a giocare a poker, che male c’è?

- Che male c’è? Oh, andiamo, far giocare a poker una bambina di dieci anni! Quale sarà la sua prossima mossa, insegnarle a bere tequila per caso?

Scoppio improvvisamente a ridere, cogliendolo in contropiede.

- Certo che hai una fervida immaginazione, amore mio! Su, smettila di preoccuparti, Roy sarà anche un po’ sopra le righe ma non è certo un criminale. È un ragazzo in gamba, e ha anche un grande cuore e tu non dovresti giudicarlo senza prima conoscerlo.

Sospira, circondandomi le spalle con un braccio e accarezzando dolcemente il viso paffuto di Logan, che si è appena addormentato.

- Non lo sto giudicando – dice, abbassando notevolmente il tono di voce – è solo che…

- È solo che sei geloso – finisco la frase per lui – perché Grace sta dimostrando tante attenzioni nei confronti di suo zio, e tu ti senti spodestato del tuo ruolo di padre. Sto sbagliando, forse?

Il suo improvviso silenzio conferma ciò di cui in cuor mio ero già sicura e quell’adorabile, improvviso sguardo da cucciolo smarrito mi fa tanta tenerezza mentre gli poso un bacio leggero sulle labbra, cercando così di tranquillizzarlo.

- Non devi preoccuparti – gli dico dolcemente – tua figlia ti adora, e per lei resterai sempre tu il migliore. Non dubitarne mai.

Lo vedo sorridere alle mie parole, finalmente più sereno mentre mi bacia a sua volta, prima di incamminarci lentamente verso casa. Non appena varchiamo la soglia però l’insistente suono dello stereo, regolato al volume massimo ci investe all’improvviso, facendoci sussultare e finendo per svegliare anche Logan, che quasi sul punto di piangere comincia ad agitarsi fra le mie braccia, come se volesse fuggire da tutto quell’incredibile baccano a cui non è certo abituato, specie a quell’ora. Christian si irrigidisce vicino a me e il suo sguardo è d’un tratto gelido, quasi addolorato mentre lo osservo avanzare con passo deciso in mezzo a tutta quella confusione e, prima ancora che possa rendermi conto di cosa stia succedendo spegnere lo stereo con uno scatto nervoso, scatenando ben presto le lamentele di Grace e mio fratello. Entrambi cominciano infatti a lanciargli delle strane occhiate perplesse a cui lui però sembra non prestare particolare attenzione, ed è allora che finalmente capisco: oh no, quella era la canzone di Giselle…

- Ehy, si può sapere perché diavolo hai spento? Quella canzone spacca di brutto!

Gli grida dietro Roy che, ancora sbigottito dal suo strano comportamento cerca in qualche modo di attirare la sua attenzione, ma è troppo tardi. Christian si sta già dirigendo al piano di sopra e non fa nemmeno lo sforzo di voltarsi indietro, sordo a qualunque tipo di richiamo e, a quel punto, mi accorgo di non poter far altro che seguirlo…

 

 

 

 

 

 

Mi sveglio di soprassalto, ansante e sudato, mettendomi a sedere sul letto mentre mi accorgo che Johanna mi sta guardando con aria seria e preoccupata, accarezzandomi il braccio da cima a fondo nel tentativo di restituirmi un po’ di lucidità.

- Christian, che cosa c’è? Hai fatto un brutto sogno?

Mi chiede dolcemente, mettendosi a sedere a sua volta e circondandomi le spalle con le braccia, posandomi un bacio leggero sulla tempia. Annuisco, voltandomi a guardarla e prendendole le mani, come a rassicurarla che, qualunque cosa fosse, è già passata. Anche se non ne sono del tutto sicuro. No, non riesco mai a esserlo fino in fondo…perché non posso dimenticare.

- Ti va di parlarne?

Continua, liberandomi la fronte dai capelli scomposti e poggiando la testa nell’incavo della mia spalla, ascoltando il mio respiro irregolare prima che mi decida finalmente a parlare.

- Io…continuo a vederla – comincio con voce rotta – la sua immagine mi compare sempre davanti e quando meno me lo aspetto, anche se…penso di essermi lasciato tutto alle spalle. Ma non è così, e io riesco ancora a sentire l’odore di fumo, a vedere le fiamme che l’avvolgono, a sentire…le sue urla disperate mentre mi dice di andare via da quella casa, di pensare solo a salvarmi e abbandonarla lì…

Non riesco a continuare perché la mia voce si incrina e mi ritrovo a singhiozzare prima ancora di rendermene conto, prendendomi la testa fra le mani mentre Johanna mi avvolge in un caldo abbraccio, stringendomi forte a se e cercando di consolarmi.

- Amore, non fare così ti prego…è per via di quella canzone, non è vero? L’hai sentita e ti è tornato tutto in mente…ma Roy non lo ha fatto apposta, lui non poteva sapere, non immaginava certo che…

- Lo so – la interrompo, asciugandomi le lacrime e tornando lentamente un po’ più padrone di me stesso – e mi dispiace se gli ho dato una cattiva impressione. Insomma…non volevo che smettessero di divertirsi, ma solo che non ascoltassero quella canzone. Io non voglio sentirla mai più, e invece continuano a trasmetterla praticamente ovunque, non ne posso più…sta diventando un incubo. È già un incubo.

Mi accascio, d’un tratto privo di forze e di nuovo mi rifugio tra le sue braccia, nell’unico posto dove ho bisogno di stare. Nell’unico posto dove voglio davvero stare.

- Coraggio amore mio, passerà. Vedrai che passerà, tutto questo dolore andrà via prima o poi e quei brutti momenti resteranno solo un lontano ricordo.

Mi sussurra e sento le sue mani sfiorarmi piano i capelli prima di scivolare lungo le mie spalle scosse dai singhiozzi, accarezzandole ritmicamente in un debole tentativo di conforto mentre le sue labbra percorrono il profilo del mio viso, raccogliendo dolcemente le mie lacrime e fondendosi più volte con le mie, donandomi finalmente la pace di cui ho bisogno.

 

- Dai papà. Posso farmi il tatuaggio del teschio che luccica?

Mi ripete Grace per l’ennesima volta mentre, seduti a tavola all’ora di pranzo racconta a me e sua madre di come è andata la sua mattinata passata in compagnia dello zio che, adesso, a quanto pare, ha pensato bene di dileguarsi per andare a cavalcare l’onda insieme alla sua ormai inseparabile tavola da surf. Insomma, capisco la sua sfrenata passione per questa specie di sport assurdo che, per inciso, non mi azzarderei mai a fare, ma ora mi sembra che quel ragazzo stia cominciando a esagerare un po’. Sono giorni che non fa che montare quella stupida sottospecie di skate senza ruote, rischiando tutte le volte di rompersi l’osso del collo sotto gli occhi attenti e curiosi di Grace, che non fa che guardarlo con crescente ammirazione. E va bene, d’accordo, sono un po’ geloso…e allora? Ok, diciamo pure che sono geloso marcio di tutta questa situazione, ma il fatto è che quella è mia figlia e…oh, lasciamo perdere certi argomenti,è meglio! E comunque gli americani diventano proprio fissati quando ci si mettono, con certe cose.

- Si può sapere perché ti sei intestardita con questa storia del teschio? Me ne parli praticamente da quando ci siamo seduti a tavola, ma la mia risposta è sempre la stessa: puoi scordartelo! Alla tua età non ti fai proprio nessun tatuaggio, fine della discussione. Perciò sei pregata di smettere di tormentarmi con certe sciocchezze.

Ribatto, palesemente scocciato dalle sue assurde richieste prima di riempirmi il bicchiere con dell’acqua fresca e cominciare lentamente a bere.

- E poi non capisco come ti sia venuta in mente un’idea simile, un teschio non è certo un tipo di tatuaggio indicato per una bambina come te, neppure se luccica.

Si intromette sua madre, che seduta di fronte a me la osserva con crescente curiosità.

- Uffa! Quanto siete noiosi!

Si lamenta intanto lei, e a quel punto io e Johanna ci scambiamo delle occhiate perplesse.

- E poi si può sapere dove lo hai visto?

Esclamiamo all’unisono, scoppiando a ridere subito dopo per l’assurdità della situazione.

- Che domande – risponde lei, pronta – l’ho visto sul sedere di quella ragazza mora con cui zio Roy si rotolava mezzo nudo sul divano proprio questa mattina!

A quelle parole il sorriso mi si spegne sulle labbra e per poco non mi va di traverso l’acqua che sto bevendo.

- Che cosa hai detto?

Esclamo sconvolto prima ancora di riuscire a trattenermi, e quando mi volto mi accorgo che a Johanna è caduta la mascella e che la sta fissando con gli occhi sgranati, come se non riuscisse a credere a ciò che ha appena sentito.

 

- Oh, insomma – esclama Roy, visibilmente infastidito da quella discussione che dura ormai da almeno mezz’ora – quante storie per una sveltina di poco conto…in fondo cos’avrò mai fatto di tanto grave? Ho conosciuto quella tizia sulla spiaggia e…

- Non mi interessa un accidente di come l’hai conosciuta! – sbotto, interrompendolo agitato – Te la sei portata qui in casa mia, sul mio divano e sotto gli occhi di una bambina di dieci anni, che adesso tu avrai irrimediabilmente traumatizzato! Hai idea di quello che abbiamo dovuto spiegarle io e tua sorella? Come cazzo ti è venuto in mente di fare una cosa del genere?

Alzo la voce più di quanto sia necessario, ma non me ne frega niente. È già un miracolo che non gli abbia ancora spaccato la faccia, dopo quello che è stato capace di fare in presenza di mia figlia. Dio, se solo ci penso mi sale il sangue alla testa. Cosa crede che sia questo, un harem? Una specie di bordello dove può fare i propri comodi indisturbato quando non ci siamo? No, non riesco proprio a tollerarlo. Adesso ha veramente passato i limiti, e lo leggo anche negli occhi di Johanna che, vicino a me, con le braccia incrociate e l’aria tremendamente seria sembra non perdersi una sola parola di tutta questa assurda discussione che adesso mi trovo costretto ad affrontare, anche se non avrei mai voluto. Ma Roy continua a lanciarci delle occhiate perplesse, come se non capisse, come se non riuscisse a rendersi conto della gravità della situazione venutasi a creare, e questo mi rende ancora più furioso nei suoi confronti.

- Non ci vedo assolutamente nulla di scandaloso – replica, sulla difensiva – ve la state prendendo per niente! Santo cielo, solo perché la bambina mi ha beccato a fare la cosa più naturale del mondo… Vorresti farmi credere che tu ti fai tanti scrupoli ogni volta che ti scopi mia sorella?

- Come e quando mi scopo tua sorella sono affari che non ti riguardano – urlo, al limite della sopportazione – e comunque ho l’accortezza di farlo in camera da letto, lontano da sguardi indiscreti e sicuramente non in presenza di mia figlia…

- Christian, smettila – mi interrompe Johanna, arrossendo violentemente mentre mi incenerisce con lo sguardo – finitela tutti e due, parlate come se non fossi nemmeno qui! Questi discorsi mi stanno veramente imbarazzando!

- Tua figlia? – ribatte Roy, ignorandola – Adesso è diventata improvvisamente tua figlia? Ti ricordo che quella bambina l’abbiamo cresciuta noi in Texas, almeno per i primi quattro anni della sua vita! Noi abbiamo seguito i suoi primi passi, ascoltato le sue prime parole e le siamo stati accanto tutte le volte che non stava bene…e tu, dov’eri tu quando lei aveva più bisogno di te? Dov’eri quando mia sorella non faceva che piangere tutte le notti, perché tu l’avevi messa in questa situazione e non eri nemmeno in grado di prenderti le tue responsabilità? Te lo dico io dov’eri…

- Basta così – lo interrompe Johanna, facendo un passo deciso verso di lui – piantala immediatamente di rivangare il passato, stai parlando di cose che non sai!

- Oh, sicuro che le so – risponde, alzando la voce ancora di più – ne so abbastanza per poter dire la mia, e adesso tu mi ascolterai perché non sei nella posizione di aggredirmi in questo modo! Non sei nemmeno stato capace di occuparti della tua bambina, sangue del tuo sangue, perché in realtà eri troppo impegnato a passare le giornate a bucarti nei peggiori vicoli della tua Parigi, perché la cosa potesse davvero interessarti!

- Dacci un taglio, Roy, non ti permetto di parlargli in questo modo!

Grida Johanna, ma io non l’ascolto quasi perché quelle parole mi colpiscono nel profondo, sedimentando dolorosamente dentro di me e senza che io possa far niente per impedirlo. Adesso basta, questo è veramente troppo.

- E va bene, cominciamo a essere decisamente in troppi qui dentro. Non c’è abbastanza spazio per tutti e due in questa casa, perciò devi scegliere Johanna: o me, o lui.

Dico d’un tratto, la voce improvvisamente bassa e controllata, senza staccare gli occhi da Roy nemmeno per un istante mentre mi accorgo che ricambia il mio sguardo, senza parlare, proprio come se volesse mantenere il punto.

- Christian, falla finita con queste stupidaggini – esclama lei, l’aria visibilmente scossa – non posso credere che tu mi stia davvero mettendo in questa posizione! Come puoi costringermi a scegliere tra te e mio fratello? Insomma, lui è la mia famglia, e non…

- Non preoccuparti -  la interrompo, impedendole così di finire la frase – se per te è così difficile decidere vorrà dire che ti darò una mano: sarò io ad andarmene!

Poi mi allontano, lasciando la casa e richiudendomi violentemente la porta alle spalle, sordo ai suoi continui richiami mentre cerca inutilmente di fermarmi, di convincermi a tornare sui miei passi. Ma ormai è troppo tardi, e non c’è niente che lei possa fare per riportarmi indietro. Non finchè si ostinerà a permettere a quell’essere disgustoso di continuare a occupare casa mia.

 

  

   
 
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