Live fast,
die young and have a good-looking corpse
Un
bambino portò il lenzuolo bianco
alle
cinque della sera.
Una
sporta di calce già pronta
alle
cinque della sera.
Erano le 13.30
quando James Dean uscì da Patsy’s Pizza e salì al
volo sulla Little Bastard,
sorridendo tra sé e sé: quella mattina era stata revisionata per benino e ora
era più lustra che mai.
Lasciò una carezza
sul volante, dopodiché mise in moto e sghignazzò compiaciuto nel sentire il
motore fare le fusa come una gatta in calore.
L’auto schizzò
sull’asfalto, mangiandoselo senza troppe cerimonie, e James ripensò alle parole
che suo zio gli aveva rivolto qualche minuto prima.
“Stai attento,
cavalchi una bomba” gli aveva detto, e lui era scoppiato a ridere.
“È la mia bambina.”
aveva replicato, inforcando gli occhiali da sole e salutando lui e il padre con
un cenno veloce.
Però, ora che il
motore stava girando, non era più sicuro se il vezzeggiativo da lui
precedentemente adottato fosse adatto ad una macchina del genere.
Se le leggi lo avessero
permesso se la sarebbe sposata, quella piccola bastarda, questo era poco ma
sicuro – anche solo per dare ad Hollywood l’ennesima bravata firmata Dean per
cui storcere il naso.
Soprattutto
per quello.
Già
combatton la colomba e il leopardo
alle
cinque della sera.
E
una coscia con un corno desolato
alle
cinque della sera.
Wütherich era al suo fianco e aveva
trattenuto le risa quando, alle 15.30, James aveva provato a fare lo splendido
con lo sbirro della stradale che voleva multarlo per eccesso di velocità.
Nonostante avesse
rivelato di essere sotto contratto con la Warner Bros.,
il poliziotto non aveva battuto ciglio, costringendolo così a firmare il
verbale e incassare il colpo – non gli piaceva firmare autografi per quel
motivo, gli stava capitando un po’ troppo spesso per i suoi gusti.
Dopo un’ora e mezza
avevano parcheggiato la Porsche davanti ad una stazione di servizio e aspettato
che Hickman e Roth facessero lo stesso con la
station-wagon su cui li stavano seguendo; dopodiché erano entrati e James aveva
comprato una Coca e mangiato una delle mele che Hickman
s’era portato appresso.
S’era messo
d’accordo con un altro tizio che conosceva – e che a sua volta stava andando a
correre a Salinas – per cenare a Paso Robles, e poi
era uscito dal locale con gli altri.
Li aspettavano più
di trenta miglia poco affollate e praticamente tutte in rettilineo, così
avevano deciso di non fare più soste e di darsi direttamente appuntamento al
circuito di Salinas.
James ne avrebbe
approfittato per tirare a dovere il motore, più per diletto personale che per
l’esigenza di esercitarsi prima della gara vera e propria.
Cominciarono
i suoni di bordone
alle
cinque della sera.
Le
campane d'arsenico e il fumo
alle
cinque della sera.
Dopo meno di un’ora
il sole aveva iniziato a tuffarsi dietro l’orizzonte e la carrozzeria della Little Bastard –
solitamente bianca come la luna – in quel momento scintillava di un
bell’amaranto.
La macchina filava
sull’asfalto che era una meraviglia, comandata a dovere dal piede di James che,
manco a dirlo, pareva incollato sull’acceleratore.
Wütherich gli era accanto e continuava a
dispensare innumerevoli consigli da mettere in pratica durante la gara, e non
perse il filo del discorso nemmeno quando James aveva azzardato un sorpasso un
po’ troppo spericolato, costringendo la vettura che arrivava dalla corsia
opposta ad accostare.
James aveva smesso
di starlo a sentire da un bel pezzo: per quanto Wütherich
fosse un buon meccanico, questo non faceva di lui anche un ottimo pilota.
Strinse il volante
con più impeto e diede gas un altro paio di volte, l’adrenalina che gli pompava
nelle vene con maggior intensità ogni volta che il motore gli regalava un rombo
sempre più fragoroso.
Erano solo lui e la
sua bambina, e nessun altro.
Negli
angoli gruppi di silenzio
alle
cinque della sera.
La giacca rossa di
James si stava gonfiando sotto il vento, rendendolo di fatto un Jim Stark – quel Jim Stark che faceva le corse
clandestine per non fare la figura del coniglio con le altre gang di adolescenti
e che stava scalpitando impaziente sulle pellicole che dovevano ancora essere
distribuite ai cinema.
Rebel
Without a Cause sarebbe stato proiettato per la prima volta
solamente il 27 ottobre, ma James già sapeva di avere in tasca il passepartout che gli avrebbe spalancato i portoni
dell’Olimpo cinematografico.
E allora Brando non
avrebbe più avuto alcuna scusa per fare lo stronzo con lui, nossignore.
Quando
venne il sudore di neve
alle
cinque della sera,
quando
l'arena si coperse di iodio
alle
cinque della sera,
la
morte pose le uova nella ferita
alle
cinque della sera.
Erano le 17.59
quando la Little Bastard
arrivò all’incrocio con la Highway 41 e si
ritrovò tra i piedi un’insulsa Ford Custom Deluxe Edition che, bicolore
com’era, pareva inzuppata in una tazza di latte e cacao.
James non fece in
tempo a frenare e, contro i quasi 1900 kg dell’altra vettura, la Porsche non
poté nulla: s’accartocciò come una foglia rinsecchita – come se il suo pilota fosse stato l’ultimo degli stronzi.
Una
bara con ruote è il letto
alle
cinque della sera.
Ossa
e flauti suonano nelle sue orecchie
alle
cinque della sera.
Il tizio che
guidava la Ford era uscito dalla propria auto barcollando, ma praticamente
illeso: se non fosse stato per il sangue che gli stava uscendo dal naso, si
sarebbe potuto benissimo definire come un normalissimo studente che stava
facendo ritorno a casa.
Wütherich invece era parecchio
frastornato, ma anche lui poteva ritenersi più o meno intero: l’assenza della
cintura di sicurezza nel posto vicino al guidatore, paradossalmente, era stata
la sua salvezza.
Sempre a terra, si
voltò per vedere in che condizioni versava James e si pentì immediatamente di
averlo fatto.
La
stanza s'iridava d'agonia
alle
cinque della sera.
Da
lontano già viene la cancrena
alle
cinque della sera.
La morte li aveva
seguiti durante tutto il tragitto e sorpassati senza alcuna pietà, senza dar
loro il tempo di rendersene conto.
Per un solo minuto
James era riuscito a fare propria una delle sue poesie preferite, quella che
aveva ricopiato febbrilmente su un foglio e che teneva sempre conservata tra le
pagine di Morte nel pomeriggio di
Hemingway.
Alle cinque della
sera James Dean era infatti rimasto infilzato dal volante della Little Bastard
– la sua bambina, quella che non avrebbe mai dovuto tradirlo – quasi fosse
stato un torero alle prese con una corrida motorizzata.
Tromba
di giglio per i verdi inguini
alle
cinque della sera.
Le
ferite bruciavan come soli
alle
cinque della sera.
Vennero a prenderlo
venti minuti dopo e impiegarono un sacco di tempo ad estrarlo dalla carcassa
della macchina: la gamba destra era rimasta incastrata tra le lamiere, come se
la Little Bastard
non volesse affatto lasciarsi separare dal proprio padre – dal proprio amante.
Quando i barellieri
erano finalmente riusciti a ficcarlo sull’ambulanza, James era già in stato
d’incoscienza e il sangue gli si era raggrumato scompostamente sulla t-shirt
che un tempo era stata bianca: gli occhi chiusi, il bel volto tumefatto e
l’osso del collo ormai irrimediabilmente spezzato sussultarono qualche minuto
dopo, quando la corsa disperata verso l’ospedale s’interruppe per via di uno
stupido tamponamento che servì soltanto a far perdere ulteriore tempo.
Venti minuti dopo
venne dichiarato morto.
Se avesse potuto
aprir bocca, James se ne sarebbe venuto fuori con una delle sue solite
osservazioni taglienti; lui che era solito ripetere la famosa battuta de I Bassifondi di San Francisco che
diceva: “Vivi in fretta, muori giovane e sii un cadavere bello da vedere”,
avrebbe sicuramente avuto da ridire a proposito del proprio collo miseramente
spezzato.
Non poté farlo; nel
giro di otto giorni venne interrato e la gente iniziò a conoscerlo solo a
partire dalla fine di ottobre, quando Jim Stark fece finalmente il proprio debutto sul grande
schermo.
Di lui non
restavano altro che un film appena uscito nelle sale e uno girato malvolentieri
ma che avrebbe ulteriormente contribuito a consacrarlo per sempre al mondo del
cinema, chiacchiere sulle sue innumerevoli stranezze e sugli altrettanto
ambigui flirt, una Pubblicità Progresso sulla sicurezza stradale in cui
ironicamente incitava gli altri guidatori a fare attenzione perché “la vita che
salvate potrebbe essere la mia”, tutti i presupposti per far nascere una vera
icona e un Piccolo Principe che in fondo non aveva mai trovato il proprio
pianeta e che era stato costretto ad accontentarsi di una tomba nel profondo
dell’Indiana.
Il resto?
Il
resto era morte e solo morte
alle
cinque della sera.
Note autrice
Il 30 settembre 1955, senza saperlo, il mondo perse uno degli attori più
promettenti dell’epoca e guadagnò una leggenda: James Dean infatti morì a soli
24 anni.
Sono tante le voci e le leggende che circolano su di lui, sulla Little Bastard e
sul suo particolare stile di vita, ma se c’è una cosa che mi fa incazzare fuor
di misura è quando mi si viene a dire che Dean non fosse in grado di recitare:
certo, come no! Ha solo rivoluzionato il metodo di recitazione standard di
Hollywood, che volete che sia!
Era un bellissimo ragazzo, su questo non ci sono dubbi, ma questa non è una
scusa sufficiente a sminuire le sue abilità: la scena improvvisata di East of Eden in cui abbraccia disperato
il padre, il mitico “You’re tearing me apart!” di Rebel Without a Cause, la straordinaria interpretazione del
ruolo di Jett Rink in Giant (un ventiquattrenne che interpreta i
panni di uno di sessanta-settanta… strabiliante!)… voglio dire, non sono
cazzatine che possono essere tranquillamente accantonate dalla scusa “eh, però
lui era un bel ragazzo”.
Questo mio omaggio è quindi rivolto all’uomo James Dean, non solo alla
leggenda, perché ormai ho imparato ad apprezzarlo per tutte le sfumature – belle
e meno belle – del suo carattere.
Live fast, darlin’.
Precisazioni varie:
v
Il titolo della fanfiction è una battuta tratta
dal film I bassifondi di San Francisco,
che ho citato anche verso la fine della storia.
v La poesia che ho citato lungo tutta la fanfiction è La cogida y la muerte di Federico
García Lorca: era la poesia preferita di James Dean, che la ricopiò su un
foglio e la conservò dentro ad una copia di Morte
nel pomeriggio di Ernest Hemingway. Il componimento venne scritto da García
Lorca in onore di Ignacio Sánchez Mejías,
un torero morto nel 1931.
v Era risaputo che a Dean stessero stretti
tutti i cerimoniali e le raffinatezze di Hollywood così, quando poteva, faceva
di tutto per mettere in imbarazzo l’establishment cinematografico.
v Rolf Wütherich era
un meccanico amico di James e coinvolto con lui nell’incidente; Bill Hickman era un altro suo amico che lavorava come stunt-man, mentre Sanford H. Roth
era un fotografo che avrebbe dovuto scattare varie foto a Dean durante la gara…
questi ultimi lo seguivano su una station-wagon.
v Anche la storia della multa era vera: Dean
confessò al poliziotto di essere un attore e di aver fatto correre un po’
troppo la Porsche perché lo stava aspettando una gara, ma questi non batté
ciglio e gliela fece lo stesso. La firma di James fu l’ultimo autografo che
fece.
v Il giorno in cui morì, James era veramente
vestito in maniera molto simile allo stile adottato nella pellicola Rebel Without a Cause.
v È nota l’ammirazione sconfinata che Dean
nutriva nei confronti di Marlon Brando, ed è altrettanto famoso il fatto che
quest’ultimo non sopportasse James e il fatto che egli lo considerasse il
proprio idolo da imitare in tutto e per tutto.
v La Little
Bastard era una macchina da corsa e, in quanto
tale, sprovvista di cintura di sicurezza nel sedile accanto a quello del
guidatore: paradossalmente, fu proprio questo particolare a salvare la vita di Wütherich.
v Il collo spezzato, la gamba incastrata, il
tamponamento dell’ambulanza e il ripetere spesso la battuta de I bassifondi di San Francisco sono tutti
particolari veri.
v Il film appena uscito nelle sale è Rebel Without a Cause,
mentre quello girato malvolentieri è Giant (sono note
le liti sul set tra Dean e Rock Hudson).
v È da anni che si vocifera sull’orientamento
sessuale di Dean: c’è chi sostiene la sua incrollabile eterosessualità, chi lo
accusa di essere un omosessuale represso e chi invece opta per una più “democratica”
bisessualità.
v La famosissima Pubblicità Progresso (nonché l’ultima
intervista di James) è questa (inizia a
1:27).
v
Il suo libro preferito era Il Piccolo
Principe di Antoine de Saint-Exupéry.
Ringrazio infinitamente chi leggerà questa cosuccia insignificante e,
perché no?, magari mi lascerà un paio di righe, giusto per farmi sapere com’è
:’D
Dazed;