Allora,
allora…questo è un racconto per lo più inventato…forse, ho preso qualche spunto
da un fatto accaduto realmente ma…non vi è nessun accenno fondamentale…sembra
un poco fantasy, più che alto, perché si trova ai confini dell’umana
immaginazione…ho usato un linguaggio particolare, che a me piace non poco,
ma…ai lettori non ne ho la minima idea…vorrei sapere cosa ne pensate, magari
con un piccolo commentino, così da consigliare pure, anche con una critica, un
modo per migliorare…
Buona
lettura…
Infanzia…troppo lunga
Quando un cappellino rivela la natura spietata di un bimbo
ancora in fasce
Volevo
iniziare questo racconto, salutando in un caloroso abbraccio tutti quei pochi
lettori che seguteranno con la lettura di questa storia, che di introduzioni
non ha bisogno: potrei intrattenervi un attimo con una breve sintesi di quelli
che saranno i temi trattati, ma finiremmo per perderci in parole inutili e
senza senso, che poca importanza meriterebbero in realtà: non è di certo facile
buttare su carta bianca un fatto che anche per l’autore stesso è confuso, ma
cercherò di chiarire il più possibile; fatto è che sarebbe una trama
incredibilmente patetica, che vuole ritrovare la sua sinfonia in una nota di
sarcasmo, che però vede partire il suo canto fuori dalle righe.
Una
mattina come altre, in tal giorno poco chiaro anch’esso, partiamo da un’ ora
che, impaziente, vuol mostrare la sua importanza: orario scolastico in codesta
data, riprendiamo dall’alto una scuola che ho imparato a non distinguere tra
istituto superiore o asilo nido; comunque, sembrava una normalissima noia e
come al solito attraverso un qualunque vetro del primo piano ammiriamo il
riflesso di una ragazza, graziosa alla vista, anche se non mostriamo grande
interessamento per il suo aspetto fisico; difatti la si nota intenta ad un
tranquillo riposino, fuori dalle regole, disturbato da individui alquanto
fastidiosi alla sola vista.
Era una
tipetta alquanto quieta e schietta in realtà, e adorava giocare con i
sentimenti della gente: non era tanto per cattiveria, quanto per semplice
divertimento, fatto sta che a lungo andare si annoiava delle abitudini, e
cercava in tutti i modi di cambiare la sua routine; ora, i nomi sarebbero solo
futili ricordi, dato che i nostri protagonisti sarebbero solamente due, quindi
lascio volentieri alla vostra immaginazione, il loro battesmo…sarebbe meglio
comunque, specificare l’età dei diretti interessati: una 15, l’altro 16 con
qualche sfumatura puerile e un retrogusto infantile.
Riprendendo
con il nostro racconto, ecco che possiamo notare, come il ragazzo infastidisca
la sua compagna per attirare l’attenzione, e gonfiare il suo ego facendo
l’idiota: ma, chi non si arrabbierebbe a vedere le proprie cianfrusaglie
catapultate per terra senza una ragione ben precisa? Lei, di solito, non
reagiva alle prepotenze, nella speranza di tacere quei dispetti, ma in tal
caso, le marachelle di un bimbo vanno assecondate, e senza pensarci due volte,
prese la prima cosa che le capitò sotto mano, e con la grazia di uno
scaricatore di porto, la lanciò in direzione dell’origine di tale furia: il suo
intento, era quello di colpirlo corpolarmente, ma finì in disgrazia, per
abbattere il cappellino (sapete, quelli con la visiera), appoggiato sul banco
del possessore…al momento non si ha data molta importanza alla cosa ma,
accortosi di tale fatto…apriti cielo!
Un’ondata
di insulti e imprecazioni travolse la povera ragazza, che da colpevole, si
stava lentamente trasformando in vittima, e che aveva ora in volto un ghigno
soddisfatto…
Per tutta
quella giornata, lo spettacolo era sempre lo stesso: lui che era arrivato
perfino alle mani, e lei che subiva, senza intenzione alcuna di chiedere scusa
per il fattaccio, per così dire, terribile, che aveva in precedenza compiuto;
interrompendoci per un attimo, vorrei portarvi ad una riflessione: un gesto,
impulsivo per nulla, del genere, era più che giustificato in un tale
momento…per lo meno, i ricordi mi portano a pensare una cosa del genere, e per
nulla terribile sebrava…inadeguato nemmeno…quindi, la reazione del ragazzo,
poteva sembrare giustificata solo all’inizio, quando ancora di scherzo si
parlava, o comunque duratura per un solo giorno…pensate sia andata così?
Nessuna
allusione…il seguente, era ancora intento a “rivendicare”, il suo amato
copricapo, sotto gli abbiliti sguardi, e un pochino intimoriti, degli altri
compagni, che lo invitavano, più in una supplica, di mettere a tacere quella
stupida storia, e ritornare ai sani e vecchi rapporti amichevoli…ma di
raziocigno l’ombra neanche appariva, o, per lo meglio dire, la maturità della
sua mente, se ne andava dalle porte del suo cervello, sempre che ci fosse
stato, con un sacchetto in capo, umiliata più della stessa ragazza che subiva,
che a differenza del coetaneo un po’ di intelligenza l’aveva, e si limitava ad
un finto dispiacere, quando nella sua mente, macchinava un rapido e indolore
sistema per concludere quei sopprusi stonati…e di metodo, uno soltanto poteva
confluire con quel comportamento puerile, e placarlo in un infimo gesto, carico
di perfidia e divertimento.
Non che le
importasse molto, si intenda, solo che si era oramai spazientita di quel gioco
di parole (sempre le stesse, tra l’altro), e come una sfida l’aveva intesa, con
nessuna intenzione di darla per vinta ad un infante del genere; così, ad un tale
comportamento, non poteva che conseguire una tale reazione, e dopo una
settimana tra biberon e gnè gnè, eccoli di nuovo in scena tra i banchi di
scuola…ma nessuna provocazione all’orizzonte; aveva forse esaurito tutte le
scorte di omogeneizzati che aveva nella dispensa? No, solo il momento propizio
era più atteso e, come da telefilm, ecco apparire l’atteso…quale opportuintà
meglio di un lavoro di gruppo? Per una volta, i professori, si erano rivelati
utili.
Dopo gli
ennesimi battibecchi, come da copione, ecco lei intenta in un pianto finto ma,
di credibile aveva molto, e credetemi quando vi dico che quella, era una scena ai
limiti del drammatico, una soap opera da premio oscar, e in metafora non parlo:
si sa che il pianto, rende dolci e mansueti i maschietti, più virili e burberi
anche, e lei, l’aveva ben previsto…era come un atto già scritto e destinato
ancor più, difatti, tra lacrime e singhiozzi (falsi), si sentivano uscire dalla
sua bocca, timidi accenni ad uno "scusa" poco sincero (senza
guardare negli occhi il diretto interessato)…ora, un momento che prevede e
attende tensione massima…pochi spettatori, lontano da occhi (più che altro
orecchie), indiscreti, e un mormorio, un soffio, una nota, un
"perdonata", che già scritto, aveva raggiunto l’ipocrisia di lei
e l’aveva alimentata ancor più, rendendola perfetta…un’opera d’arte…
A quel
sonetto, quindi, si deve la rottura di quel pianto…l’espressione seria…e il
beffardo sorriso su quelle carnose labbra…forse scherno…forse, il sapore della
vittoria, che provocò all’altro, non poco imbarazzo, e soddisfazione ancor
meno, alla visione di relativa risata, seppur modesta e trattenuta dalla sua
vera natura.
Ora,
questo fatto, che ora mi risulta offuscato, dimostra che i più infantili
scherzi e beffe, si possono sconfiggere anche solo con un po’ di ingegno…quel
tipo di persone, grandi esternamente, bimbi interiormente, vanno, secondo
un’infame percorso, assecondati, e poi, sconfitti…d’altronde, ai bambini, si
perdona tutto.
Ecco
la fine di questa piccola commedia…bhè, mi piacerebbe sapere cosa ne
pensate…commentate mi raccomando…
=Pep22=