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Autore: Desmond    30/09/2013    1 recensioni
Un ragazzo come tanti, che però si trova invischiato in una faccenda di spionaggio internazionale molto più grande di lui. Un grande segreto che avvolge un membro della sua famiglia. Uno sbaglio di persona che porterà Darius Desmond Rogers a diventare qualcun altro, una spia. Desmond Duncan, al servizio di Sua Maestà, la Regina Elisabetta, sulla quale grava l'ombra di un assassinio: «Un comunicato stampa congiunto di Jonathan Evans e Sir John Sawes, direttori generali rispettivamente di MI5 e MI6, allerta la sicurezza nazionale: Sua Maestà Elisabetta II potrebbe essere in grave pericolo.»
Genere: Azione, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Guardai l’orologio, segnava le 2:30. Essendo disoccupato, passavo la notte al computer, e mi svegliavo tardi la mattina. Stavo guardicchiando distrattamente delle foto su Facebook, quando un rumore catturò la mia attenzione. Era mio fratello, Lucius, che aveva appena aperto la serratura del nostro appartamento. Arrivò in camera poco dopo, e subito prese a farmi la paternale.

«Che ci fai sveglio a quest’ora?», mi chiese, quasi con tono di sfida.
«Lo sai. E poi, non venire a farmi la morale, proprio tu… dove sei stato?»
«Non sono affari tuoi – rispose con voce secca, mentre si sbottonava la camicia – comunque, ero al lavoro, niente di speciale», concluse sbadigliando. Non risposi. Sapevo bene che era molto riservato sul suo lavoro, chissà poi perché. Faceva il giornalista, o almeno così diceva, perché di articoli pubblicati a suo nome non ne avevo mai letti. Non che leggessi molti giornali, a dire il vero.
«Ricordi quando papà ci diceva del suo bisnonno, il pilota dell’aviazione militare?», domandai, per cambiare discorso. Sapevo che non gliene importasse un granché, infatti non aspettai una risposta, e continuai imperterrito. «Ho intenzione di scoprirne di più. Sulla nostra famiglia, dico. Conosci qualche posto per fare delle buone ricerche? Sei un giornalista, dovrebbe essere il tuo campo, no?». Rispose con un mugugno disinteressato, mentre si stava infilando il pigiama. «Non fare così, parla!», lo incalzai con un tono da bambino viziato, sperando di estorcergli qualche parola.
«Ho sonno, domattina la sveglia suona presto, per me. E vedi di andare a letto pure tu, o quantomeno spegni quel dannato computer. Buonanotte». Il suo tono non ammetteva repliche, e rinunciai a protrarre oltre la discussione, sarebbe stato inutile. Spensi il pc, e mi infilai sotto le coperte. Non riuscivo a prendere sonno. Se da una parte avevo accennato al discorso per un minimo interesse da parte mia, il mio vero obiettivo era di fargli rivelare qualcosa sul suo lavoro di giornalista. Ma non c’era stato verso. Faceva freddo, quella notte, era venerdì quattordici ottobre. Presi sonno, tra un pensiero e l’altro, che s’erano fatte le quattro del mattino.

Mi svegliai che mezzogiorno era passato. Andai in bagno a lavarmi velocemente la faccia e i denti, poi, di nuovo, seduto davanti al mio computer. O almeno, quella era l’idea. Qualcosa mi distrasse prima che lo accendessi. Una busta appoggiata sulla scrivania, con sopra scritto il mio nome. La aprii, lasciando scivolare fuori il contenuto. Un biglietto ferroviario, dalla stazione londinese di Stratford, diretto a Cambridge. E ritorno. Per me? Mi arrovellai un po’ sul perché, accorgendomi solo dopo che un foglietto di carta scritto a mano lo accompagnava nella busta, insieme a una bella banconota da cinquanta sterline. Lessi dunque il bigliettino:

Vai nella biblioteca dell’Università di Cambridge. Porta il pc e collegati al loro sistema informatico, così potrai scoprire qualcosa in più sulla nostra famiglia. Il database, in teoria, è accessibile ai soli studenti, ma nostra cugina Alyssa studia là, le ho mandato un sms per avvisarla del tuo arrivo. Falle gli auguri, è il suo diciottesimo compleanno. Con le cinquanta sterline, vedi comprarle un bel regalo da parte di entrambi. Ah, e stila un bell’albero genealogico, che la questione interessa anche me. Lucius.

Dannazione, mi aveva incastrato! Guardai meglio il biglietto, con partenza fissata per quel giorno, alle ore 13:30. Merda!, pensai. Dovevo correre, o avrei perso il treno. Mi preparai rapidamente, infilando alla rinfusa un paio di vestiti di ricambio nel mio zainetto, presi il pc, lo misi nello zaino con le altre cose, e via. Uscii di casa senza salutare mia madre, che di venerdì non aveva lezioni da tenere all’Università di Londra. Raggiunsi la stazione di Stratford. Distava pochi isolati da casa, abitavo in Kerrison Road, quindi decisi di andarci a piedi. Arrivai con venti minuti di anticipo. Tanto meglio per me. Guardai in giro, e scorsi un fioraio ambulante. Mi avvicinai per comperare dei fiori a mia cugina. Chissà quale fosse il suo fiore preferito. Optai per delle rose, vanno sempre bene. Chissà, poi, di quale colore le avrebbe preferite. Andai sul rosso, un classico. Diciotto rose rosse per il diciottesimo compleanno andranno bene, mi dissi mentre pagavo. Il fiorista mi salutò con un sorriso amaro. E mi diressi al binario 3.

Salii sul treno, e istintivamente misi la mano in una tasca dello zaino. Frugai un paio di minuti, finché non arrivai alla triste conclusione di aver dimenticato l’iPod a casa. Dannazione. Notai su un sedile vuoto una copia del Times abbandonata. Il titolo centrale parlava di un possibile attentato alla Regina. Tanto valeva leggerlo. Il treno iniziò a prendere velocità, i miei occhi iniziarono a scorrere sull’articolo.
 
Attentato a Sua Maestà?
Un comunicato stampa congiunto di Sir Jonathan Evans e Sir John Sawes, direttori generali rispettivamente di MI5 e MI6, allerta la sicurezza nazionale: Sua Maestà Elisabetta II potrebbe essere in grave pericolo. – arrivato qui, saltai qualche riga, e qualcun’altra non la ricordo, erano veramente noiose – Secondo le fonti, un pericolosissimo sicario belga si troverebbe in questo momento nell’est del Paese, probabilmente in una contea tra Suffolk, Essex e Kent. Le autorità competenti sono già all’opera per smascherare la spia; soprattutto, per capire qual è il movente che ha portato all’avvio di questa missione la Staatsveiligheid (“Sicurezza dello stato”, i servizi segreti belgi). In caso di attentato alla Regina, si rischierebbe una guerra di proporzioni quantomeno continentali, sebbene l’Inghilterra avrebbe dalla sua parte le nazioni del Commonwealth e gli Stati Uniti: Obama ha infatti espresso la sua vicinanza a Sua Maestà e si è dichiarato pronto ad aiutarla economicamente o, in casi estremi, militarmente. La Miltary Intellgence aggiornerà… – “intelligenza militare”, due parole che insieme non hanno senso. Saltai altre due o tre righe – Rimanendo in attesa di nuovi sviluppi, ecco quale situazione potrebbe profilarsi in caso di… – non lessi oltre, la notizia mi aveva scioccato di per sé, ma non mi interessavano particolarmente scenari da Terza Guerra Mondiale ipotizzati da un giornalista del Times. Guardai il suo nome.
 
L’articolo era firmato da un tale Gordon Cooper. La mia passione per la storia, soprattutto quella recente, mi riportava alla mente Leroy Gordon Cooper, astronauta della Nasa, ma di certo non poteva essere lui, dato che era morto nel 2004. Non mi ci arrovellai più di tanto, e gettai il giornale su un’altra poltroncina vuota, in attesa di arrivare a Cambridge.
  
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