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Autore: aturiel    01/10/2013    0 recensioni
Un misterioso ragazzo dagli occhi color sangue si aggira di notte e nessuno deve sapere cosa gli è successo in passato, nessuno. O sara' in pericolo.
se recensite non vi mangio *^*
[Revisione in corso - Revisionato fino al cap. 2]
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Ciao! Da adesso in poi ci sarà un mio piccolo spazio autore :3
Voglio ringraziare tutti quelli che hanno letto questa storia e spero che il nuovo capitolo vi piaccia!
Comunque sarei molto felice se qualcuno recensisse questo o gli altri capitoli giusto per sapere se ai tantissimi visitatori è piaciuta o meno! mi basta un "bella" o "brutta" davvero!! Grazie in anticipo! :)
CAPITOLO SEI
 
Raze camminava e incespicava. I suoi occhi erano di un rosso slavato, i capelli neri solitamente lucidi e belli come la notte erano in disordine e luridi. Incespicò ancora una volta e si appoggiò al muro. I suoi occhi stralunati si posarono allora sulle sue mani; dovette guardarle per qualche minuto prima di alzare lo sguardo e vedere le figure accartocciate e scure ai bordi del suo campo visivo, accasciate ai lati della stradina. La sua mente lacerata e straziata si riprese abbastanza per capire che il colore della sostanza viscida sulle sue mani, sui suoi abiti, sulle pareti scure era rosso. Ci vollero ancora alcuni minuti prima di collegare il rosso delle sue mani a quello sparso sull’asfalto ovunque intorno a lui e ci volle ancora lo stesso tempo per capire cosa fosse. Poi la sua mente collassò di nuovo in un urlo animalesco, disperato e completamente folle. Cadde a terra tremando e si sporcò ancora di più.
 
Phil era seduto sul muretto di una casa bianca molto probabilmente abbandonata, con i muri scrostati e pieni di muffe dal colore verdognolo. Non che gli importasse di sporcarsi i vestiti, tanto erano già abbastanza malmessi così e non era nemmeno tipo da preoccuparsi di piccolezze del genere, però di quel posto non gli piaceva l’odore: sapeva di qualcosa di putrido, lercio, viscido. Si alzò e iniziò il suo millesimo giro di perlustrazione. Non l’avevano ancora trovato nonostante avessero girato praticamente tutti i quartieri della città tranne un paio che erano, infatti, proprio quelli che doveva girare lui quella sera. Nessuno ci voleva entrare in quei quartieri, erano quelli più malfamati, quelli che segnavano il confine tra la città in cui vivevano e quella limitrofa. Violenze, furti, uccisioni, giri di droga e schifo vario erano all’ordine del giorno, senza contare gli scontri tra i gruppi avversari. Lui però ci aveva vissuto per anni in quella zona e la conosceva come le sue tasche. Passarono un paio d’ore, poi ne passò un’altra e un’altra ancora. Oramai aveva male ai piedi e alle gambe. Si sedette a terra e si accese una sigaretta per calmare i nervi, più tesi che mai. Poi un urlo, folle, penetrante. Iniziò a correre finchè non si trovò in una stradina talmente secondaria da non averla nemmeno calcolata nei suoi giri, anche perché era un vicolo cieco senza nessuna abitazione, aveva solo i muri grigi e scuri di due fabbriche quasi confinanti abbandonate da tempo. Ma in quel momento non si curò particolarmente del luogo in cui si trovava, bensì di una persona piegata al centro della viuzza scossa da tremiti talmente forti da sembrare un attacco di panico. Subito vi si precipitò vicino e toccò la spalla di quell’individuo che continuava a tremare, con i capelli sporchi e spettinati e l’odore di sudore talmente penetrante che sembrava appartenesse a un senzatetto di quelli che si trovano ai lati delle strade principali coperti da un pezzo di cartone e una miriade di strati di vestiti, ma quando i suoi occhi incontrarono due pupille rosso fuoco spalancate e completamente folli che lo guardavano senza riconoscerlo si coprì la bocca con una mano, cercando di nascondere il gemito che gli era uscito.
Phil prese Raze per un braccio e iniziò a trascinarlo verso il suo motorino abbandonato in qualche via lì nelle vicinanze, ma che al ragazzo sembrava troppo lontana, troppo fuori dalla sua portata, troppo poco conosciuta per potergli permettere di salvare la debole mente di Raze. Lo vedeva lì, accasciato come un morto e rannicchiato come un neonato, pazzo, incurabile, lontano. Non era riuscito a salvarlo. La sua mente non aveva retto il primo Scambio? Era davvero un’altra anima perduta? No. Lui era diverso, doveva esserlo. Ma cosa era successo in quel vicolo? Era troppo buio per vederlo. Phil adesso correva, non guardava nemmeno dove metteva i piedi. Aveva preso in braccio il ragazzo dai capelli corvini che lo guardava con occhi fissi e vacui. In quel momento Phil avrebbe tanto voluto piangere, ma le lacrime erano già finite tempo prima e l’unica cosa che si guadagnò fu un bruciore alla gola, come se stesse bevendo acido. Finalmente trovò il motorino, lo mise in moto facendo sedere Raze dietro di sé e gli disse, sperando ardentemente che gli desse ascolto, ti tenersi stretto a lui. Partì deciso con le deboli dita scosse da tremiti violenti del ragazzo che gli cingevano il busto e la sua testa appoggiata alla schiena. Questa volta sarebbe riuscito a salvarlo.
 
   
 
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