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Autore: Human Skeleton    01/10/2013    1 recensioni
-Sono passati tre mesi da quando tutto si era in qualche modo arrestato. Tutto quello che ne conseguì, infatti, fu un susseguirsi di eventi completamente al di fuori del tempo e dello spazio, che non comprendesse la bolla della nuova improbabile accoppiata. -
One shot su come penso inizierà la quinta stagione.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jeremy Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The strange couple
 
And the heart is hard to translate
It has a language of its own
It talks and turns and courts sighs and present proclamations
In the grand days of great men and the smallest of gestures
And short shallow gasps
But with all my education I can’t seem to command it
And the words are all skipping and coming back all damaged
And I will put them back in poetry if I only knew how
I can’t seem to understand it
And I would give all this and heaven too
I would give it all if only for a moment
That I could just understand the meaning of the word you see
‘Cause I’ve been scrawling it forever but it never makes sense to me at all
(Florence+The Machine-All This And Heaven Too)

 
 
Sono passati tre mesi da quando tutto si era in qualche modo arrestato. Tutto quello che ne conseguì, infatti, fu un susseguirsi di eventi completamente al di fuori del tempo e dello spazio, che non comprendesse la bolla della nuova improbabile accoppiata. 

In realtà la doppleganger, almeno durante il primo mese, mostrava ancora un'espressione incredula, ma allo stesso tempo felice a sollevata, nel vedere, tutte le mattine, una folta  chioma castana spuntare puntualmente dalla cucina, accompagnata dall'odore di pancake ricoperti- beh forse sarebbe meglio dire affogati- nello sciroppo d'acero. 

Ed Elena mangiava. Si. Un vampiro che mangia pancake allo sciroppo d'acero. 

Damon puntualmente osservava quel quadretto familiare da lontano, con un'espressione rassegnata sul volto che nascondeva però un velo di maliconia. 

Era come se riuscisse ancora a sentire il tintinnio dell'argenteria pregiata, il fruscio dei   lunghi ed ingombranti abiti d'epoca ed un forte odore di violette. 

In quei momenti davanti ai suoi occhi, la famiglia Gilbert, o almeno ciò che ne rimaneva, riportava alla sua mente quei ricordi insostenibili che prontamente scacciava prima di rassegnarsi a sedersi accanto alla sua  Elena e costringersi - forse per cortesia o forse  per  un impellente necessità di quotidianità- a mangiare quelle frittelle carbonizzate e insapore. 

Dopo il comprensibile entusiasmo iniziale, finalmente, Elena ebbe tutto il tempo di  dedicarsi alla sua nuova relazione. Niente fidanzatini che desiderano aggiustarti, niente, o quasi, amiche represse che desiderano allontanarti dall'uomo che ami, tirando fuori su due piedi un sirebond mai nominato prima d'ora. 

E' la loro bolla e niente può scalfirla. 



Oppure si. Aspetta. 2 settebre. Elena era convinta che accadesse qualcosa di importante in quella data ma non riusciva proprio a rammentarsi che cosa fosse. E poi era così difficile concentrarsi su qualcosa che non fossero quelle scie di fuoco che le accarezzavano la pelle...

Elena si alzò di scatto dalle bianche lenzuola dell'immenso letto del suo Adone. Quello stesso Adone che ora la guarda con i suoi occhi di ghiaccio che appaiono sorpresi e soprattutto persi. 

Ogni volta che succedeva una minima cosa Damon aveva il terrore che Elena da un momento all'altro decidesse che tutto quello che c'era stato era stato causato dal sirebond e che sarebbe tornata dal suo fratellino a cavallo di un unicorno che sfrecciava verso gli arcobaleni. 

Il vampiro si risvegliò da quella orripilante fantasia degna di un barbone che si era appena strafatto di crac e si ricompone un attimo. 

'Qualcosa non va?' 

Elena lo guarda con gli occhi sgranati e una mano sulla bocca. 

Damon in quel momento pensò veramente al peggio, ma allo stesso tempo era inevitabilmente distratto da quel corpo perfetto, stretto solo in un semplice lenzuolo, e lo accarezza con lo sguardo. 

'Esattamente tra meno di due ore una barbie in preda ad una crisi isterica verrà a bussare alla nostra porta e mi riempirà le valige all'inverosimile lamentandosi del fatto che io me ne sia dimenticata.

Nel frattempo Elena si era alzata e aveva cominciato ad aprire e chiudere nevroticamente i cassetti, tirando fuori qualsiasi cosa le capitasse tra le mani. 

'Insomma come si fa a dimenticare un'evento così essenziale, dico io! Mi chiedo dove hai avuto la testa durante questi mesi... no aspetta non dirmelo! Credo di non volerlo sapere!' 

Damon rise di gusto, davanti alla perfetta interpretazione della Barbie vampira. 

E così l'unica cosa che poteva scalfire quella bolla era un nemico che non poteva essere esorcizzato con paletti e grimori vari. Già. 

Ma era una parola ugualmente gigantesca e paurosa quella che si stampò nella mente di Damon. 

'Università' pensò. 

'Bhe, chi l'avrà vinta? un anziano sexy e dotato, o una vecchia stamberga abitata da confraternite di Geek e da professori creepy? ' 

Il vampiro si sforzava, veramente, ci provava con tutte le sue forze a cercare di capirla. Ma non capiva. Veramente, non capiva il perchè della sua decisione di andare al college. Perchè una neo-vampira con tutta l'eternità davanti sceglieva di perdere degli anni preziosi a... studiare? 

Al Don Giovanni venne in mente solo un ipotesi, che però scartò prontamente dato che, di questo era sicuro, Elena non andava certo lì per rimorchiare qualche bella universitaria. O almeno, in quel caso avrebbe dovuto preoccuparsi. 

Elena in realtà era stata molto chiara con lui: andare all'università era sempre stato nei suoi progetti e nonostante tutto non ci avrebbe rinunciato. 

Lei sapeva che Damon pensava che fosse solo un modo inutile per non fronteggiare la realtà e cioè che non fa più parte del mondo dei vivi. 

Ma Elena aveva accettato di essere morta. Solo non aveva accettato il fatto che quella cheerleader viziata, figlia di papà, e doppiogiochista di Mary Sue prendesse la laurea mentre lei no. Insomma, tutto qui. 

E poi c'era sempre il fatto che se non fosse stata in stanza con Caroline e Bonnie ci sarebbe stata un'altra malcapitata che avrebbe conosciuto l'uragano Forbes. Le due amiche, si erano ripromesse, avrebbero impersonificato i cacciatori di tornado per riportarla sulla via dell'igiene mentale. 

Bonnie... non si era fatta sentire tutta l'estate perchè era in visita da alcuni parenti. Elena era impaziente di rivederla, dopo tutto quel tempo passato lontano da lei, per riabbracciarla e soprattutto ringraziarla per ciò che aveva fatto con Jer... 

I pensieri di Elena furono interrotti da un paio di labbra carnose che si insinuarono nell'incavo del suo collo facendola rabbrividire e da una voce sinuosa e tentatrice. 

'Che ne dici di sfruttare al meglio queste ore rimanenti? Prima che la Barbie ti porti via dalla nostro piccolo universo...' 



(http://www.youtube.com/watch?v=0FRPg9DS-oA)

Per Elena la sua voce era come il sibilio di un flauto. 

Uno di quei flauti che si utilizzano per incanatare i serpenti. 

Lei era il serpente e lui l'incantatore. 

Damon non aveva bisogno di toccarla e nemmeno di parlare: Elena sentiva che più le stava lontano, più lei ne voleva di più e che bastavano i suoi occhi a farla diventare completamente succube di quelle sue mani grandi e calde che ora stavano modellando il suo corpo come fosse creta. 

Era come una danza infinita, un'unione di corpi e di anime, un dettato di 'Ti Amo' infiniti che loro avevano omesso per molto tempo. Quella danza si fece sempre più frenetica e movimentata. 

Il pavimento freddo di marmo, le pareti bianche e ruvide, i caldi mobili in mogano...  Era un susseguirsi continuo di ambienti diversi e ad Elena pareva di essere su delle montagne russe. LE montagne russe. Le più alte di tutto il mondo. E lei era lì proprio sull'orlo del precipizio... e continuava a cadere, ripetutamente, con forza, nel vuoto più completo. 

E finalmente lì, con lui, con lui dentro di lei, si sentiva viva. 

Quando Elena pensava che niente potesse prenderla più di così Damon, stremato e ansimante, ebbe la forza di posare nuovamente le labbra sull'incavo del suo collo. 

Elena a quel punto capì. E lo voleva, lo voleva sempre di più. Prima non le era bastato. Voleva una connessione tra i corpi molto più profonda, talmente profondo che facesse confondere anche le loro anime, facendole diventare una sola.

A quel punto lei fece lo stesso. 

Quello che accade dopo fu un delirio d'amore ed erotismo riversato in fiumi di sangue che scendeva in gola, sporcava i corpi nudi e le lenzuola candide.

Uno scambio, pensò Elena, che da umana non avrebbe mai potuto fare, nè tantomeno farla con lui. Se vuoi amare per sempre devi vivere per sempre.

La danza finì nuovamente e le due anime, anche se a malincuore, si divisero e adagiarono le loro stanche membra ai piedi del letto.

Passarono qualche minuto -o forse qualche ora?- in quella posizione. Elena sdraiata sul pavimento freddo con il viso di Damon adagiato appena sopra il suo ventre. Nessuno dei due aveva intenzione di muoversi. 

Elena aveva la testa completamenente vuota e l'unica cosa a cui riusciva a pensare era la sensazione di morbidezza che i suoi polpastrelli percepivano coccolando i capelli corvini del suo uomo. Il suo egoista ed imperfetto uomo

Damon sollevò di poco la nuca e, senza staccare gli occhi da lei, schiuse le labbra come se stesse per dire qualcosa. Niente. Dalla sua bocca non uscì che un sospiro strozzato. 

'Lo so.' disse Elena, con la stessa aria trasognata.

I due ora erano uno davanti all'altra. E non si erano mai visti più belli di così. Nudi, non solo dai vestiti, ma anche dalle inibizioni da gli infiniti 'non so cosa provo' di Elena e dalla  marea di cazzate che Damon faceva perchè... beh perchè era Damon. Ed erano lì, ricoperti dal loro stesso sangue. 

Ed Elena pensò che mancava solo qualche centimetro, qualche secondo per ricominciare quell'agognata danza...

'Elena, Car... O mio dio!'



Jeremy aprì la porta della camera di Damon, ed Elena fece appena in tempo a correre   dietro al letto per nascondere la sua nudità. 

Damon invece se ne restò con quel sorriso sardonico stampato in viso ma ebbe la decenza di coprirsi e di ripulirsi dal sangue di Elena.

Jeremy intanto si era girato dall'altra parte pensando che -in quel determinato posto, a quella determinata ora- Il muro in pietra davanti alla porta della camera del maggiore dei Salvatore, fosse veramente più interessante di quando ci passava a fianco senza problemi.

Continuando a guardare altrove, con la voce spezzata e acuta di una persona che si trova palesemente in imbarazzo riuscì solo a balbettare due parole in croce che riguardavano una barbie infuriata al piano di sotto.

(http://www.youtube.com/watch?v=sENM2wA_FTg)

Scesi al piano inferiore, vestiti e presentabili, i tre malcapitati sembravano completamente in balia dell'uragano Forbes.
 
Caroline faceva avanti indietro dalla macchina al salotto del pensionato dove Jeremy aveva riposto le poche valigie della sorella, color carta di zucchero, che Jenna le aveva regalato per quel suo viaggio in Francia. 

Stranamente non aprì bocca impegnata com'era a caricare, fare e disfare, e i tre rimasero al lato della porta d'ingresso spalancata, con le braccia conserte e un'espressione basita dipinta sul viso.

Quando Caroline finì di caricare anche l'ultimo scatolone, Elena pensava la macchina stesse per scoppiare da quanto era piena. Caroline chiuse la portiera con forza, tirando un sospiro di sollievo e dopo una giravolta appoggiò la schiena su di essa a braccia conserte, con uno sguardo soddisfatto.

Questo pensiero la distolse per un momento da ciò che odiava di più al mondo. Salutare

Molte volte aveva salutato delle persone care senza dare importanza a quel saluto perchè 'Ehi, ci vediamo domani vero? Non credo che nel frattempo caschi dal Wickery Bridge o ti trasformi in un serial killer, giusto?' Bene. E puntualmente era sempre successo il contrario. 

Elena, sospirando, si girò verso le due figure maschile che un'attimo prima erano ai suoi   lati. Le due figure sciolsero le braccia, fino ad un minuto prima conserte, le quali cominciarono a sfregarsi nervosamente tra loro o a nascondersi nelle tasche dei jeans.

Elena si avvicinò prima a Jeremy e lo abbracciò forte tanto da fargli male. I due sciolsero quell'abbraccio con non poca fatica e prima di passare oltre si guardarono negli occhi, senza dire una parola. 

Non c'era bisogno di parole per esprimere la tristezza di quell'arrivederci dopo solo due mesi in cui Jeremy era tornato in vita.




Quando Elena si avvicinò a Damon, Jeremy, ancora imbarazzato per l'episodio di prima, cominciò ad essere attratto anche dai muri del salotto. Veramente. Cominciavano ad essere interessanti.

Caroline, invece, cambiò repentinamente espressione. Dal sorriso dolce e pacato che aveva guardando l'abbraccio familiare tra Elena e Jeremy, i lineamenti del suo viso divennero più duri e le sue mani cominciarono a giocherellare nervose tra loro.
 
Care era contenta se lo era Elena . Insomma erano amiche dal 12 settembre del 2001, da quando, in quella mattina tiepida dai colori autunnali, si erano scambiante i mini Oreo.
 
Ma era anche molto dispiaciuta per Stefan, che era un suo grande amico e che sicuramente stava soffrendo molto. 

Care non l'aveva sentito per tutta l'estate ma sperava fosse in qualche posto solare, caldo e con un buon coktail in mano. Care sapeva che non poteva essere così ma l'alternativa era troppo oscura e triste per pensarci.
Damon accarezzò il mento di Elena con la mano che vi si chiuse a coppa, per attirare le sue labbra a sè.
Baciò ripetutamente il sorriso di Elena, quasi come se avesse dimenticato come si respira, e le risate sommesse di lei non fecero altro che aumentare questo suo bisogno. 

I due ci stavano prendendo gusto e se ne sarebbero tornati in camera se una Care alquanto stizzita non si fosse schiarita la voce. 



Elena chiuse gli occhi. La sua espressione era un misto tra l'imbarazzo e il 'Perchè non  siamo già altrove?'. Proprio come quella di Damon. Certo, se togli l'imbarazzo, ma l'urto c'è tutto.

Elena è quindi costretta a voltarsi per guardare l'amica che nel mentre aveva rivolto lo sguardo dall'altro lato e poi al cielo, facendo finta di niente, come un bambino che ha appena rubato un pezzo di torta alla vicina.

Elena si gira un'ultima volta verso Damon sospirando, ancora con le mani dietro al suo collo.

'Ti amo.'

'Ti amo anch'io.'



Un'ultimo casto bacio sugella quel saluto e Elena si avvia fuori dalla porta, verso la  macchina di Care.

E Damon in quel momento potrebbe giurare di sentire ogni pezzo del suo cuore, di quel cuore freddo, fermo e martoriato, andarsene via con lei.

Ma Damon è Damon. Ed Elena sapeva che non poteva certo lasciarla così.

'Mi raccomando fate le brave! Barbie non spaventare i tuoi compagni di corso, e tu... trattieni la tua amichetta'

Quella voce che fino ad un secondo prima era dolce e vellutata, ora era decisa, sicura e con quel solito cipiglio di chi ti sta esplicitamente prendendo in giro.
 
Elena gli fece un cenno con la testa e lo salutò sorridendo, mentre Caroline saliva in macchina sbuffando e alzando gli occhi al cielo.

Il macinino di Caroline-che già era messo male di suo- ci mise un pò ad ingranare con tutto quel peso, ma alla fine partì in quarta, alla volta dell'università.

Elena prese in mano il volantino gettato sopra il cruscotto pieno di chiavi che non ricordava nemmeno cosa aprissero e gli ultimi portachiavi di tendenza dei vucumprà. 

'Whitemore college. Una finestra sul futuro a pochi passi da Atlanta.' 

'A noi due, allora.' pensò Elena entusiasta di quella avventura così straordinariamente umana che stava per affrontare. Niente sacrifici sanguinosi, cure introvabili o doppleganger con sete di vendetta. Solo feste, confraternite e la sua futura laurea in letteratura inglese. 

Il macinino di Caroline sfrecciava tranquillo sulla strada principale di Mystic Falls mentre  una figura irriconoscibile faceva invece il percorso opposto, diretto a casa Salvatore.  Quella figura che aveva in mano l'ultimo paio di Manolo Blahnick che era riuscita a recuperare.

Damon chiuse la porta d'ingresso e il rumore rimbombò per tutto il pensionato. Questo lo faceva sembrare ancora più vuoto. 

Se non fosse per un piccolo particolare. L'unico rumore che Damon riusciva a sentire in mezzo al silenzio più totale era il battito del cuore del piccolo Gilbert.

E così, la loro convivenza forzata senza Elena a fare da pacere, iniziava.

'Convivenza forzata con un cacciatore che potrebbe svegliarsi di notte in preda a raptus omicidi.' Pensò Damon 'Non poteva andarmi meglio.'
 
Mentre pensava a come gestire questa nuova 'situazione famigliare' Damon camminò fino  al carrello degli alcolici per versarsi il suo abituale bicchiere di bourbon delle 9:00 del mattino.

Il liquido ambrato scivolava sinuoso sul collo della bottiglia e ricadeva nel bicchiere di vetro  pregiato che rifletteva gli occhi color ghiaccio del vampiro.

Damon alzò leggermente il   bicchiere, abbastanza da permettergli di scorgere ciò che aveva dietro di sè. 

Nel riflesso del liquido ambrato si materializzò la figura di un ragazzo che scendeva le scale lentamente, guardando nella sua direzione, con fare un pò imbarazzato.

Damon si rigirò il bicchiere tra le mani e si voltò verso la figura che ormai aveva sceso completamente le scale e si stava dirigendo in cucina. 

Cercò di osservarlo, senza dare nell'occhio, infondo doveva vivere con lui per chissà quanto tempo. tantovaleva divertirsi un pò. Il maggiore dei Salvatore aveva il presentimento che il piccolo Gilbert sapesse divertirsi.
 
Jeremy venne fuori dalla cucina con un panino che era quasi più grosso della sua bocca. Insomma Damon era stato umano ma veramente non riusciva a capacitarsi di come quel coso condito con tutto ciò che c'era in frigo, potesse entrargli in bocca.
  

(http://www.youtube.com/watch?v=Jj_8yT0XkyU)

'Bhè dato che dovrai restare qui per molto tempo... ti piace ancora l'xbox?'

Jeremy alza leggermente lo sguardo verso di lui con aria interrogativa. Un vampiro di 170 anni gli sta chiedendo se gli piace giocare all'xbox? Damon gli sta chiedendo se gli piace giocare all'xbox. 

Le labbra di Jeremy si increspano in un lieve sorriso che dopo pochi secondi si traforma in una smorfia di dolore. Quella cosa sembra così umana, e loro... beh loro un pò meno.

'Sei sicuro di voler essere stracciato una seconda volta?'

Jeremy alza lo sguardo verso Damon. Lo guarda. Lo guarda e lo sfida con fare ironico. Proprio come fa Damon, solitamente.
 
Damon allora si apre in uno dei suoi soliti sorrisetti sardonici. E Jeremy spera che prima o poi riuscirà a capire che cosa ci sia veramente dietro quel sorriso.

'Pensi davvero che Bill Gates abbia fatto tutto da solo? Quell'uomo non è intelligente quanto sembra, te lo assicuro! So alcune cosette su di lui...'
 
Damon si rigira la scatola dell'xbox che aveva appena recuperato in qualche sgabuzzino. In realtà non sapeva nemmeno come c'era finita lì. Certo non se lo immaginava, Zach tutto concentrato davanti al televisore che impreca come un tifoso allo stadio. 

Aspetta. 

'Bhè certo forse sarebbe meglio andare a comprare una tv, che ne dici?'

Jeremy lo guarda e lui annuisce. I due escono di casa e si avviano verso il negozio di elettronica di Clint, a pochi passi dal Mystic Grill.



Mentre i due si allontanano Damon sente dei passi dietro di sè, ma gli sembrarono così ovattati che pensò fosse solo una sua impressione. Infatti poco dopo non sente più niente.



Ric è fermo in mezzo alla strada.
Guarda quella strana accoppiata da lontano. 
Infondo, pensò, non è poi così male come babysitter.






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SPAZIO AUTRICE.
Buongiorno popolo di EFP. Sono contentissima di essere tornata a scrivere, durante l'anno ho avuto dei problemi e non ho voluto scrivere niente ma ora mi sebra che tutto stia andando nel verso giusto e ho avuto il coraggio di riutilizzare il mio vecchio account.

Spero solo che questa one shot vi sia piaciuta e che vi abbia alleviato il dolore insopportabile dell'attesa.
Se recensite mi fa piacere, ma apprezzo anche i lettori silenziosi.

Alla prossima :)
 
 
 
 




 

 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 

 
 
 
 
   
 
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