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Autore: The Mad Hatter    30/03/2008    5 recensioni
Era ormai mezz’ ora che camminava e aveva finalmente raggiunto il cimitero, dopo pochi minuti arrivò infondo, tra le tante lapidi raggiunse quella che cercava; era come le altre ma aveva una caratteristica:
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: King, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mai stato solo

L’ atmosfera,che le cadenti foglie autunnali lasciano sul cammino, sembrava dare un senso di tranquillità alla maestosa figura di King, un Wretsler con lo spirito di due campioni. Erano passati pochi giorni dalla fine del quarto torneo del pugno d’ acciaio ; King si era messo il cuore in pace nel vendicare il suo defunto maestro e padre additivo: Armor King. Non aveva ucciso Marduk e aveva fatto la scelta giusta ; anzi se lo avesse ucciso sarebbe diventato un assassino lui, lo avrebbe privato di una persona cara a qualcuno e non sarebbe più stato degno di portare la maschera del giaguaro, di cui onorava il suo predecessore, colui che gli affidò l’ orfanotrofio dove era cresciuto e che continuava a dirigere e a mantenere coi soldi finti negli incontri.

Era ormai mezz’ ora che camminava e aveva finalmente raggiunto il cimitero, dopo pochi minuti arrivò infondo, tra le tante lapidi raggiunse quella che cercava; era come le altre ma aveva una caratteristica: appoggiata ad essa, c’ era ormai, vecchia e rovinata dallo scorrere del tempo, una maschera di giaguaro, come la sua, come quella che indossava ormai per abitudine e che era diventata ormai una parte di se stesso. Ma quella che aveva davanti era nera, era la maschera di Armor King, la persona che lo aveva fatto diventare il campione combattente che era adesso. Si portò avanti ad essa; guardando quella maschera gli balzavano alla mente tanti ricordi: da quando Armor King lo prese con sé e decise di allenarlo per farlo diventare il nuovo King; i duri allenamenti che faceva sotto il suo sguardo attento; come gli facesse capire che andava bene col pollice alto (per lui, quel gesto era la cosa più simile a una parola gentile). Gli ha sempre voluto bene, lo ha mai dimostrato come lo facevano i normali genitori, ma gli voleva bene, ed era questo quello che contava, sentiva gli occhi bruciare, ma cercava di trattenersi, Armor King non lo avrebbe apprezzato. Pensandoci….meglio se Armor King lo avesse visto piangere, lo avrebbe preso a calci….gli scappò un sorriso a quel pensiero.

-“salve, maestro! È passato molto tempo da quando ve ne siete andato, ormai so dellì errore che stavo commettendo: stavo diventando un assassino pieno di rabbia come la persona che vi ha ucciso. Ma ho aperto gli occhi in tempo, prima che fosse troppo tardi.

Ormai tutto quello che faccio è andare avanti, l’ orfanotrofio procede bene, i bambini sono felici e io sono ormai come il papà più felice per il fatto di avere tanti figli contenti. Anche sul ring sto andando alla grande: qui in Messico sono imbattuto e molt8i lottatori provenienti dall’ estero vengono solo per potermi battere, senza riuscirci.

Ma sento comunque quel vuoto che mi avete procurato andandovene, mi mancate….Armor King…maestro…padre….” Stringeva con forza il pugno mentre le lacrime ormai stavano rigando il viso nascosto dalla maschera.

A un tratto sentii delle braccia esili abbracciarlo da dietro, ma lui rimase impassibile e appoggiò le proprie mani altre che lo abbracciavano e che lui conosceva bene.

-“ciao..” disse debolmente

-“ciao..” rispose una dolce voce femminile alle sue spalle.

King sciolse l’ abbracciò e si voltò guardando quella giovane donna: il suo viso stupendo dai lineamenti appartenenti ai nativi, quelle lunghe trecce in cui erano legati i morbidi capelli castani e quelli occhi color marrone terra.

-“non dovresti fare le tue ricerche?” Chiese con tono malinconico.

-“tu ora sei più importante” disse la ragazza mentre gli accarezzava la maschera come se fosse il suo viso e tornando a stringerlo a se.

King non riuscì a non ricambiare l’ abbraccio e subito la strinse forte. Dopo che erano rimasti così per un po’ King decise che fosse il caso di tornare all’ orfanotrofio, così prese per mano la ragazza che ricambiò e si diressero verso la strada del riktono.

Mentre camminavano, King pensava a quanto potesse essere felice di avere lei vicino e per il fatto di nnon essere mai stato solo.

-“Julia….”

-“cosa King?”

-…grazie!”

  
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