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Autore: Lys3    02/10/2013    1 recensioni
Come sono arrivati Cato e Clove a rappresentare il Distretto 2? E cosa è accaduto loro nell'Arena? Questa è la storia di due ragazzi che volevano rendere fiero il proprio Distretto, due ragazzi che pensavano di vincere i 74esimi Hunger Games.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Cato, Clove, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 19 – Vendetta
 
Avrei voluto dire che la morte di Thresh fosse stata solo un incidente, una cosa dettata dall’istinto di sopravvivenza, come quella degli altri Tributi. Ma non era così.
La sua morte era voluta, quella più attesa. La bramavo dall’istante in cui realizzai che mi aveva portato via la mia Clove.

Avanzavo sotto il temporale senza la minima paura o esitazione; brandivo la mia lancia con sicurezza e scrutavo il paesaggio attraverso la pioggia.
Thresh era un po’ più grosso di me, ma non era altrettanto abile con le armi e in più non ne aveva una; questo temporale andava a svantaggio di entrambi, ma in più lui conosceva il luogo dove avremmo combattuto.
Il gruppo dei Favoriti ed io non avevamo mai messo piede in quel campo: era il suo territorio, un posto strano e per niente sicuro, con pochi posti dove nascondersi.
Non avevo mai pensato, dall’inizio dei Giochi, di dover stanare Tresh. Credevo che sarebbe morto per qualche ibrido o che alla fine gli Strateghi ci avrebbero fatti incontrare al centro dell’Arena.

Potevo vincere contro di lui, potevo annientarlo, e ottenere la vendetta.

Pensai che alla fine non era giusto, che anche lui era solo una pedina in questo gioco; pensai che forse Clove non avrebbe voluto che rischiassi la vita per una cosa del genere, ma lo dovevo a lei: sapevo di non avere scampo, che le mie probabilità di uscire vivo da lì erano minime. Quindi, se dovevo morire in quel posto, avrei voluto farlo dopo di lui.

Il cielo era talmente scuro che sembrava quasi notte, ma nonostante tutto riuscii a scorgere una figura muoversi furtiva tra l’erba alta.
Cercando di essere il più silenzioso possibile, feci un giro largo, in modo da poter bloccargli la strada.
Probabilmente mi aveva visto, dato che continuava a guardarsi attorno furtivamente, ma quel temporale era dalla mia parte e mi aiutò a nascondermi.
Attesi pazientemente, acquattato il più possibile dietro un cespuglio, poi, quando fu a solo un metro di distanza da me, gli saltai addosso con un urlo furioso.
Rotolammo a terra e la mia lancia si ruppe, anche se riuscii a conservare la metà superiore. Brandendo quest’ultima iniziai a colpirlo alla cieca, cercando di tenerlo fermo a terra con il peso del mio corpo.
Riuscì a liberarsi e tentò la fuga, ma lo colpii con la punta direttamente al centro del polpaccio. Sentii il suo urlo di dolore e capii che la lama era penetrata fino a toccare l’osso.
Cadde a terra e io in un istante gli fui addosso. Iniziai a colpirlo con i pugni più forti che riuscivo a dargli, mentre urlavo con tutta la rabbia che avevo in corpo.
Rimanemmo così a lungo, lui a terra, incapace di muoversi e io su di lui che colpivo senza fermarmi. Quando mi fermai, era più che intontito. Ripresi quel che restava della mia lancia e gliela portai alla gola. “Sei morto, lo sai?” gridai con rabbia.
Sapevo che probabilmente in quel momento potevo sembrare un pazzo psicopatico, ma poco importava.
Lui mi guardò con fare assassino ma rimase in silenzio. Perciò continuai: “Sono venuto fin qui proprio per te, per vederti soffrire!” Mi fermai qualche istante per riprendere aria, poi continuai: “E’ tutto per Clove, capisci? L’hai uccisa!”
“Non volevo ucciderla! Me ne sarei andato senza fare niente ma lei ha ucciso Rue!” strillò lui con rabbia.
In quell’istante capii che forse era stato tutto un malinteso. Avrei dovuto forse perdonarlo? Infondo aveva capito male. Ma non potevo perdonare un omicidio, non quando si trattava dell’unica persona che sapeva rendermi felice. “Mi dispiace, ma non è stata lei. Ti sei sbagliato, è stato il ragazzo dell’1 a ucciderla. Ed ora pagherai per il tuo errore” sibilai con odio.
Continuai a premere la lancia, sempre più forte, finché non vidi spuntare un rivolo di sangue sulla sua gola, subito lavato via dalla pioggia. Thresh provò a replicare, ma io non lo stavo ascoltando.
Stavo solo cercando di concentrarmi sul quel momento, l’ultimo della mia vita che avrebbe avuto qualcosa a che fare con Clove.
Guardai le sue mani e  le immaginai mentre colpivano la mia compagna di Distretto senza alcuna pietà, senza nemmeno sapere cosa fosse accaduto.
Io e lui non eravamo molto diversi. Entrambi avevamo voluto la vendetta nei confronti di chi avevamo amato, ma io non stavo sbagliando persona. Io non stavo uccidendo il primo sospettato.
Io stavo uccidendo il colpevole.
“Hai paura?” gli sussurrai all’orecchio con fare sadico. “Temi la morte?”
Thresh prese ad agitarsi, in un ultimo disperato tentativo di rimanere in vita. Ma il suo corpo era troppo debole e la mia rabbia mi dava una forza incontrollabile. Non aveva possibilità di salvarsi.
Fissai i suoi occhi scuri un’ultima volta, assaporandone il terrore. Vidi le sue labbra formare una parola, il cui suono venne occultato da un tuono. Aveva forse detto scusa? Era stata forse questa la sua ultima parola?
Non esitai un solo istante e affondai la punta della lancia, perforandogli la gola e rompendo l’osso del collo.
Il suo sangue sgorgò copiosamente, riversandosi sulle mie mani e sui miei vestiti. Il suo copro si contrasse in un ultimo spasmo, i suoi occhi si spalancarono per l’ultima volta e poi…

Era morto.

Restai qualche istante fermo sopra di lui, attendendo i colpo di cannone che fu appena percettibile a causa della pioggia forte.
Estrassi la lancia e la gettai lontano. Osservai le mie mani sporche e il corpo del mio avversario, poi scoppiai a piangere.
Era un pianto liberatorio, per scacciare via tutta la tristezza e il dolore che avevo in corpo. Ma questo genere di dolore non passa.
Non smetti mai di stare male per una persona che non c’è più, soprattutto se per te era molto importante.
E in quel momento mi sentii un mostro, per aver privato altre persone di qualcuno a cui volevano molto bene. Ma lo avevo fatto per rimanere in vita e per la mia Clove, lo capivano questo, vero?
Tutti, in tutti i Distretti, sapevano che ero solo un ragazzo alla fine, giusto?
No, non lo sapevano. Così come non sapevano che dentro Enobaria e Brutus c’era un’anima. Loro vedevano solo l’aspetto esteriore, non immaginavano cosa significhi uccidere qualcuno per non essere ucciso.
"Loro non sanno niente.
Loro non capiscono.
Loro non sono Tributi.
Loro non hanno perso il loro amore.
Loro non possono giudicarmi" sussurrai tra i singhiozzi del pianto.


Salve! Eccomi un un nuovo capitolo, spero vi piaccia. Fatemi sapere cosa ne pensate, le vostre recensioni sono molto importanti per me :) ho dato il meglio di me per cercare di immedesimarmi in un ragazzo di sedici anni che ha visto morire la ragazza che amava e che ha capito (aggiungerei un finalmente) cosa sono davvero gli Hunger Games e che ruolo ha avuto lui. Pensate che il risultato sia accettabile? Fatemi sapere :) a presto!
 
 
  
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