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Autore: xCyanide    02/10/2013    5 recensioni
La prima volta che l’avevo visto, però, la ricordavo.
Ve l’ho detto, era semplicemente apparso, non lo conoscevo. Non lo avevo mai visto prima di allora.
E quindi come ha fatto uno sconosciuto a sembrarmi così familiare, proprio come se fosse casa mia? [dal primo capitolo]
-Ti stai innamorando di me, Frank? – chiese, con così tanta tranquillità e naturalezza che mi sembrò quasi strano sentir uscire quelle parole dalla sua bocca. [dal sesto capitolo]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 2 - Di occhi verdi e francese.


I suoi occhi mi investirono come un fottuto fiume in piena, non riuscivo a vedere altro se non quelle due gemme brillanti proprio lì, davanti a me. Mi sentivo denudato da quello sguardo, per quanto ingenuo potesse mai essere. La forma delle palpebre era tonda, come se inglobasse completamente l’occhio in se, come se lo proteggesse da qualsiasi attacco. Anche io avrei tenuto in salvo delle iridi come quelle, mi dissi, anche a costo della morte.
La gente lo avrebbe identificato come nocciola, il colore di quelle iridi. Ma in quel preciso momento, non mi sentivo davvero parte della razza umana in generale. Non era semplicemente noce, quello che c’era nei suoi occhi.
In realtà, non mi ero nemmeno curato di scoprire quale fosse il suo sesso, sembrava tutto completamente eclissato da quel tono luminoso che non riuscivo a decifrare.
Osservandoli meglio mi resi conto che erano davvero trasparenti, come se non esistessero quasi. Mi chiesi se non fosse tutta la mia immaginazione, ma mi sembrava così tanto reale quella creatura davanti a me. Cercai di tornare al presente per capire davvero cosa fosse, e riuscii a distinguere per bene delle piccolissime pagliuzze dorate, davvero dorate, che probabilmente erano le mandanti di tutta quella luminescenza così innaturale. Sfumavano in quello che mi sembrava quasi un celeste sporco, scuro quanto il ciano, ma più chiaro del blu. Di solito, due colori come quelli stonavano in modo davvero palese, se messi insieme. Nelle sue iridi, però, andavano maledettamente d’accordo. Come fossero il nero e il bianco. Assolutamente complementari. Era strano, come tutto quello che ero riuscito a vedere in quella creatura.
Piano piano, però, verso i bordi potevo scorgere una sorta di verde… verde abete. Scuriva tutta l’iride, come a renderla più cupa e triste. Donava davvero un senso di mistero. Era come se quegli occhi così spogli e lucidi, quasi fottutamente trasparenti, contenessero un qualche segreto della sua anima.
Questa così mi incuriosì del tutto così, senza nemmeno accorgermene mi avvicinai alla creatura che si lasciò andare ad una piccola espressione confusa, così da farmi rendere conto che in quel volto non esistevano solo i suoi occhi.
Erano la parte più interessante, probabilmente, ma l’essere fortunatamente possedeva anche tutti gli altri attributi che rendono un viso, tale.
Feci scendere lo sguardo su quello che doveva essere il suo… nasino. Chiamarlo naso era troppo, aveva una linea davvero delicata ed era cosparso di piccolissime lentiggini leggermente più scure della sua pelle di porcellana, pallidissima. Sembrava quello che le persone identificano come “naso alla francese” ma era più aggraziato, se possibile. Le narici erano strette e abbastanza lunghe, improvvisamente mi sentii come se possedessi i tratti più goffi e rudi del mondo.
Proprio sotto il nasino, potei scorgere il leggero alone scuro che lasciava la peluria maschile sul viso. Per quanto un uomo volesse radersi e riempirsi di creme, la sua pelle rimaneva sempre leggermente più scura di quella delle donne. Fu il secondo fattore non propriamente femminile che ritrovai nella creatura che avevo davanti agli occhi.
Le sue labbra. Puntai lo sguardo su di loro perché attirarono la mia attenzione nel preciso momento in cui le schiuse probabilmente per prendere un piccolo respiro debole. Erano maledettamente rosse, ma non per colpa di un qualche lucidalabbra o rossetto. Erano innaturalmente rosse, ma in modo naturale. Niente era lì a compromettere e a cercare di coprire le piccole crepe dovute alla poca idratazione e cura che ricevevano.
Il labbro superiore era davvero sottilissimo ed era quello messo meglio tra i due, dato che non presentava grandi lesioni o ferite dovute  ai denti. Era leggermente curvo sulla parte che si fondeva con la pelle pallida, creando un contrasto davvero fantastico tra il bianco e il rosso cremisi. Era a forma di cuore quasi, che lo rendeva davvero carino da guardare, nonostante fosse davvero secco.
Quello sotto, mi fece quasi senso a dire la verità. Quando lo osservai per bene mi resi conto che era davvero disastrato, come se passasse ore a torturalo con i denti. Appuntiti probabilmente. Spiccava su di esso una linea a forma di lunetta, completamente bianca, che pensai, fosse il punto in cui piantava sempre i denti. Sul lato sinistro, non poteva passare inosservata una ferita verticale, doveva fargli davvero male perchè guardandola mi resi conto che era davvero profonda. Era auto inflitta, non c’era altro modo. A meno che non avesse partecipato ad una scazzottata ma eliminai il pensiero dalla mia mente, non riuscivo ad immaginare un ragazzo con quel visino così delicato che veniva picchiato senza il minino riservo.
Mi dissi, in un lampo, che la gente non capiva davvero un bel niente in quanto a bellezza. Modelle anoressiche, ragazzi tutto muscoli e niente cervello.
Io stavo guardando la bellezza in quel momento, una bellezza innocente e tutto meno che esagerata.
Forse agli occhi degli altri sarebbe stato troppo etereo per sembrare terreno, eppure io lo avevo davanti. Scorsi i miei occhi su di lui un’ultima volta, ancora completamente meravigliato.
Alla fine, qual è la vera perfezione? E’ quella che mette in passerella uno stupido stilista, che probabilmente promuove in tutto e per tutto l’anoressia? Quella specie di perfezione formata da occhi carini, un bel corpo e così tanto trucco da poterci dipingere una fottuta casa intera? Chi erano quelle persone per decidere cos’era bello e cosa no?
In quel momento però, riuscivo a pensare solo a una cosa: avevo davanti la perfezione fatta e finita, raccolta nel corpo davvero minuto di un ragazzo che, riflettendo per bene, era nella mia stanza ma che non avevo mai nemmeno visto.
Il mio sguardo allora, da indagatore, passò a curioso e fissai il ragazzo che mi riservò un sorrisino timido, mostrandomi dei denti davvero minuscoli e quasi triangolari per quanto piccoli, delicatissimi anch’essi. Mi dissi che, per la conformazione del suo viso, non avrebbero potuto essere altro che così.
-Bon soirée  - sussurrò, con quello che a me sembrava il suono di un milione di campanellini completamente intonati. Inclinai leggermente il viso, preso alla sprovvista da quello che era… francese? Perché il ragazzo che avevo davanti stava parlando francese? –Ti prego di non osservarmi così, mi rincresce doverti rimproverare ma osservare in questo modo le persone a volte può essere segno di maleducazione – continuò, il tono melodioso incrinato in una nota divertita.
Distolsi completamente gli occhi, avvampando perché la creatura aveva ragione, ma volevo tenergli testa in qualche modo per cui cercai di tornare ad osservarlo in modo meno maniaco e più amichevole.
-E non ti hanno mai detto che se hai davvero il bisogno fisico di entrare in casa di una persona che non conosci, almeno dovresti chiedere il permesso? – gli domandai, ricambiando il suo tono scherzoso così da non farlo sentire a disagio.
Non mi passò nemmeno per la testa che lui fosse lì per farmi del male, il suo sguardo era troppo innocente per pensarlo davvero. Non riuscivo ad immaginare quella creatura così eterea con un oggetto contundente nella mano, che mi pugnalava ripetutamente. Non ce la facevo proprio, andava contro ogni mia morale e regola.
-Devi scusarmi, ma per non sei affatto un estraneo Frank – le sue labbra rosse si curvarono in un piccolissimo sorriso, quasi dolce, mentre passava piano lo sguardo su di me in modo… paterno. –Frequento il tuo stesso liceo, sono nella sezione artistica al quinto anno. So di passare inosservato nell’edificio scolastico, probabilmente nemmeno mi conosci per sentito dire, anche se le voci che girano su di me sono molte – si strinse leggermente nelle spalle magre e portò le mani ai lembi del suo cappotto di velluto per sfilarlo lentamente dalle braccia. Rimase con una camicia davvero leggera che gli circondava il busto come fosse una seconda pelle e questo mi aiutò a capire che il ragazzo era abbastanza sottopeso. Ebbi per un attimo l’impulso di toccarlo, per controllare davvero, per saggiare la sua pelle da sopra il tessuto di quell’indumento davvero minimo ma ovviamente mi trattenni. Non era molto carino toccarlo in quel modo quando nemmeno sapevo il suo nome. –Sono qui per… non so nemmeno io il motivo, posso solo dirti che volevo conoscerti a tutti i costi. Mi è stato riferito che sei un ragazzo davvero intelligente e io non compagni che non mi facciano sentire solo quindi è come se ti avessi scelto.
-Scelto – dissi con voce delusa, come se credessi che quell’essere fosse stato mandato da Dio solo per me. Tutte balle, era un ragazzo di una bellezza unica, ma pur sempre un ragazzo.
Fu come se mi fosse caduto il mondo addosso, come se davvero avessi pensato di essere la Vergine che veniva visitata dall’angelo. Era solo un ragazzo che si era intrufolato nella mia camera perché voleva conoscermi, motivazione che seppur valida non mi sembrava davvero reale.
Eppure aveva qualcosa di davvero particolare, come se fosse solo una specie di fantasma che si stava burlando di me.
-Si… prova a non farmi sentire così strano e ad accettare la mia richiesta, okay? – solo in quel momento mi resi conto che il suo accento era davvero strano, era palesemente francese e masticava l’inglese davvero in modo buffo. Forse era l’unica cosa buffa e rozza che avesse addosso. Anche se, quella sua inclinazione particolare verso una lingua europea, rendeva curioso il suo modo di parlare, in tutto e per tutto. Sapeva rendere anche la mia lingua, una cosa aggraziata in un qualche strano ed oscuro modo. –Sto solo cercando di fare amicizia, se non ti arreco troppo disturbo.
Scossi lentamente il volto e continuai ad osservarlo con occhi curiosi, ora leggermente preoccupato dalla sua presenza così improvvisa. Avevo anche dimenticato, per un attimo, di aver pianto davanti uno sconosciuto. Franklin Anthony Thomas Iero III non piange davanti a nessuno, altra regola importante.
-Come ti chiami? – gli domandai di colpo, come se all’improvviso fosse davvero vitale.
Lui chiuse per un attimo le palpebre e l’unica cosa che riuscii a pensare era che non potesse privarmi, anche solo per un attimo, di quegli occhi così inusuali. Lui era inusuale, in tutto e per tutto.
-Geràrd – rispose, con palese accento parigino. Il nome era accentato proprio sull’unica “a” che conteneva, e sfumava lentamente sulla “d” finale, come se questa non esistesse nemmeno. Per me sarebbe stato davvero difficile da imparare, colpa della maledetta pronuncia. –Ti prego di non affibbiarmi nomignoli o soprannomi. Mi chiamo Geràrd e così mi piace che la gente si rivolga a me.
-Nessun problema, davvero – annuii piano, era una richiesta rispettosa dopotutto. –Come mi hai conosciuto? Cioè… come ci sei arrivato fin qui?
Lui mi dedicò un piccolo sorriso sghembo, facendo comparire due fossette al centro delle sue guance altrimenti cave e mise in mostra così i suoi zigomi davvero scolpiti. –Gli archivi della scuola sono la cosa più facile da scassinare, Frank – disse, come fosse niente.
-Sei strano… - assottigliai gli occhi, fissandoli nei suoi. Era sempre più sospetto. Perché mai aveva aperto a forza gli archivi della scuola per cercare il mio nome tra quello di tutti quanti?
Tutto immaginavo, meno che si lasciasse andare ad una risata cristallina, che se fosse stata alta leggermente di più avrebbe svegliato tutte le persone in casa mia. Gli feci cenno di abbassare il tono e lui serrò le labbra in una piccola linea rossa, facendomi sorridere. Era buffo.
-Mercì beaucoup! – esclamò.
…cosa diavolo aveva appena detto?


xCyanide's Corner
Eccomi qua, puntuale come un orologio svizzero, dato che è passata una settimana precisa!
Ringrazio tutte le piccole anime che hanno recensito, quelle che hanno solamente letto e quelle che hanno messo questa ff tra le seguite/ricordate/preferite. Siete tantissimi!
Sono felice che questa storia già piaccia, mi da la voglia di continuarla e di finirla, di vedere le vostre reazioni.
Quindi umh, ovviamente fatemi sapere che ne pensate e nei prossimi capitoli si spiegherà tutto un po' meglio. 
Siete la mia gioia ç___ç
A mercoledì prossimo,
xCyanide

P.S. mi sono creata ask, chiunque voglia chiedemi qualcosa, qualsiasi cosa, può farlo qui 
http://ask.fm/xCyanide 

  
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