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Autore: Drew Bieber    02/10/2013    0 recensioni
Casa nuova, città nuova, scuola nuova, persone nuove e una madre e un fratello nuovi per Tory. Una ragazza di 14 anni la cui vita ora è completamente cambiata. Con la perdita della madre da più di 6 anni, ora vive ad Atlanta e sarà tutto diverso per lei. Per saperne di più leggete il primo capitolo.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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È mattina, e mi sveglio con un forte mal di testa, segno che avevo bevuto troppo alla festa di ieri. Non ricordo nulla di quello che è successo, ero nel letto, completamente nuda, accanto a me c’era un ragazzo, era di spalle e anche lui nudo. Si girò verso di me e con grande stupore, era Justin, mi guardai in torno ed ero in camera sua, nel suo letto, con lui. Si svegliò anche lui e appena si riprese un po’ capì la situazione. Eravamo una più scioccata dell’altro, sapevamo entrambi cosa ci facevamo lì in quelle condizioni. Mi vergognavo da morire, e lui se ne accorse vedendomi abbassare lo sguardo, mi vergognavo per quello che era successo, non avevo il coraggio di guardarlo in faccia, sentivo un forte imbarazzo. Mi coprii con le coperte, e mi sdraiai con la testa sul cuscino, dando le spalle a Justin. Lui si misi i boxer e si alzò, andando in bagno. Ne approfittai per vestirmi anch’io e scesi giù. Mia zia era sul divano, ancora ubriaca, aveva bevuto tantissimo, lei non riesce proprio a controllarsi. Mi chiese di come era andata ieri sera, se mi era piaciuta la festa e se mi ero divertita, certo, la festa l’avevo fatta con Justin e ci siamo anche divertiti alla grande, anche se non ricordo bene i particolari, anzi poco e niente. Zia:allora ti sei divertita a cavalcarti Justin? Penso che lei mi avesse fatto quella domanda appositamente, perché sapeva qualcosa, infatti glielo chiesi, quando la festa era finita è passata per la stanza di Justin e ci ha visti addormentati. Aveva già capito tutto da quella scena. Non sapevo neanche cosa risponderle e andai in cucina per mangiare qualcosa, mi abbassai per raccogliere la collana che mi era caduta, quando mi rialzai trovai Justin davanti a me, sembrava volermi dire qualcosa, ma rimase zitto, io non avevo il coraggio di rivolgergli la parola, e lo lasciai solo andandomene con lo sguardo basso. Andai in giardino, e ricordai alcune delle cose successe ieri, rividi Justin e io che eravamo seduti a parlare, andai di sopra, mentre salivo le scale ricordavo cosa era successo lì, mi appoggiai al muro chiudendo gli occhi, e per quei pochi secondi mi sembrava che Justin era lì, come ieri e mi stava per baciare, mi ripresi subito e corsi sopra, volevo andare in camera mia, ma andai in quella di Justin. Mi buttai sul letto e mi persi in un lungo pianto. Non volevo, non volevo credere a quello che era successo, con chi era successo, perché è successo, perché con lui. Non riesco più a guardarlo negli occhi, non riesco più a sorridergli, non riesco più a parlargli e mi sento sola, perché lui è l’unica persona che mi è sempre vicina e senza di lui io mi sento inutile. Mi stringevo nelle coperte, nascondendo il viso nel cuscino, nascondendo le lacrime. Dopo un quarto d’ora passò mia zia, entrò vedendomi piangere e intuì il motivo, lei mi capisce subito, sa sempre cosa mi succede, se sono triste o felice e perché e riesce sempre a consolarmi come nessuno sa fare. Per lei è del tutto normale quello che è successo tra me e Justin, dopotutto siamo due ragazzi che vivono sotto lo stesso tetto e che vanno più che d’accordo, sarebbe quasi impossibile evitare una cosa del genere. Chissà cosa ne pensa Justin. Forse dovrei parlargli, ma ogni volta che lo vedo mi imbarazzo tantissimo, ripenso subito a quello che abbiamo fatto e mi vergogno da morire, ho il terrore che possa risuccedere. Anche mi zia mi consiglia di parlargli ma è davvero troppo difficile per me. Vado in giardino e mi sdraio sull’amaca,chiudo gli occhi e rivedo tutto quello che mi è successo da quando ho messo piede in questa casa, tutti quei momenti felici che ho passato con lui, la prima sera qui, il primo giorno di scuola, la festa da Andrè, lo spettacolo, di quando avevo la febbre e lui mi abbracciava forte, quando dormii con lui solo per fargli compagnia, almeno così credevo, tutte queste cose che prima mi sembravano cose naturali, sciocche senza significato, a cui non dare peso, ora mi sembrano cose su cui penso costantemente e mi sembravo sempre più evidenti di quanto pensassi. Non parlo con Justin per tutto il giorno e a sera ritorna mio padre, mia zia non gli dice nulla, immagino quello che potrebbe succedere se lo venisse a sapere, e anche se lo saprebbe Pattie, tutto peggiorerebbe, ma entrambi notano lo strano atteggiamento mio e di Justin. Noi non parliamo da molti giorni, anche a scuola, non ci rivolgiamo mai la parola, io non ho detto nulla ne a Carly ne a Avril, voglio tenermi tutto per me, mi fa davvero male accettare quello che è successo, e ancora di più parlarne. Vorrei sapere cosa ne pensa lui, come si sente, se gli è dispiaciuto, se è arrabbiato con me, ma per ora ho solo un grande punto interrogativo, che voglio abbattere il prima possibile. Pattie mi vede triste e pensierosa sul divano e mi chiede cosa c’è. Non riesco a fingere ma gli spiego la cosa in generale senza dire bene cosa, con chi e dove, solo che hanno detto una cosa su di me e un mio amico e che ora non so cosa fare, per lei dovrei parlare con lui e cercare di chiarire tutto. È quello che devo fare, lo so, lo sempre saputo, solo che non ci riesco. Papà e Pattie vanno a cena fuori, e io resto sola, non mi va di andare con loro. Penso a come dovrei fare a parlare con Justin, ma mi sembra la cosa più difficile che potessi fare. Non ne posso più di tutto questo. L’unica cosa che può aiutarmi ora è la musica. Vado al pianoforte e la prima canzone che mi viene da cantare è “Everytime we touch”, inizio a cantare chiudendo gli occhi e le dita si muovono da sole, sento la tristezza lontana.
Your arms are my castle, your heart is my sky.
They wipe away tears that I cry.
The good and the bad times, we’ve been through them all.
You make me rise when I fall.

Pronuncio quelle parole e mi accorgo che è tutto vero, quelle parole mi descrivono, descrivono quello che provo, e questo spiega le lacrime che bagnano le mie guancie e che cadono sui tasti del pianoforte. Qualcosa mi dice di fermarmi, e girandomi vedi Justin che mi guardava con lo sguardo basso. Gli leggevo negli occhi che voleva abbracciarmi, che voleva abbracciarmi, ma non lo fece. Me ne andai subito in camera, quando lo sentii seguirmi andai più veloce e anche lui finché non mi misi a correre e lui dietro di me, andavo più veloce possibile per rifugiarmi nella mia stanza e feci appena in tempo. Mi chiusi persino a chiave, avevo troppa paura che potesse entrare, aveva paura che potesse parlarmi dopo che ero scappata da lui. Nonostante mi dicesse di aprire giravo di più la chiave nella serrature, come se quella porta fosse la protezione dalle sue parole. Poi non lo sentii, ma sapevo che era lì, era appoggiato vicino la porta seduto, come me, piangevo continuando a ripetermi nella testa che era una stupida, che l’avevo deluso, che non gli volevo bene, che stavo scappando da lui, e avevo paura di quello che potesse pensare di me. “Tory, ti prego smettila di piangere”, quando lo sentii non sapevo che rispondergli e infatti non lo feci, “Tory, per favore non voglio che tu pianga, apri devo dirti una cosa importante” , mi sentivo sempre più incolpa , non ce la facevo a sentirlo volevo che se ne andasse, “no, voglio stare sola, vattene”, dopo un po’ non lo sentii più, era tardi e probabilmente non era più lì, provai anche a chiamarlo ma non rispose. Rimasi la porta chiusa a chiave e mi misi sul letto, poi mi decisi, aprii la porta e non c’era, andai in camera sua, stava dormendo, in quel letto che non mi sembrava più lo stesso, mi avvicinai molto lentamente, rimasi alzata e gli accarezzai la guancia, non si svegliò, pregai purché non si svegliasse, non avrei retto quel suo sguardo che avevo ignorato per tanti giorni. Mi girai e stavo per andarmene quando sentivo che qualcuno stringeva la mia mano, si era svegliato, non voltai e camminai senza curami della presa ma lui mi tirò a lui così forte e velocemente che riuscii neanche ad oppormi, e da un momento all’altro mi trovai seduta sul letto in mezzo alle sue braccia e con lo sguardo puntato su di me. Eravamo terribilmente vicini, anche se avrei voluto non sarei riuscita ad andarmene, persi ogni più piccola forza, mi sentivo debole, indifesa, ma capii che non aveva niente in mente, qualcosa nei suoi occhi mi diede questa convinzione. Con mio grande stupore si sdraiò di nuovo a letto, io ritornai in camera mia. Mi misi anch’io a letto, ma non prendevo sonno, meno di qualche oretta e mi risvegliavo, ritornai da Justin, senza perché, senza sapere cosa dirgli. Entrai e mi sedetti sul suo letto, come facevo tutte le altre volte, quando di svegliò mi chiese cosa ci facessi lì e gli risposi che non avevo sonno, lui si mise a ridere.
Justin: che ci fai qui?
Io: non riesco a dormire
Justin: ahah, e tu vieni da me perché non riesci a dormire
Io: si e allora?
Justin: io non posso farti dormire
Io: io volevo un po’ di compagnia, ma se vuoi me ne vado
Justin: no, no, resta dai, anch’io avevo voglia di stare un po’ con te
Io: allora non sei arrabbiato perché sono venuta a svegliarti alle 2.00 di notte
Justin: un po’, ma non mi va di picchiarti
Io: ah, volevi anche picchiarmi
Justin: io un modo o nell’altro devo punirti
Io: oh andiamo, ti ho solo svegliato molto presto
Justin: ma mi hai anche chiuso la porta in faccia prima
Io: …
Justin: perché l’hai fatto?
Io: …
Justin: Torydevi dirmelo, voglio saperlo
Io: io … io avevo paura
Justin: paura di cosa?
Io: di quello che pensavi
Justin: per cosa?
Io: per quello che è successo, credevo che ti eri arrabbiato con me perché da allora non ti ho più parlato e non sapevo cosa ne pensavi, volevo scappare da te perché ogni volta che ti vedevo pensavo sempre a quella cosa
Justin: a te dispiace?
Io: non lo so, sono troppo confusa
Justin: se io e te non fossimo fratellastri e non vivessimo sotto lo stesso tetto, ti sarebbe dispiaciuto? Però rispondimi sinceramente, a me non importa se dici di no, come non mi importa se dici di si
Io: io credo no, tu infondo sei molto simpatico, dolce, divertente, carino, mi sei sempre stato vicino e so che mi vuoi molto bene, per te?
Justin: a me non importa se sei la mia sorellastra, non ti nascondo per niente che a me è piaciuto, e anche tanto, e anche se fossi stata come una mia amica, non sarebbe cambiato nulla
Io: quindi tu mi consideri un’amica?
Justin: si, forse all’inizio era diverso, ma ora ti considero la mia migliore amica
Io: anch’io ti considero un amico solo che, mi sembra tutto troppo strano, anche se sei mio amico, abiti con me nella stessa casa, e ammettilo, avvolte ci comportiamo come se ci piacessimo, per questo sono molto confusa
Justin: Tory, se ti chiedo se mi ami tu cosa mi diresti?
Io: …
Justin: sinceramente, se fossi un tuo semplice amico e se forse non l’avessimo mai fatto, mi ameresti?
Io: … … …
Justin: Tory ti prego devo saperlo, si o no?
Io: credo di si
per quella domanda la testa mi diceva assolutamente di no, ma il cuore, era troppo difficile da ignorare. Justin mi guardava, ma non aveva nessuna espressione, non potevo sapere se ne era felice o no. Gli feci anch’io la stessa domanda, ma lui reagì nel modo che non avrei mai pensato. Mi si avventò addosso, cadendo uno sopra l’altra, e prima che me ne rendessi conto ci stavamo baciando. Avrei solo voluto allontanarlo da me, ma non riuscii a trovare la forza di staccarmelo di dosso. Da una parte mi piaceva, e tanto, volevo che non smettesse più, ma lasciò le mie labbra con mio grande stupore e se andò via senza dire nulla. Ci rimasi molto male, forse avevo fatto qualcosa di male. Perché mi ha lasciata sola?
  
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