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Autore: Shainareth    02/10/2013    3 recensioni
Nonostante le fosse sinceramente grato per quella premura, il ninja tornò ad occhieggiare nella sua direzione quasi con delusione. Delusione?, domandò a se stesso, inorridendo.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Garu, Pucca
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CIBO E AMORE




Si svegliò di soprassalto poco prima del canto del gallo, scalciando le coperte per aria. Avvertendo il fiato corto e il cuore che batteva forte in petto, ci mise qualche attimo prima di rendersi conto che quello che aveva appena fatto era stato soltanto un sogno. Non proprio un incubo, per carità; ma nemmeno il suo tipo di sogno ideale: si trattava di un’azione che si ripeteva ciclicamente ed immancabilmente ogni giorno, benché lui cercasse, sia pure inutilmente, di scansarsela. E adesso questa cosa accadeva persino nei suoi viaggi onirici. Non significava forse che era arrivato ad un punto di esasperazione?
   La giornata era cominciata male. Fu questo che pensò quando scivolò fuori dal futon e si mise in moto per andare in bagno e prepararsi la prima colazione. Le immagini che lo avevano svegliato, tuttavia, continuavano a passargli davanti agli occhi, provocandogli ogni volta una sorta di brivido che lo infastidiva e lo metteva sempre più di cattivo umore. Poteva davvero, un sogno, avere tanto potere su di lui? Soprattutto, poteva davvero, quella cosa, ridurlo in quelle condizioni?
   Grugnì tutto il proprio disappunto e, uscendo di casa nell’aria fresca del mattino, decise che avrebbe allontanato da sé quel dannato pensiero per mezzo dei suoi amati esercizi di meditazione. A quell’ora, oltretutto, era assai difficile che qualcuno lo avrebbe disturbato, perciò sarebbe riuscito senza dubbio a svuotare la mente e a rilassarsi.
   Fu, in effetti, un ninja molto più disteso quello che, fischiettando tranquillo, salì i gradini d’ingresso del ristorante, dove aveva intenzione di consumare il pranzo: non c’era niente di meglio che una bella scodella di noodles per ritemprare lo spirito, oltre che saziare il corpo. Si accomodò al primo tavolo libero che trovò e aprì il menu, sebbene non ve ne fosse bisogno; conosceva a menadito ogni singolo piatto del Goh-Rong, ma gli piaceva spulciare comunque quella lista in attesa che qualcuno venisse a prendere la sua ordinazione.
   A farlo, poco dopo, fu la nipote dei tre proprietari del locale che, scorgendolo dalle cucine, si precipitò nella sala e saltellò allegra nella sua direzione. Sentendo la sua risata spensierata, Garu alzò di scatto gli occhi dal menu e un lungo fremito lo indusse ad irrigidire le membra: come aveva potuto non pensare che, una volta entrato lì dentro, il ricordo di quel maledetto sogno sarebbe tornato alla carica?
   Aspettandosi che esso divenisse realtà, strinse convulsamente il menu fra le dita. Pucca però si limitò a dargli il buongiorno e a sbirciare da sopra la sua spalla, attendendo che lui le indicasse la pietanza che desiderava mangiare. Dopo alcuni istanti di esitazione, Garu additò con fare incerto gli ideogrammi che componevano la parola noodles e, sorridendogli amorevolmente, la ragazzina si adoperò subito per comunicare la sua ordinazione in cucina.
   Non appena ella si allontanò, il ninja non poté fare a meno di inarcare un sopracciglio. Ma come?, si chiese, perplesso. Tutto qui? Abbassò lo sguardo corrucciato sul tavolo e, per la prima volta di propria iniziativa, tornò a ripensare al sogno fatto quella mattina: era una scena quotidiana, eppure quel giorno non si era verificata. Perché?
   Ma che domande si faceva? Recuperando il proprio orgoglio, Garu tornò padrone di sé e si disse che non poteva che essere un bene, se almeno per una volta le cose fossero cambiate. Anche se, in effetti, non era ancora detta l’ultima parola: la giornata non era mica conclusa e lui aveva ancora parecchio tempo da passare lì al ristorante, in balia di quella sfacciatella di una cameriera che non gli toglieva mai gli occhi di dosso.
   Fu quasi colto da una scossa di eccitazione quando la vide tornare con una scodella di noodles fumanti fra le mani e il solito, adorabile sorriso sul viso allegro. Lo servì con un’attenzione che non riservava mai a nessuno degli altri clienti e, tutta contenta, attese che lui iniziasse a mangiare, così da accertarsi che il pranzo fosse di suo gradimento. Pur con una certa titubanza, poiché troppo preso dallo scrutare la ragazzina con il sospetto che di lì a poco gli sarebbe saltata al collo, Garu afferrò un paio di bacchette dal contenitore posto al centro del tavolo, le separò l’una dall’altra e ne immerse le estremità nel brodo caldo prima di portasi il primo boccone alle labbra. I noodles del Goh-Rong erano ottimi, come sempre.
   Notando la sua espressione estasiata, Pucca ebbe un sussulto di gioia e batté le mani fra loro, attirando nuovamente la sua attenzione. Con la bocca piena, Garu la fissò ancora una volta con aria timorosa, cosa che la indusse a smorzare il sorriso che le ornava il volto. Aveva forse dimenticato di portargli qualcosa e lui non osava dirglielo per delicatezza?
   Come colta da un’illuminazione, la cameriera scappò di nuovo verso la cucina e, dopo pochi minuti, ne uscì con un vassoio sul quale aveva disposto una teiera e una tazza. Lo posò sul tavolo, dove Garu continuava a consumare la propria porzione di noodles, ormai quasi terminata, e si adoperò per versargli la tisana. Pucca sapeva che amava prendere del tè nero dopo pranzo, perciò non poteva mancare di portargliene un po’ alla fine del pasto.
   Nonostante le fosse sinceramente grato per quella premura, il ninja tornò ad occhieggiare nella sua direzione quasi con delusione. Delusione?, domandò a se stesso, inorridendo. Dannazione, sì! La sensazione che provava era qualcosa di molto simile! O forse si era semplicemente aspettato che quel sogno si avverasse e c’era quasi rimasto male perché questo non era accaduto?
   La vasta gamma di buffe espressioni che attraversarono il volto dell’amato, indusse Pucca a mordicchiarsi il labbro inferiore con un certo nervosismo. Cos’aveva dimenticato di portargli? Si allontanò ancora una volta e, una manciata di secondi dopo, gli servì un piatto pieno di gotgamssam (*), che lasciò Garu senza parole. Certo erano una meraviglia e sicuramente dovevano essere deliziosi, ma…
   Si azzardò ad alzare nuovamente lo sguardo sulla cameriera che, a differenza di ogni santo giorno, continuava a rimanere buona e tranquilla. Perché?! Il ragazzino davvero non riusciva a capacitarsene.
   Con un verso quasi affranto, Pucca fuggì per l’ennesima volta in cucina e tornò affannosamente da lui con un enorme tacchino disposto su un letto di verdure, con contorno di patate e altre leccornie che lasciarono Garu a dir poco sbigottito. Il poveretto si ritenne obbligato a correre ad aiutarla, ma soltanto per riportare l’enorme piatto da portata in cucina: pur apprezzando il pensiero, proprio non ce l’avrebbe fatta a mandare giù tutto quel ben di Dio – senza contare che non era proprio l’ideale abbinarlo al tè e ai gotgamssam.
   Gonfiando le guance con una certa stizza, Pucca si chiese allora cosa diamine volesse il giovane ninja: perché continuava a sembrare insoddisfatto di quello che lei gli aveva portato con tanto amore?
   A dirla tutta, Garu era insoddisfatto per davvero, ma non per le motivazioni che credeva lei. Tuttavia, lo stesso ragazzo non era certo di ciò che provava, per cui, dopo aver pagato il conto, si apprestò a lasciare il ristorante in uno stato di confusione che gli attanagliava lo stomaco – o era colpa dei gotgamssam?
   Scese mogiamente i gradini d’ingresso e, dopo aver fatto alcuni passi, lo sguardo basso e fisso sulla strada, si sentì improvvisamente chiamare. Si voltò indietro e vide Pucca rincorrerlo. Il suo viso si illuminò: che finalmente lei avesse capito? Il sogno stava dunque per avverarsi?
   Macché. La cameriera si limitò a mettergli in mano la ricevuta e pochi spiccioli di resto. Oh, e ovviamente a regalargli uno dei suoi migliori sorrisi affettuosi, benché, a Garu sembrò palese, fosse oscurato da un’ombra di insicurezza. Anche lei, insomma, era in preda al dubbio che mancasse qualcosa?
   Grattandosi la nuca con fare impacciato, il ninja si guardò attorno e, scorgendo un gelataio non troppo distante da lì, le fece cenno di attendere dov’era. Tornò da lei con un cono, comprato con il resto della banconota con cui aveva saldato il conto al ristorante, e gliel’offrì. Anche se confusa da quel gesto inatteso, Pucca saltò su per la felicità di ricevere una gentilezza dall’amato e fu solo quando si ritrovò il gelato fra le mani che si ricordò di aver commesso la mancanza peggiore della sua vita; e Garu, seppur indirettamente, glielo stava facendo notare.
   Ridacchiando di gioia, la ragazzina allungò il braccio e premette il gelato contro le labbra del ninja che, a quel contatto, quasi indietreggiò. Con il musetto sporco di cioccolato, fissò la cameriera con una certa speranza: aveva capito? Arrossì vistosamente e lasciò che accadesse: con la scusa di pulirgli la bocca, Pucca si sollevò sulla punta dei piedi e, sporgendosi nella sua direzione, lo baciò.
   Al senso di sollievo che Garu provò quando accadde si accompagnò un fulmine a ciel sereno: avrebbe dovuto porsi molte domande, mentre tornava a casa. A parte questo, una volta salutata la fanciulla con l’animo più leggero e con aria ancora imbarazzata, non poté fare a meno di convincersi che vivere un giorno senza ricevere almeno un bacio da Pucca era come mangiare una scodella di noodles senza noodles.






(*) Gotgamssam: si tratta di un tipo di dolci coreani fatti con dei cachi essiccati e farciti di noci.











Avevo migliaia di cose da scrivere alla fine di questa shot, ma adesso non me ne viene in mente neanche mezza, a parte la precisazione riguardo ai gotgamssam... Sarà l'età.
Ah, ecco! Me ne sono ricordata una! :°D
Si tratta della trovata del gelato. Non è una mia invenzione, ma un trucchetto che Pucca ha usato in più di un'occasione nei corti flash che riguardano lei e Garu. Per questa ragione ho pensato che, se Garu gliene avesse offerto uno, Pucca avrebbe subito capito cosa lui volesse. E poi, diciamocelo: ce lo vedete, Garu, a chiederle esplicitamente un bacio? Mi fa tanta tenerezza anche per queste piccole cose.
Shainareth





  
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