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Autore: saitou catcher    02/10/2013    4 recensioni
Il 14 Febbraio è un giorno importante, gli Amici dell'ABC lo sanno. E per questo il giorno di San Valentino si riuniscono per festeggiare le loro coppie: quelle consolidate e quelle che ancora devono formarsi...
Prima storia su questo fandom scritta a quattro mani da me e Catcher. Leggete e RECENSITE!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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-Buon San Valentino!

Courfeyrac stappò la bottiglia e con un gridolino la allontanò, cercando di evitare il getto di schiuma che ne era uscito con un sibilo. Dagli sgabelli su cui si erano arrampicati per attaccare i festoni rosa, Combeferre e Bossuet lo osservarono con uno sguardo divertito.

Dal tavolo su cui stava osservando i lavori, Enjolras fece una smorfia.

-Sinceramente, non capisco l'utilità di festeggiare il giorno di San Valentino in un gruppo per la maggior parte composto da single-osservò.

-Parla bene, lui, che è già felicemente fidanzato, e oggi fa pure un anno-ribatté Combeferre, gettandogli addosso un festone. -Attacca questi e renditi utile, va.

Enjolras borbottò qualcosa, a metà tra il divertito e l'irritato. Al capo degli amici dell'ABC non piaceva che si accennasse alla sua relazione. Benché fosse fidanzato ormai da un anno, il tempo sufficiente ad essere escluso da tutti i pettegolezzi, continuava a comportarsi come se il fatto di essere impegnato fosse un segreto.

-Io volevo dedicare il 14 febbraio all'organizzazione della prossima protesta studentesca contro la riforma del Ministero dell'Istruzione...-tentò di dire.

-Non trovate paradossale che proprio quello superfidanzato cerchi di boicottare in ogni modo il giorno degli innamorati, mentre noi poveri mortali che passeremo soli il resto delle nostre misere vite, ci facciamo in quattro per organizzarlo?- osservò Courfeyrac, intento a spargere rose un po' ovunque.

-A proposito!- esclamò Bossuet, battendosi una mano sulla fronte. -Qualcuno si è ricordato di andare a prendere la torta?

-Quale torta?- chiese Enjorlas.

-Quella per il tuo anniversario, scemo- rispose Combeferre. -Pensavi davvero di sfuggirci?

-Io non vedo perché, se abbiamo deciso di ignorarlo noi, voi dovreste...-cercò di protestare Enjolras.

-Beh, Enj, si da il caso che, in questo preciso momento, stia arrivando la tua non proprio dolce metà, quindi potrete discuterne- lo interruppe Courfeyrac.

Proprio in quel momento, una macchina si fermò davanti all'ingresso e nel vedere la figura che ne scese, gli occhi di Enjolras si accesero di una luce che fece sorridere i tre amici presenti.

La porta si aprì, e l'Ispettore Javert entrò nel Café Musain.

Enjorlas si alzò immediatamente e si diresse a grandi passi verso di lui, guardandolo negli occhi.

Combeferre si chinò verso Courfeyrac. - Non avrei mai pensato che qualcuno potesse raggiungere un livello di sdolcinatezza superiore a quello di Cosette e Marius, e quei due ci riescono semplicemente guardandosi- sussurrò all'orecchio dell'amico.

-Io non mi ci abituerò mai, è inutile- ribatté Courfeyrac.

-Un anno che stanno insieme, e ancora non riesco a crederci.

Nel frattempo, Enjolras aveva immediatamente ripreso il suo sguardo gelido. -Sei in ritardo- fece notare con voce fredda.

Javert inarcò un sopracciglio. -È tutto quello che hai da dirmi?- commentò.

-Considerata la tua ossessione per la puntualità, mi stupisce che tu sia riuscito a ritardare ad un appuntamento di cui ti parlo da tre settimane.

-E poi dice che non ci tiene, all'anniversario- borbottò Bossuet -Ma chi ci crede?

-Ho dovuto mollare il lavoro per venire qui- rispose, con tono altrettanto gelido, Javert.

-Oh, scusa. Ti dovrei ringraziare?

-No, ma, per il prossimo mese, i piatti li lavi tu-rispose l'Ispettore, lanciandogli la giacca.

-Cos..? Ma.. era il tuo turno!- protestò Enjolras.

-Appunto.

-Uh, sta arrivando qualcuno!- esclamò in quel momento Combeferre.

La porta si aprì, ed Eponine irruppe nel locale con un gran sorriso. -Buongiorno a tutti e buon San Valentino!

-Ciao, Eponine- la salutarono Enjolras e Combeferre, mentre Courfeyrac si lasciava sfuggire un fischio di ammirazione: sotto il giacchetto di pelle, la ragazza indossava un corto vestito nero che non lasciava molto spazio all'immaginazione.

-Dov'è tua sorella, 'Ponine?- chiese Bossuet.

-Azelma* ha detto che ci raggiunge dopo- rispose Eponine, togliendosi il giacchetto. -Però per strada ho incrociato la macchina di Monsieur Fauchelevent, quindi Cosette e Marius dovrebbero essere qui tra poco.

-Appunto- commentò Combeferre mentre un'altra auto si fermava davanti all'ingresso. Enjolras alzò gli occhi al cielo.

Dalla macchina scesero Cosette e Marius, felicemente abbracciati e cinguettanti, e, con grande sorpresa di tutti, il padre di Cosette, Monsieur Fauchelevent.

-Buon San Valentino!- gridò Cosette, precipitandosi nel locale, e superando, come suo solito, la soglia dei diecimila decibel. Per gli amici dell'ABC era un mistero come facesse a non perdere mai la voce o quantomeno a farsi venire un mal di gola di quelli epocali. Saltò al collo di Courfeyrac, che rischiò di rovesciarle addosso quel che restava della bottiglia di spumante, mentre Marius faceva il giro delle strette di mano con gli amici,e Fauchelevent rimaneva sulla soglia, evidentemente a disagio in quel gruppo di giovani, perdipiù in un'occasione simile. Si fece avanti salutando distrattamente, rivolgendo in particolare un breve cenno del capo a Javert ed un timido sorriso ad Eponine, che ricambiò con le guance improvvisamente più rosse.

-E come al solito, quei due si guardano come pesci lessi-osservò Combeferre rivolto a Courfeyrac. -Che dici? Magari si decidono a combinare qualcosa, visto che è San Valentino?

Courfeyrac in risposta alzò le spalle.

Entro pochi minuti, l'intero gruppo aveva raggiunto il Café Musain e si apprestava a disporsi al tavolo per la cena. Le coppie presenti scoprirono con grande sorpresa che Courfeyrac li aveva disposti in modo tale da creare un “lato degli accoppiati” e un “lato dei single”.

-Enjolras e Javert, Cosette e Marius... e Joly e Musichetta sono arrivati, quindi ci siamo tutti. Propongo di iniziare la ce...

-Aggiungete due sedie al tavolo degli accoppiati!- l'interruppe una voce festante. Tutti si voltarono e videro Grantaire fare il suo ingresso, con un braccio attorno alla vita di Azelma: la sorella di Eponine era una ragazza piccola e magra, con i capelli castani tagliati corti e le guance spruzzate di efelidi. In pratica, una versione più minuta e sbarazzina di Eponine.

Nella sala calò il silenzio. Eponine spalancò la bocca e si alzò lentamente dal suo posto accanto a Valjean. -Azelma?-esclamò con voce strozzata. -Ecco cosa dovevi fare, piccola ipocrita...-aggiunse tra i denti.

-Oh, dai, 'Ponine!-trillò Azelma, volando al suo fianco. -Non potevo dirtelo, è successo stasera! Sei davvero arrabbiata?

-Devo rispondere sinceramente?

Azelma fece timidamente segno di sì con la testa.

-Sì!- esplose Eponine. -Che cavolo, per sapere che Gavroche si è fidanzato, dovrò aspettare il filmino del matrimonio?! Di questo passo, persino l'orca di peluche nella mia stanza ha più probabilità di fidanzarsi di me-, si sedette, sbuffando. A quelle parole, Cosette, Couferyrac e Javert volsero con intenzione gli occhi verso Valjean, intento a versarsi un bicchiere di Pepsi. Dopo qualche istante, l'uomo alzò lo sguardo dal bicchiere, piuttosto perplesso. -Cosette, ho qualcosa sulla faccia?

-No, perchè?- svicolò la ragazza, cercando di trattenere le risate...cosa in cui non l'aiutava la mano di Marius che le solleticava delicatamente i fianchi. Valjean non parve convinto, ma non fece domande.

Grantaire prese posto con nonchalance di fronte a Courfeyrac, che dopo averlo fissato a bocca aperta, guardando prima lui, poi Azelma, si lasciò cadere il viso tra le mani. -Voglio. Morire.-gemette.

-Couurf, la senti la chiamata del Signore?-lo canzonò Grantaire, agitando una mano al suo indirizzo e versandosi l'immancabile bicchiere di una qualche bevanda superalcolica.

Courfeyrac sollevò il viso dalle palme, trafiggendolo con un'occhiata furiosa-Taci! Non avrei mai fatto una scommessa del genere, se avessi pensato di poter perdere!

-Che scommessa?-volle sapere Combeferre, che aveva seguito la scena con estremo interesse.

Courf puntò un dito accusatore contro Grantaire, che tratteneva a stento le risate-Abbiamo scommesso che se lui si fosse fidanzato prima di me, io mi sarei fatto frate-esplose, con voce tremante d'indignazione. Combeferre si lasciò andare a una risata scomposta, che gli attirò le occhiatacce di Enjolras e Javert e la curiosità degli altri commensali.

-Bastardo! Ti beffi della mia disgrazia!-Courferyrac, furibondo,

prese ad agitargli contro una bottiglia di vino.

-Troppo tardi, Courf-fece Grantaire, sornione. -Hai perso, ti

tocca dedicare la tua vita alla penitenza e alla preghiera. E ne

hai da espiare-aggiunse, con l'aria di chi la sa lunga.

Una volta che tutte le coppie ebbero preso posto, inziò la cena

vera e propria: Cosette e Marius che s'imboccavano a vicenda,

Joly e Musichetta che discutevano sottovoce, Enjolras che si sporgeva oltre la schiena di Javert per discutere con un seccatissimo Combeferre della prossima riunione del gruppo, Valjean ed Eponine che parlavano sottovoce, ignorando il caos attorno a loro. Nel vederli così vicini, con le mani sul tavolo che quasi si sfioravano, più di un membro del gruppo si laciò sfuggire sorrisetti compiaciuti e sguardi d'intesa. Quasi tutti sapevano, o sospettavano,che l'intesa che tra i due fosse sintomo di un interesse ben più profondo. Gli unici che sembravano non averne sospetto erano, appunto, i diretti interessati.

A metà della serata, Joly si alzò, pallido e andò a mettersi accanto a Bossuet, dal lato dei single. L'amico lo guardò, sconvolto. -Joly...? Ma cosa... non mi dirai che...?!

-Sì-esalò Joly con aria distrutta.-Musichetta mi ha appena lasciato. Mi riaccompagneresti a casa, Bossuet? Musichetta si è presa la macchina.

-O...ovvio-balbettò Bossuet, sconcertato, lanciando un'occhiata a Cosette e Marius: se Joly e Musichetta si erano lasciati e Grantaire si era fidanzato, non c'era più niente di sicuro al mondo.

                                                                                                                                ***

                                                                                                                

 

La cena era finita, i piatti giacevano scompostamente sulla tovaglia rosa e le sedie erano state ammucchiate lungo le pareti, in modo da lasciare uno spazio circolare al centro della sala. Valjean si disse tra sè che, per quell'occasione, gli amici dell'ABC avevano davvero fatto del loro meglio; splendidi festoni rosa erano appesi ovunque, intonati alle decorazioni sulle pareti e ai petali di di rosa sparsi un po' dappertutto, una lampada rosata spandeva la sua luce calda sui presenti, intenti a scatenarsi sulla pista da ballo. Gli unici che non ballavano erano Valjean, Enjolras e Javert seduti qualche sedia più in là, ed Eponine, appoggiata alla parete, con aria malinconica. Valjean si sforzava di non fissarla troppo insistentemente: impresa già difficile di per sè, e ancor di più ora che la ragazza sfoggiava quel completino nero che faceva risaltare ancor di più la sua bellezza.

-'Ponine, non balli?- urlò Cosette, cercando di superare il frastuono della musica. Si staccò da Marius e raggiunse che l'amica, che scrollò tristemente le spalle.

-Lo farei volentieri, ma non ho un cavaliere-spiegò.

-E' perchè non ti guardi intorno-fece Cosette con aria da cospiratrice. Le prese un braccio e la fece voltare. Gli occhi di Eponine si fissarono subito su Valjean e la ragazza si affrettò ad abbassare gli occhi. -Io direi che l'hai trovato, un cavaliere-fece Cosette maliziosa, notando la reazione dell'amica.

-Non pensarci nemmeno!-sbottò Eponine, rialzando la testa- No, assolutamente no, categoricamente e insidacabilemte no!

-Invece io dico di sì- Cosette la spinse di fronte a Valjean. Le guance le si fecero di brace. -Papà, 'Ponine voleva chiederti una cosa-aggiunse serrando il braccio di Eponine perchè non se la desse a gambe.

E adesso che dico? Cosa?

-Monsieur...-Le si inceppò la lingua. Quello che stava per fare era assurdo, ma ormai era in ballo e tanto valeva ballare. -Monsieur, mi concedereste un ballo?

Fu sorpresa della facilità con cui le uscirono le parole, e ancora più sorpresa nel vedere il lampo negli occhi di Valjean.

-Se volete...-fece l'uomo, evidentemente sorpreso.

Si alzò e le tese la mano con una gentilezza quasi diffidente, ed Eponine l'afferrò, trasalendo nel sentirla così grande e calda in confronto alla sua. Lo guidò verso la pista, sforzandosi di ignorare il mormorio degli amici e lanciando occhiate assassine in risposta ai loro occhiolini. Poi si voltò verso Valjean.

-Devo confessarvi, Mademoiselle Thenardiér, che non sono affatto un ballerino dotato- disse lui con un sorriso tirato.

-E io devo confessarvi, Monsieur Fauchelevent, che essere chiamata Madeimoselle mi fa sentire vecchia-ribattè Eponine- Che ne dite di darmi del tu e chiamarmi Eponine, come fanno tutti?

Valjean rise.-Se vuoi.

-Perfetto. Ora che la questione è risolta, vogliamo ballare?

Non si sentiva affatto disinvolta come tentava di fargli credere. Si sentiva le ginocchia molli e lo stomaco in subbuglio. Tuttavia, riuscì a superare la timidezza. Si avvicinò a Valjean, gli prese una mano ponendosi l'altra attorno alla vita, e appoggiandogli l'altro braccio sulle spalle. Iniziarono a muoversi lentamente a ritmo della musica.

                                                                                                                         ***

-Dieci euro che concludono prima della fine della serata-disse Courfeyrac con tono sicuro, rivolto a Grantaire.

Quest'ultimo sorrise.-Fossi in te, non mi metterei a scommettere così incoscientemente-rispose. -A proposito, ho uno zio, il fratello di mia madre, o di mio padre, adesso proprio non mi torna in mente, che fa l'abate in un convento. Sono sicuro che accoglierebbe a braccia aperte un giovane pieno di desiderio d'espiazione...

-Piantala, imbecille- sibilò Courfeyrac, rovesciandogli addosso le poche gocce di champagne rimaste nel suo bicchiere.

-Più che altro, secondo te, Apollo e quell'altro finiranno per sciogliersi?- chiese Grantaire, voltandosi verso Enjolras e Javert, seduti in fondo alla sala, con Enjolras che teneva la testa sul braccio dell'altro.

-Dieci euro che entro fine serata un bacio se lo danno.

-Attento, Courf- minacciò Grantaire- o di questo passo, in convento ci finirai per sfuggire alla miseria.

 

                                                                                                                ***

-Monsieur...-iniziò Eponine.

-Eponine, diversamente da te, io sono vecchio, però non c'è nessun bisogno che me lo ricordi. Dammi pure del tu.

-Se vuoi.-Eponine sorrise. -E comunque non siete vecchio-aggiunse d'impulso.

Valjean si lasciò andare a un sorriso triste.

Per te sarò sempre troppo vecchio.

-Che mi volevi dire?-la incoraggiò, per scacciare i suoi pensieri.

Eponine aprì la bocca, poi si morse il labbro. -Niente. Niente d'importante, comunque.

Valjean sospirò.

 

                                                                                                                             ***

 

La festa ormai era finita, e gli amici dell'ABC lentamente abbandonavano il locale e si allontanavano alla spicciolata, mentre l'eco delle loro risate eccheggiava ancora nell'aria fresca della sera.

Enjolras e Javert furono gli ultimi ad andarsene. La casa di Javert, in cui Enjolras si era trasferito da tempo, non era molto lontana, quindi decisero di ritornare a piedi.

Camminavano piano, ascoltando il rumore dei loro passi contro il selciato.

Mentre avanzavano, Enjolras pensava a quel momento, di quasi un anno prima, in cui finalmente si era reso conto di amare l'Ispettore e di non poter stare senza di lui. Era stato un percorso lungo, iniziato quel giorno alle barricate in cui si erano guardati negli occhi e avevano sentito il cuore battere più forte, mentre uno strano fremito scuoteva i loro corpi.

Per lungo tempo si erano sfuggiti, nascondendosi dietro le barriere dell'onore, del dovere e degli ideali, evitandosi in modo, però, da incontrarsi sempre. Finché, per una strana ironia, nel giorno di San Valentino, la verità si era imposta con tutta la sua forza su Enjolras, rendendogli impossibile negarla. Ed era stato spinto da quella verità che Enjolras si era recato dall'Ispettore, iniziando così quella storia che ormai durava da un anno.

Enjolras pensò che, in tutto quel tempo, non aveva mai detto a Javert “ti amo”, nè gli aveva mai dichiarato i suoi sentimenti. Lui e l'Ispettore erano fatti così, freddi e refrattari a qualsiasi dimostrazione d'affetto. Però, dannazione, quel giorno era il loro anniversario! E se Javert non sembrava disposto ad aprirsi, allora toccava a lui portare quella rivoluzione, l'ennesima della sua vita, nel loro rapporto.

-Ehi- esclamò, mettendo una mano sotto il braccio di Javert per trattenerlo.

L'Ispettore si voltò. -Che c'è?

Enjolras cominciò a parlare in fretta. -Senti, lo so che è da tempo che stiamo insieme, e quindi, teoricamente, non c'è bisogno di dimostrazioni, solo che... -si fermò e prese un respiro profondo. -Io ti amo, ecco. Non te l'ho mai detto e forse non c'era nemmeno bisogno. Solo che io e te siamo così orgogliosi che preferiamo dare tutto per scontato. E non m'importa niente se per te tutto questo è imbarazzante o sdolcinato, perché io sono più imbarazzato di te, ma sentivo il bisogno di dirtelo. Di dirti che...-

-Oh, e piantala di parlare!- sbottò Javert, e prima che Enjolras potesse reagire, gli prese il viso tra le mani e lo baciò.

Non era solo il fatto che, come aveva detto lui, trovava quella scena imbarazzante e sdolcinata. Era che, nel sentire Enjolras, sempre così preso dalla sua rivoluzione, dichiarargli i suoi sentimenti, Javert aveva sentito qualcosa dentro di lui sciogliersi, mentre pensava che nessuno, mai, gli aveva parlato così. E che, dal giorno in cui l'aveva conosciuto, quel giovane biondo amante della Rivoluzioni, la rivoluzione più grande di tutte l'aveva portata nel suo cuore.

Perciò lo baciò con tutta la passione di cui era capace, imprigionandogli il viso perché non potesse scappare. Quando si separarono, Enjolras aveva gli occhi scintillanti e le guance rosse.

Javert parlò senza lasciargli il viso, affondando il suo sguardo in quello azzurro di lui.

-Ascoltami. Non hai bisogno di fare inutili comizi con me. Ho capito benissimo quello che vuoi dire. Non devi dimostrarmi niente.

Lo lasciò e riprese a camminare.

Enjolras rimase immobile, incantato. Poi, improvvisamente, si riscosse. -Ehi, aspetta...- esclamò, correndo per arrivargli a fianco. -Inutili comizi?! Che intederesti dire?

-Te l'ha mai detto nessuno che parli troppo?- sbottò Javert, voltandosi di scatto verso di lui.

Enjolras sorrise. -Sì. Tu. Più o meno un milione di volte, da un anno a questa parte.- Il sorriso divenne un ghigno, mentre si avvicinava all'Ispettore. -Ma se vuoi, possiamo sempre non parlare... - sussurrò, a pochi centimetri dalle sue labbra.

Javert sorrise e riprese a camminare. Enjolras lo seguì con lo sguardo, pensando tra sé e sé che tutte le Rivoluzioni del mondo non potevano competere con quella che ora accendeva il suo cuore.

 

 

                                                                                                                                               ***

 

La festa era appena finita. Gli amici dell'ABC avevano tolto le ultime decorazioni e sparecchiato, e ora si stavano disperdendo alla spicciolata, scambiandosi pacche sulle spalle e mormorandosi auguri a vicenda con voce impastata dal sonno. Cosette, Marius ed Eponine camminavano l'uno a fianco all'altro nel parcheggio buio e Valjean li seguiva poco distante.

-E' stata proprio una bella festa-fece Cosette stiracchiandosi come una gatta contro Marius e lanciando un'occhiata colma di sottintesi verso Eponine, che finse di non cogliere l'allusione dell'amica, e si limitò a sussurare un “Sì” piuttosto laconico, fermandosi poi accanto alla macchina dei Fauchelevent. -Beh, buonanotte, ragazzi.-fece.

-Ci vediamo domani.

-Aspetta, aspetta, aspetta! Ma tu come torni?-s'intromise Cosette, afferrandola per un braccio.

-A piedi. Casa mia non è molto lontana da qua-spiegò la ragazza.

-Ma andare in giro per le strade, di notte, da sola! Non è pericoloso?

-Perdio, Cosette! Non ti agitare. L'ho fatto centinaia di volte, e poi mi so difendere.

Il viso della ragazza bionda s'illuminò di colpo.

-A cosa stai pensando, Cosette?-indagò Eponine, piuttosto inquieta.

-Stavo pensando-cinguettò la giovane con aria angelica-che Marius può portare me in macchina e papà può riaccompagnarti lui a casa.

-Cosette, no!-sibilò la Thénardier.

-Papà, vero che puoi?-fece Cosette, ignorandola e piantando in faccia al padre i suoi occhioni azzurri.

Valjean sospirò.

-Se per Eponine non è un problema...

-No, ovvio che no!- Cosette battè le mani l'una contro l'altra e si voltò verso Eponine con aria furba- Poi mi racconti tutto-sussurrò.

-No!- esplose in risposta l'altra- Perchè non ci sarà niente da raccontare!

Prima che qualcuno potesse fermarla, Cosette era salita in macchina, trascinandosi dietro Marius e ed erano partiti a tutto gas, sparendo nella notte. Valjean e Eponine si guardarono, piuttosto a disagio.

-Beh-fece alla fine Valjean-fammi vedere dov'è casa tua.

La ragazza annuì, e si avviarono in un dedalo di vicoli che avrebbe creato seri problemi a chiunque non avesse avuto il senso dell'orientamento di Eponine Thénardier. Camminavano in silenzio, ma non un silenzio freddo o imbarazzato. Erano entrambi assorti nei propri pensieri, che casualmente si soffermavano sulla persona che avevano a fianco.

A un certo punto, Eponine rabbrividì, scossa dal freddo e si passò le mani sulle braccia per riscaldarsi. Valjean notò quel gesto, e senza dire una parola, si tolse il giaccone, avvolgendoglielo attorno alle spalle.

-Monsieur, non dovete...-protestò la ragazza.

-Io non ho freddo e quel giaccone serve più a te che a me. Lascia stare-la interuppe l'uomo.

Camminarono un altro po', e alla fine Eponine si fermò davanti al portone di un palazzo piuttosto squallido. -Abito qui-disse. Esitò pr un momento, impacciata. -Grazie per avermi accompagnata, Monsieur.

-Dovere-mormorò Valjean, e rimase in silenzio senza accennare a muoversi. Eponine rimase zitta anche lei, cercando allo stesso tempo le parole per congedarlo e per trattenerlo. -Buona notte, Monsieur-si decise a dire.

Valjean, invece di risponderle, si chinò su di lei per baciarle la fronte. Fosse caso, fosse proposito, Eponine alzò la testa nel momento in cui lui abbassava la sua e le loro labbra si toccarono. Rimasero a guardarsi per una frazione di secondo, frastornati, poi Valjean si chinò nuovamente su di lei e la baciò, dolcemente, delicatamente. Epnine ricambiò, col cuore che batteva a mille e i pensieri che le vorticavano nel cervello come mille girandole.

Quando alla fine si staccarono, lui aveva sul volto un'espressione confusa di timida gioia. -Buona notte e Buon San Valentino-sussurrò. Poi le voltò le spalle e s'incamminò a passi lenti nella via. Eponine lo seguì con lo sguardo, e solo quando lo vide confondersi con l'oscurità, si accorse che non gli aveva ridato il giaccone.

 

Catcher:Secondo te ci metteranno alla gogna?
Saitou:Secondo me è pure poco( sbucciando una banana). Certo che tra me con la Enjavert e te con la Valjonine non riusciamo proprio a tirar fuori uno ship normale. (Al pubblico) Sì, abbiamo inventato gli ShipName, problemi?Risolveteveli.
Catcher:Non le incoraggiare! Abbiamo una possibilità di salvarci!
Saitou: Bene che va ci tireranno qualche pomodoro i meno.
Catcher: Comunque, immagino che dire "efelidi"al posto di lentiggini facesse più chic, vero?
Saitou:Che ci vuoi fare, se io parlo con un linguaggio forbito?
Catcher le tira una scarpa.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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