Serie TV > Sherlock (BBC)
Ricorda la storia  |      
Autore: Patta97    03/10/2013    3 recensioni
Sherlock continuava a ripetersi che quella decisamente non era stata una buona idea.
Quando il suo migliore amico gli aveva detto che avrebbe voluto dare una festa, si era aspettato pop-corn, patatine - persino dei palloncini e cappellini a cono e trombette – e, per quanto queste cose possano essere assolutamente orrende, sarebbero comunque state meglio di tutta quella gente racchiusa nelle piccole quattro mura della sua stanza di college...

John decide di dare una festa e lui, Sherlock e i loro amici di college si ritrovano a giocare a "Obbligo o verità" e al gioco della bottiglia. Ma mai scherzare con la sorte...
Note: college!AU, roommates!lock (?), slash, ubriachezza, idiozia giovanile, Johnlock, accenni Mystrade...
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Irene Adler, John Watson , Lestrade , Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Salve a tutti!
Torno nuovamente con una storiella leggera, liberamente ispirata alla "storia vera" di una mia amica, la quale mi ha fornito un prompt inaspettato e assolutamente gradito.
Ci tengo inoltre a dire che a) il 'comico' come lo intendo io è... strano - della serie io rido, voi restate impalati/e con aria condiscendente e credendomi pazza -, b) il raiting giallo è per qualche leggera parolaccia - davvero?! - qua e là e c) non gioco ai suddetti giochi da festa dalle elementari, quindi se hanno subito variazioni nel tempo o semplicemente cambiano da regione a regione, capitemi!, mi sono arrangiata con ciò che avevo.
Detto ciò, buonanotte, baci e abbracci virtuali, tanto amore eccetera...
Chiara








Sherlock continuava a ripetersi che quella decisamente non era stata una buona idea.
Quando il suo migliore amico gli aveva detto che avrebbe voluto dare una festa, si era aspettato pop-corn, patatine - persino dei palloncini e cappellini a cono e trombette – e, per quanto queste cose possano essere assolutamente orrende, sarebbero comunque state meglio di tutta quella gente racchiusa nelle piccole quattro mura della sua stanza di college, gente che, come se non bastasse, continuava a ridere, a bere, a scherzare, a fare battute idiote e…
- Ehi, ragazzi! – la voce brilla e quindi fastidiosa di Greg Lestrade lo riscosse dal suo rimuginare. – Che ne dite di giocare al gioco della bottiglia?
Il giovane studente di chimica non sapeva con esattezza che tipo di attività fosse, ma suono come terribilmente familiare alle sue orecchie, come un campanello d’allarme.
Altra voce irritante, stavolta quella di Mike Stamford. - Perché non “obbligo e verità”?
E altro campanello d’allarme.
I due ragazzi iniziarono una piccola baruffa verbale come se avere idee diverse sul gioco da fare li rendesse acerrimi nemici.
Ecco perché Sherlock non beveva mai: preferiva sostanze che acuissero i sensi, non che li inibissero.
Tuttavia arrivò John, ancora più docile e accomodante sotto effetto di alcolici, a porre fine al bisticcio. – Facciamo un giro di “obbligo e verità” e poi ci diamo alla bottiglia!
- Come se non l’avessimo già fatto! – ironizzò Greg.
Sarah Sawyer e Molly Hooper proruppero in una risatina strozzata alternata a singhiozzi.
- Comincio io – annunciò Irene Adler con un sorrisetto beffardo, facendo vagare il proprio sguardo fra tutti i presenti, posizionati a cerchio sul parquet della stanza. Dopo una fervida attesa, puntò il proprio indice destro – dall’unghia lunga ed immancabilmente laccata di rosso sangue – verso Molly, la quale arrossì e sobbalzò lievemente.
- Avrei chiesto ad Anderson… Ma è decisamente fuori uso – lanciò un’occhiata alle proprie spalle, dove il suddetto ragazzo giaceva immobile sul letto di John, tramortito da tutti i conati di vomito precedenti. – Quindi, Molly. Obbligo o verità?
- V-verità.
Il sorriso di Irene si allargò a dismisura. – Ti piacciano le ragazze?
La timida ragazza la guardò stranita. – No, i ragazzi – il suo sguardo dolce volò quasi involontariamente al volto di Sherlock, il quale alzò gli occhi al cielo.
Irene incrociò le gambe scoperte dal vestito corto. – Okay, ho ottenuto ciò che voleva sapere…
Molly arrossì ancora di più e stette un secondo di troppo in silenzio, dispiaciuta dal fare infastidito di Sherlock. – Tocca a me, sì – disse alla fine, bevendo un sorso di vino dal suo bicchiere. E le venne in mente la domanda da fare e a chi. – Greg.
Il ragazzo le sorrise sornione. – Di solito direi “obbligo”, ma sono così fottutamente sbronzo che mi potreste chiedere di fare la qualunque, perciò… Verità.
Fu il turno di Molly di essere soddisfatta. – Dove hai “trovato” questa cassa di ottimo vino?
Le labbra di Greg si stirarono dall’insù all’ingiù in meno di un secondo, come in un buffo cartone animato. – Ehm…
- La verità, Greg! – rise Mike, seguito a ruota da Sally Donovan e Sarah.
- Me le ha passate un amico – si risolse a dire Lestrade. – Suo padre ha un’enoteca e lui voleva farmi un regalo, così…
- Un regalo generoso – Sherlock non si trattene, rivolgendo all’altro un sorriso affettato e uno sguardo di chi la sa lunga.
Greg evitò accuratamente di rispondere all’osservazione. – John – disse velocemente. – Obbligo o verità?
- Io invece di solito dico “verità”…
Sarah sussurrò qualcosa come “oh, è sincero, cucciolo!” a Sally e Molly. Sherlock sbuffò.
- …Ma stavolta “obbligo”.
- Bacia Irene.
Sarah trattenne il respiro e John impallidì sotto lo sguardo dell’ammiccante ragazza dal rossetto in tinta con le unghie.
Sherlock sapeva che John era a conoscenza quanto lui delle… storie su Irene, quelle che passavano di bocca in bocca nel college, più o meno letteralmente. Sicuramente, complice l’alcool, lo studente di medicina pensava che, dopo quel bacio, sarebbe diventato un nuovo pettegolezzo. E John odiava i pettegolezzi. Inoltre, l’aspirante medico aveva sempre provato un astio indescrivibile e immotivato nei confronti di Irene.
- Oh, andiamo… - Greg tirò la corda ancora un po’, sghignazzando insieme a Sally e Mike.
John, allora, si sporse oltre Sarah – seduta nel mezzo fra lui e Irene – e poggiò velocemente le labbra su quelle della Donna – così la chiamavano le schiere dei suoi ex.
Fu un contatto veloce e lo studente si sedette nuovamente a gambe incrociate, veloce come si era alzato. Tutti restarono ammutoliti e sconcertati, memori delle numerose conquiste del biondo: come lasciarsi sfuggire un bacio a Irene Adler?
- Tocca a me, no? – disse John, spezzando il silenzio con fare noncurante. Irene mascherava con un ghigno il suo stupore-disappunto. – Mike. A te la scelta.
Il suo collega soppesò per un attimo la risposta da dare: sapeva che l’amico si sarebbe voluto vendicare per le prese in giro appena ricevute. – Obbl… - si fermò a metà parola, coprendosi la bocca rosea con una mano. – Verità!
John mosse l’indice sinistro a mo’ di diniego. – No no, Mikey. Conta la prima che si dice. E sai già cosa ti chiederò di fare… - indicò Molly, che arrossì nuovamente sotto lo sguardo imbarazzato di Mike: erano mesi che voleva invitarla ad uscire, ma non aveva mai osato sapendo della sua cotta irrimediabilmente a senso unico verso Sherlock. E aveva appena ricevuto l’obbligo di farlo.
- Grazie, Johnny… - sussurrò il ragazzo, iniziando a maledire l’amico.
- Be’…? – chiese Molly, confusa.
- Ti dirò… dopo… - balbettò l’altro, allargandosi il colletto della camicia. – Per intanto, Sarah.
La ragazza sostenne il suo sguardo, stoica come sempre, il fare sprezzante che mascherava un senso di inadeguatezza e un’autostima sotto zero. Sherlock non la sopportava per questo e per… altro.
- Verità.
- Una fonte certa mi ha detto che ti faresti John. È vero?
Sarah fece per aprire bocca, con aria indignata e di finta superiorità allo stesso tempo, ma fu Sherlock a parlare.
- Oh, ma per favore. Un gioco idiota degno delle vostre stupide testoline. Anche se Sarah adesso avrebbe risposto “certo che no, per me John è solo un amico”, ha immaginato di ‘farselo’ così tante volte che dire ‘tante’ è un eufemismo. Poi avrebbe chiesto a Sally, che avrebbe detto ‘obbligo’, di baciare me, solo perché le sta antipatica - come biasimarla - dai tempi dell’asilo e sa che mi detesta. Sally avrebbe ovviamente rifiutato e poi avrebbe chiesto qualcosa a me. Ma non è questo l’importante. Irene, hanno capito tutti - o forse no? con voi non si sa mai - che in realtà volevi sapere da Molly chi le piacesse, cioè me, dato il tuo insensato interesse morboso e sessuale nei miei confronti. Molly, mi dispiace, non sono esattamente interessato, tu sei quel tipo di persona a cui domanderei aiuto per falsificare la mia morte, non con cui passerei il resto della vita. Ma non preoccuparti, la misteriosa domanda che Mike vuole porti è di uscire insieme; so per certo che alla terza volta che te lo chiederà dirai di sì. Inoltre informo tutti i presenti che Gregory, a dispetto della sua fama da sciupa femmine, ha una relazione sessuale attiva e stabile con mio fratello Mycroft, il quale lo ricopre spudoratamente di regali, compresa la cassa di vino che voi tutti avete gentilmente aiutato a svuotare. Sally, Anderson non lascerà per te mai la sua attuale ragazza - con la quale ha intenzione di sposarsi non appena uscito dal college -, fattene una ragione e smettila di sputare acido su tutti per questo motivo. Chiarito il punto, possiamo anche passare al prossimo gioco, questo è troppo noioso e ovvio. Almeno potrò calcolare la velocità della bottiglia di vetro sul parquet.
Silenzio. Il rumore di Anderson che russava in sottofondo.
John guardò Sherlock, che ricambiò, aspettandosi un sorriso orgoglioso, uno di quelli che il suo amico era solito rivolgergli dopo deduzioni o discorsi del genere. Ma l’occhiataccia che l’aspirante dottore gli lanciò non aveva nulla di ammirato, anzi. Il sorrisetto soddisfatto dell’altro si spense, sostituito velocemente da una smorfia che stava a dire ‘be’, se lo meritavano’. Il sopracciglio alzato di John fu abbastanza eloquente e Sherlock distolse lo sguardo, sbuffando.
In realtà, lui voleva solo che se ne andassero tutti, così lui avrebbe potuto… beh, non aveva qualcosa da fare, in effetti: erano giorni che si annoiava. Ma averli lì lo infastidiva per motivi a lui ignoti, quindi che se ne andassero.
Sally si alzò da terra, sistemandosi in jeans attillati. – Portatelo in camera sua, quando avete finito – disse rivolta a Greg e Mike, facendo un cenno della testa verso Anderson, il quale era loro compagno di stanza. Si diresse verso la porta. – Ah, e quando e se si sveglierà, informatelo che con me ha chiuso – si sbatté la porta alle spalle, stizzita.
Sarah alzò gli occhi al cielo, scettica, e recuperò una bottiglia vuota alle sue spalle e la posizionò al centro del cerchio. – Be’? Perché quelle facce? Dopo che lo psicopatico ci ha detto tutte queste cose carine e non ci siamo alzati, o siamo troppo ubriachi per farlo, o non ce ne frega niente. Tanto vale occupare il tempo, giusto?
Mike, rosso in volto, riuscì a staccare gli occhi da quelli di Molly ed annuire. – Bacio, bacio con lingua e schiaffo? – propose, per poi aggiungere: - Almeno che qualcuno non si spaventi che il bacio capiti con una donna…
Greg fece una risatina sardonica e socchiuse appena gli occhi con fare assassino.
John, allora, si sporse e fece ruotare la bottiglia con una torsione del polso sinistro.
Il lungo collo nero semi trasparente si fermò su Greg. Molly sollevò una mano sopra la testa dell’amico e, con pollice, indice e medio tesi, proclamò: - Bacio, lingua o schiaffo?
Greg indicò il pollice di Molly.
- È ‘schiaffo’.
Il ragazzo fece ruotare la bottiglia a sua volta, la quale si fermò su Mike.
- Oh, la vendetta è dolce…! – sorrise, piazzando tutte e cinque le dita destre sulla guancia rotonda dell’altro, che si lamentò. – Mi dispiace, amico. Sarò anche gay, ma non mollaccione…
John fece un sorriso veloce e fece girare ancora la bottiglia, che indicò Irene.
- Medio – scelse dopo che Sarah, vicino a lei, ebbe elencato le tre opzioni sopra la sua testa. – Bacio? Perfetto.
Il bacio a stampo sulle labbra toccò a John, che arrossì lievemente.
- Be’, era destino, no? – sorrise maliziosa la Donna, ammiccando.
Di nuovo la bottiglia che si fermava, stavolta verso Sarah.
- Schiaffo a Molly?! – sussurrò retorica, mentre poggiava la mano sulla guancia dell’amica, più a mo’ di carezza che di vero e proprio schiaffo.
Di nuovo Sherlock si ritrovò a volgere gli occhi al cielo di fronte a tanta falsità.
Ma la bottiglia girò ancora e si fermò John. Sherlock si fece attento, perché John scelse l’indice di Irene: bacio con la lingua.
I suoi occhi azzurri saettarono sulla bottiglia e sul polso di John che si torceva mentre le dava la spinta. Sul grattare veloce del vetro scuro sul legno della camera e sull’ultima goccia di vino rosso che vorticava all’interno, senza via di fuga. Il suo calcolo diceva che il collo lungo avrebbe indicato Sarah, seduta accanto a lui, ma, proprio perché si stava concentrando sul fastidio che quel particolare evento gli avrebbe arrecato, non si accorse della piccola macchia appiccicaticcia in cui il vetro scivoloso incappò, facendo rallentare il vorticare della bottiglia. Bottiglia che, scherzo del destino o no, indicò proprio un sorpreso Sherlock.
Inizialmente, il suo stupore fu più per il calcolo errato che per altro, poi si rese conto di cosa sarebbe dovuto accadere di lì a poco e il suo cuore perse un battito, mentre quegli stessi occhi che fino a un attimo prima avevano osservato scientificamente la scena sul pavimento, facevano ora di tutto per evitare quelli blu dell’amico.
Greg e Mike si aprirono in un “u-uuh” canzonatorio, ma John rimase ancora fermo, come folgorato, pieno di imbarazzo.
- Ciò che dice la bottiglia è legge! – disse Sarah, ormai totalmente brilla, scolandosi l’ennesimo bicchiere di vino.
E tutti e cinque, Mike, Greg, Irene, Sarah e perfino Molly, iniziarono un coro di “Lingua! Lingua! Lingua!”.
John sollevò le braccia in segno di resa. – Okay, okay, ho capito!
Sherlock sgranò gli occhi, spiazzato. – Come?!
- Sherlock, dai…
- E tutta la tua storia del “non gay”? Non vorrai mandarla a monte per uno stupido gioco casuale?!
John si lasciò scappare una risata, avvicinandosi inesorabilmente. – Non divento gay se ti do un bacio, Sherlock!
- Con la lingua, John! Non mi sembra il caso – cercava di mantenersi stoico e calmo, ma era davvero difficile, con il volto del suo amico a pochi centimetri dal proprio.
- Oh, andiamo. Il popolo ha parlato, no? – gli prese il viso fra le mani per tenerlo fermo e fece sfiorare le bocche, lentamente.
Quando le labbra sottili e screpolate di John toccarono le sue, Sherlock le aprì stupito, dando così l’opportunità all’altro di infilargli la lingua in bocca gentilmente, ma inesorabile. Sospirò, deliziato, sconcertato, analizzando tutte quelle sensazioni nuove: la pressione leggera dei polpastrelli di John – indici e medi sugli zigomi, anulari sulle guance, mignoli sulla mascella e pollici vicinissimi alla bocca che continuava a baciare –, lo sfiorare del naso di John – accanto alla narice destra –, l’alito caldo di John – solletica il mento –, i denti di John – accarezzano il labbro inferiore –, la lingua, oh, la lingua di John – lambisce il palato, lecca il labbro superiore, si attorciglia intorno alla sua dolce e cinica, ruvida e morbida… Sherlock avrebbe emesso un lungo e tremulo, se John non si fosse staccato da lui, veloce com’era arrivato, lasciando vuoto e freddo dietro di sé.
- Che bella coppia – commentò Irene.
- Non siamo una coppia – la corresse automaticamente John.
- Sì, che lo siete – sorrise la Donna. – Infatti credo che vi lascerò un po’ di intimità…
Si alzò e porse la mano a Sarah, sicuramente con troppo alcol in corpo per riuscire da sola ad alzarsi, e anche Molly la imitò. Salutarono, chi più ammiccante delle altre, chi più barcollante sui tacchi delle altre.
Greg diede una piccola gomitata a Mike. – Forza, aiutami a portare via quel peso morto – disse indicando Anderson col capo. Si alzarono dal pavimento e presero il ragazzo l’uno da un braccio e l’uno dall’altro. Al momento di uscire dalla camera B dell’appartamento 221, Greg si voltò verso Sherlock. – E comunque, con tuo fratello non è solo sesso. Lui sa esprimere i sentimenti se lo vuole, al contrario di te -.
Mike aprì la porta con la mano libera ed uscirono di scena, trascinandosi dietro Anderson. Attraverso la porta chiusa, John udì Mike sussurrare un “ma non provare a molestarmi, eh!” e la successiva risata di Greg. Si lasciò scappare un sorriso e si alzò anche lui da terra, iniziando a sistemare il sistemabile: almeno con la stanza poteva farlo.
Sherlock rimase immobile sul parquet, ancora in analisi del… bacio.
- Comunque abbiamo giocato solamente a giochi stupidi – esclamò Sherlock, gattonando fino al proprio letto e raggomitolandocisi sopra.
- Per te l’idea di gioco in generale è stupida – commentò John, buttando delle lattine di birra in un sacco nero della spazzatura, evitando di guardare il compagno di stanza.
Sherlock alzò le spalle. – Può darsi.
John gettò il sacco pieno di immondizia vicino alla porta e si lasciò cadere sul proprio letto, vicino a quello dell’amico. Storse il naso. – Anderson puzzava, mi ha appestato il letto.
- Puoi dormire nel mio, se vuoi.
John trattenne il respiro. – Intendi…
- Dico solo che io non dormirò stanotte, ho cose a cui pensare. Puoi usare il mio letto, se ti va.
- E a cosa dovresti pensare?
- Al bacio – Sherlock rispose dopo una piccola pausa, guardando il soffitto.
- Oh.
- È stato il mio... primo.
- Mi dispiace – disse allora John, alzandosi dal proprio letto e sedendosi sul bordo di quello di Sherlock.
- Perché? – chiese l’altro, innocentemente.
- Dovrebbe essere speciale, non… a causa di una stupida bottiglia.
- Speciale?
- Sì… - John si rannicchiò vicino al corpo caldo dell’amico, perché la testa gli girava causa alcol e causa tutte le domande di Sherlock e causa Sherlock in generale.
- Speciale come? – insisté lo studente.
John allungò un mano sul volto di fronte al suo e accarezzò lo zigomo che non poggiava sul cuscino, lasciando là le proprie dita, eccezion fatta per il pollice, il quale vagò leggero sulle labbra a forma di cuore. – Speciale come… come… – annullò la poca distanza fra loro per la seconda volta, quella sera, e baciò le labbra di Sherlock come se ne andasse della propria vita, come se quelle fossero per lui un salvagente in mezzo al mare in tempesta per un naufrago, un’oasi in mezzo al deserto per un assetato.
Sherlock gemette senza controllarsi direttamente nella sua bocca e forse le fece anche John stesso.
- Come così? – chiese Sherlock, ansante, una volte che si separarono.
John annuì. – Come così, Sherlock, sì – lo abbracciò, usando il suo petto come cuscino, tralasciando il fatto che avessero entrambi ancora le scarpe eppure in procinto di addormentarsi. Chiuse gli occhi perché era stanco, perché ci avrebbe pensato il giorno dopo, perché l’alcol gli rendeva tutto troppo pesante ed appannato e…
- John? – sussurrò Sherlock.
Mugugnò in risposta.
- Puzzi di alcol come Anderson.
- Okay…
- John? Non mi dà fastidio.
- Mm-mh…
- John? Possiamo giocare ancora al gioco della bottiglia, se ti va. Solo noi due.
L’aspirante dottore gli indirizzò un bacio alla cieca, beccandolo sul mento. – Quando vuoi…
Sherlock sentì il respiro dell’altro farsi regolare e sospirò piano. Decisamente, quella sera aveva rivalutato le feste in camera. 
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Patta97