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Autore: Shainareth    03/10/2013    4 recensioni
Pucca confabulò con qualcuno, esprimendo chiara meraviglia; e quando chiuse il portone e tornò dagli altri, lo fece con le braccia cariche di un’enorme quantità di rose rosse.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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REGALI A DOMICILIO




Qualcuno bussò al portone del ristorante e, considerato che l’ora di chiusura era passata da un pezzo, la cosa parve strana un po’ a tutti. Ciò nonostante, Pucca si alzò dal tavolo a cui era seduta insieme ai suoi amici per una serata in compagnia e andò a vedere chi fosse, sotto lo sguardo vigile degli altri tre, preoccupati che potesse trattarsi di qualcosa di losco. Non che accadessero chissà quali efferati crimini al villaggio, ma era meglio tenere gli occhi ben aperti, soprattutto quando si aveva a che fare con individui come Tobe, Muji o Doga – in effetti, i Ninja Vagabondi non erano mai stati considerati un reale pericolo per nessuno.
   Pucca confabulò con qualcuno, esprimendo chiara meraviglia; e quando chiuse il portone e tornò dagli altri, lo fece con le braccia cariche di un’enorme quantità di rose rosse.
   «Che meraviglia!» non si trattenne dal commentare Ching, rimasta seriamente estasiata da quella visione. A lei, oltretutto, i fiori piacevano davvero tanto. «Chi li manda?»
   La giovane cameriera posò le rose sul tavolo e iniziò a cercare un biglietto che potesse rispondere alla domanda della sua amica, e quando lo trovò poté leggervi su la seguente dedica: Alla rosa più bella e profumata di Sooga.
   «Che frase banale», fu il caustico commento di Abyo, che fissava già da un po’ le rose con una certa diffidenza. Sebbene fosse abbastanza vanitoso e arrogante da riuscire ad attirare l’attenzione di molte fanciulle del villaggio, quando si trovava davanti a certi gesti galanti si sentiva quasi in difetto non solamente perché a lui non sarebbero mai venuti in mente, ma soprattutto perché Ching li apprezzava fin troppo, ricordandogli di essere un po’ insensibile riguardo a determinate faccende.
   «Io invece la trovo davvero romantica», lo contraddisse proprio lei, stizzendolo ulteriormente. Ella però non ci fece caso e si rivolse all’altro ragazzo seduto insieme a loro. «Garu, sei stato tu a mandare quei fiori a Pucca?»
   Quest’ultima sussultò, eccitata all’idea che si trattasse davvero di un pensiero del suo amato, ma lui ruotò gli occhi al soffitto e fece un chiaro e deciso segno di diniego, mandando in frantumi tutte le sue speranze. Figurarsi, pensò il ragazzo, se aveva tempo da perdere in certe smancerie. Per Pucca, poi.
   Amareggiata perché le sue romantiche aspettative erano rimaste deluse, la fanciulla si lasciò scivolare sul proprio sgabello, rigirandosi il biglietto fra le mani. Se non era stato Garu a mandarle quelle rose, allora chi mai aveva potuto farlo?
   Mentre Ching iniziava a fantasticare sul nome del mittente, qualcuno tornò a bussare al portone. Pucca si alzò nuovamente e trovò ad attenderla sulla soglia un altro fattorino che le mise in mano una scatola a forma di cuore, sicuramente piena di cioccolatini.
   «Dev’essere senz’altro un innamorato segreto», trillò a quel punto Ching, sempre più entusiasta.
   Inutile dire che Abyo grugnì. E Garu finalmente si permise di guardare quei doni con una certa perplessità: chi poteva essere tanto folle da fare la corte a Pucca? Non sapeva a cosa andava incontro? Beh, lui sì: ore e ore di pedinamenti, appostamenti, assalti e molestie da parte di quella che poteva sicuramente essere definita come un’inquietante stalker dalle graziose sembianze di fanciulla.
   «Guarda, Pucca», stava continuando a dire Ching, nel frattempo. «C’è un altro biglietto.» Fu prontamente letto come il primo: Alla più dolce.
   «Mi verrà la carie ai denti», confidò Abyo all’amico, non curandosi di modulare il tono della voce affinché le ragazze potessero sentirlo.
   Ma quelle finsero di non udirlo e presero a ridacchiare con fare complice, chiedendosi chi mai fosse l’ammiratore di Pucca. Qualcuno di molto timido? Oppure era una mossa studiata ad arte per accrescere la curiosità della sua bella e, magari, anche il fascino che avrebbe potuto esercitare su di lei?
   Queste ultime ipotesi fecero corrucciare la fronte a Garu: quante frivolezze era in grado di concepire, la mente femminile?
   Per la terza volta, si sentì bussare al portone del ristorante. Pucca, che era ancora in piedi, s’affrettò ad aprire e, poco dopo, tornò dagli altri ridendo scioccamente e mostrando un pacchetto regalo, confezionato con lucida carta rosa e uno sgargiante fiocco rosso.
   «È orrendamente vistoso», constatò Abyo, arricciando il naso.
   Ching gli diede una gomitata e incitò Pucca ad aprire il nuovo regalo. «Oh, cielo!» esclamò quando fu ben visibile a tutti. «Un braccialetto d’oro bianco!»
   «E se fosse d’argento?» volle capire Abyo, dubbioso. «Come fate ad essere certe che sia d’oro bianco? Hanno lo stesso colore!»
   Fu bellamente ignorato in favore dell’ennesimo bigliettino: Alla perfezione.
   «Cosa c’è di perfetto in un bracciale?» pretese di sapere, sempre più contrariato da tanta banalità.
   Ching sospirò stancamente e si prese la briga di fargli notare che: «Non lo vedi che è un braccialetto rigido?»
   «E allora?»
   «È a forma di cerchio.»
   «E quindi?»
   «Il cerchio è una figura perfetta, no?»
   Abyo la fissò stralunato, incapace di credere a quell’assurdità. «Una cosa del genere non può averla pensata un uomo», sentenziò infine, incrociando le braccia al petto con risentimento verso la propria ottusità. «Diglielo anche tu, Garu», continuò, cercando alleati.
   Ma il ninja era troppo impegnato ad osservare Pucca che indossava il bracciale al polso e lo rimirava con fare eccitato, lasciandolo inorridito: stava davvero accettando i regali di quello sconosciuto? Tanta superficialità lo indignò.
   Al punto che, quando si udirono nuovamente dei colpi al portone, fu quasi sul punto di alzarsi per andare ad aprire di persona. Pucca lo precedette e, in capo ad un paio di minuti, tornò da loro con una nuova scatola, al cui interno trovarono un meraviglioso abito da sera, tutto sbrilluccicante e pieno di fronzoli.
   «Awww, ma è bellissimo!» tornò a pigolare Ching, incantata dalla qualità del tessuto e dalla dubbia eleganza di quel vestito.
   «È terribilmente pacchiano!» la contraddisse Abyo, sempre più spazientito.
   «C’è un biglietto anche per questo?» chiese la ragazza, cercandolo nella scatola. Lo trovò: Alla fanciulla più elegante.
   Si sentì battere un pugno sul tavolo e tre paia d’occhi si posarono su Garu, che aveva inalberato un’espressione accigliata e infastidita. Ching ridacchiò e la cosa lo fece innervosire ulteriormente.
   «Perché non lo provi, Pucca?»
   Lei lo avrebbe fatto anche subito, ma di nuovo qualcuno bussò al portone. Dando una manata sul tavolo, Garu inibì ogni movimento da parte degli altri e ne approfittò per marciare lui stesso alla volta dell'ingresso del ristorante, seguito però a ruota da Pucca. Si trovarono dinanzi all’ennesimo fattorino, che questa volta, battendo i tacchi delle scarpe fra loro, improvvisò un balletto dinoccolato e intonò una dedica alla più incantevole creatura del villaggio Sooga.
   Garu gli sbatté violentemente il portone in faccia, mentre Pucca, lusingata, si lasciava andare ad un versetto gioioso che esprimeva tutto il suo entusiasmo. Chi mai poteva essere il suo misterioso innamorato?
   «Chi diavolaccio è, quel perdente che lascia fare a qualcun altro una serenata per la propria donna?!» esclamò Abyo, esasperato da tutta quella sdolcinatezza. «Avesse almeno il coraggio di farsi vivo!»
   «La tua è tutta invidia», lo accusò Ching, indispettita.
   Lui stentò a credere alle proprie orecchie. «Invidia di che?!»
   Quella domanda non poté ricevere una risposta perché, per l’ennesima volta, si udì bussare. Pucca si mosse per aprire, ma Garu la placcò, mettendosela di nuovo alle spalle con suo grande scorno. Fu lui ad accogliere l’ultimo fattorino della serata, pur con grugno inferocito e sguardo quasi iniettato di sangue. Davanti a loro comparve un ragazzo alto e aitante che, alla vista della fanciulla, si piegò su un ginocchio e le porse un piccolo scrigno che fu presto aperto: un anello.
   «A colei che sarà senz’altro la più bella sposina di Sooga», recitò il giovane con voce impostata e sorriso a trentadue denti. Gliene rimasero solo ventitré, dopo che Garu l’ebbe fatto precipitare giù dalle scale con un poderoso calcio, gettandogli furiosamente appresso anche le rose, i cioccolatini, il bracciale – strappato con rabbia dal polso di Pucca – e il vestito. Quanto all’anello, invece, per pudore eviteremo di spiegare la fine che il ninja gli riservò; possiamo almeno assicurare che, a quella vista, istintivamente Abyo strinse con decisione i muscoli dei glutei.

«Chissà chi era il mittente di tutti quei regali…» continuò a chiedersi spensieratamente Ching, portando a Garu una bella tisana rilassante non appena gli animi si furono calmati. E poco importava che Abyo stesse ancora complimentandosi calorosamente con l’amico per la presenza di spirito e per la forza dimostrate, e che Pucca adesso tenesse il broncio al suo innamorato, reo di averle rovinato l’entusiasmo e la novità di ricevere dei doni da uno spasimante segreto. Ovviamente a Garu non interessava affatto sapere di chi si trattasse, ma destino volle che il mistero fosse svelato di lì a poco.
   Il portone del ristorante, questa volta, si aprì da solo e sull’uscio spuntò la figura di Dada, visibilmente scosso. «Che hai?» gli domandò Abyo, notando che portava fra le braccia tutto ciò che era stato scaraventato in strada appena dieci minuti prima.
   Il cameriere sospirò affranto. «Ho trovato questi qui davanti…» biascicò, andandosi a sedere con loro e mettendo nuovamente tutta quella roba sotto al naso di Garu, che ringhiò come un cane, pronto ad azzannare il braccio di Pucca se solo lei avesse osato allungare un dito verso quegli oggetti. «Chissà poi perché non le sono piaciuti…» aggiunse Dada, sconfortato, rigirandosi lo stelo di una rosa malridotta fra le dita di una mano.
   Quella semplice frase stupì gli altri quattro ragazzi. «Un momento…» cercò di capirci qualcosa Abyo, colto da un dubbio legittimo. «Sei stato tu a mandare tutti questi regali a Pucca?»
   L’altro batté le palpebre, confuso. «Che? No, no… Non a Pucca», ci tenne a precisare. «Che c’entra lei? Io li avevo mandati a Ring Ring… Ma forse lei non deve averli apprezzati e me li ha restituiti in questo modo…» ipotizzò, prendendosi la testa fra le mani con espressione afflitta. «E dire che mi ero dato tanto da fare per scegliere il meglio, per lei…»
   Scese il silenzio. Un imbarazzante silenzio, durante il quale gli altri si scambiarono sguardi vergognosi – e il più colpevole di tutti parve proprio Garu.
   «Dada!» sentirono tuonare poco dopo. Si voltarono verso l’ingresso lasciato aperto e lì scorsero Ring Ring che, furibonda, avanzava a grandi falcate nella loro direzione. «Come hai osato?!»
   «Ring Ring!» saltò su lui, andandole incontro senza sapere esattamente cosa dire o cosa fare.
   Lei gli buttò in faccia un foglio di carta con una stizza ben visibile. «Fare un affronto del genere ad una signora!»
   «Ma di che parla?» domandò a bassa voce Abyo, sperando forse che qualcuno dei suoi amici ci avesse capito qualcosa.
   Dada osservò il foglio. «Ma… questa è una fattura…» balbettò, sentendo le gambe diventargli di gelatina. «Ed è indirizzata a te!»
   «Esatto!» confermò Ring Ring, trattenendosi a stento dallo schiaffeggiarlo. «Mi hanno recapitato a casa questo conto esagerato, per cose che non ho mai comprato! E quando ho chiesto spiegazioni, mi sono sentita rispondere che avrei dovuto domandarle piuttosto ad un ragazzetto biondo, con le orecchie a sventola e la faccia da scimunito!»
   «Uh, la descrizione calza a pennello», commentò Abyo, ammirato.
   «Cos…? Ma… Ma…?» continuava a tartagliare Dada, incredulo.
   «Ma? Ma? Ma?» gli fece il verso la ragazza, sempre più irritata. «Dovrei essere io, a dirlo!» strillò. Afferrò la fattura dalle mani del cameriere e lesse con voce alterata: «Rose, cioccolatini, bracciali, vestiti, serenate e anelli! Corteggi una donna e fai pagare il conto a qualcun altro?! Che razza di uomo sei?!» gli gridò in faccia con occhi spiritati. Gli altri si nascosero dietro il tavolo, temendo che di lì a poco sarebbe uscita la bestia che c’era in lei. Invece, Ring Ring si limitò ad appallottolare il foglio con fare isterico e a gettarlo nuovamente addosso a Dada. «Pagatelo da solo, idiota!» concluse, fuori di sé, pestando un piede in terra. Quindi, senza aggiungere altro, marciò di gran carriera verso l’uscita e si sbatté rumorosamente il portone alle spalle.
   Seguì un altro silenzio, questa volta mortalmente imbarazzante.
   Poi, Dada si lasciò andare ad un singhiozzo e poi a un altro. Subito Pucca e gli altri gli furono intorno, pronti a consolarlo. Lui tirò su col naso e, cercando di recuperare la fattura senza strapparla, azzardò a supporre con voce sottile e malferma: «Forse… Forse, a causa del nervosismo, ho fatto confusione e… beh… ho invertito l’indirizzo del mittente e quello del destinatario…»
   «Forse, eh?» lo prese in giro Abyo, ricevendo di conseguenza un calcetto sullo stinco da parte di uno dei suoi amici.
   Il povero Dada sospirò ancora, rassegnandosi all’idea di ricevere sempre e solo schiaffi dalla vita. E dalla ragazza che amava. Ma poi, mentre si sedeva sconsolato, venne colto da una curiosità. «Ehi… Se tutti i miei regali sono stati recapitati qui… com’è che sono stati ridotti in questo modo?»
   Ching rise sommessamente, lanciando un’occhiata intenerita al loro amico ninja. «Oh, beh… Questo dovresti chiederlo a Mr Gelosone», rispose, indispettendo Garu che, fronte corrucciata e viso in fiamme per l’imbarazzo, incrociò le braccia al petto e volse lo sguardo dall’altra parte, facendo gongolare Pucca di felicità.












Amo Dada. ♥ E amo Garu in preda alla gelosia. :°D E amo dar aria alla bocca di Abyo~♪
Insomma, mi piace da morire muovere i personaggi maschili, c'è poco da fare.
Fino a ieri mattina credevo di aver finito la vena creativa per Pucca e compagni. Certo, pare vero. Beh, dopotutto l'ispirazione non è una cosa che si può comandare, quando arriva arriva, e allora meglio approfittarne.
Shainareth





  
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