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Autore: TsukiKozui    03/10/2013    2 recensioni
Settantesimi Hunger Games, quattro anni prima della storia di Katniss, Peeta e dei loro giochi. E' l'anno di Annie, della morte dei padri di Katniss e Gale, è l'anno di Neela.
Questa non è la storia di un vincitore, perché sappiamo già che sarà Annie a vincere, ma di un Martire, l'ennesimo martire di un gioco perverso.
Spero che la storia interessi a molti, e che altrettanti recensiscano!!
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4.

Sono paralizzata.
 Non dalla presa salda di Effie sulla mia spalla, ma dalla scena che mi si è parata davanti appena salita sul treno. Non puoi nascere nel Distretto più povero di Panem e allo stesso tempo trovarti indifferente alla vista di questo treno. Loro troppo ricchi, noi troppo poveri.
L’improvviso vuoto sulla spalla sinistra- lasciato dalla mano di Effie- mi sveglia dallo stato di trance. Mi rintano subito nella prima cabina che vedo- di chiunque sia- e mi abbandono sul pavimento.
Così a contatto con il pavimento riesco a sentire il treno partire. Mi sto allontanando dalla stazione, dal Distretto 12, dalla mia famiglia. Vorrei piangere, e la voglia di farlo preme, ma le lacrime non si decidono ad uscire. Mi distendo completamente, beandomi del contatto tra il legno freddo e la mia guancia; sono fredda e vuota come un cadavere, e l’idea della Morte m’invade opprimendomi. Non ho mai avuto paura della morte, non ci pensavo quando richiedevo le tessere al Palazzo di Giustizia; ora che la vedo incombere sul mio futuro, sul futuro della mia famiglia, la vedo come una cacciatrice pronta ad abbattere la sua preda. Il fatto che io stessa sia una cacciatrice è quasi comico.
 Ma la cosa peggiore è che la sorte dei miei cari mi spaventa, la mia mi terrorizza. Phobos e Deimos *. Mi addormento, le divinità greche come ultimo pensiero.

Immagini confuse accompagnano il mio risveglio. Spezzoni del sogno più strano che abbia mia fatto. Correvo disperatamente per la foresta- una versione oscura di quella fuori il mio Distretto- inseguita da qualcosa- o qualcuno. Non avevo paura di quella cosa, ma sapevo di dover continuare a correre; si avvicinava sempre di più, velocissima, e io non riuscivo ad accelerare.
Ad un certo punto devo essermi girata verso la cosa, perché associo l’immagine di una cerva al mio inseguitore. La stessa che ho ucciso poco tempo fa.
C’è sempre molto nonsense in quello che sogno, ma a volte supero il limite…
Mi alzo tra un dolorino e l’altro- non è molto comodo dormire su un pavimento di mogano- e tento di capire quanto tempo ho dormito.  Secondo una sfarzosa sveglia digitale su un tavolino dovrebbero essere passate da poco le diciannove. Il mio stomaco conferma. Dormire deve avermi fatto bene, considerato che poche ore fa avvertivo solo l’incombere di un destino drammatico.
Spalanco con forza la pesante porta scorrevole della cabina; così facendo sveglio all’improvviso la piccola figura appoggiata- fino a poco fa- alla suddetta porta.
< C-che c-cosa è stato? > è Liten.
< Scusami, non pensavo che… >
< Ah sei tu! Ti ho aspettata fuori tutto il tempo, devo essermi addormentato. S-stai bene? >
< Sì, sto bene. Sono sul treno in cui ho visto sparire mio fratello, ma sto bene > già, molto bene < perché hai voluto aspettarmi? >
< Oh, ecco… non lo so… speravo di allontanarmi da Effie e di avere un po’ di compagnia… > e invece sono rimasta chiusa per ore senza pensare minimamente al ragazzino a cui ho concesso il mio aiuto. Ottima prospettiva.
< Mi dispiace, Liten >
< Nessun problema. Avrei dovuto capire che preferivi rimanere sola… ma cosa dicevi su tuo fratello? > non era proprio la domanda più bella che potesse farmi.
< Non pensi che dovremmo parlare con Haymitch? Sai vita e morte- non vorrei dirlo- dipendono da quell’alcolizzato, quindi… > pare essersi dimenticato della domanda.
< Giusto! Speriamo di trovarlo sobrio… >
< Tranquillo, ho un buon ascendente sugli ubriachi! >

Dopo aver girato avanti e indietro per il treno, troviamo Haymitch appisolato in mezzo ad un corridoio con in mano un bicchiere vuoto. Emana un forte odore di alcol e dalla bocca fuoriesce un liquido facilmente inseribile nella lista “bombe alcoliche”.
< Siamo morti > sussurro.
< Puoi dirlo forte! > decido di prenderlo in parola. Mi abbasso al livello di Haymitch e avvicino le labbra al suo orecchio. E’ proprio messo male.
< SIAMO MORTI! > grido più forte che posso. Probabilmente mi hanno sentita anche a Capitol City.
< Cos… chi è morto? Chi… >
< Visto? Faccio un certo effetto! > Liten deve essersi appena ripreso dal mio grido inumano.
< Bel tentativo, ma sta di nuovo crollando… > il russare del mentore mi conferma la sua tesi.
< Ok, puoi rimediare un secchio pieno d’acqua ghiacciata? >
< E cosa vorresti farci? > mi guarda in modo così innocente che sparisce ogni nota di sarcasmo nella mia risposta.
< Voglio fare un bel bagno a questo sacco-di-patate > sulle sue labbra sboccia un bel sorriso che si espande presto a tutto il volto.
< Vorrai dire sacco-di-patate-aromatizzate-alla-vodka! >
< Mi hai proprio letto nel pensiero, Liten! > con il sorriso ancora vivo si volte e corre via.
Mi siedo vicino al sacco-di-patate-aromatizzate-alla-vodka e aspetto. Gli prendo il bicchiere e lo annuso; è proprio vodka.
Haymitch emette strani suoni e parole sconnesse che mi ricordano troppo nitidamente i versi gutturali di mio padre dopo una sbronza. E nel Distretto si lamentano che non abbiamo mai dei vincitori!
Liten torna cinque minuti dopo con un grosso secchio traboccante d’acqua e cubetti di ghiaccio.
< Perfetto, Liten! Vuoi avere tu l’onore? > mi alzo allontanandomi dall’uomo.
< C’è una tecnica particolare nel “dare una pulita” a questi casi clinici? >
<  Mmh… posso spiegarti il “fredda e scappa via” > inclina la testa di lato con aria interrogativa.
< E’ il metodo più semplice e sicuro per “risolvere il problema”. Risultati eccellenti e garanzia di incolumità per la persona con il secchio >
< Perché dovrebbe essere garantita l’incolumità alla persona con il secchio? >
< Non sempre “il problema” reagisce bene a questi trattamenti… > e io ne so qualcosa.
< Oh… cosa devo fare? > la sua espressione è tornata allegra e risoluta.
< Posizionati perpendicolarmente al corpo di Haymitch, meglio se a mezzo metro di distanza, e piegati sulle ginocchia. Quando avrai terminato l’operazione dovrai abbandonare il secchio e scappare > annuisce e si posiziona come consigliato.
< Adesso afferra il secchio con entrambe le mani, una a sostenere la base e l’altra sul bordo. Slanciati con forza in avanti e vedrai che ogni singola goccia di alcol congelerà nel corpo di Haymitch. Non deve essere un bel risveglio… > annuisce ancora e si prepara.
Un secondo dopo, al posto di un sacco di patate, abbiamo un esemplare di elefante marino in procinto di schiacciare qualcuno. Ma io e Liten siamo schizzati via poco prima dell’esplosione.
La testa di Haymitch si sposta violentemente a destra e sinistra, nel tentativo di cercare il colpevole. Noi, alle sue spalle e fuori dalla sua visuale, non riusciamo a frenare le risate.
Haymitch si gira, così cerchiamo di darci un contegno. Inutile.
< Cosa diamine vi è saltato in mente? > 
< Ti abbiamo fatto da sveglia, dovresti ringraziarci > rispondo tra una risata e l’altra.
< Non è una buona scusa! >
< Sono le diciannove e venti, pensavamo di invitarti a cena > Liten finalmente smette di ridere, anche se un sorrisino malizioso gli decora ancora il volto.
Haymitch emette un brontolio rassegnato e si strofina la faccia.
< Vado a cambiarmi… era necessaria la doccia fredda? >
< Le urla non sono bastate > interviene Liten < e questo era il metodo più efficacie >
Brontola ancora, poi ci supera barcollando leggermente ed entra in una cabina.
< Vado a cercare Effie. Ci vediamo a cena, Neela? > annuisco e lo guardo attraversare di corsa una porta verso un altro corridoio. Sospiro e comincio anch’io ad avanzare.
Poi la porta della cabina di Haymitch si apre all’improvviso e ne sbuca fuori la testa del mentore.
< Tu sai che, in fondo, non sarò in grado di aiutarvi. Dipenderà tutto da voi e da come ve la giocherete > il suo commento mi sorprende un po’. Ma è la verità, lo so.
< Lo so > e vado avanti. So che ha aspettato che Liten uscisse prima di riferirmi il messaggio.
< Ci ho provato, Neela. Ma sai meglio di me che non c’era niente da fare. Non voleva vincere > mi blocco a metà di un passo, ma non mi volto. Faccio un respiro profondo e completo il passo.
Ovviamente parlava di Axel.

Siamo al secondo giorno di viaggio verso Capitol City. Ho deciso di trascorrere le poche ore che mi separano dall’inferno guardando le repliche delle passate edizioni degli Hunger Games. Liten, ovviamente, è seduto al mio fianco. Fa tutto quello che faccio io, e non so quanto questo sia positivo per lui. Ho promesso di aiutarlo- più per compassione che per altro, credo- ma dovrebbe fidarsi di meno, essere più indipendente. O, almeno, così farei io, così faccio io.
Stiamo guardando il filmato dei sessantacinquesimi Hunger Games. Ok, dopo Giochi di Finnick Odair, questi sembrano quasi “banali”. Distruzione, sangue e ventitré ragazzini morti. Nessun quattordicenne figo che fa strage di tributi con un tridente, niente di allettante.
< Posso cambiare edizione? Questa è praticamente inutile! > gli do ragione, così comincia a trafficare tra i nastri delle altre edizioni. Prende un filmato dal mucchio e si avvicina al proiettore.
< Sessantaseiesimi Hunger Games. Non li ricordo bene, forse c’è qualcosa di utile >
Alzo lo sguardo sullo schermo sbarrando gli occhi. No, non quell’edizione.
< Liten… è meglio se… >
< Ecco fatto! Sta per cominciare > non riesco a protestare.
Iniziano le Mietiture. Distretto 1, 2 ,3… fino al 12. Trattengo involontariamente il respiro.
I miei occhi incontrano due figure conosciute tra le file di ragazzini: ci sono Allie, di appena dodici anni, e Axel. Non credo che Liten li riconosca.
Viene sorteggiata una sedicenne. Non sento e non ricordo il suo nome. Poi mio fratello.
< Axel Evans! >
Liten corruga la fronte e si gira verso di me. Devo essere inguardabile, perché sgrana gli occhi e apre la bocca come per dire qualcosa. Ma, ovviamente, non sa cosa dire, come potrebbe saperlo.
Axel tentenna un secondo prima di dirigersi a testa alta verso il palco. L’unico suono che lo accompagna è quello dei suoi passi sul cemento. Né io né Allie gridammo o piangemmo durante la Mietitura; le lacrime sono venute dopo.
< Mi dispiace, Neela. Non lo sapevo… cambio edizione > gli rispondo senza guardarlo. Non riesco in nessun modo a distogliere lo sguardo dal filmato, da mio fratello ancora vivo.
< No, Liten. E’ stata un’edizione interessante, dobbiamo guardarla > Mi guarda senza capire, ma non replica. Chissà perché ho voglia di rivedere quei Giochi. Forse voglio vedere ancora una volta mio fratello vivo, che si muove. Eppure so che in questo modo rivedrò anche la sua morte.
Il treno è arrivato a Capitol City, e io sto guardando mio fratello morire di nuovo.

Sono stesa su un lungo tavolo di metallo, in totale balìa di tre fenomeni da circo che stanno facendo passare le pene dell’inferno a tutte le mie zone del corpo coperte di peluria- e con tutte intendo proprio tutte. Che male gli avranno fatto le mie sopracciglia?
< Ahi! > penso sia meglio ricevere una freccia di Katniss nel sedere che sopportare una seduta di ceretta.
< Abbiamo quasi fatto, cara. Hai proprio una bella pelle, molto chiara; sicura di venire dal Giacimento? > a parlare è stato Alfio, che con le ciglia turchesi e i lunghi capelli blu notte è il più discreto dei tre in fatto di stile.
< Ho preso dal lato cittadino della famiglia. I miei nonni paterni erano di città… piano! > Antimo e Aquilia stavano armeggiando con qualcosa sulle mie gambe, cosa non molto piacevole.
< Scusa! > gridano in coro. Sono gemelli; Antimo ha i capelli sparati in tutte le direzioni tinti di un arancione acceso, la pelle giallo zafferano e cinque centimetri di unghie laccate di rosso- sembra una ridicola imitazione del sole. Aquilia deve aver preso alla lettera il suo nome, non credo però che le aquile abbiano ali lilla sulla testa, ghirigori neri sulla pelle e abiti di piume colorate.
Alfio, Antimo e Aquilia. Mi piace chiamarli gli AAA.
< Alfio, cosa facciamo con i capelli? Non vedo l’ora di metterci le mani! > mi irrigidisco subito e sgrano gli occhi. Cosa mi faranno alla testa?
< Blossom ha detto che vuole occuparsene lei > Aquilia sbuffa indignata.
< Che guastafeste! Almeno posso divertirmi a truccarla… >
< No, vuole l’esclusiva anche sul make-up > i gemelli sospirano sconsolati. E’ una scena quasi comica, mi scappa una risatina.
< Avete ragione, ragazzi. E’ un vero peccato. Mi sarebbe piaciuto lavorare su questi meravigliosi smeraldi > smeraldi?
< Smeraldi? >
< I tuoi occhi, cara. Non capita tutti gli anni di avere qualcosa di interessante su cui lavorare > mi acciglio. Per loro è solo un lavoro, tutto un gioco. Ma stranamente non sono arrabbiata- almeno non con loro- sono piuttosto disgustata. Siamo così insignificanti ai loro occhi?
< Suvvia, ragazzi! Manicure, pedicure e shampoo! Questo, almeno, ci è concesso > ecco, si presenta un altro brutto quarto d’ora.

Sono seduta su un divanetto di pelle al centro di una grande stanza. Sto aspettando Blossom, la stilista del 12 da cinque edizioni. Chissà cosa avrà in mente quest’anno… saremo minatori o mucchi di carbone?
Dopo quelli che mi sembrano dieci minuti, nella stanza fa il suo ingresso un uragano di stoffe dai colori sgargianti. Rosso fuoco, blu cobalto, giallo canarino, verde acido… un’incredibile cacofonia di colori.
Ad indossare quell’esplosione di tinte è una donna sulla quarantina. Le tonnellate di trucco non riescono comunque a celarne l’età. I capelli, in opposizione al suo look, li tiene legati in uno chignon essenziale e sono di un semplice castano chiaro.
Blossom, la mia stilista.
Il suo sguardo vaga un minuto buono per la stanza prima di posarsi su di me.
< Forza, alzati e togliti l’accappatoio. Siamo in ritardo > faccio come mi dice, anche se non mi piace l’idea di togliermi l’accappatoio, per niente.
< Mmh… sì, Alfio, Antimo e Aquilia avevano ragione. Hai proprio un bel fisico > penso di essere arrossita fino alle dita dei piedi.
< Questo dettaglio ti sarà utile, e non solo in campo estetico. Al pubblico potrebbe interessare la tua dieta. Tutte le signore vorrebbero essere così magre e toniche! > il rossore aumenta.
< Dì loro di mangiare pane stantio nei giorni pari e succhi gastrici in quelli dispari. Dieta speciale del Distretto 12 > mi lancia uno sguardo ghiacciato.
< Molto divertente. Vedi di rivolgerti con questo tono al pubblico e tra poche settimane ritornerai a casa a pezzi in un sacchetto della spesa > la mia espressione non vacilla. Accetto la sfida.
< Non eravamo in ritardo? >
< Giusto. Allora, in cinque edizioni ho sperimentato diverse combinazioni di stili adatti al tuo Distretto. Nessuno, fino ad ora, ha avuto una gran riuscita > o non saresti ancora la stilista del 12 < ma quest’anno sarà diverso, innovativo! Ho già sperimentato i vestiti da minatori due volte, poi quelli da piccozza e da dinamite. Quest’anno ho pensato di… >
< Hai dimenticato lo stile “polvere di carbone” > un anno, quello di mio fratello, ha fatto sfilare i tributi coperti soltanto da uno strato di polvere nera. Probabilmente è stato l’unico anno in cui i ragazzi del 12 sono stati in qualche modo “notati”.
< Ah sì. Soluzione originale… ma non mi hanno promossa! Il pubblico era incantato, non staccava gli occhi da loro >
< Hai creato un piccolo scandalo... > non è bello vedere il proprio fratello sfilare nudo in mezzo ad un pubblico di pazzi.
< Comunque… quest’anno riuscirò a farmi notare- e a far notare te, ovviamente- e tutto grazie al tuo meraviglioso corpo. Tranquilla, non sfilerai nuda. Io e Delicia, la mia nuova collega, pensavamo di vestire te e Liten da sacchi di carbone! > sarei di sicuro scoppiata a ridere, se non fossi io quella costretta a vestirsi in quel modo.
< Sarebbe questa l’idea originale? E in cosa aiuterebbe il mio… il mio corpo? >
< Vedrai, cara, vedrai. Finalmente qualcuno noterà la bravura e l’originalità di Blossom Mitchell! > sono fregata. Decisamente fregata.

Con una dose enorme di coraggio e volontà, mi piazzo davanti a un grosso specchio. Ciò che vedo riflesso conferma la mia tesi: Blossom deve aver comprato il titolo di stilista da un macellaio.
Indosso un piccolo top di juta- che copre solo il seno- rattoppato in più punti con la scritta “Distretto 12” sul davanti. La “gonna”- che mi arriva a metà coscia- è dello stesso materiale. Sono sporca di polvere nera su braccia, parte della pancia e delle gambe e collo. Ai piedi calzo semplici scarponi da minatore. Dovrei essere un sacco di carbone.
Sul volto, devo ammetterlo, è stato fatto un buon lavoro. Hanno lavorato solo sugli occhi, ma il risultato è interessante. Mi hanno applicato un deciso tratto di matita nera e eyeliner, facendomi sembrare gli occhi più grandi e valorizzandone il colore. Ho una gran quantità di ombretto nero sulle palpebre, ma è stato sfumato così bene da sembrare naturale.
I capelli mi cadono sulle spalle in leggere onde nere.
Nonostante tutto mi sento ridicola.
< Quindi dovrei salire su un carro trainato da cavalli in queste condizioni? Cosa speri di ottenere, di farmi ottenere, in questo modo? >
< Sei divina. Vedrai, il pubblico maschile cadrà ai tuoi piedi e quello femminile prenderà appunti! > penso di aver assunto una tonalità verdognola. Lo specchio conferma.
< Sono ridicola al cubo conciata così! E cosa avete combinato con Liten? Non credo che farlo sfilare mezzo nudo lo aiuti! >
< Il ragazzino è ben coperto, se la cosa ti infastidisce tanto. Delicia gli ha fatto indossare un vero sacco di carbone, così il pubblico capirà quel è il tema di quest’anno.
 Inoltre non sei per niente ridicola. Sei perfetta. Puoi benissimo permetterti di indossare cose così corte e attillate a sedici anni > sbuffa indignata.
< Veramente ho quattordici anni… > tra un mese quindici per essere precisi.
< Davvero? Avrò letto male il tuo profilo… non importa, farai comunque un figurone. Basti pensare a Finnick Odair! Aveva la tua età quando vinse i sessantacinquesimi Hunger Games e sembrava un dio del mare. Quanto avrei voluto averlo come modello! > ecco che ricomincia a divagare… non posso cambiarmi ormai, quindi tento di abituarmi alla situazione.
Sto regalando carezze ai due cavalli che traineranno il carro mio e di Liten. Sono due stalloni stupendi. Ok, la verità è che cerco di non dare nell’occhio. Non sono abituata ad indossare cose di questo particolare stile.
Liten è al mio fianco e non sembra avere problemi nel mostrarsi vestito da sacco di juta. Nonostante tutto, il suo look si fa notare.
Lancio occhiate furtive agli altri tributi- che vedo per la prima volta.
Quelli dell’1- ricoperti di gemme e pietre varie- si mostrano subito per quello che sono. Tremendamente pericolosi. La femmina, una ragazza castana sui sedici anni, ha braccia muscolose e piccole cicatrici ovunque, tutto unito ad un’espressione imbronciata. Ha comunque molto più stile di me.
Il maschio, forse diciottenne, sembra il classico palestrato idiota. Ma è un palestrato idiota alto due metri che riuscirebbe a farti a pezzi con le sole mani.
Quelli del 2 sono un po’ anomali. Non sembrano Favoriti, ma non ci giurerei. La ragazza, più o meno della mia età, sembra un tipo molto normale. Ma sta osservando tutti con scrupolosa attenzione.
Nessun commento sul maschio.
I tributi del 3 sono gemelli- credo abbiano tredici anni- e sono stati vestiti in modo originale. Lui indossa una divisa da elettricista rossa e rappresenta il polo positivo. Lei rappresenta il polo negativo ed è vestita di azzurro.
Penso che la ragazza del 4 attirerà molta attenzione. Ha una sguardo magnetico- non credo che se ne renda conto, però- ed è affascinante nella sua semplicità. Ovviamente è vestita da sirena.
Dopo un po’ mi accorgo che non sono l’unica ad osservare i miei futuri avversari. Gli occhi del ragazzo del 10 sono puntati su di me- e a lui si aggiunge presto anche la compagna.
Fingo di non averli notati e mi giro verso Liten.
< Credo sia quasi ora >
Saliamo insieme sul carro e ci prepariamo. Non prima di aver ricevuto un ultimo consiglio da Haymitch- volatilizzatosi improvvisamente alle nostre spalle.
< Neela, poggia una mano sulla spalla di Liten. Dovete sottolineare il fatto che siete una squadra, ma non guardare il pubblico. Liten, fai quello che ti riesce meglio: saluta e sorridi e… >
< …e possa la fortuna essere sempre a vostro favore! > rabbrividendo per il commento di Effie- anche lei apparsa dal nulla- cominciamo a muoverci.
In pochi secondi siamo alla luce del sole, circondati dal pubblico e sommersi dalle loro grida. Io faccio quello che mi è stato consigliato; guardo dritto davanti a me con espressione seria, ma non accigliata. Liten, da parte sua, distribuisce bellissimi sorrisi e calorosi saluti al pubblico. Lo adoreranno.
Arriviamo di fronte al Palazzo di Addestramento dove subiamo il solito discorso del presidente Snow. Conclude con la solita frase.
< Felici Hunger Games, e possa la fortuna essere sempre a vostro favore! > devono proprio continuare a ripetercelo fino alla nausea?

 

 

*Phobos e Deimos sono due divinità minori greche. Il primo ha il dominio della paura, il secondo del terrore. Chi conosce Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo conosce anche loro XD.

 

 

Spazio autrice *si nasconde dietro il presidente Snow*.
S-salve!!!!!!!!!!!! Sì, sono ancora viva. Quanti mesi saranno che non aggiorno? 1-2-3...comunque molti, e vi chiedo umilmente scusa!
Spero almeno di avervi accontentati con un capitolo un po' più lungo (e, credo, un po' più interessante). Vi chiedo di non abbandonarmi in un'Arena per i miei squallidi tentativi di onorare una fantastica saga fantasy (W Percy Jackson!!).
Alla fine abbiamo incontrato gli altri tributi tra cui, ovviamente, la nostra Annie Cresta!
Voglio ringraziare chi continua a seguire la mia fanfic e a chi lascia un commento (sempre graditi). Un grazie speciale a:
EmmaStarr
JD Jaden
JoseiKawaii (grazie ancora Nee)
_nekochan_ (per i suoi commenti sempre apprezzati ^^)
Detto questo... al prossimo capitolo (sperando arrivi prima...)!!!
TsukiKozui.
 

  
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