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Autore: Verity84    31/03/2008    2 recensioni
Ciao In questo spazio volevo chiarire e spiegare i come e i perché della fanfiction. Cronistoria: Ho iniziato a pensare di fare questa fanfiction dopo aver letto il libro di Jude Watson “I segreti degli Jedi ” special della serie Apprendista Jedi (il padawanato di Obi-Wan) , dove si parla principalmente dell’amore platonico tra Obi-Wan Kenobi e Siri Tachi, altra Jedi, che non sfocia in nessuna storia d’amore (sigh). La cosa mi dispiaceva, ma ho lasciato stare finché non ho letto nella guida dei personaggi della “Vendetta dei Sith” che uno dei segreti del Maestro Kenobi era per l’appunto aver avuto una relazione con la Jedi Siri Tachi. Visto che le notizie tendenziose non mi sono mai piaciute sono andata a vedere, come altra risorsa, il profilo del personaggio di Siri nel sito di Star Wars, nella sezione Universo Espanso. Il bello che in questo profilo c’è tutta un’altra storia e nemmeno si cita questa presunta relazione. (Uffa!!!!!!!!) Infine dopo mille congetture e dopo essermi abituata all’idea che Obi-Wan possa amare qualcuno (è umano anche lui!?!) ho deciso di scrivere una mia versione dei fatti. Fatti che si svolgono nei vent’anni di vuoto che ci sono nel libro dove in teoria non si sono più visti, ma invece ….. (Ah Ah Ah come mi diverto!) Comunque il genere è romantico/sentimentale, niente di troppo spinto, visto che è la mia prima fanfiction e poi volevo lasciare un po’ di dignità ai personaggi.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Obi-Wan Kenobi
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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I. Il sogno




Era quasi l’alba quando Obi-Wan si svegliò di colpo, aveva il respiro affannato, il battito accelerato e sentiva una strana stretta allo stomaco.

“Lo stesso sogno di quella volta” pensò, rimase immobile nel letto per alcuni secondi fissando un punto indefinito sul soffitto, poi chiuse gli occhi, visualizzò tutti i muscoli del suo corpo per rilassarli e cercò di rallentare i battiti cardiaci, dopo qualche istante si sentì subito meglio anche se quella sensazione di angoscia non l’aveva lasciato del tutto.

Si sedette di scatto sul letto, la luce dei primi soli entrava tra le fessure delle tende. Obi-Wan nella penombra fissava un punto preciso della grande stanza che usava sia da zona giorno sia da zona notte, era un baule che racchiudeva quasi tutti i suoi ricordi di quando era un Jedi.

Si alzò lentamente, sempre pensando al baule, ma con gli occhi fissava la porta, aveva proprio bisogno di una boccata d’aria.

Ormai era lì da quattro anni, dopo il crollo della Repubblica e la quasi estinzione dei Jedi. Quasi estinzione perché era sicuro che qualche altro Jedi fosse riuscito a salvarsi dall’ordine 66 dopo il segnale, che lui stesso aveva modificato dal tempio Jedi e perchè sapeva che, come lui, anche il Maestro Yoda era andato in esilio sul pianeta Dagobah. Obi-Wan, invece, aveva scelto il pianeta Tatooine stabilendosi vicino alla Desolazione dello Junland, una deserto roccioso.

Aveva preferito quel luogo per due motivi: il primo perché era lontano da tutto a da tutti: Jawa, predoni Tusken ed estrattori di umidità che avrebbero potuto turbare la vita da eremita che aveva scelto di condurre; il secondo perché il piccolo Luke Skywalker stava crescendo in una fattoria vicino ad Anchorhead… Luke: la loro speranza
Non avrebbe sbagliato un’altra volta, anche se il suo ex Maestro, Qui-Gon Jinn, con cui parlava tramite la Forza, gli diceva sempre di non incolparsi per tutto quello che era successo.

Obi-Wan era ancora immobile nella stanza, fece un respiro profondo, il pensiero del baule era ancora presente nella sua mente o meglio il pensiero di qualcosa che conteneva il baule. Quel sogno gli stava facendo riaffiorare immagini e momenti che non voleva ricordare, “Troppo doloroso per lui è” avrebbe detto il maestro Yoda, in quell’istante gli uscì una risata non troppo convincente e si disse che stava facendo veramente di tutto per dimenticare.

Si diresse verso la sedia dove aveva appoggiato gli abiti la sera prima, si vestì abbastanza velocemente, si sistemò i capelli che si erano allungati un po’ troppo per i suoi gusti, indossò il mantello ed uscì.

Quando Obi-Wan aprì la porta sentì il vento caldo sul viso, i due soli si erano alzati da poco, ma già si preannunciava un’altra torrida giornata, cosa che non lo disturbava più di tanto, lui il caldo non l’aveva mai sofferto. Si guardò attorno, il solito paesaggio desertico a perdita d’occhio che solitamente gli dava quel senso di tranquillità e sicurezza, ma quella mattina gli dava persino fastidio, doveva allontanarsi da lì per un po’, salì sul suo landspeeder e partì per la fattoria dei Lars.

Andare a vedere come stava Luke gli dava la possibilità di pensare ad altro, anche se non aveva il permesso di avvicinarsi al bambino perché Owen, lo zio di Luke, non glielo consentiva, cosa su cui la moglie di Owen, Beru, non era tanto d’accordo. A lui bastava sapere che stava bene e poi non voleva che girassero ulteriori voci sull'eccentricità del pazzo eremita “Ben”, perché era quello il nome che usava ora: aveva preferito cambiarlo per precauzione.

Stava pensando a queste cose quando si ritrovò non molto lontano dalle fattoria dei Lars. Spense il motore del landspeeder e scese: cominciava ad intravedere un evaporatore di condensa e si vedeva anche in controluce il tetto dal garage poco distante dall’entrata della casa. Obi-Wan fece qualche passo e le due figure ancora indefinite cominciarono a prendere forma: erano un bambino, che correva a perdifiato avanti e indietro facendo sicuramente un gioco immaginario, ed una giovane donna, che lo controllava amorevolmente.

Obi-Wan rimase per un momento a fissare la scena, quasi incantato; sentì una stretta al cuore, strinse involontariamente i pugni, "Siri…" disse a fior di labbra. Scosse la testa velocemente come se volesse scacciare quel pensiero, la visita alla fattoria Lars aveva persino peggiorato le cose, non le aveva migliorate come lui pensava, perché quel giorno, lei, gli mancava così tanto? Il sogno di quella notte era sicuramente la ragione.
“Non era un sogno ben definito” pensò Obi-Wan mentre tornava al landspeeder, erano più che altro sensazioni e un ricordo doloroso che si trasformava in un incubo, mentre ripartiva cercò mentalmente di ripercorrerlo: era nella stanza delle mille fontane, il giardino – serra del Tempio Jedi, quando sentì qualcuno arrivargli alle spalle ma, a differenza della sua solita reazione, cioè di impugnare la spada laser e mettersi in posizione di difesa, era tranquillo; sapeva chi era, si girò lentamente e la vide con quel sorriso che solo poche volte aveva visto su quel volto ma, ad un certo punto, lei spariva con tutto ciò che li circondava. Si era quindi ritrovato in mezzo al niente ed alla nebbia, un senso di solitudine, di ansia e di paura erano le uniche cose che percepiva, come se l’ombra del lato oscuro l’avesse avviluppato con tutto il proprio dolore.

Obi-Wan arrivò a casa nel primo pomeriggio, visto che non aveva voglia di tornare dopo la "visita" ai Lars. Si era fermato alla Stazione di Tosche per vedere se c’era qualche pezzo di ricambio per il vaporatore di condensa, ma dopo aver girato per un po’ si era deciso a riprendere la via di casa visto che, prima o poi, avrbebe dovuto affrontare i propri fantasmi.
Obi-Wan sapeva che il proprio comportamento non consono ad un cavaliere Jedi: non era da lui non sapere gestire le emozioni, era sempre stato bravo a farlo, soprattutto da quando era morto Qui-Gon, però in alcuni momenti era stato difficile riuscire a distaccarsi e quello, sentiva Obi-Wan, era uno di quei momenti.

Era davanti alla porta d’ingresso da quasi cinque minuti. Sapeva che, non appena l’avesse aperta, avrebbe ritrovato il baule: lì, in bella vista, davanti al tavolo da pranzo.
Fece un profondo respiro decidendo di entrare dalla porta laterale che dava sulla cucina, pu ammettendo l'inutilità della cosa visto che non c’erano muri tra le due stanze, ma almeno gli avrebbe dato una certa distanza.

Quando chiuse la porta alle sue spalle, l’unico rumore che riusciva a sentire era il ronzio della vicina unità di ventilazione. Si appoggiò ad una delle due colonne che dividevano i due livelli della casa, notò la luce che entrava prepotentemente dalle finestre, ma che lasciava alcune zone d’ombra, in una delle quali c’era il baule che, dalla propria posizione, si notava a malapena.

“E’ arrivato il momento” pensò, scese i due scalini della stanza e si diresse verso il baule. Quando fu abbastanza vicino si fermò quasi a contemplarlo, era un normale baule di legno, non era per niente lavorato, se non per qualche linea sul coperchio un po’ impolverato e sprovvisto di serratura. Obi-Wan si avvicinò ancora, prese uno sgabello che aveva lì vicino e si sedette davanti al baule. Dopo qualche secondo appoggiò le mani all’estremità del coperchio e lo sollevò: c’erano parecchie cose dentro - tra cui la spada laser del suo ex padawan Anakin Skywalker - ma quello che stava cercando era nascosto sotto tutto. Spostò alcuni oggetti con attenzione e finalmente la trovò, era una scatola anch’essa di legno lucido e, a vederla così, sembrava impossibile da aprire. Obi-Wan la prese con molta cura, su di essa c’erano soltanto due simboli, uno per lato; appoggiò prima l’indice su uno di questi e poi il pollice sull’altro, schiacciò, sentì un *tac* e, quando tolse le due dita, la scatola si aprì leggermente.

Obi-Wan era consapevole che il contenuto sarebbe rimasto solo un ricordo: anche se non voleva pensarci, sapeva perfettamente che Siri non sarebbe più tornata.

Aprì totalmente la scatola e con le dita sfiorò leggermente il contenuto, l’espressione greve che aveva si trasformò in un mezzo sorriso.

“Non avevo neanche 19 anni e lei ne avrà avuti 16 o 17” pensò Obi-Wan, l’amicizia tra lui e Siri si era per così dire incrinata quando nella missione per salvare un ragazzino di nome Talesan Fry, lui si era reso conto di provare un sentimento molto più profondo dell’amicizia e scoprì più tardi che anche lei provava qualcosa per lui. Avrebbe lasciato anche l’Ordine Jedi pur di star insieme a lei, ma Siri non era del suo stesso avviso, per lei essere una Jedi era tutto: non avrebbe mai fatto una cosa del genere, non avrebbe mai tradito l’Ordine.

Infatti, al ritorno della missione si erano incontrati nella Stanza delle Mille fontane per chiarirsi e, dopo una breve discussione, - Obi-wan vedeva ancora la scena nella propria mente - la ragazza era corsa via, allontanandosi da lui, abbandonandolo con la consapevolezza che non l’avrebbe più rivista e con la promessa di dimenticare ciò che si erano detti perché, quel sentimento che provavano, era proibito o almeno così credeva.

   
 
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