La mia migliore amica
“Taylor
McKessie, scendi subito da quella sedia!”
Entro in
cucina e vedo la mia neo-moglie arrampicarsi per prendere un sacchetto di
farina.
È passato
esattamente un anno da quando le ho chiesto di sposarmi, perciò stasera abbiamo
invitato gli altri per festeggiare un po’.
Sei mesi
dopo quella fatidica sera, il matrimonio è stato celebrato; merito anche di
Sharpay, che si è letteralmente sbizzarrita
per organizzarlo. Lei e Taylor passavano ore chiuse in salotto a decidere sui
fiori, sulle disposizioni, sugli addobbi… fortuna che mi hanno tenuto fuori!
E diciamo
che, beh, neanche noi due ci siamo riposati
molto, dopo la festa… infatti tra tre mesi arriverà un piccolo Danforth.
Per questo
non voglio che Taylor faccia certe acrobazie!
“Quante
volte devo dirtelo che devi chiamare me?!”
Lei sbuffa
e scende dalla sedia: “Andiamo, Chad, in ospedale faccio le stesse cose!”
“Mi piace
di più che le fai in ospedale, dove sei circondata da medici, piuttosto che
quando sei in casa con me che non so nemmeno da che parte prendere una garza!”
Tay alza
gli occhi al cielo e mi passa il pacchetto faticosamente raggiunto: “Aiutami,
per favore. Devo finire la torta e tutti gli antipasti! Te lo ricordi che
stasera siamo in dodici?!?”
Sospiro, e
mi tiro su le maniche. È fissata col fatto che devo imparare a cucinare…
Comunque,
non è proprio vero che stasera saremo in dodici; diciamo dodici e mezzo.
Perché?
Semplice.
Gabriella
è incinta di nuovo. Troy si sta proprio dando da fare, non c’è che dire. Due
figli a distanza di un anno l’una dall’altro! Io sono preoccupato per il primo,
figuriamoci se ne arriva anche un altro così presto…
Sorrido, e
mi metto al lavoro. Meglio non far sapere a Taylor, per adesso, quali sono i
miei pensieri…
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Fortuna
che Taylor aveva paura che la cena non bastasse…
Siamo
stravaccati in salotto, satolli come non mai. Non mi ricordo l’ultima volta in
cui ho mangiato tanto… forse proprio l’anno scorso.
Fatto sta,
che penso di non avere nemmeno la forza di alzarmi; i miei amici non sono messi
meglio!
Troy è
seduto sul divano, con Gabriella sulle ginocchia, appoggiata con la schiena al
suo petto. Mi fanno sorridere, perché lui le ha alzato la camicia bianca ed ha
appoggiato le mani sulla sua piccola pancia di due mesi.
Di fianco
a loro ci sono Jason e Kelsie, abbracciati, e con l’aria molto stanca.
I signori
Baylor, invece, sono vicino a me e Tay, e Sharpay tiene in braccio la piccola Kelly. Inutile dire che quella bambina è stupenda; a soli
sei mesi sprizza tutta la bellezza della madre (speriamo solo che il carattere
sia quello di Zeke), con la pelle color biscotto e i capelli biondi.
Infine,
sul tappeto ci sono le ultime tre “donne” del gruppo: la piccola Vanessa, che
anche lei non scherza in quanto a bellezza, grazie ai boccoli neri e gli occhi
azzurri, e le gemelle Janet e Rory. Sono due bimbe tutto pepe, queste due, che
dall’alto dei loro quattro anni spiegano con pazienza alla più piccola come
impilare dei cubi di pezza.
Tutto
naturalmente sotto il nostro occhio vigile, ma leggermente addormentato. Fosse
per me, sarei già nel mondo dei sogni.
“Mi
dispiace che Ryan e Martha non siano potuti venire, Tay…” mormora Sharpay “Ma
mio fratello doveva partire per forza…”
Ryan è
molto spesso in viaggio, ormai, e con lui Martha, per il loro lavoro: lui è un
famoso coreografo, lei una ballerina della sua compagnia. È normale che siano
sempre in giro per il mondo!
“Tesoro,
stai bene?” mi volto verso Troy, che ha spostato una mano sulla fronte di
Gabriella, come per sentirla la temperatura “Mi sembri un po’ calda…”
Lei fa
cenno di sì con la testa, ma anche a me non sembra al massimo della forma.
Taylor la
raggiunge e compie lo stesso gesto: “Non preoccuparti, Troy, un rialzo della
temperatura corporea è normale dopo che si è mangiato. Se in più ci aggiungi
che i primi mesi di gestazione non sono proprio il massimo… vuoi che ti porti
un po’ d’acqua, comunque, tesoro?”
“No,
grazie…” Gabriella si alza e fa una smorfia “Devo solo andare in bagno…”
Taylor
l’accompagna, Troy ed io ci scambiamo uno sguardo. So quanto è preoccupato per
questa seconda gravidanza: Gabriella è sempre molto stanca e spossata, mangia e
beve poco per la nausea, e lui non sa come aiutarla. Odia sentirsi inutile.
“Beh,
ragazzi, noi adesso andremmo. Si è fatto un po’ tardi, e le bimbe devono andare
a dormire!” Kelsie e Jason si sono alzati e preparati per andare a casa.
“No, io
voio ttare qui!” protesta Rory, battendo i pugnetti a
terra “Baby V non ci va a casa!”
“Tesoro,
zia Gabriella non sta bene, lo zio Troy non può lasciarla qui!” tenta di
spiegare Kelsie “Ma adesso anche lei va a nanna!”
“No, no,
no!” Rory scuote la testa, poi mi si avvicina e mi tira i jeans “Zio Chad, dieo anche tu alla mamma che se Baby V non va a dommire non ci vado nemmeno io!”
Io
sorrido, anche perché il nomignolo che ho dato alla mia ‘nipotina’ va ancora
forte: “Ascolta, Rory, tu sei una bambina grande adesso, quindi non devi fare i
capricci. Non vedi che Vanessa sta giù per addormentarsi? Forza, se vai a casa
adesso, domani ti porto il gelato!”
Vedo i
suoi occhioni blu spalancarsi: “Davveo, zio?”
Annuisco,
e lei sorride: “Va bene…”
Jason mi
dà il cinque, poi la prende in braccio: “Grazie, amico. A domani, allora!”
Li
salutiamo, e la piccola Vanessa, rimasta senza compagne di giochi, si
acciambella su un cuscino per terra e chiude gli occhi.
Troy la
guarda con un sorriso intenerito, poi si volta verso di me: “Chad… non voglio
andare a quella conferenza stampa, domani. Non mi va di lasciare sola Gabriella
per tutto il giorno.”
“Ma tu sei
sempre fuori casa, amico, con la squadra.” osserva Zeke.
“Sì, ma
sono sempre rintracciabile. Domani, invece, dovremo tenere il cellulare
staccato, e saremo a due ore di macchina da qui! Taylor ha il turno lungo
all’ospedale, Kelsie ha detto che deve tenere una lezione privata per un suo
alunno, e noi siamo via!”
Sharpay
scrolla le spalle e sorride: “Ti dimentichi di me come al solito, Bolton. Non
ho alcun problema, domani. Basta lasciare le bambine ai rispettivi nonni, ed io
e Gabriella andremo a fare shopping!”
“E se ti
vuoi sentire più sicuro, Troy, rimango io ad Albuquerque. Basta inventare una
scusa qualsiasi col coach. Tu sei il capitano, devi andare alla conferenza. Dì
soltanto che io ho la febbre a quaranta!”
Troy mi
guarda con occhi sgranati dopo quest’ultima osservazione: “Sei… sei sicuro,
Chad?”
Allargo le
braccia: “Ehi! A che servono gli amici, se no?”
Lui
sorride, un po’ imbarazzato: “Già… grazie, davvero. Non so come farei senza di
voi!”
Sharpay
ride e alza gli occhi al cielo: “Dillo, che siamo insostituibili! Che mondo
sarebbe, senza Sharpay Evans?”
Noi
scoppiamo tutti a ridere, e proprio in questo momento ritornano le ragazze.
“Che cosa
succede?” domanda Gabriella con un sorriso un po’ forzato, accovacciandosi vicino
a suo marito.
“Oh,
niente di speciale…” faccio passare un braccio attorno alle spalle di Taylor e
la stringo a me “Evans si stava dando come al solito arie da primadonna!”
Lei mi fa
una linguaccia, e si gode le coccole di Zeke.
All’improvviso,
si sente il pendolo antico (regalo di mia madre, che non vuole che me ne
liberi) annunciare le undici.
Sharpay
rabbrividisce: “Brr… odio quell’affare, Taylor. Fa quasi paura! È così cupo…
perché non lo fermi?”
Tay mi
lancia un’occhiata ironica: “Io gli avrei già dato fuoco, ma mia suocera ci
tiene tanto e così…”
“In ogni
caso, è ora di andare! Troy, prendi tu la bambina?” Gabriella si alza
lentamente, e si risistema la camicia bianca stropicciata, mentre il mio amico
si china e prende in braccio la figlia addormentata.
“Se ci
aspettate, veniamo con voi!” li richiama Zeke.
Noi li
accompagniamo fino alla porta, poi rimaniamo ad osservarli finché il buio ce lo
concede.
E,
finalmente, andiamo a dormire anche noi.
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Oggi è una
mattina davvero bella, in cielo c’è un Sole che non si vedeva da tanto.
Se penso
che dovrò passarla in giro per negozi, mi sento male.
M’infilo
la felpa ed esco dal retro, passando per il campetto. No, mi dispiace, ma oggi
non ci posso giocare.
Avanzo con
un corsetta fino a casa Bolton e faccio per suonare, quando sento delle risate
provenire da dietro la casa.
-Ma
cosa…?- penso incuriosito. Così ritorno sui miei passi, scendo gli scalini e raggiungo
il grande giardino che circonda la casa di Troy.
Sharpay e
Gabriella sono già lì, a divertirsi col giardinaggio. Sì, non pensate che Evans
stia smanazzando nella terra a ruota libera, però si
applica.
Roteo gli
occhi, arrabbiato, e vado a grandi passi verso di loro: “Possibile che io debba
badare a tutte le donne incinte di Albuquerque?!? Gabriella Montez, cosa pensi
di fare sollevando quell’annaffiatoio di cinque litri?!?”
Lei si
volta verso di me, spostando una ciocca di boccoli dagli occhi: “Oh, ciao Chad!
Ehm… volevo annaffiare le rose…”
Io salto
la staccionata e glielo tolgo di mano: “Niente pesi, signora Bolton! Perché non
lo facciamo fare a Sharpay?”
Miss Cuore
di Ghiaccio mi lancia un’occhiataccia, ma afferra l’annaffiatoio: “Certo,
Gabby, lo faccio io.”
Io e
Gabriella ridiamo, e le faccio l’occhiolino: “Va un po’ meglio stamattina?”
Lei si
sistema le trecce che si è fatta: “Insomma… diciamo che l’aria aperta e il bel
tempo aiutano!”
All’improvviso,
uno spruzzo d’acqua mi bagna la faccia.
“Ho
finito, coach!” mi riprende
sprezzante Sharpay.
Gabriella ha
le lacrime dal ridere, mentre io sono a dir poco furente. Calmati, Chad, conta
fino a dieci… è la moglie di Zeke… è la moglie di Zeke…
“Ahah,
molto divertente.” le rimbecco asciugandomi.
Sharpay si
toglie i guanti da giardinaggio: “Per noi sicuro! Vero Gab? Ma… Gabriella?”
Mi giro
velocemente verso la mia amica, spaventato dal tono di voce di quella domanda,
e il sangue mi si gela nelle vene: Gabriella è piegata in due, si sostiene allo
steccato, il volto contratto dal dolore.
La
raggiungo e cerco di sollevarla: “Gabriella, cosa hai?”
Lei non
riesce a parlare, stringe i denti per non urlare; le prendo una mano e sbarro
gli occhi: è tutta bagnata di sangue.
“Chad,
dobbiamo portarla in ospedale!” la voce di Sharpay mi fa ritornare alla realtà
“Vieni, ho la macchina qui davanti!”
La prendo
in braccio e corriamo verso la decappottabile rosa; Evans ingrana la marcia e
partiamo a tutta velocità verso l’ospedale.
Io sono
seduto nel sedile posteriore, stringo la mano a Gabriella che sta piangendo:
“Tranquilla, okay? Stai tranquilla…”
Però non
riesco a dirle che andrà tutto bene. Perché non ne sono sicuro nemmeno io.
In cinque
minuti arriviamo direttamente davanti alle emergenze, e una coppia di
infermieri ci raggiunge subito.
“Chiamate
la dottoressa McKessie!” grido mentre aiuto la mia amica a scendere “E’ mia
moglie!”
Non so se
mi hanno ascoltato, perché hanno troppa fretta: sistemano Gabriella sopra un
lettino e la spingono velocemente lungo i corridoi.
Noi la
seguiamo correndo, e Sharpay le tiene per mano.
“Shar…” la sento mormorare tra le lacrime “Il mio bambino, Shar…”
Evans
sorride a fatica: “Shh… non dire niente, tesoro…”
Un
infermiere ci blocca: “Mi dispiace, ma da qui non potete più passare. Non vi
preoccupate, aspettate lì!”
“Avvertite
la dottoressa McKessie!” insisto “E’ amica della paziente!”
L’infermiere
annuisce, sparisce dietro le grandi porte.
Sharpay si
mette le mani nei capelli biondi, spostandoseli indietro: “Dio Mio… dobbiamo
avvisare Troy.”
Io non
sono capace di parlare, né di muovermi. Non voglio pensare a quello che
potrebbe succedere.
Dio, ti
prego, non a Troy e Gabriella. Non a loro!
“Chad!” è
il richiamo di Taylor che mi fa voltare.
Corre a
fatica verso di noi, spaventata: “Cos’è successo, stai bene? Mi hanno chiamata
ma non hanno spiegato cosa…”
La
interrompo di scatto: “E’ per Gabriella, Tay. Sta… sta male.”
Lei si
copre la bocca con le mani, mentre gli occhi le si inumidiscono: “Devo andare
dentro. Rimanete qui, appena so qualcosa vi chiamo!”
Annuisco
impercettibilmente, e anche lei se ne va.
Sento
Sharpay singhiozzare al mio fianco, e per la prima volta nella mia vita
l’abbraccio spontaneamente: “Coraggio, Evans! Sei o no la Regina di Ghiaccio?”
Lei
sorride contro il mio petto, e si stacca: “Devi farlo tu, Chad. Sei il suo
migliore amico, sai come fare.”
Accenno di
sì e prendo il cellulare che mi porge.
Compongo
il numero del mio migliore amico e ascolto gli squilli a vuoto del telefono.
Per fortuna deve esserselo dimenticato acceso…
-Maledizione,
rispondi Troy!- penso arrabbiato –Non puoi scoprirlo stasera!-
Sto per
chiudere, ma Troy risponde in questo momento: “Pronto, Sharpay, che succede?”
Faccio un
respiro profondo, chiudo gli occhi: “Amico… sono io.”
“Chad! Perché mi avete chiamato? È
successo qualcosa?”
“Ascolta,
Troy, adesso devi stare calmo, va bene? Sì, qualcosa è successo.” come posso
dirglielo? Ho quasi paura a farlo.
Deglutisco
e continuo: “Abbiamo portato Gabriella in ospedale, siamo arrivati giusto dieci
minuti fa. Lei… aveva delle perdite. Forse… forse sta perdendo il bambino,
Troy.”
Silenzio.
Dall’altra parte dell’apparecchio non proviene suono. M’immagino la faccia del
mio amico, e so che in fondo al cuore sta sperando che sia solo un orribile
scherzo.
“Ora devi
tornare qui, Troy. Lascia la conferenza e vieni da Gabriella. Se parti subito
magari arrivi che è ancora in sala operatoria. Hai capito?”
Ancora una
pausa, poi la sua voce malferma e tremante mi risponde: “Sì. Sì, grazie Chad.
Adesso parto.”
Mi giro
verso Sharpay, che mi ha fregato il cellulare e mi sta facendo dei segni per
dirmi qualcosa: “Sharpay qui dice che vi manda l’elicottero di suo padre, l’ha
chiamato adesso. Sarà lì tra… quanto? Ah sì, mezz’ora. Ti aspettiamo, amico.”
“Grazie,
Chad. Adesso arrivo. Ciao.”
“Ciao.” chiudo la comunicazione e mi lascio andare su
una delle sedie scomode attaccate al muro.
Sharpay si
accascia accanto a me, tenendosi la testa tra le mani: “Mi sembra un incubo…”
Non le
rispondo, fisso il muro grigiastro davanti a me.
Mi sento
da schifo, come se fosse colpa mia. Forse se fossi arrivato prima non sarebbe
successo. Forse saremmo in salotto a sfidarci alla Playstation.
Invece non
ho potuto fare altro che portarla qui, affidandola a persone più esperte di me.
E ora la
mia migliore amica, esatto, proprio così, è sotto ai ferri per salvare il suo
bambino.
Che vita
di merda.
Come può
essere possibile che capitino cose del genere?
La morte è
naturale, d’accordo… ma solo se segue una vita.
Mi passo
una mano tra i capelli. L’orologio appeso al muro ticchetta implacabile, il
tempo però sembra non passare mai.
All’improvviso,
le porte trasparenti si riaprono, e Taylor arriva piangente.
Mi alzo di
scatto, lei mi abbraccia e piange: “Non ce l’abbiamo fatta, Chad. Gabriella… Gabriella
ha perso il bambino…”
La stringo
più forte, soffocando una maledizione tra i denti: “Come sta adesso?”
“L’abbiamo
portata in una camera da sola. Deve riposarsi… continua a chiedere di Troy.”
“Sta
arrivando.” mormora Sharpay mesta “Possiamo vederla?”
Tay
annuisce: “Venite con me.”
Ci porta
attraverso un corridoio laterale, pieno di porte bianche chiuse.
Quella di
Gabriella è l’ultima sulla sinistra, la numero ventidue.
Prendo un
respiro, e abbasso la maniglia.
Mi stringe
il cuore a vederla ridotta così: i capelli sparsi sul lenzuolo, pallida,
illuminata dalla luce di una grande finestra.
Mi
avvicino e le accarezzo una guancia: “Ehi… Gab…”
Lei si
gira verso di me, gli occhi gonfi di pianto, e sorride piano: “Ciao, Wildcat…”
Sorrido,
anche se in realtà avrei solo voglia di piangere: “Dormi, adesso… noi siamo qui
fuori, se hai bisogno…”
Esco da
quella stanza, perché non riesco a sopportarlo.
Appoggio
la fronte al muro. Perché, perché devono succedere queste cose? A una ragazza
dolce e timida come Gabriella, poi.
Le servirà
tanto tempo per guarire, e tutto l’aiuto possibile. Sarà una ferita che le
rimarrà per sempre.
“Chad!” mi
giro, e c’è Troy che corre verso di noi.
Gli basta
guardarmi negli occhi per capire la realtà. Preferirei che qualcuno mi tirasse
un pugno, piuttosto che stare qui a fissare il suo volto sconvolto.
Non si
ferma nemmeno, ed entra nella stanza di Gabriella.
La porta
bianca sbatte per la troppa violenza, e rimbalza sullo stipite, rimanendo
aperta. E noi, da quello spiraglio, non possiamo fare a meno di sentire i
singhiozzi disperati della mia migliore amica, che ci lacerano ogni secondo di
più.
Mentre mi
allungo per chiuderla, vedo Troy che l’abbraccia stretta, e le mormora qualcosa
per farla calmare.
Lo ammiro,
in questo momento, per il coraggio che sta dimostrando. Perché almeno davanti a
Gabriella non si arrende al dolore, per non farla soffrire maggiormente. Anche
se so che il mio amico non ha mai sofferto tanto.
Stringo
forte Taylor, mentre Sharpay si rifugia tra le braccia di Zeke, che è appena
arrivato.
La sento
tremare contro il mio petto, le sue lacrime mi bagnano la felpa. Penso che si
senta in parte responsabile per ciò che è accaduto, perché non è riuscita a
salvare il bimbo.
I minuti
continuano a passare in questo corridoio bianco e lungo, avvolto dal silenzio e
dal dolore.
Poi la
porta sbatte di nuovo, Troy esce camminando piano: “Taylor… vuole vedere te…”
mormora.
Mia moglie
si stacca da me, si asciuga gli occhi ed entra chiudendosi la porta alle
spalle.
Noi tre
guardiamo Troy, che fissa il pavimento: “Scusate…”
Si gira e
se ne va, le mani in tasca, il capo chino, e gira l’angolo.
Forse non
dovrei, ma lo seguo. So che ha bisogno di qualcuno, perché non è capace di
stare solo nei momenti brutti.
Svolto
anch’io e lo vedo. Sta tirando dei pugni contro la macchinetta delle bibite,
imprecando a denti stretti.
“Troy,
fermati!” lo blocco prima che rischi di distruggere tutto.
“Lo
sapevo, Chad, maledizione, lo sapevo!” grida “Non sarei dovuto andare! Sarei
dovuto rimanere con lei…”
“Non è
colpa tua, Troy. Non è colpa di nessuno.” sussurro. Stupida frase fatta.
Lui geme e
si siede con la testa tra le mani.
Io gli
stringo una spalla: “Puoi piangere, se vuoi. Ci siamo solo io e te.”
Non mi
risponde, ma capisco che il suo corpo trema, come tremava prima quello di
Taylor. Sto zitto, vicino a lui, per fargli capire che ci sono, ma che non
voglio intromettermi troppo.
“Si
sistemerà tutto, vedrai.” cerco di rassicurarlo.
Spero di
aver ragione, almeno per una volta…
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La situazione
è diventata insostenibile ed ingestibile.
Nessuno di
noi avrebbe mai pensato che sarebbe finita così.
Gabriella
è ancora in ospedale, nonostante siano passati dieci giorni.
E Troy non
è mai da lei. Si è rinchiuso in casa, non ci apre, non risponde al telefono,
non ci vuole parlare.
L’ultima
volta che l’ho visto, sei giorni fa, mi ha detto: “Gabriella ce l’ha con me
perché non ero lì con lei.”
E poi si è
barricato dentro.
Peccato
solo che, lo stesso giorno, io la sia andata a trovare, e che lei mi ha detto:
“Troy ce l’ha con me perché non sono stata attenta e ho perso il bambino…”
E da quel
momento si è intristita ancora di più, e le sue condizioni sono peggiorate.
Noi non
sappiamo cosa fare; persino Taylor quasi si vergogna a farsi vedere con la sua
pancia.
Io, in
realtà, sono anche incazzato nero con il mio amico, perché non si può
comportare così.
Sbuffo, e
parcheggio la macchina davanti all’ospedale.
Ormai ci
passo tutta la mia giornata, quando non devo andare ad allenarmi.
Ah,
giusto, c’è anche questo piccolo
particolare. Troy non si fa più vedere nemmeno agli allenamenti.
Beh, come
se io riuscissi a beccare un canestro.
“Salve,
signor Danforth.” mi saluta uno degli infermieri all’accettazione. A questo
punto mi conoscono tutti…
Salgo le
scale, sto attento a non sgualcire il mazzo di rose bianche che tengo in mano.
Sono i
fiori preferiti di Gabriella. Ne aveva anche un bouquet enorme al suo
matrimonio.
Mi viene
da sorridere. L’ha preso proprio Taylor…
Busso alla
numero ventidue e apro la porta: “Buongiorno, Piccola Chimica!”
Gabriella
ride: “Buongiorno, Uomo del Basket! Sono per me quelle, vero?”
Scuoto le
rose e le metto nel vaso sul suo comodino: “Grazie, Chad, sono stupende!”
Io
sorrido, prendo la sedia di plastica bianca e mi accomodo vicino a lei. È
pallida, magra, gli occhi da cerbiatta spenti, ma fa di tutto per sembrare
allegra.
“Allora,
come va oggi? È migliorata la cucina di questo posto?” domando ironico.
Lei alza
gli occhi al cielo: “Fortuna che Taylor mi porta sempre qualcosa di diverso,
altrimenti morirei!”
Ridiamo
tutti e due, chiacchieriamo allegri per un po’, finché non viene il tempo di quella domanda.
“Non viene
nemmeno oggi, vero?”
Abbasso lo
sguardo: “Non penso, Gab. Non l’ho sentito.”
La sento
ridere tristemente: “E’ arrabbiato, Chad. Non mi vuole più. Ho perso suo
figlio, non mi vuole più. Posso trasferirmi da voi?!?”
“Senti,
Gabriella, non essere stupida!” sbotto all’improvviso, e la faccio trasalire
“Troy è un cretino, lo sappiamo tutti e due, ma non è assolutamente arrabbiato
con te! Solo non sa gestire questa faccenda!”
“Perché,
secondo te io la so gestire, Chad? Credi che sia così facile?”
“No, non
lo penso. Ma so che lui non è arrabbiato con te, anzi.” insisto.
Gabriella
comincia a piangere: “Allora perché non è qui, Chad? Perché non chiama, non si
fa vedere? Diceva che saremmo rimasti insieme per sempre, che ci saremmo
aiutati a vicenda, ma allora non era vero!”
Mi alzo e
l’abbraccio: “Facciamo che adesso vado a casa e lo tiro fuori. Te lo prometto. Tu
riposati, devi tornare a casa.”
Lei
annuisce: “Tay mi deve far firmare dei documenti, poi posso uscire. Oggi
pomeriggio sarò di nuovo tra i piedi!”
Ridiamo di
nuovo, e lei mi rivolge il suo sorriso dolcissimo, che non vedevo da tanto: “Grazie,
Chad. Ti voglio bene.”
Sorrido:
“Ehi. Per la mia migliore amica questo e altro!”
La saluto
con un cenno della mano ed esco.
Ora devo
stanare quel deficiente del mio amico. Mica semplice, testardo com’è.
Guido
veloce, lasciando la capotte abbassata. Così l’aria fresca mi schiarisce un po’
i pensieri, e non rischio di tirargli un cazzotto.
In dieci
minuti sono davanti alla villetta di Troy, con tutte le imposte chiuse. La
cassetta della posta straborda, e noto con amarezza che ci sono dei rotocalchi
con la loro storia schiaffata in copertina.
Suono il
campanello e aspetto.
Come
previsto, non ottengo risposta.
“Troy,
apri!” busso forte alla porta “Non puoi continuare così!”
Niente. Se
non lo conoscessi, avrei paura che abbia fatto qualcosa di sbagliato.
Basta, ho
perso la pazienza. Mai sfidare troppo Chad Danforth. Ora si passa alle maniere
forti!
Faccio il
giro e raggiungo la porta sul retro, senza guardare il giardino. L’annaffiatoio
è ancora là, vicino alle rose.
-E uno… e
due… e tre…- respiro, prendo la rincorsa e mi scontro con la porta di spalla.
Porca
miseria che dolore!!!
Mi
massaggio la spalla sinistra: “Ahiaiai…”
Però ha
funzionato, la porta è venuta giù. Al limite ripagherò i danni…
“Troy
Bolton, dove cazzo sei?”
Entro, il
piano terra è avvolto nell’oscurità.
Troy ha
fatto del casino: giornali per terra, cuscini del divano sul tappeto, bottiglie
sul tavolino di cristallo che piace tanto a Gabriella.
“Sono in
camera, Chad…” la risposta stanca del mio amico mi arriva dal piano superiore.
Evitando
gli ostacoli faccio i gradini a due a due, vado dritto verso quella stanza dove
una volta io, Taylor, Ryan e Kelsie abbiamo beccato i nostri amici intenti a…
beh, avete capito.
Apro la
porta, e la luce del Sole mi coglie impreparato. La stanza è tutta illuminata,
Troy è steso sul letto, le braccia incrociate dietro la testa.
“Come hai
fatto ad entrare?” mi domanda.
“Ho
sfondato la porta.”
Troy alza
un sopracciglio stupito, ma continua a fissare il soffitto, tirando in alto la
palla da basket di gommapiuma.
“Hai
intenzione di rimanere qui per sempre?” chiedo acido.
Lui alza
le spalle: “Tanto Gabriella mi odia perché non ero con lei.”
Roteo gli
occhi: “Ancora con questa storia?!? Troy, è tutta una cretinata! Gabriella non
ti odia, anzi! È lei che crede che tu sia arrabbiata con lei, perché non sei
mai andato a trovarla!”
“Ci hai
provato, Chad. Ora scusami, ma preferirei rimanere da solo.”
E no, eh!
Mi avete rotto, tutti quanti!
Lo
raggiungo e lo strattono per il colletto della maglia, alzandolo: “Ascoltami
bene, Bolton! sembrate due bambini! So che è doloroso, ma dovete superarlo
insieme! Stare separati sarà solo peggio! Adesso alzi il culo, e vai da
Gabriella!”
Lentamente
lo lascio, continuo: “Tu hai bisogno di lei, e lei ha bisogno di te, fratello.
Non dovete pensare che sia finita. Avete tutta la vita davanti, avete Vanessa
da crescere! Sai quanti altri bambini potrete avere? E… beh, credo che sia
meglio perdere un bimbo che non hai mai conosciuto, piuttosto uno che hai visto
crescere.”
Troy mi
guarda, prima triste, poi sorride: “Certo che Taylor ti ha fatto diventare un
vero filosofo!”
Anch’io
rido, e gli tiro una pacca sulla spalla: “Da che pulpito, Mister Romanticismo!”
Ridiamo
insieme, e tutto lo stress di prima scivola via.
“Sono
stato uno stupido, vero?” mi domanda.
Scuoto la
testa: “Solo un pochino!”
“Okay! Ora
mettiamoci al lavoro!” Troy si alza e si stiracchia “La casa deve tornare come
prima!”
“Oh, no! I
lavori domestici risparmiameli!”
Lui mi
lancia un’occhiata eloquente, e scende le scale.
Passiamo
così le successive due ore a pulire e riordinare la villetta. Certo che Troy è
un vero maiale, quando vuole. Non ho mai visto tanto casino in un solo salotto!
Lo squillo
del cellulare, alle quattro, ci distoglie dagli ultimi ritocchi. Ormai la casa
è perfetta, anche migliore di com’era prima!
“Pronto,
Tay?” rispondo dopo aver guardato chi fosse.
“Amore, Gabriella sta per arrivare a casa
nostra. Che dici, torni qui con Troy?”
“Certo.
Due minuti e siamo da te.” riaggancio, e guardo il mio amico “E’ ora.”
Lui
annuisce e prende il giubbotto posato su una poltrona.
In
silenzio usciamo di casa e percorriamo la via che ci porta da me. So che Troy è
perso nei suoi pensieri, preoccupato per la reazione di Gabriella.
Entriamo
dal retro, e Taylor ci viene incontro: “Ciao, Troy. Come va?”
“Bene,
grazie. Tu, tutto a posto?”
Mia moglie
si passa la mano sul ventre rigonfio: “Certo, non preoccuparti.”
Sto per
chiedere quando arriverà Gabby, quando il campanello suona.
“Vado io.”
esclama Tay “Troy, tu mettiti lì, così non ti vede subito!”
Io la
seguo, ma mi nascondo dietro la porta.
“Ciao,
Taylor! Scusa per il disturbo!” saluta Gabriella non appena entra “Chad c’è?”
Io sbuco
fuori dall’ombra con un sorriso: “Sì. E c’è anche la mia promessa.”
Lei si
guarda in giro, Troy esce dal corridoio che porta in bagno, imbarazzato.
Gabriella
spalanca la bocca sorpresa, gli occhi le si inumidiscono; poi gli corre
incontro e gli salta in braccio, piangendo.
“Ti amo,
Gab…” sento che sussurra Troy, sotto i singhiozzi della mia amica “Non ce la
faccio senza di te…”
Lei piange
sempre più forte: “Anch’io, Troy… anch’io…”
Prendo
Taylor per mano –si sta già commuovendo-, la porto in salotto e chiudo la porta
scorrevole.
Lei
sorride maliziosa: “Allora fai anche il Cupido, adesso?”
Io mi
gratto la testa, imbarazzato: “Eheh… così sembrerebbe…”
Mi si
avvicina: “Peccato che con me ci hai messo secoli!”
Argh,
colpito e affondato.
“Beh,
perché sei tu! Con gli altri è sempre più facile! Cupido è single infatti,
giusto?”
Taylor si
avvicina ancora di più: “Oh, certo, ha sempre ragione lei, signor
Ho-la-risposta-pronta!”
Io sorrido
e finalmente cancello la distanza tra le nostre labbra.
Come di là
sta facendo la mia migliore amica con il mio migliore amico.
Fine
#######
Mamma
mia che cose tristi che sto scrivendo!! Sarà l’umore, boh… non so perché mi è
venuta voglia di tormentare così Troyella… sarà che sono sempre l’emblema della
coppia felice e spensierata… almeno questa volta Chaylor è a posto!!
Inutile,
adoro Troyella ma nelle mie fic dovranno soffrire abbastanza… vabbè…
Spero
che questa vi sia piaciuta!! A me intrigava l’idea di un Chad così!! mi è
sempre sembrato il perfetto migliore amico, quindi…
Colgo
l’occasione per ringraziare chi ha commentato Non chiedermi perché (anche lì, povero Troy e povera Gabriella..):
Tay_: ecco un’altra fic! Addirittura stupenda, grazie!! Devo abituarmi
ai complimenti… comunque sto scrivendo una long fic tutta particolare, in
attesa di poter riprendere Wildcats
forever (voglio il mio computeeer!!). un bacione
grande!! Ps: sto leggendo la tua fic Ricordi,
anche se non riesco a commentare!! Mi piace molto!!
Romanticgirl: grazie per gli auguri!! Sto diventando vecchia… ma sempre
più giovane di Zac, così lo posso sposare!! Un bacione, spero di risentirti!!
LizDream: ti ringrazio per
averla aggiunta tra i preferiti, devo dire che anche a me piace molto (“Modesta…”
Ndlettrici) Sarò Troyella per sempre, anche se li
torturo un po’!! Ma troy è così cariiiiiinoooo!!! Un
kiss, a prestissimo!!
Titty90: tu mi fai felice,
altro che!! Troyella, troyella, troyella!! Anche Chaylor, basta che ci sia del
Troyella in mezzo… grazie di tutto, veramente! Anche degli auguri!! Speriamo di
sentirci presto (msn non mi funzia, era solo nel
computer fritto, sobbb….) Un bacione
Grazie
ancora a tutti!! Mi farete felice se mi lascerete un commento, anche piiiccolo!!
Bacioni
Hypnotic Poison