Era
con lui. Quella era
l’unica cosa di cui fosse cosciente. Lui stava bene e adesso
erano insieme. Non
le serviva sapere altro.
Poi
sentì la voce di Alexis.
“Agente
Beckett, siamo qui.”
Kate
si mosse e aprì gli
occhi. Era in ospedale, era seduta accanto al letto di Castle e al
momento
stava usando il suo petto come cuscino. Sollevò la testa e
vide Alexis, Martha
e un giovane uomo, trasandato e scarmigliato – sebbene non
sporco – entrare
nella stanza.
Si
stiracchiò.
“Oh,
ciao, Martha, Alexis…
ehm…” fissò il giovane uomo, senza
sapere bene come inquadrarlo.
“E’
il mio ragazzo, Pi.”
Beckett
era confusa. Per quanto
ne sapeva, Alexis usciva con un giovane uomo di nome Max, che
decisamente non
era questo Pi; lo sapeva bene perché aveva segretamente
effettuato un controllo
su di lui dopo che Castle gliene aveva parlato.
“Piacere
di conoscerti”,
disse Pi, stringendole la mano.
Beckett
sorrise educatamente.
Non vedeva l’ora che Castle si svegliasse e trovasse questo
hippy a
gironzolargli intorno. Sarebbe stato divertente, di sicuro, e dopo
tutto quello
che era successo loro avevano davvero bisogno di una bella risata.
“Piacere di
conoscerti… Pi” rispose Kate, sbadigliando.
“Sta
davvero bene?” chiese
Alexis.
“Sì”
rispose Beckett,
sorridendo. “Sì, starà bene. I test lo
hanno confermato. Sono qui seduta
accanto a lui da stamattina e l’ho tenuto
sott’occhio.”
“Non
oso pensare a cosa avrei
fatto se tu non fossi riuscita a recuperare quell’antidoto in
tempo” commentò
Alexis.
“Beh,
ora non ci devi più
pensare” replicò Beckett. “Sta
bene.”
“Sì”
aggiunse Martha.
“Katherine, ti ringrazio dal profondo del cuore per averlo
salvato.”
“E’
stato un lavoro di
squadra” rispose Beckett. Non voleva che la elogiassero. Era
colpa sua se Rick
si era trovato in quella situazione, sin dall’inizio.
“Non
minimizzare le tue
azioni, agente Beckett” intervenne Alexis. “Abbiamo
parlato con l’agente McCord
là fuori nel corridoio. Ci ha detto che non ti sei mai
arresa.”
“Beh,
non è che avessi altra
scelta.” Abbassò lo sguardo verso Rick,
sorridendogli con tenerezza.
“Guardatelo. Come ci si potrebbe arrendere per uno
così?”
“E’
così romantico!” esclamò
Alexis.
“Si
è mai svegliato?” chiese
Martha.
“Mmhh,
no” rispose Beckett.
“E’ incosciente da stamani.”
“Ci
dovremmo preoccupare?”
chiese Alexis.
“Il
dottore dice di no”
rispose Beckett. “Il suo fisico ha dovuto sopportare un
brutto attacco e adesso
ha bisogno di riprendersi.”
“Forse
lo posso aiutare”
intervenne Pi, alzando la mano. “Sono un maestro reiki
qualificato.”
“Oh”
disse Beckett dopo aver
cercato – senza successo – di trovare una risposta
migliore. “Beh, sono sicura
che Castle ne sarebbe contento ma…. Sai, non credo che al
dottore farebbe
piacere se qualcun altro interferisse con la sua
cura…”
“Oh,
non ti preoccupare
agente B” disse Pi. “Il reiki è
completamente non invasivo. Non devo nemmeno
toccarlo.”
Beckett
spostò lo sguardo da
Martha ad Alexis e viceversa.
“Non
vedo che male possa
fargli” disse Martha.
“Se
essere figlia di mio
padre mi ha insegnato qualcosa è che si deve avere una mente
aperta” sentenziò
Alexis.
Beckett
sospirò. Non si
sentiva ancora completamente a suo agio, specialmente per il fatto che
aveva
appena incontrato Pi e non aveva idea di quanto – o
addirittura se – Castle lo
conoscesse, ma lei gli sarebbe stata accanto nel caso l’altro
oltrepassasse i
limiti. Inoltre, andava d’accordo con Alexis e non voleva
fare nulla per creare
turbolenze nel rapporto con la figlia del suo fidanzato.
“OK”
Si alzò e si spostò
dalla sua traiettoria. “Comunque, cosa è il reiki
di preciso?”
“E’
una tecnica di guarigione
sviluppata da un tizio davvero forte chiamato Mikao Usui”
spiegò Pi. “E’
giapponese. ‘Rei’ significa universale e
‘ki’ significa forza vitale.
C’è una
forza vitale che scorre in tutti gli esseri viventi
nell’universo; ci collega
tutti.”
“E’
un po’ come la Forza”
disse Beckett con un debole interesse.
“Sì,
l’ho appena detto”
replicò Pi. “Forza vitale”
“No,
Pi, l’agente Beckett sta
parlando della Forza” si intromise Alexis. “Sai,
come in Guerre Stellari?”
Pi
le fissò con sguardo
inespressivo. “Mai visto”
Beckett
sollevò le
sopracciglia. Pi era fortunato che Castle non lo avesse potuto sentire.
Mentre
Pi si preparava per il
suo… rituale o per qualsiasi cosa dovesse fare, Beckett non
aveva idea di cosa
stesse per succedere e sinceramente non gliene importava molto; Pi
inspirò ed
espirò più volte. Beckett lo osservava, confusa.
Il ragazzo attirò l’attenzione
di Alexis e sorrise. Poi chiuse gli occhi e serrò i palmi
delle mani, come se
stesse pregando. Stava in piedi accanto al corpo di Castle, muovendo le
mani in
punti diversi senza mai toccarlo.
Sembrava
davvero piuttosto
innocuo; fu solo quando cominciò a cantare che Beckett
intervenne.
“Ok,
ok, basta con il reiki
adesso; forse dovremmo lasciarlo riposare.”
“Sto
iniziando a
preoccuparmi” disse Alexis. “Non avrebbe dovuto
svegliarsi a questo punto?”
“Beh,
il dottore ha detto che
si sarebbe svegliato quando sarebbe stato pronto a farlo”
disse Beckett. “E sai
che tuo padre è un dormiglione.”
“Il
dottore ha detto che ci
sarebbe voluto così tanto tempo?” chiese Alexis.
“No…”
“Beh,
e se i test fossero
sbagliati? Se l’antidoto avesse semplicemente tenuto a bada
l’infezione e in
realtà lui fosse ancora….?” La sua voce
venne meno.
“Al
ha ragione. La medicina
occidentale non è sempre affidabile…”
“Ehm…
Pi, vero?”
Il
ragazzo rispose con un
cenno della testa, sorridendo allegramente.
“Vedi,
tu hai un’energia
così… forte che potrebbe aver sopraffatto i
… chakra di Castle. Forse dovresti
metterti seduto laggiù.”
Fortunatamente
Pi fu
abbastanza sciocco da crederci o abbastanza intelligente da afferrare
il
consiglio, perché in realtà era una persona
gentile.
“OK,
agente B” rispose il
ragazzo, sedendosi su una sedia nell’angolo della stanza.
Beckett
si rivolse alla
figlia di Castle. “Alexis, starà bene”
“Forse
dovremmo chiamare un’infermiera”
propose Alexis.
“No,
ehm… no. Prima voglio
provare io a svegliarlo” disse Beckett.
Si
rimise seduta accanto a
lui e cominciò a chiamarlo con voce rassicurante.
“Castle”
Nessuna
risposta.
“Castle”
ripeté la donna.
Sorrise
quando le palpebre dell’uomo
cominciarono a sbattere. Stava bene.
Nota
della traduttrice
Ecco
un altro delizioso racconto che ho pescato su fanfiction.net e di cui
mi è
stata autorizzata la traduzione, peraltro con grande entusiasmo da
parte
dell’autrice australiana che ha detto che i fan italiani di
Castle sono
“awesome”!
Grazie
a Monica per aver letto la traduzione in anteprima, come sempre, e per
i suoi
deliziosi commenti in verde.
Grazie
a chi di voi mi ha dedicato un po’ del proprio tempo ed
è arrivato fino qui.
Baci,
Germangirl