Disclaimer: i personaggi citati appartengono ai loro legittimi proprietari, io non ci ricavo nulla.
Note: fanfic ambientata dopo la fine della serie. E’ la mia piccola visione personale su cosa possa essere successo dopo, con una piccola speranza finale che le cose possano sistemarsi meglio di quanto ci hanno mostrato.
Il pair c’è e non c’è, a seconda che lo vediate o no. Io, personalmente, sono a favore della coppia (post mortem del tenebroso, però).
Dedicata a Kanchou.
Perché ha permesso la realizzazione di questo mio piccolo sogno in cui non avevo mai sperato credere.
Come granelli di sabbia…
"Sei una donna tanto debole da volere che sia io a
scegliere cosa è meglio per te?"
Parole così lontane nel tempo, e così dolorose nel cuore.
Soltanto nella solitudine della sua preziosa camera poteva riflettere sui pesi
del suo cuore, e su ciò che era diventata.
Alzò lo sguardo per incontrare la propria immagine riflessa in uno specchio,
come ogni mattina. E come ogni giorno ciò che vide non era se stessa. Quella
donna le era estranea, i capelli sciolti, un abito femminile, le mani curate.
Eppure c'era qualcosa di peggiore del suo cambiamento esteriore. I suoi occhi.
Sophia appoggiò una mano sul vetro, sfiorandolo all'altezza della propria
guancia.
Ogni volta che il suo sguardo incrociava quello riflesso, non poteva non tornare
con il cuore nel luogo in cui aveva passato i momenti più significativi della
sua vita, il posto più sicuro al mondo. E non poteva dimenticare l'epilogo di
quella sua meravigliosa storia. Non avrebbe mai potuto.
I suoni di quella guerra lontana riecheggiavano nitidi dentro di lei, le
esplosioni di luce, gli ordini veloci, le manovre, i cambiamenti. Aveva
partecipato a talmente tanti combattimenti, nonostante la sua giovane età, ne
aveva fatto un'abitudine, sapeva perfettamente come comportarsi, come
dimenticare.
Però stavolta non era possibile. Qualcosa era diverso.
Quell'ultimo ordine, che ricordava stranamente più vivo degli altri, non avrebbe
mai abbandonato i suoi ricordi. Continuava a ripetersi, incessante, dentro di
lei, facendole rivivere quell'attimo di inferno.
Come non l'avrebbe mai lasciata il ricordo di quell'uomo, i cui contorni del
viso per lei non sarebbero mai svaniti.
Chiuse gli occhi, per rinchiudere segretamente dentro di sé tutte quelle
emozioni che non si addicevano ad una Imperatrice. Espirò, liberandosi
momentaneamente dei suoi tormenti, pronta per una nuova giornata di lavoro.
Per la ricostruzione del Paese.
Per consolidare l'alleanza tra Anatore e Disith.
Per avere anche solo un secondo di pace dai suoi rimorsi.
"Vostra Maestà?" domandò una voce oltre la porta.
"Avanti" rispose lei, assumendo l'aria più tranquilla possibile.
"Mi dispiace disturbarvi, ma sono arrivati dei corrieri con una lettera da
consegnarle e non possono andarsene-"
"Senza il timbro" concluse lei, "lo so, arrivo subito."
"Ah, va bene. Vi aspetto fuori."
"Vince," lo richiamò, "aspetta, non c'è bisogno di tutta questa formalità, puoi
restare."
L'uomo si fermò sulla porta, dubbioso se accettare l'invito o rispettare
l'etichetta di corte. La risposta era dentro di lui già da tempo, in fondo non
era mai riuscito a resisterle, neanche in Accademia, secoli prima.
"Allora, qual è il programma della giornata" chiese scherzando Sophia,
introducendo il discorso, mentre si passava una mano tra i capelli, sistemando
meglio la pettinatura.
"Dovete occuparvi delle proprietà di alcuni conti di Disith che hanno chiesto il
vostro aiuto, presiedere al congresso per la ricostruzione delle parti lese,
ascoltare le richieste dei vostri sudditi, ne è anche arrivata una da parte
della Cooperazione di Vanship di Nordkhia, chiedono-"
"Nordkhia" ripeté, perdendosi un attimo nei suoi pensieri. E ciò che vide nei
suoi ricordi furono voci lontane, perse nella memoria, di una giovane ragazza
che le raccontava di quanto quella fosse una città splendida, con tutto quel
verde, con il vociare del mercato il sabato mattina, e con le Vanship, libere
nel cielo. Il giorno che era iniziato tutto. E nuvole bianche, un cielo azzurro,
le rovine di un tempio lontano e un ragazzino che lottava contro una Vanship
della Gilda, da solo. Il giorno che era iniziata la fine. "Sarebbe bello
visitarla di nuovo. Pensi che potrei prendermi una vacanza?" scherzò.
"Non credo, Maestà, ma se lo desiderate posso provare a chiedere al Marchese
Mad-thane, che di sicuro potrà influire su-"
"Scherzavo, Vince. Ci sono cose più importanti di una vacanza" lo fermò,
tornando alla realtà del Palazzo Imperiale.
"Sì" rifletté un momento l’uomo, leggermente in disappunto per non aver colto lo
scherzo di lei, "però siete ancora così giovane, non è giusto che pensiate solo
al vostro dovere, siete sempre impegnata, dovreste alleggerire il vostro carico
lavorativo" si preoccupò lui, sincero.
"Se avessi voluto divertirmi non avrei mai accettato il ruolo di Imperatrice."
Quel sorriso amaro e quegli occhi dolci che tanto la contraddistinguevano erano
di nuovo comparsi sul suo bel viso, come poté ben notare Vincent.
"Ma avete solo vent'anni" cercò di convincerla lui.
"Noi aristocratici non possiamo avere solo piaceri, nella vita. Dobbiamo dare
qualcosa in cambio, per il popolo, e se il cambiamento non viene dall'alto
allora nessuno si preoccuperà mai di questo. Non è importante quanti anni io
abbia, ma il ruolo che copro, e ho intenzione di mantenerlo fino a che questo
mondo non abbia ritrovato la pace, ora che l'alleanza è stata stipulata" gli
rispose, seria e rigida.
Vincent sorrise, abbassando gli occhi. Ricordava quelle esatte parole, un anno
prima, davanti alla corte riunita. E ricordava come quella ragazzina si era
conquistata il rispetto dei nobili di entrambe le nazioni. E l'odio di molti
altri.
"Non c'è bisogno di tanta serietà" rispose lui, "se non avessi condiviso i
vostri ideali non sarei diventato il vostro Primo Ministro, credo."
"No, credo di no" un accenno di un sorriso. "Scusami, è che... Forse sono solo
un po' stanca."
Quello sguardo schivo, quegli occhi lucidi e le mani intrecciate, Vincent li
conosceva bene, aveva imparato a leggere la sua Imperatrice dai suoi piccoli
gesti, in attesa del suo cuore precluso. E quello che leggeva ora non gli
piaceva affatto. Perchè lui sapeva.
"Potreste riposarvi, se è necessario" riprese, cercando di rendere importante la
propria presenza di fronte a lei.
"Non posso, lo sai" gli rispose debole.
"Io sono qui, se volete" insistette deciso. In fondo, lo era sempre stato.
Sophia alzò lo sguardo, incontrando gli occhi azzurri di lui, preoccupati, e
impauriti, forse.
"Lo so" sorrise sincera, per la prima volta nella mattinata. "Posso contare su
di te, come sempre."
"Come in Accademia, quando coprivo le vostre uscite segrete?"
"Te le ricordi?" rise lei.
"Non dimentico nulla che vi riguardi" le rispose, serio.
Sophia fissò il pavimento intarsiato, imbarazzata.
"Quei tempi sono finiti ormai, Vincent, le nostre vite hanno preso strade molto
diverse da come progettavamo."
"Perchè dite così? Pensavamo di cambiare con le nostre mani il mondo in cui
abitavamo, e voi ci siete riuscita. La Gilda è distrutta, e tra Anatore e Disith
c'è la pace, neanche nei nostri sogni più segreti speravamo tanto!"
"Non è così facile, ci sono cose che ci hanno cambiato e-"
"La Silvana?" domandò lui, alzando leggermente la voce.
"La Silvana è stata una parte importante per me, come per te la Urbanus. Non
riuscirò mai a dimenticarla-"
"La nave? O il suo comandante?" la attaccò.
Gli occhi di Sophia per un attimo si rabbuiarono. Quel dolore, così ben
conosciuto nell'ultimo anno, prese di nuovo a mangiarle il cuore, come quel
giorno.
"Chiedo scusa, non avrei dovuto, Vostra Maestà" si scusò lui, rendendosi conto
di averle riaperto la ferita, quando avrebbe voluto cicatrizzarla con le sue
cure.
"No, non è niente. Hai ragione" riprese lei, con tono lento e misurato.
Vincent si avvicinò a lei, sfiorandole un braccio con la propria mano, non
trovando il coraggio per una vera carezza.
"Alex manca anche a me, era un mio amico."
Era così abituata a non sentire più quel nome - considerando che a Corte si
guardavano bene dal pronunciarlo - che Sophia ebbe un piccolo sussulto, che le
inondò gli occhi.
“Ma non per questo bisogna vivere nel ricordo di ciò che è stato” continuò
l’altro.
Sophia abbassò lo sguardo, stringendosi le mani con forza.
“Mi vuoi dire di dimenticare il passato perché il futuro è migliore? Mi chiedi
di rinunciare a una parte della mia vita perché sono ancora giovane e posso
guardare oltre? Sono belle parole, Vincent, ma si fermano lì” sussurrò fredda.
“Alex…” e si stupì di come quel nome uscisse spontaneo dalle sue labbra, con un
suono basso, come se si fosse finalmente liberata di un peso che le opprimeva la
gola. “Alex, ormai non c’è più.” Ed è inutile che io provi a dimenticarlo.
Vincent la guardò calmo, pur sentendo ribollire qualcosa in lui. Era cambiata,
inevitabilmente, e sebbene si mostrasse sicura e decisa, colonna portante del
nuovo mondo, lui riusciva a cogliere quei piccoli attimi di debolezza, nei suoi
occhi, e quell’incolmabile abisso tra la ragazzina timida dell’Accademia e la
donna fragile e sicura di adesso.
Eppure, per quanto si fosse sforzato negli anni precedenti, per quanto avesse
combattuto per rimuovere quell’indelebile immagine nel suo cuore, Sophia gli
appariva ancora come l’unica donna in grado di smuoverlo dentro, di farlo
sentire vivo. Inutili i desideri di gloria, le ambizioni della carriera e i
piaceri della carne che aveva abbracciato negli anni passati.
Sentirla debole, insicura, sola, gli scavava nel cuore un dolore maggiore
dell’aver dovuto dare l’ordine di affondare la Silvana, secoli prima. Perché
stavolta era impotente, lei lo aveva tagliato fuori. Totalmente inutile.
“Io…” riprese lui, “io non vi sto chiedendo di dimenticarlo, Maestà.”
Sophia alzò lo sguardo, stupita e fiduciosa.
“Alex fa parte del vostro cuore, non dovete privarvi del suo ricordo. È anche
grazie a lui che siete diventata la splendida donna che ho davanti” sorrise
amaro.
Avrebbe dato la sua stessa vita per rappresentare ciò che il suo vecchio amico
era per Sophia. Avrebbe potuto amarla liberamente, ed essere finalmente
ricambiato. Avrebbe potuto vedere il suo sorriso risplendere solo per lui,
radioso come la Claudia più pura.
“Io vi chiedo solo…” ricominciò, assicurandosi lo sguardo di lei, “io vi chiedo
di non soffrire più per qualcosa che non avete commesso, o per qualcosa che non
avete vissuto e che ormai è irrimediabilmente persa.”
Sophia abbassò di nuovo lo sguardo, triste. Il passato non sarebbe cambiato, e
adesso capiva meglio che mai i sentimenti che avevano spinto Alex nella sua
corsa vendicativa contro il Maestro.
Ma lei non poteva neanche cullarsi nella tenera e ossessiva bramosia di
rincorrere un obiettivo. Lei non aveva alcuna meta. Alex era morto perché lui
stesso non desiderava altro da dieci anni, e lei lo sapeva. In questa ottica,
qualcosa di positivo c’era stata, era lei che lo aveva liberato dai legami della
vita terrena, lei che gli aveva permesso di rivedere Yuris. E questo bruciava,
nascosto dietro l’ombra del senso di colpa.
“Pensi di capirmi, Vincent? Sei così sicuro di te?” sussurrò impercettibile, non
trovando neanche il coraggio di guardare quegli occhi limpidi pieni di un amore
che non aspettava altro che di essere corrisposto.
“No, Maestà, non ambisco a tanto” rispose sereno. “Però so cosa vuol dire amare
una persona con tutto il proprio cuore. Conosco la sensazione di un cuore che
brucia per un amore non corrisposto, il tormento di ogni notte e di ogni giorno,
per avere vicino l’oggetto dei propri desideri e non avere neanche la
possibilità di sfiorarlo. Capisco la sofferenza di tenere dentro di sé
sentimenti così forti da spaccarti l’anima, e la lotta continua tra negazione e
rabbia, tra accettazione e rimpianti. Tra amore e odio. Io non ho la presunzione
di comprendere i vostri sentimenti, ma preferisco sperare che nel vostro futuro
sarete libera di sorridere senza sentirvi in colpa.”
Sophia sentiva lo sguardo carico di lui posato sul suo viso, eppure non ebbe
mai, neppure per un secondo, il coraggio di alzare i propri occhi e incatenarli
ai suoi. Per il macigno che aveva ripreso a farle sanguinare la ferita del suo
cuore, forse, o per le silenziose lacrime che avevano cominciato a solcarle il
viso regale.
Si avvicinò di un passo, sfiorandogli appena un braccio con la sua mano. Poggiò
delicatamente la fronte sulla spalla invitante di lui, trovando sicurezza,
riposo, e calma.
“Tu mi resterai vicino, Vince?”
Forse era davvero una donna debole, e Alex aveva ragione.
Eppure quel cielo ormai era così azzurro, e libero, finalmente. Era impossibile
non vedere una speranza futura di redenzione.
Quel cielo che aveva salvato con le sue stesse mani, quel futuro che aveva
costruito per il Paese, quella luce di rassicurante tranquillità che sognava
ogni secondo della sua giovane vita e che si imponeva di non raggiungere mai…
Forse era il momento di accettare cosa il mondo aveva da offrirle, cosa Alex le
aveva lasciato.
“Sempre.”
Fine
Note: e speriamo che Sophia si sentirà meno
in colpa… Il sorriso dell’ultimo episodio fa ben sperare, ma meglio sottolineare
la faccenda. Mi piace la coppia Vincent/Sophia, io sono per gli happy ending,
dove ognuno deve vivere felice, corrisposto nel suo amore (almeno nelle fic
fatemelo credere).
Con il titolo mi riferisco alla sabbia della clessidra, che viene ruotata di
continuo. Qui l’ho intesa come se loro due fossero i primi granelli di un nuovo
giro, di una nuova vita. (La fantasia è poca, abbiate pietà ^^”).
Ringrazio chi leggerà questa fic, e stenderò un tappeto rosso davanti a chi la
commenterà, so che il fandom ormai conta pochi afecionados, ma facciamoci
sentire ^^
Nel caso siano presenti, risponderò qui sotto ai commenti ricevuti.
Ringraziamenti:
Kanchou: per prima cosa, grazie del commento ^^ Se non fosse stato per te sarei in un angolino
a piangere, perchè ho capito che il fandom è morto, ma il numero di letture continua a salire ^^" chi
sono questi utenti fantasma? Mah, è esattamente come dicevi, solo che qui si nota molto di più rispetto
al fandom su cui di solito scrivo. Vabbè, pazienza ^^ Allora, ora capisco che vuol dire leggere una
recensione-fiume XD Però è divertente, soprattutto se ci sono scritte cose sensate come le tue ^^ Sono
d'accordo con tutto ciò che hai scritto, mi sa che è vero che la nostra visione è simile ^^ (chiederò
i diritti appena finisci Luce dalle crepe? XD). Ho voluto descrivere apposta una Sophia simile ad Alex,
in quanto a rimorsi e sensi di colpa, perchè le due situazioni sono simili: Alex si sente responsabile
della morte di Yuris, e allo stesso modo Sophia (che secondo me ci ha goduto a farlo fuori XD ma
questa è un'altra storia). Però ho anche notato che Sophia si dimostra molto più forte di Alex, sia
perchè non è normale che una ragazzina si comporti da vice-comandante di una nave e in seguito assuma il
ruolo di Imperatrice, sia perchè la scena finale dell'anime vede lei con un sorriso riposato sulle
labbra, come se fosse abbastanza in pace con se stessa. Ma in quanto essere umano ha una sua fragilità
che ho cercato di descrivere. E come tale non può superare tutto da sola. E qui entra in gioco il nostro
caro Vincent ^^ Che può essere un cinico arrivista quanto vuole, ma per me è innamorato perso. Dalla prima
volta che ho visto l'anime, quando la salva nella torre, io ci ho visto molta tenerezza in lui. Forse in
minima parte vorrebbe che il ricordo di Alex svanisse in lei, perchè l'amore è egoismo, ma in fondo l'amico
è morto, ora è tempo di cicatrizzare le ferite, non di ingelosirsi per qualcosa che non esiste più. Per
questo è pronto ad accettare tutto di Sophia. E beh, in fondo "un caffé caldo brucia più di un cuore ferito",
che ti aspetti da uno così se non amore imperituro? XD
Ah, quella del ricordo era proprio Yuris, non Lavie ^^ Nella
mia povera mente, io me la immagino molto espansiva (insomma, per stare su una vanship pur se sei la
figlia del primo ministro vuol dire che hai un carattere piuttosto aperto e ribelle, no?), e quindi la vedo
benissimo a raccontare le sue avventure alla cuginetta (e chissà che le ha raccontato di Alex... XD). Ok,
grazie mille per tutti i consigli che mi hai dato, sei stata gentilissima, ma
io voglio leggere il tuo bel finale di Luce dalle crepe (non so con che diritto faccia richieste ^^")!
Grazie di tutto, grazie, grazie, grazie ^^
Ps. se davvero esistesse un Vincent in questo mondo, allora non cercherà mai me, ma una Sophia!!! XD Vabbè,
vagamente a lui XD
Halina: ohi, che sorpresa trovare il tuo commento, grazie ^^ Eh, lo so, è un'ardua scelta... Io sono della filosofia per cui sostengo Alex e Sophia fino alla morte (di lui), dopodiché Vincent può benissimo prendere il suo posto XD No, scherzo, mi piace questa coppia, e penso che un futuro insieme possano averlo. Sono contenta che la mia fic ti sia piaciuta ^^ Grazie ancora!
elyxyz: io davvero ti ringrazio tantissimo per aver letto questa fic, anche se non conosci il fandom (bisogna rimediare :P), ci ho messo l'anima in questa storia, perché continuo a credere che questo anime sia il migliore che abbia mai visto. Insomma, ci tenevo proprio tanto a scrivere qualcosa. Non so quanto possa essere apprezzata come original, c'era un background da conoscere e delle frasi importanti che si ripetevano... Io comunque ti ringrazio per aver apprezzato lo stesso, e non si sa mai che alla fine riesca a convertirti :P Grazie.
Vale: io qui non ti aspettavo XD Alla fine l'hai letta, ti ho fatto una testa come un pallone XD Prima o poi anche tu cederai al fascino di LE, è una minaccia ^^ A costo di vederci ogni puntata insieme e commentarla. Ok, andiamo con ordine. Reputo questa storia la migliore che abbia mai scritto, quindi non mi accontento di un "carina" XD e soprattutto non posso compararla con le altre, perché in questa ci ho messo tutto il cuore. Ehm, su Vincent dovrei aprire una parentesi che non finirebbe più XD E' il personaggio che più si avvicina al mio uomo ideale (sì, anche se fa ridere, è un dongiovanni marpione e ha certe uscite ridicole XD Ma come ben sai, non so resistere al fascino degli uomini in divisa, e lui ha una bellissima divisa bianca. No, basta, devo farti vedere LE!). Beh, sei stata una graditissima sorpresa, davvero, grazie mille sensei.