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Autore: lafilledeEris    05/10/2013    2 recensioni
La vita di Rachel da quando Quinn non c'è più è cambiata.
A Rachel non era piaciuta l’idea che Quinn piangesse, faceva venire meno la sua bellezza. Quel bellissimo sorriso.
Si sistema le pieghe leggere che le coprono le gambe. Lo fa un paio di volte, finché non sente i polpastrelli bruciare, sino a tirare il tessuto che minaccia di rompersi.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Quinn Fabray, Rachel Berry | Coppie: Quinn/Rachel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tre mesi, quattro settimane e sei giorni

Di distanza e dolore

 

 

Rachel è seduta davanti allo specchio, mentre si pettina la folta chioma bruna. Sente i denti della spazzola di legno che fanno attrito col cuoio capelluto . Da un po’ di tempo lo fa sola. Si fissa, inerme, davanti a quei grandi occhi scuri che non conosce.

Raccoglie i capelli in una lunga treccia, che le cade su un fianco. Le viene difficile pettinarsi dietro. Sino a poco prima non aveva problemi.

Non ha più tagliato i capelli, da quel giorno. A lei piacevano lunghi.

Si guarda le labbra morse a sangue. Il mascara è colato lungo le gote e cerca di toglierne i residui, sfregando energicamente col palmo della mano, ma quello resta lì, come una cicatrice.

Si alza dallo sgabello e guarda fuori dalla finestra. New York piange e le fa compagnia.

Le è sempre piaciuta la pioggia, da quando era bambina i suoi papà le dicevano che quelle erano lacrime d’angelo.

A Rachel non era piaciuta l’idea che Quinn piangesse, faceva venire meno la sua bellezza. Quel bellissimo sorriso.

Si sistema le pieghe leggere che le coprono le gambe. Lo fa un paio di volte, finché non sente i polpastrelli bruciare, sino a tirare il tessuto che minaccia di rompersi.

Lei, intanto, è distrutta.

Lascia che le gambe la guidino, che la città la chiami. Mentre lei muore dentro e vorrebbe diventare fumo, quello che riempie l’aria e impregna i vestiti, che dà fastidio al naso, che brucia in gola.

Dio solo sa quanto vorrebbe sentire di nuovo la voce di Quinn.

Corre sino al piano terra, finché non sente i polmoni farle male. Si ferma, per un attimo è titubante. Vorrebbe incontrare di nuovo il suo sguardo, continua a cercarla fra la gente, che, ormai, si è accorta di lei e la guarda stranita.

Abbassa lo sguardo e in quel momento si rende conto di essere scalza, si volta verso la porta a vetri del palazzo e le restituisce l’immagine di sé in camicia da notte.

Sono le cinque di un pomeriggio newyorkese qualsiasi. Di un giorno qualsiasi. Uno dei tanti.

Tre mesi, quattro settimane e sei giorni.

Rachel ha tenuto il conto sul muro accanto al suo letto. Perché il ricordo fa male, ma dimenticare sarebbe peggio. Sarebbe peccato. E lei, la sua colpa la sta già espiando.

Lei vive, sente ancora il battito del suo cuore sotto il pugno chiuso, poggiato sul petto. La mano si sposta sul vetro, che le restituisce il gesto.

Ad un tratto, le si poggia qualcosa sulle spalle. Sposta lo sguardo e si rende conto di non essere sola. Dietro di lei ci sono Kurt e Santana. Sulle spalle, un vecchio cardigan color caramello.

Sa ancora di bagnoschiuma alla camomilla.

E Quinn dov’è?

“L’ha fatto di nuovo.”,sussurra Santana, mentre l’abbraccia. Kurt non risponde, ma Rachel sa che la sta guardando compassionevole in quel momento.

Vorrebbe morire ogni volta che la guardano in quel modo, vorrebbe urlare che sta bene, che è forte e che non gliene importa un accidenti di quello che pensano.

È un altro giorno, uno in più senza di lei.

 

 

 

Beh, è un soporiofero sabato sera, io non ho nulla da fare ( anche se il libro di storia mi sta guardando malissimo LOL) ed era da un po' che non pubblicavo.

Tutto è nato mentre ascoltavo “Pioggia” dei OneMic, io avevo in mente qualcosa di particolare, così mi sono ritrovata scrivere di una Quinn morta, di una Rachel sull'orlo di una crisidi nervi e di una New York che amo, quella dei giorni grigi.

Si ringrazia IKilledSiriusBlack per il betaggio.

 

 

   
 
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