Serie TV > Glee
Ricorda la storia  |      
Autore: MissingPieces    06/10/2013    4 recensioni
“Il comò rotto nella loro stanza sa ancora del suo profumo. Lo so che è stupido ma qualche volta mi intrufolo di nascosto lì dentro, apro tutti i cassetti, mi sdraio sul pavimento e chiudo gli occhi e sento il suo odore.”
“Non è stupido.”
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Finn Hudson, Kurt Hummel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

That's not stupid


 

Questa piccola “storia” è nata dopo aver visto il promo della puntata dedicata a Finn e a Cory, non ci sono spoiler a parte la brevissima scena in cui appare Kurt dalla quale è appunto nata questa OS.

Non è nulla di ché, è diciamo un saluto a Finn da parte di Kurt e un saluto a Finn e a Cory da parte mia.

La scena a cui mi riferisco è questa:

http://31.media.tumblr.com/962ba4b82f73a9401758a88f3f19f542/tumblr_mu4gld4J391qaxxelo1_r1_500.gif

 

------------------

 

E' triste pensare con quanta facilità una vita possa finire, a volte è questione di minuti, di secondi e tutto finisce, per sempre.

Io lo so, ho perso una delle persone più importanti della mia vita, una di quelle che quando ti viene strappata così ingiustamente e così presto, non puoi fare altro che pensare che se hai visto la sua morte e se in qualche modo l'hai affrontata, potrai davvero affrontare qualunque cosa.

Non dico superata perché non basterebbe una vita per provarci, certe cose non si superano, certe cose non passano, certi dolori ti lacerano il cuore per sempre, ti spezzano e niente e nessuno potrà mai rimettere insieme quei pezzi.

Quando ricevi quella notizia, ti sembra che il tuo mondo sia finito, che ti sia aperta la terra sotto i piedi, senti improvvisamente un freddo gelido dentro di te che ti penetra nelle ossa, nelle viscere, nell'anima.

E ad un tratto la consapevolezza che non rivedrai mai più quella persona e che non sentirai più la sua voce ti investe e tu pensi solo che ne impazzirai.

Non riesci a crederci, ti chiedi come sia possibile che così in una manciata di minuti la sua vita sia finita.

Non riesci a realizzare, a capire, a trovare delle risposte perché semplicemente non puoi accettare che succedano cose del genere.

Non riesci a capacitarti che quella persona non esista più, sì, vivrà sempre nel tuo cuore, nei tuoi ricordi e dentro di te, ma fisicamente non esiste più e questo pensiero di distrugge.

E' difficile pensare che tu non ci sia più, fa male, fa male soprattutto perché tu eri ancora così giovane, così pieno di vita, pieno di progetti, di speranze e non è giusto che tutto questo sia sparito insieme a te.

Avevi finalmente trovato la tua strada, quella che sentivi essere giusta per te, avevi un sogno, un obiettivo da raggiungere.

Perché deve essere andato tutto in fumo?

E' strana la vita, in pochi minuti puoi smettere di respirare e così da un momento all'altro non fai più parte di questo mondo, non senti più nulla mentre chi rimane sente anche troppo.

Il vuoto, il dolore, l'incredulità, la rabbia, l'impotenza, tutto è troppo da sopportare, ma la cosa buffa è che non c'è scelta.

Chi rimane continuerà a vivere in qualche modo ma il suo cuore non sarà più quello di prima perché avrà perso un pezzo.

Noi abbiamo perso te Finn.

Il pensiero che non ti rivedrò più mi fa impazzire, è così ingiusto, così sbagliato.

Perché nessuno è stato in grado di impedirlo? Perché è successo così presto?

Non è giusto, tu saresti dovuto crescere, invecchiare, avresti dovuto essere felice, avresti dovuto fare tante cose e invece...

Da quanto ho ricevuto la notizia non riesco a smettere di pensare a te.

Sono tornato subito a casa ma non avrei mai voluto farlo per questo motivo.

Sto cercando di essere forte per tua madre, sto cercando di starle vicino il più possibile, ma la verità è che non c'è nulla che io possa fare.

Ha perso suo figlio, ha perso te. Come potrà mai andare avanti dopo aver perso una parte di sé?

Mio padre sta facendo del suo meglio, lo conosci, sai quanto è meraviglioso, ma non possiamo fare nulla per consolarla davvero.

E' tutto così difficile.

Tutto qui ancora parla di te, questa era la nostra casa, quella che abbiamo preso come una famiglia, ci sono le tue cose in giro e fa male, fa davvero male.

Io ho cercato di essere forte, ho finto di esserlo, ho provato a non piangere troppo davanti a Carole e a mio padre, ma non posso più fingere.

Sento un peso nel cuore che mi sta lacerando.

Anch'io sto soffrendo sai?

Ho perso un amico, ho perso un fratello e vorrei solo urlare fino a quando qualcuno mi spiegasse perché sei dovuto andare via.

Ma la verità è che se anche trovassi una risposta, non l'accetterei semplicemente perché la tua morte rimarrebbe comunque una cosa ingiusta.

Forse sono masochista ma mentre lascio finalmente le lacrime scivolare sulle mie guance vado in camera tua, ho bisogno di stare solo per un po' e ho bisogno di sentirti più vicino in qualche modo.

Aspetto un attimo e prendo un lungo respiro prima di aprire la porta, è tutto così difficile, a volte anche surreale, non riesco a ancora credere che sia successo davvero.

Vorrei aprire gli occhi, svegliarmi nel mio appartamento e scoprire che si trattava solo di un terribile incubo.

Sai ho provato a svegliarmi, ci ho provato fino a quando ho capito che il dolore era troppo forte per non essere reale.

Lentamente entro nella tua stanza, mi sembra quasi di invadere il tuo spazio, è tutto esattamente come lo hai lasciato quando vivevi ancora qui.

Mentre sento le lacrime bagnarmi sempre di più il viso, mi siedo sul tuo letto e inizio a guardarmi in giro, vorrei tanto vederti entrare da quella porta e guardarmi con sguardo confuso prima di chiedermi se ho bisogno di qualcosa o prima di mandarmi fuori perché secondo te non sei abbastanza vestito, per poi far uno di quei sorrisi storti, quando ti dico ridendo che ci siamo già passati e che puoi stare tranquillo, perché ho un ragazzo ora.

Ma tu non lo farai, non entrerai più da quella porta, non mi parlerai più, non mi chiederai più consigli, non mi abbraccerai più.

Più guardo le tue cose più la fitta che sento al cuore aumenta, le lacrime non si fermano, inizio a singhiozzare e comincio a fare fatica a respirare.

Poi mi stendo sul tuo letto e quasi ti chiedo mentalmente il permesso di farlo, ma tu non risponderai, non risponderai mai più.

Lentamente poggio la testa sul tuo cuscino e in un attimo vengo investito dai ricordi.

La prima cosa a cui penso è a quanto fossi patetico mentre cercavo di provarci con te, a pensarci ora mi sembra impossibile di essermi comportato in quel modo.

Ma ricordo tutto del nostro rapporto, ricordo come è cominciato, ricordo come si è sviluppato e soprattutto come è cambiato.

Ricordo della cotta che avevo per te e di quanto fossi felice quando, una volta, per estrazione ci fu assegnato il compito di cantare insieme e ricordo anche quanto ti arrabbiasti per quello, quella fu la nostra prima litigata, ma non durò molto.

Eri teso, non volevi cantare con un altro ragazzo e avevi cose molto più importanti da pensare che ti turbavano.

Ricordo che quel giorno per la prima volta tu ti apristi con me, parlammo della bambina che pensavi fosse tua figlia, io ti ascoltai e ti diedi qualche consiglio, avrei fatto qualunque cosa pur di essere notato da te.

Tu mi ringraziasti, mi sorridesti e io mi sentii così felice. Pensai di essermi innamorato di te fin da subito, tu eri il mio cavaliere dall'armatura scintillante.

Tu eri uno dei pochi ragazzi che non mi maltrattavano, tu mi guardavi e mi parlavi, penso fosse quello che il motivo per cui pensavo di provare qualcosa per te.

Ricordo quanto fossi contento quando mi chiamavi per chiedermi un consiglio, mi sentivo importante per il fatto che tra tutte le persone che avresti potuto chiamare, scegliessi proprio me.

Ricordo quanto fui sorpreso quando mi invitasti a casa tua per aiutarti a trovare, tra le cose di tuo padre, qualcosa di adatto per la serata con i genitori di Quinn.

Ricordo quanto fossi geloso di lei ma ricordo anche che volevo davvero aiutarti, volevo davvero fare qualcosa per te; purtroppo però il mio piano si rivelò un fallimento, anche se tu dicesti che in fondo andava bene così.

Ricordo che quel giorno mi sentii più vicino a te, forse perché anche tu come me, avevi perso un genitore e mi sentii come se in un certo senso avessimo un legame, in fondo avevamo in comune una cosa che solo chi la prova può capire come ci si sente.

Ma dovetti ricredermi quando i nostri genitori iniziarono a vedersi e tu non volevi che diventassimo una famiglia, non volevi trasferirti e vivere con me, non volevi che altre persone facessero parte della tua vita in quel modo.

Poi però ti avvicinasti a mio padre e iniziasti a cambiare idea ed io invece che esserne felice iniziai a vederti come un rivale, ti vedevo come il figlio che mio padre aveva sempre voluto e forse cominciai ad odiarti un po' per questo.

Poi le cose sembravano essersi sistemate finché mio padre non ti buttò fuori di casa.

Quel giorno le tue parole mi ferirono, ma dentro di me ho sempre saputo che avevi ragione, almeno in parte, il mio comportamento a volte era davvero imperdonabile, ti assillavo, non ti lasciavo in pace e ti proponevo cose assurde, come quella di vivere in una stanza arredata come piaceva a me, senza preoccuparmi di quello che volevi tu.

Ma quel giorno lo ricordo soprattutto per quello che mi dicesti nel corridoio della scuola mentre stavo per essere aggredito dai soliti bulli.

Mi ringraziasti perché dicesti che avevi molto da imparare ancora, che eri lì con quella tenda della doccia indosso, solo per me e che non avresti permesso a nessuno di torcermi un capello.

In quel momento capii che forse ci avevo visto giusto e che tu eri davvero diverso dagli altri ragazzi.

Mi sfugge un piccolo sorriso malinconico mentre penso a quello che facesti quel giorno, significò molto per me che ti conciasti in quel modo e affrontasti quelli che una volta erano tuoi amici solo per me.

Ero così fiero e orgoglioso di te, ci tenevi a farmi capire che eri davvero diverso e ci riuscisti perfettamente dimostrandoti coraggioso, altruista e buono.

Un'altra cosa di te che non dimenticherò mai furono le parole che mi dedicasti durante il matrimonio dei nostri genitori.

Il mio cuore si riempì di gioia mentre dicesti che nessuno ti aveva insegnato più di me ad essere un uomo, che ero stato grande ad organizzare tutto quello da solo e per questo avevi preparato un numero in mio onore, e che quel giorno era nata una nuova coppia io e te, due fratelli con madri diverse; dicesti anche che da quel momento mi avresti guardato le spalle, poi mi invitasti a ballare con te, mi abbracciasti davanti a tutte quelle persone e mi sorridesti.

Uno di quei sorrisi dolci, teneri e un po' storti che in passato avevo tanto voluto rivolgessi a me.

Forse non ti ho mai detto quanto quel discorso mi colpì, come mi colpì che tu avessi organizzato qualcosa per me, che tu davanti a tutta quella gente avessi detto e fatto quelle cose.

Mi sentii finalmente considerato da te, mi avevi dichiarato pubblicamente il tuo affetto e fu bellissimo.

Quel giorno capii tante cose, capii che sì, tu eri davvero diverso dagli altri ragazzi, capii che non ero mai stato veramente innamorato di te, pensavo di esserlo, ma la mia era più un'infatuazione dovuta forse al fatto che eri stato il primo ragazzo a comportarsi in un certo modo con me; capii di aver trovato un vero amico sui cui contare, capii di aver trovato un fratello pronto a proteggermi, capii di aver avuto la mia seconda occasione per avere un famiglia.

Ammetto che le motivazioni che mi hanno spinto a presentare mio padre a tua madre, all'inizio non erano delle più oneste, ma non rimpiangerò mai di averlo fatto.

Loro si sono innamorati, noi siamo diventati fratelli e insieme siamo diventati una famiglia.

Ma quella famiglia non sarà più la stessa, abbiamo un perso un pezzo e sarà dura andare avanti senza di te.

Mi manchi già Finn, ultimamente non ci vedevamo spesso ma non abbiamo mai smesso di sentirci.

Mi mancherà sentirmi chiamare fratellino, mi mancherà il tuo sorriso curvo e genuino, mi mancherà la tua voce che mi chiede un abbraccio, mi mancherà la sensazione di protezione fraterna e di affetto che sentivo quando mi stringevi.

Quanto vorrei poterti dare un ultimo abbraccio, farei qualunque cosa pur di aver la possibilità di vederti ancora solo per un minuto per stringerti forte come non ho mai fatto.

Invece nulla, sei andato via e non ho avuto neanche la possibilità di salutarti, di ringraziarti e di dirti che ti voglio bene.

Avrei voluto vederti felice e realizzato un giorno, lo meritavi.

Dicevi che ti avevo cambiato, che avevi imparato tanto e che, grazie a me, eri diventato una persona migliore ma io sono sempre stato convinto che tu fossi da sempre una bella persona, forse io ti ho soltanto aiutato a scoprirlo e se è così sono onorato di aver contribuito nel mio piccolo a farti essere quello che eri.

Mi sono accorto soltanto ora di essermi stretto al tuo cuscino e di averlo inzuppato di lacrime, vorrei essere più forte ma non riesco a smettere di piangere.

Prima che me ne renda conto mi alzo al letto e con passi lenti mi avvicino al tuo armadio, lo apro ancora con la sensazione di invadere il tuo spazio ma non posso fermarmi.

Ci sono ancora quelle orribili felpe e camicie che eri solito indossare a scuola e mi ritrovo quasi a sorridere mentre ti rivedo nell'aula canto, cantando e cercando di fare qualcosa che si avvicinasse a ballare, t'impegnavi con tutto te stesso ma a volte eri così buffo.

Ad un tratto accanto a quella fila di camicie vedo una giacca imbustata, è la tua giacca dei Titans, quella che indossavi con fierezza tra i corridoi, quella che ti faceva sentire uno dei ragazzi più fighi della scuola.

Non so perché lo faccio ma la scarto lentamente e prima di rendermene realmente conto la indosso.

Il cuore mi batte appena un po' più forte mentre sento il tessuto aderire al mio corpo, è un po' grande per me così me la stringo con forza in modo da farmi avvolgere il più possibile da essa; poi chiudo gli occhi e cingo le spalle con le mie stesse braccia come per abbracciarmi.

Continuo a tenere gli occhi chiusi e cerco di immaginare che quelle braccia che mi stringono appartengano a te e per un brevissimo istante mi sembra di riuscire a sentire il tuo calore.

E' così bello riuscire a sentirlo ancora e solo per un attimo mi accorgo di non avere più freddo come prima.

Intanto le lacrime continuano a scendere sul mio viso, non sai quanto vorrei che tu fossi qui per asciugarle.

Mi sento così stupido in questo momento ma è più forte di me, prendo un lembo della giacca e lo avvicino al mio viso, poi lentamente abbasso la testa fino a quando il mio naso s'incontra con quel tessuto un po' ruvido e così in un istante vengo invaso dal tuo odore, chiudo subito gli occhi e per un attimo ho davvero la sensazione che tu sia lì con me.

So che è stupido ma ho bisogno di sentirti in qualche modo e questo è l'unico modo che mi è rimasto, mi sento un idiota ma continuo a farlo dopo tutti questi anni anche con le cose di mia madre.

Sospiro concentrato ancora sul tuo profumo e forse ho perso il contatto con la realtà perché ad un tratto mi sembra di sentire la tua voce che dice...

“Non è stupido.”*

Il mio cuore si ferma per attimo mentre vengo sopraffatto dall'emozione.

In qualche modo riesco a sentirti Finn, accenno un piccolo sorriso triste mentre mi stringo sempre di più nella tua giacca.

Sai ho paura che con il passare del tempo dimenticherò il tuo profumo, le sfumature della tua voce, le tue espressioni.

Ma non ho paura di dimenticarmi di te, perché non succederà mai.

Rimarrai nel cuore di tutte le persone che ti hanno conosciuto, di tutte quelle che ti volevano bene, di tutte quelle che hanno imparato qualcosa da te, di tutte quelle alle quali hai cambiato la vita.

E non solo, parlerò di te anche a chi purtroppo non ha avuto la fortuna di conoscerti, parlerò di te ai figli che un giorno spero di avere, gli parlerò del loro zio Finn, un gigante a volte un po' imbranato ma con un grande cuore buono.

Impareranno a conoscerti e ameranno il loro zio -inn**, ne sono sicuro.

Apro gli occhi, faccio un lungo sospiro e mi avvicino ad una tua foto attaccata al muro in cui appari sorridente e felice.

Allungo una mano per accarezzarti il viso, il tuo sorriso è così dolce e contagioso che non posso fare a meno di accennarne uno anch'io.

Continuo a guardarti mentre tra le lacrime sussurro:

“Ciao fratellone, ti voglio bene.”

------------------

 

Note:

-*Probabilmente non c'è bisogno di spiegare ma non si sa mai.

Nella 1x10 c'è una scena dove Kurt parla con Finn di sua madre e dice:

“Il comò rotto nella loro stanza sa ancora del suo profumo. Lo so che è stupido ma qualche volta mi intrufolo di nascosto lì dentro, apro tutti i cassetti, mi sdraio sul pavimento e chiudo gli occhi e sento il suo odore.” Finn gli risponde:

“Non è stupido.”

Quando ho visto quella scena ho pensato subito che Kurt fa più o meno la stessa cosa con Finn e da qui è nata questa OS.

-**penso si sia capito, comunque “inn” è Finn senza “F”, ho immaginato che un bambino piccolo che non parla ancora bene potrebbe dire così.

Grazie mille se avete letto questa cosa, spero che vi sia piaciuta almeno un pochino e un grazie speciale a lady_hope per averla betata, sei stata gentilissima, grazie mille!

Ciao, alla prossima.

 

Ciao Cory

 

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: MissingPieces