The 24 Year-old Virgin.
By
Niamh
(N.b. "Tutti i personaggi di questa storia sono
maggiorenni e non mi appartengono, gli eventi non sono accaduti realmente e
questa storia non è scritta a scopo di lucro")
CAPITOLO UNO.
Patrick si alzò
dal letto.
La sveglia
segnava le sette e mezza, doveva prepararsi per andare
al lavoro.
Odiava i
lunedì.
Nutriva per
loro un odio così profondo e radicato che se mai avesse avuto una rock band l’avrebbe chiamata IHateMonday!
Ok, no,
questo era esagerato.
Ma comunque non gli
stava sicuramente simpatico.
Pete non
era in casa, ma la cosa non lo stupiva più di tanto. Il giorno prima era uscito
con il suo amico Travis, quindi non lo sorprendeva
trovare il suo letto ancora fatto.
L’avrebbe
incontrato al lavoro.
Si lavò i denti, si preparò, fece colazione (perché, davvero,
come si può affrontare una dure giornata senza frittelle?!) e uscì di casa,
dirigendosi dove lavorava.
Uno stupido
negozio di hobbistica, bricolage e oggetti per la casa.
House of Birch.
Era nato a
Chicago. A diciotto anni si era trasferito a Los Angels,
perché a chi non attira la vita che fanno vedere su E! entertainment ?!
Voleva fare
qualcosa di grande e Los Angeles era il posto adatto.
E’ solo che
aveva imparato presto che la vita non è affatto come
la fanno vedere sulla tv satellitare.
Si era
dovuto trovare un lavoro come commesso. E la cosa in se non era male se non
fosse stato per i suoi colleghi psicotici, per il suo capo vittima di un
esaurimento nervoso perenne e una macchinetta del caffè che serviva una
sostanza non identificata ma dal sapore simile a quello dell’acqua e del
detersivo che si usano per pulire le piastrelle del pavimento.
Pete era
il suo migliore amico, nonché collega, nonché
coinquilino.
Forte, ne?
Praticamente
erano come Cip e Ciop.
Parcheggiò,
mise l’antifurto alla macchina (ok, avrebbe anche potuto risparmiarselo, a dir la verità. Quella macchina ormai era diventata un
cimelio da passare alle generazioni future per quanto era vecchia) e entrò nel magazzino.
Appoggiò la
giacca sul tavolino in plastica del retro e vide Bert seduto sui gradini del piazzale dove scaricavano le
merci.
Esatto, Bert McCracken era uno dei suoi
colleghi psicotici.
E ora se ne
stava seduto fuori con una lattina di Red Bull vicino e quella che aveva tutto
l’aspetto di una canna in mano.
Patrick
sperò, pregò, implorò che non
l’avesse visto.
-Ehi, Trick!- esclamò l’amico. –Come va?-
Le sue
preghiere non erano state ascoltate.
Ecco perché
era così restio ad andare in chiesa la domenica.
-Ehi, Berty! Bene, grazie. E tu?-
L’altro
annuì. –Non c’è male. Sai che cosa ho fatto nel weekend?-
-No-
scosse la testa Patrick. –Non eravamo insieme… Vuoi raccontarmelo comunque?-
Bert
sorrise aspirando un altro tiro. –Ok, se insisti. Allora… Sabato pomeriggio io
e Quinn abbiamo preso la macchina e siamo andati a Las Vegas. Avevamo una
camera e tipo 40 $ di erba. Ok, non la suite all’Hard Rock, ma l’importante non
era quello… l’importante è che lui aveva due biglietti
per David Copperfield! Ce ne siamo fumati più della metà e siamo andati allo
show. Dio, non mi sono mai sentito così… Ci crederesti che quelli stupidi
giochetti mi facevano salire la botta
vertiginosamente?! Tutte quelle luci e quell’atmosfera… Dio! E tu, invece? Che
hai fatto?-
Patrick alzò
le spalle. –Io e Pete abbiamo affittato SuperBad… E’ divertente, sai?-
Bert rise.
–Dio, quand’è che vi sposerete voi due?-
Patrick
scosse la testa. –Credo non molto presto, magari nel prossimo millennio.
Comunque, dopo lui è uscito con un suo amico e io sono
andato a dormire…-
-Oh..- sussurò Bert
aspirando un ultimo tiro e spegnendola sotto la suola delle scarpe. –Oh.. bhe, divertente-
-Ma che
cazzo!- esclamò Jared Leto,
il padrone del negozio, uscendo fuori. –Perché ogni
santa volta che vi cerco siete in pausa? Chi pensate
che farà il vostro lavoro? Eh? I nani da giardino esposti nel reparto sei?!-
Patrick
abbassò lo sguardo mormorando uno –Scusa- al suo capo.
Anche Jared abbassò gli occhi e vide la canna appena spenta da Bert. –E
quella cos’è?! Una canna?! Oh mio dio! State fumando erba nel mio negozio?!-
-Dio, Jared, ma sei stato assegnato a me?!-
urlò Bert alzandosi in piedi. –Ogni santa volta che
mi rilasso giro lo sguardo e… sorpresa.. chi c’è? Ci
sei tu! Non salti fuori quando Adam ruba i sottovasi dal magazzino, o
quando Brian porta la tequila e la versa nel boccione dell’acqua per farti
ubriacare. No, e sai perché?! Perché sei impegnato a
stressare me!-
Jared
strinse gli occhi. –Andate. A. Lavorare. Subito.-
Bert alzò
le mani in segno di resa e tornò dentro.
-Alla
buon’ora- mormorò Adam spostando una trave di legno e
cercando di metterla sul ripiano senza cadere. –Si può sapere
dove eravate finiti? Io sono qui da solo mentre Pete
è sparito, Gerard sta flirtando con Frank e Brian
dorme sul divano! Ho dovuto mandare Jared a cercarvi!-
Patrick
spostò lo sguardo attraverso la porta vetri fino a vedere un ragazzo dai
capelli neri, seduto davanti al tavolo di plastica rossa della stanza che
usavano quando erano in pausa, dove lui aveva appoggiato la giacca qualche
minuto prima, sorridere ad uno più giovane e Brian
dormire a bocca aperta, probabilmente alle prese con i postumi della sbornia
del weekend.
Patrick
c’era abituato visto che lo stesso spettacolo si
ripeteva più o meno tutte le settimane.
-Che cosa?
L’hai mandato tu? E dove è finita la solidarietà tra colleghi?- urlò Bert alzando le braccia.
Adam
strinse gli occhi. –Se ne è andata nel momento in cui
mi è arrivato il mal di schiena cronico. Sei tu il magazziniere, dovresti
spostarla tu questa merda!-
-Ah!-
esclamò l’altro avvicinandosi. –Ora facciamo anche gli spocchiosi?! Bene, bene signor Lazzara-
In quel
momento Brian si svegliò per colpa del baccano prodotto dai due, si guardò in
torno e capì di essere di troppo, così si stropicciò
gli occhi e si avviò verso gli altri.
-Dio, potete
fare meno casino? La gente vuole dormire qui dentro!-
Adam e Bert si girarono, fulminandolo letteralmente con lo
sguardo. –Vaffanculo, Haner!-
esclamarono insieme.
Lui alzò le
spalle e prese un caffè dalla macchinetta.
-Che diavolo
ci trova secondo voi a venire tutti i pomeriggi, le pause pranzo e le sere
prima della chiusura?- chiese Adam accendendosi una
sigaretta e sedendosi su una sedia.
Lanciò il
pacchetto a Bert, che ne tirò fuori una per se e una
per Brian e poi domandò a Patrick se ne voleva. Lui
scosse la testa e Bert alzò le spalle, rilanciando il
pacchetto al suo proprietario.
-Chi?
Frank?- domandò dopo, aspirando un tiro. –E’ innamorato-
-Si, ma dico…
tutti i giorni, prima di andare a lezione al college, passa di qui. Io pagherei
per non passarci le mie giornate!-
Brian alzò
le spalle buttando la cenere nel posacenere. –Almeno lui scopa-
-Perché?-
chiese Adam avvicinando la sedia. –Tu e Zack? Nisbe?-
-No, è che…
ultimamente è tutto più strano… anche il sesso non è come prima… è più.. lento e più strano…-
-Sai, certe
volte è un bene non comportarsi come due animali in
calore, sapete io e… - cominciò Adam.
Bert
grugnì. –Non ricominciare con le storie tue e di John! Non eravate perfetti,
lui ti ha messo le corna, era un vero stronzo!-
-Come ti
pare- mormorò Adam aspirando un altro tiro.
Patrick
rimase zitto, perché, davvero, che cosa poteva dire?!
Tutto quello
scopare, fottere e roba varia non era il suo argomento
forte.
Non era mai
riuscito a, come dire.. consumare.
Solita
vecchia storia.
Interessava
solo a persone che non gli interessavano e quelli che gli interessavano
non erano interessati a lui.
E nel
frattempo il tempo era passato e ormai lui aveva paura di avere perso il
treno.
-Buon
giorno, colleghi. Il sole ci sorride, non ci sono nuvole in cielo ed è un buon
giorno per lavorare!- disse Pete buttando la felpa
sulla sedia vicino a Adam.
-Ma ti sei fatto
di funghetti, Wentz?- chiese Bert
socchiudendo gli occhi. –Stronzo, avresti potuto dirmelo, così me li portavo a
Las Vegas! Sai che spettacolo sarebbe stato!?-
Pete
sospirò. –No, Bert, non mi sono fatto di funghi. Sono
solo di buon umore-
-Interessante- mormorò Brian prendendo il cellulare. –Chiamo il bar all’angolo, ho
bisogno di un caffè decente. Voi prendete il solito? Così dico a Ryan di
portarcelo..-
Tutti
annuirono.
Brian si
voltò verso la stanza sul retro.
Gerard e
Frank ormai avevano smesso di parlare e sorridere e si stavano baciando.
–Secondo voi devo ordinare qualcosa per quei due?-
Pete alzò
le spalle. –Non credo che vogliano un caffè visto che
Gerard sta praticamente controllando le tonsille di Frank con la propria
lingua-
Ryan arrivò
qualche minuto dopo, con un vassoio e cinque caffè dentro.
-Ciao Ry, come va?- chiese Pete.
Ryan sorrise
appoggiando le tazzine sul tavolo. –Ciao ragazzi. Pete.
Tutto bene, grazie.-
-Allora- Pete gli si avvicinò con un sorriso che cresceva a vista
d’occhio. –Che fai sta sera?-
Ryan prese i soldi che gli stava dando Adam
e li appoggiò sul vassoio. –Esco con Brendon, come al solito. Stiamo insieme-
-Già-
mormorò Pete perdendo improvvisamente il suo buon
umore. –E lui è al bar?-
Ryan annuì.
–Sì. Lavoriamo insieme.-
-Già-
disse di nuovo.
Ryan salutò
e se ne andò.
-E’ brutto
quando ti respingono- sussurrò bevendo il caffè tutto d’un
fiato.
-Forse
dovresti smetterla di fare la puttana in giro e cercare seriamente qualcuno.-
intervenne Adam.
-Perché
averne accontentarsi di uno quando puoi averli tutti?- chiese Bert battendo il cinque a Pete.
-Certo-
annuì Adam poco convinto. –Perché tutta la
popolazione maschile di Los Angels sta aspettando
voi…-
Gerard e
Frank nel frattempo erano usciti dalla saletta, e il più grande stava
accompagnando il suo ragazzo all’uscita.
-Allora,
ragazzi…- cominciò Gerard tornando con i colleghi. –Avete impegni per domani
sera?-
Spostò lo
sguardo su ogni persona presente nella camera, guardando se qualcuno aveva il coraggi di parlare.
Nessuno lo
fece.
-Bene,
perché Frank ha organizzato una festa per il suo compleanno e, indovinate,
siamo tutti invitati!- disse euforico.
Nessuno ebbe
il tempo di rispondere che furono interrotti da Jared.
-Dio, avete fatto una società?! Avete intenzione di giocare a
strip-poker?! Io ho il negozio scoperto, razza di
protozoi informi! Che senso ha per me aprire un negozio se i miei commessi si
ammutinano, eh? A lavoro!-
TO BE CONTINUED...
[NdA: Eccomi qui ^^
Allora, la
storia è sempre la stessa. “30 Giorni” sta finendo ed
io ho bisogno di una storia demenziale a capitoli che mi tenga su di morale. Quindi ho pensato a questa xD
E’ una
specie di rivisitazione di “40 anni vergine”
(amo quel film, è uno dei miei preferiti xDD Mi fa
morire dal ridere ogni volta. L’ho visto ancora ieri sera, la mia mente ha
cominciato a cosare, e allora eccoci
qui xDD).
Neppure io
però ne sono convintissima (addirittura meno delle
altre volte -.-“ ) quindi ditemi se pensate che io
debba continuarla o no…
Comunque
questo è solo il primo capitolo, i prossimi saranno migliori, giurin-giuretta ^^
Ricordo che
questi fatti non sono mai accaduti e
non accadranno
mai, io non intendo dare una
rappresentazione veritiera del carattere delle persone citate qui dentro (che
appartengono a loro stessi e non a me).
Neppure il
film The 40 year-old virgin è mio, ma è di
proprietà dell’Universal e di chiunque l'ha scritto/prodotto.
Ho scritto
un’ipotetica trama, e i capitoli, salvo cambiamenti dell’ultima ora, dovrebbe essere 12.
Ditemi tutto
quello che pensate =)
Un
ringraziamento speciale va a mia sorella perché
se non ci fosse lei che mi asseconda nei miei deliri, nulla di quello che scrivo probabilmente ci sarebbe.
Un bacio a
chi ha letto e commenterà e anche ha chi ha letto solamente =* ]
Kisses.
Fede.