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Autore: Crysalis    02/04/2008    0 recensioni
Terra. 2178.
Non esiste più repubblica, non esiste più libertà... non esiste più niente. solo la Giunta, e una dittatura che dura ormai da quasi vent'anni. E in questo mondo, dei ragazzi normali vivono, sognano... e affrontano ciò che nessun altro può affrontare.
Genere: Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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"Non se ne parla, ragazzi. Per entrare, fatemi vedere le schede d'identificazione"
Ecco, questo era il mio incubo. Più il tempo passava più la gente per farti entrare nei locali voleva vedere quelle dannatissime schede di identificazione. E, se per il 99% della popolazione la cosa non costituiva nemmeno un problema, per me lo era. Non passò più di qualche secondo infatti prima che i miei amici si voltassero per osservare tristemente me. Era questa la cosa più brutta. Sebbene di solito non sono una ragazza che si vergogna facilmente, mi ritrovai ad abbassare lo sguardo, mortificata, arrossendo violentemente. Assumendo un colore cui troppo assomigliava la mia scheda, troppo per entrare in quel locale.
"Oh, andiamo", provò qualcuno, incerto. "Siamo venuti qui fino alla settimena scorsa. Il padrone ci conosce, lo a che Morrigan è... che noi siamo ragazzi a posto". Lo guardai infastidita. In realtà proprio lui non provava nessuna simpatia nei miei confronti, ma stava solamente difendendo i propri interessi. Qualcuno si avvicinò a me, spalleggiandomi deciso.
Imbarazzo e vergogna.
"Su, ragazzzi", azzardai dopo un po', sebbene sapessi che era inutile. Era quasi fastidiosa la leatà dei miei amici nei miei confronti. "Voi entrate pure. Io chiamo mia madre e mi faccio venire a prendere", dissi sicura, sorridendo. Ovviamente non mi ascoltarono nemmeno.
In compenso le mie parole attirarono lo sguardo del buttafuori su di me, sguardo che si abbassò celere al mio petto, dove brillava la mia scheda d'identificazione. Arancio. Un colore troppo simile al rosso, come ho già detto.
"Sembri troppo giovane per essere una Ribelle, ragazzina", osservò la guardia ghignante. Sostenni orgogliosa il suo sguardo.
"Sono la figlia di Viktor e Sophie Olivaw", dichiarai freemente. Ovviamente erano dei nomi che, sebbene non molti degli uomini comuni conoscevano, le guardie e quelli che avevano combattuto i moti di ribellione del '63 conoscevano bene.
Mio padre, Viktor Olivaw, era stato l'ultimo presidente dell'Impronunciabile - scusatemi se uso il volgare nome dato dalla Giunta al Partito, ma ormai siamo tutti così abituati ad utilizzarlo... inoltre qualcosa che non viene pronunciato è qualcosa che si teme. Noi tutti siamo fieri di questo terrore - prima che la dittatura della Giunta tendesse le sue dita sul mondo che conoscevamo, e quando ormai questa fu al potere, fu il primo a guidare le rivoluzioni contro di essa. Morì nel '64, dopo una lunga convalescenza, vittima di qualche malattia creata dagli scienziati della Giunta. Era così che eliminavano i loro nemici all'epoca. Io avevo cinque anni, e non dimenticherò mai l'orrore incartapecorito che era diventato il corpo di mio padre prima di smettere di soffrire.
Mia madre, Sophie Olivaw, non venne eliminata solo perchè era un elemento di spicco della cultura dell'epoca. Psicologoa, sociologa, studiosa della natura umana e famosa scrittrice, oltre che ammirata donna di spettacolo. Credeva negli stessi ideali del marito - anche di più del marito, infatti fu sempre lei a spingerlo ad andare avanti - ma ad un certo punto capì che abbassare la testa davanti al pubblico e continuare le ribellioni dietro le quinte era una cosa molto più facile. Non la vidi mai piangere per la morte di papà, ma so bene che ci ha sofferto. E non mi ha mai rivelato di essere la Bluemoon, la guida dei moti rivoluzionari che tanto fastidio da alla Giunta, ma io so che è lei. Gli ultimi quattordici anni della mia vita li ho trascorsi cambiando di frequente casa, e avendola spesso invasa dai soldati della Giunta per perquisizioni a sorpresa.
Non hanno mai trovato nulla.
Come mi aspettavo, gli occhi del buttafuori tremarono a sentire quel nome. Non penso che vedesse in me, una ragazzina di diciannove anni appena, un pericolo per lui o chiunque altro, ma ugualmente quelli erano nomi pericolosi.
"Andiamo Morrigan", disse uno dei miei amici in tono mesto, prendendomi per un braccio e tirandomi via.
"No, ma...", mi riscossi all'improvviso, "Voi andate, tranquilli, io..."
"Non ci faranno entrare", ribattè lui seriamente, senza rimpianti.
"Come..."
"Non ci farà entrare, sebbene le nostre schede siano azzurre, adesso che hai fatto il nome dei tuoi genitori", mi spiegò pazientemente, tranquillo.
"Oh", mi resi conto che era così. Di nuovo vergogna. "Mi dispiace, io..."
"Tranquilla", lui sorrise, "Non ci saremmo andati comunque"
"In ogni caso, Morrigan", disse Roy, il ragazzo che per primo aveva preso le mie difese davanti alla Guardia, "Potresti evitare di ribadire ogni volta la tua vicinanza con i ribelli... così metti nei guai anche noi"
"Non c'è bisogno che ribadisca la mia vicinanza con i ribelli", dissi irritata, "Il mio nome ribadisce la mia vicinanza con i ribelli. Morrigan Olivaw. Lo sai che non ci sono molti Olivaw in circolazione. Non in questa prefettura, quantomeno."
"Sì, ma.... di questo passo schederanno pure noi. Non saremo più azzurri ma gialli. Sai cosa vuol dire vero?"
Tacqui, arrossendo ancora di più. Ancora una volta, aveva ragione. Dannazione a me, rischiavo di fare degradare i miei amici, in questo modo. E sapevo già abbastanza quanto potesse essere difficile la vita dei degradati. Già non era facile per i cittadini normali, quelli schedati con l'azzurro. Più in basso si scendeva, più difficile era andare avanti. Se mia madre non avesse guadagnato tutti quei soldi con i suoi libri prima dell'arrivo della Giunta, probabilmente avremmo fatto la fame. Non ci sono sconti, favoreggiamenti nè nient'altro per quelli con la scheda rossa, come mia madre. Può entrare solo i pochi, pochissimi posti, e in quei pochi posti la mercanzia è poca e il prezzo esorbitante. Già io, con la scheda arancione, avevo l'accesso vietato a molti locali. E anche le schede gialle avrebbero trovato un'infinità di difficoltà, troppe per persone comuni come i miei amici.
"Mi dispiace", mi ritrovai a mugugnare contro me stessa, tremando di rabbia. "Starò più attenta la prossima volta". Mi sentivo come una bambina.
La cosa più brutta è che questa era la nostra situazione, questa la nostra società, e nessuno faceva niente per fermarla! Un'orrore continuo e indicibile. Ed era già tanto che non ci aggredissero per strada i mocciosi viziati e protetti dalla giunta con la scheda verde.
"Tranquilla", disse Lyla, sorridendo e abbracciandomi, "Cosa facciamo allora?"
Lyla era la mia migliore amica, e aveva la delicata capacità di cambiare discorso con leggerezza senza dar fastidio a nessuno.
Torniamo indietro e buttiamo giù la guardia. Entriamo nel locale e proclamiamo una nuova rivoluzione. Questo avrei voluto dire, e mi ritrovai a pensare che era davvero una stupidaggine. Dopo sedici anni di crudele dittatura della Giunta, pochissima gente era ancora disposta a combattere. Il piccolo popolo, pur di conservare quel poco che aveva, era disposto ad accontentarsi. E anni di omicidi, crudeli repressioni, sevizie e dolori avevano insegnato ad abbassare la testa un po' a tutti.
Inoltre, l'attuale divisione delle prefetture rendeva praticamente impossibile organizzare una rivolta su larga scala, e riuscire a conquistare una prefettura sarebbe servito a ben poco, quando c'erano eserciti pronti a sciamare lì da ogni dove a distruggere quanto era stato difficilmente conquistato.
Quella delle prefetture, poi, erano uno degli altri orrori del nuovo Sistema: la loro divisione era iniziata più di cento anni prima, e, man mano che passava il tempo e si andavano restringendo e aumentando di numero, la situazione era drasticamente peggiorata, regalandosi infine letteralmente nelle mani della Giunta. La suddivisione in prefetture era iniziata esattamente 165 anni prima; fino a quel momento, il mondo era diviso in stati di medie dimensioni, ma comunque disposti ad aiutarsi al loro interno e tra loro. Poi, una nuova legislazione aveva cominciato a dividere gli stati al loro interno: ogni regione viveva da sola, senza più nulla chiedere o ricevere dallo stato principale. Non ci volle più di qualche anno prima che le regioni si dividessero ulteriormente, in tutti gli stati del mondo, fino a ridursi, mezzo secolo prima dell'arrivo della Giunta, in prefetture più o meno piccole, dove le più grandi avevano le dimensioni di due o tre città. Ovviamente, tra le varie prefetture, persino tra quelle confinanti, vigeva l'odio più totale: se all'inizio era totalmente vietato attraversare i territori vuoti per passare da una prefettura all'altra, dopo un po' semplicemente nessuno lo desiderò più, in quanto tutti sapevano quanto poco ci volesse in una prefettura sconosciuta prima di aver fatta la pelle. Questa situazione permise, quando arrivò la Giunta, di mettere rapidamente le mani su tutto il terreno: partendo dalla prefettura di Rewind, sede del Principe dell'Antico Stato - era ormai quella la carica più importante dello stato, abbandonati le antiche vestigia della democrazia - aveva conquistato ad una ad una tutte le prefetture confinanti. Una volta conquistato l'intero stato, sebbene ormai il concetto di stato fosse per noi qualcosa di sconosciuto e misterioso, si dedicò alla conquista delle prefetture degli stati confinanti: cambiavano le lingue, gli usi, ma la realtà era sempre quella, di popoli poveri e facili da conquistare, disinteressati al loro destino. E il potere della Giunta sembrava infinito.
Ci misero incredibilmente poco a riunire tutto il mondo sotto il loro comando, soprattutto perchè ormai l'informazione tra prefettura e prefettura era pressochè nulla, e non esistevano più eserciti per la difesa. Vivevamo in un tempo di pace, prima dell'arrivo della Giunta, sebbene era una pace figlia del nulla e del vuoto. Una pace senza vita.
Entro una decina di anni il potere era ormai totalmente in mano della Giunta, che pose il suo dominio a Rewind, prima prefettura conquistata. In quel momento parte del popolo parve risvegliarsi, e cominciarono le rivolte. Era il '62, due anni prima della morte di mio padre.
"Cosa ne pensate di andare alla Villa?", chiese Van, uno dei miei amici, risquotendomi dai miei melodrammatici pensieri.
"E dopo?" Roy sembrava dubbioso.
"Prendiamo da bere e andiamo in qualche parco. Non abbiamo bisogno di un fottutissimo locale per stare assieme"
Sorrisi. Van era sempre abbastanza immediato e deciso. Inoltre la sua idea non era male, così decidemmo di accoglierla. L'importante era bere.... e anche che qualcuno con la scheda azzurra entrasse e comprasse roba per tutti, visto che tra le altre cose io avevo anche il divieto di bere. Ci volle circa un'ora, per raggiungere la Villa, comprare il beveraggio e trovare un giardino tranquillo e poco illuminato dove sdraiarci. Mi sentivo tranquilla quand'ero così, sola con i miei amici, e soprattutto lontano da tutti quei miseri benpensanti che mi adocchiavano male ogni volta che vedevano la mia scheda arancione.
"A cosa pensi?", mi chiese dopo un po' con delicatezza Lyla.
"Alla Giunta"
"Pensieri sovversivi, quindi", disse ridendo Van. Sorrisi.
"Più o meno. Ma dopotutto non potremo mai concludere niente, perciò meglio che smetto di pensarci", dichiarai, afferrando una bottiglia e tracannandone il contenuto.
"Perchè, cosa vorresti concludere?", chiese teso Roy.
"Credimi, le tue orecchie non lo vorrebbero sentire", dissi ghignando.
"Cosa intenti dire?"
"Che tu vuoi sempre evitare di sentire qualsiasi cosa potrebbe mettere in pericolo la tua bella scheda azzurrina, quindi non mi chiedere cos'ho in mente", ribattei irritata.
"Mi stai dando del codardo?", il ragazzo si alzò, guardandomi furibondo.
"te lo sei dato da solo", feci io tranquilla, restando seduta a guardarlo serenamente.
"Senti ragazzina...", era furibondo. Aveva completamente perso il controllo di sè, e mentre mi guardava con gli pcchi colmi di odio capii che stava per dirmi tutto quello che aveva sempre pensato di me. Sorrisi. "Non so cosa ti passa per quella sottospecie di cervello che ti ritrovi in testa. Non so cosa pensi di me, di noi, di tutta la popolazione che per sua malaugurata sfortuna non indossa una scheda arancione, segno di riconoscimento per quelli come te che sono figli di gente che è crepata nel modo più inutile del mondo e credeno di essere gli unici degni di giudicare questo mondo e chi ci vive, di disprezzarlo. Non so cosa pensi nè lo voglio sapere: sappi solamente, però, che tutti... noi tutti odiamo questo modno. Ci fa schifo e vorremmo che fosse diverso. Ma non per questo andiamo in giro parlando di inutili progetti rivoluzionari quando sappiamo che questo servirebbe solamente a mettere nei guai la nostra vita e quelle delle persone che ci stanno accanto.". Si fermò un attimo osservandomi infurioato, le narici dilatate. Era un bello spettacolo, i biondi capelli scombinati dal vento e dalla sua stessa furia, gli occhi lucidi per l'alcol bevuto, le guancie rosse per quanto si era infervorato a parlare. Quasi mi venne da sorridere, se non fosse stata una scena così pateticamente tragica. "Io... io...". tacque strabuzzando gli occhi in un'espressione di autentico dolore. Noi tutti, intenti ad ascoltarlo attentamente, ci mettemmo qualche secondo a capire che cosa stava succedendo, e comprendemmo appieno che c'era qualcosa che non andava solo nel momento in cui lo vedemmo cascare in avanti senza un suono, e cadere a terra come un sacco di patate.
Rimanemmo immobili ad osservare il suo corpo immobile, come morto, per poi alzare lo sguardo, orripilati, alle sue spalle. Un gruppo di uomini si stavano avvicinando, e avevano degli Storditori in mano. I ghigni sulle loro facce erano orribili.
"E duenque, qui abbiamo un folto gruppo di giovani ribelli....", disse uno. Poi ci furono addosso.



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Inanzitutto, chiedo scusa per la brevità del capitolo, nonchè per la sua... come dire... pallosaggine. Mi rendo conto che tutte queste spiegazioni sulle schede, la Giunta, le prefetture, eccetera, sono noiose e di scarso interesse, ma è il primo capitolo, il capitolo introduttivo, e sebbene molte cose si sarebbero potute capire da soli mi sembrava giusto spiegarle.

Nota sui nomi:
Olivaw: penso che da questo nome, e dal riferimento alla Giunta, sia possibile intuire una passione per la sottoscritta per Asmov. Volevo pertanto dire che il nome, ispirato al mio adorato R. Daneel Olivaw, non implica collegamenti con il robot della saga, ma è solo una voluta citazione di una piccola ammiratrice. Per quanto riguarda la Giunta, ok, mi sono ispirata a "fondazione anno zero", ma a parte la tirannia da parte di un esercito, c'entra poco e niente con la Giunta di asimov.
Morrigan: mi è stato detto che è un nome pericoloso, e io l'ho lasciato proprio per questo. Morrigan è la divinità celtica della guerra, della sessualità e della violenza, e credo che questo indichi che strada prenderà il mio personaggio nei prossimi capitoli.
Gli altri nomi verranno spiegati più avanti, se sarà il caso XD
Sì, lo so, mi dilungo troppo. Spero comunque che questo prima capitolo si sia fatto almeno leggere. Saluti!

  
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