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Autore: Colli58    06/10/2013    5 recensioni
Washington era diversa, ma comunque affascinante, ne avrebbe apprezzato la bellezza un poco alla volta imparando a conoscerla e a viverla grazie alla presenza di Kate in quel posto.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Kate Beckett guidava con sicurezza nel lungo viale verso casa.
Non era molto stanca, la settimana era stata impegnativa ma tutto sommato non poteva lamentarsi per la media degli ultimi tempi. Il caso era stato abbastanza noioso, gli intrighi politici e di sicurezza nazionale si stavano dimostrando piuttosto ripetitivi e non avevano quel fascino decadente degli omicidi passionali, oppure quelli pittoreschi legati alle più svariate perversioni della natura umana.
Sorrise divertita pensando che quelle perversioni erano la gioia di Castle durante i loro casi al dodicesimo distretto. E poi c’erano le giornate noiose, le scartoffie e l’archiviazione di tutto il materiale, che nell’FBI si era dimostrato anche più insopportabile. Aveva sempre immaginato che qualcun altro burocrate si dovesse preoccupare di tali mansioni: purtroppo anche tra i pezzi più grossi questa attività era lasciata all’agente che aveva seguito il caso. Insomma tra i federali i casi erano molto più importanti e le noie della burocrazia proporzionalmente più corpose.
Certo la McCord aveva spartito poco equamente i compiti, ma era il prezzo da pagare per essere la seconda nel gruppo: partner sì, però lei era sempre l’ultima arrivata e quelli erano i vantaggi del comando. Ne sapeva qualcosa perché lei aveva applicato questa strategia a Ryan ed Esposito più volte.
Già, partner come Castle che invece odiava occuparsi delle scartoffie, per lui il divertimento era finito una volta risolto il caso e la sua testa volava già verso quello successivo.
Castle gli mancava molto, erano tre settimane che non si vedevano a causa di impegni vari e quel suo maledetto telefono era scarico da parecchie ore così non aveva potuto chiamarlo appena uscita dall’ufficio.
La voglia di risentirlo le stava facendo diventare il piede decisamente più pesante sull’acceleratore, ma Dupont Circle era comunque un caos da superare, anche a quell’ora tarda del venerdì sera.
Voleva solo riuscire a chiamarlo, magari concedersi un bel bagno e stare al telefono con lui ore per parlare del più e del meno, cullandosi con la sua voce e le sue pazzie verbali.
Una volta giunta a destinazione, parcheggiò nel suo posto auto, e si sbrigò ad uscire dall’auto per raggiungere la porta d’ingresso. Aprì la porta e subito un profumo appetitoso la investì. Qualcuno aveva cucinato e lei non aveva dubbi sul colpevole di tale gustoso reato. Cercò l’interruttore della luce sorridendo e rimase un po’ delusa nel vedere la cucina pulita e tutto perfettamente in ordine, fin troppo considerato che aveva lasciato il cesto dei panni sporchi proprio sulla porta del bagno ed era miracolosamente sparito. Il segno della inequivocabile presenza di Castle era una bottiglia aperta del suo vino rosso preferito lasciata sul bancone insieme a due bicchieri. Si era fiondata in camera a letto, ma di lui nessuna traccia. L’appartamento era minimale e lui non poteva essere nascosto nell’armadio, era troppo piccolo per la sua stazza. Sospirò cercando il carica batterie del suo cellulare e lo attaccò alla presa della corrente. Nell’attesa che quei pochi secondi di alimentazione il telefono riprendesse vita per poterlo utilizzare, si lanciò verso il frigorifero che aprì incuriosita e vi trovò ogni ben di dio. Una casseruola con costolette d’agnello al parmigiano e prezzemolo, origine di quel delizioso profumo che aleggiava in cucina, e poi una selezione di formaggi, pane francese e fragole a volontà. Il suo splendido e goloso fidanzato...
Chiuse il frigorifero e tornò al telefono, lo accese impaziente e appena fu pronto richiamò il numero dalla rubrica.
 
Castle stava camminando con le mani in tasca lungo la strada che faceva il giro dell’isolato del quartiere in cui Kate viveva, aveva visitato un paio di locali aperti ad ora tarda, ma la visita non era stata di suo gusto, tanto che era già sulla strada del ritorno. La città era più tranquilla e ben differente dalle strade che conosceva bene a New York. Washington era diversa, ma comunque affascinante, ne avrebbe apprezzato la bellezza un poco alla volta imparando a conoscerla e a viverla grazie alla presenza di Kate in quel posto.
Aveva fatto una pazzia: aveva preso un volo all’ultimo minuto, solo per non partecipare all’ennesimo teatrino in casa propria a causa di quel Pi. Alexis adorava quel ragazzotto insipido e con un po’ troppa avversione per l’ordine e la pulizia, però non voleva arrabbiarsi con lei per averglielo portato in casa senza interpellarlo, non voleva diventare antipatico e odioso tanto da farsi detestare, ma cominciava ad essere troppa l’invasione di quello smidollato. Ciò che si diceva sull’ospite per quanto riguardava Pi calzava a pennello e non era certo una metafora. Se n’era andato prima che l’istinto omicida avesse preso il sopravvento. Sua madre scappava anche lei quanto poteva, indubbiamente doveva trovare il modo di parlare a sua figlia di quella fastidiosa convivenza che lo stava portando all’esasperazione. Inoltre non era riuscito a sentire Kate al telefono, probabilmente era stata occupata con qualcosa di importante, anche se le aveva detto il giorno prima che non stava seguendo un caso particolarmente rischioso o complicato, ma le cose potevano cambiare in modo repentino.
Così una volta giunto a Washington aveva fatto la spesa, si era diretto verso il suo piccolo appartamento e poi aveva cucinato per lei, con calma e prendendosi tutto il tempo necessario. Aveva anche riordinato un po’ la casa, le aveva fatto il bucato, giocherellando col suo intimo prima di metterlo in lavatrice, come un adolescente in preda agli ormoni, e di questo se ne era un po’ vergognato ma il suo profumo gli mancava quasi quanto l’ossigeno. Aveva quindi atteso e richiamato il suo numero ma senza avere risposta. Si era più volte imposto di non recarsi al suo ufficio, perché non voleva metterla di nuovo nei guai con i suoi superiori. E gli era costato davvero molto, tanto che aveva consumato il pavimento della zona giorno e si era ingurgitato un paio di bicchieri di vino in più per darsi una calmata. Sua madre sarebbe stata orgogliosa di lui. Rise al suo stesso malevolo pensiero, ma bere per dimenticare era una azione tipica della sua augusta madre.
Aveva quindi rotto gli indugi e si era deciso a lanciarsi nella conoscenza della città sperando così che lei avesse il tempo di farsi sentire.
Aveva preso a pensare a qualche nuova idea per il suo libro, doveva trovare un nuovo soggetto per Nikky Heat magari sfruttando proprio quella nuova ambientazione. Washington era ariosa in confronto a Manhattan, i palazzi creavano una skyline più rada e lo spazio era gestito in modo diverso. Quella città doveva entrargli nella pelle perché non avrebbe accettato di allontanarsi da lei, dalla sua musa e ora fidanzata.  Si fermò guardando la luna in cielo. Era bella l’idea di affrontare una nuova vita, anche se era faticosa, ma voleva rivederla, voleva averla tra le braccia anche solo un’ora. Il clima era un po’ più mite rispetto a New York, e nonostante fosse autunno aveva comunque freddo, ma quello che sentiva era un freddo diverso. Aveva voglia di togliersi di dosso anche quella sensazione assurda di inadeguatezza data dal sentirsi di troppo a casa propria e di nessuna utilità a casa di Kate, senza contare che non poteva andare al distretto, partecipare alle indagini, la Gates lo aveva allontanato da distretto senza pensarci due volte, bella gratitudine.
La noia era davvero una brutta bestia che lui provava ad uccidere in mille modi possibili ma la verità era che la sua vita al distretto gli mancava molto, e soprattutto gli mancava la vicinanza di Kate in ogni minuto della giornata.
La notte poi, il calore del suo corpo, le sue labbra. Guardò l’orologio e poi tolse il suo smartphone dalla tasca accelerando il passo verso la porta di casa.
Un paio di trilli e il lampeggio dello schermo che segnalavano l'arrivo di sms comparvero appena lo prese in mano: il suo numero era finalmente tornato raggiungibile.
 
Quando Kate compose il numero di Castle, il telefono squillò e sentì la sua buffa suoneria appena fuori dalla porta d’ingresso. Abbandonò il telefono sul tavolo e aprì la porta sorridendo, trovando Castle proprio lì fermo sui gradini. Scese di qualche passo e gli saltò letteralmente al collo, euforica. Lo baciò e lui la trattenne con forza mentre entrambi si sorridevano labbra su labbra.
“Wow, non dirmi che accogli sempre così i visitatori, altrimenti dovrò acquistare un mastino che faccia la guardia all’ingresso!” Esclamò Castle ridendo e stringendo a sé Kate mentre lei scuoteva il capo guardando verso il cielo.
“Non direi.” Rispose lei appoggiando le labbra sulla sua fronte.
“Domandi provo a fare un test sul postino.” Commentò in risposta Castle afferrando Kate per i glutei e sorreggendola mentre le gambe di lei circondavano la sua vita.
“Nulla in contrario. Se lo incontri digli pure di lasciare la posta nella cassetta e non sotto la porta, perché poi non riesco più ad aprirla…” replicò Kate divertita.
Castle la tenne in braccio entrando in casa. “Quindi conosci il postino?”
“Non dovrei?”
“No, troppa confidenza non fa bene, soprattutto se bussa due volte.”
Lei rise sonoramente mentre Castle la faceva sedere sul bancone della cucina. “Stupido.”
“Ok, lo metto nella lista dei sospetti oppure di quelli da eliminare…”  Castle venne ammutolito da un altro lungo, e sensuale bacio. “Zitto scrittore, o dovrò leggerti i tuoi diritti.” Replicò poi Kate strofinando il naso su quello di lui.
“Mhhh” mormorò lui rapito di nuovo dalle sue labbra.
“E’ bello averti di nuovo qui. E hai anche cucinato.” Disse quindi allontanandosi dal suo viso e mordendosi il labbro inferiore.
Lui annuì sorridendo. “Ha fame?”
“Da morire, non ho toccato cibo oggi, solo qualche caffè.” Replicò Kate, sospirando.
“Allora mentre ti metti in libertà io preparo la tavola e rivitalizzo la cena?”
Lei negò col capo e gli occhi furbi. “Mettiamoci in libertà insieme, la cena non scappa.” Rispose diverta.
Castle tornò ad accoglierla in braccio, sollevandola e facendo scivolare le mani sulle sue cosce.
“Oh, non vedo l’ora di liberarti da questi pantaloni…”
Ridendo e stuzzicandosi a vicenda raggiunsero il letto su cui ricaddero entrambi. Gli occhi si incrociarono ed i loro sorrisi sfumarono in guardi di desiderio. Lentamente giocarono con i vestiti fino a trovarsi distesi tra le lenzuola. Si amarono fino a crollare esausti sul materasso.
Castle la tirò di nuovo a sé mentre lei sorrideva ansante guardando il soffitto.
“Mi stai viziando…” commentò lasciandosi cullare dalle sue braccia. Si voltò verso di lui allungando una mano che affondò nei capelli arruffati di Castle. Era anche più sexy quando era così scarmigliato dopo aver fatto l’amore. Gli occhi dolci e divertiti allo stesso tempo, cercavano di mascherare un po’ di quello struggimento che anche lei stava provando. Lo stare insieme mancava tanto ad entrambi e quei piccoli momenti rubati sembravano il paradiso. Castle chiuse gli occhi assaporando il suo gesto come un piccolo rituale prezioso. Stava cercando di imprimersi nella mente ogni momento perché gli sarebbe dovuto bastare per giorni, se non settimane.
Lei si avvicinò alle sue labbra e vi lasciò un bacio fugace. “Sai, quelle costolette d’agnello avevano un aspetto davvero delizioso…” Lo sguardo di Castle si illuminò. “Ottimo, le ho fatte apposta per te e se rimangono in frigorifero per più di un giorno finiranno quasi sicuramente ad ingrassare le blatte…” Rise alzandosi dal letto con tranquillità e si voltò per incrociare il suo sguardo compiaciuto. “Aspetta qualche minuto lì, organizzo uno spuntino a letto!” Lei si rialzò, divertita cercando i suoi boxer e glieli lanciò oltre la porta della stanza.
“Copriti i gioielli, non vorrei doverti curare per ustioni proprio lì!” Gli gridò allegra. Tornò a distendersi sul letto, guardando l’ora e sospirando: era tardi, avrebbero dovuto dormire un poco, ma voleva godersi tutta la magia di quell’incontro, anche se aveva alcuni sospetti sull’ennesima fuga di Rick da New York.
Castle comparve con un paio di bicchieri di vino e glieli porse, Kate li posò sul comodino.
“Aspetta ancora un secondo…”
Poi giunse con una tovaglia e la stese sul letto, mentre Kate lo aiutava a rendere la superficie più regolare. Beh, il loro lungo momento di passione aveva messo a soqquadro il letto come la stanza stessa completamente disseminata dai loro abiti. Lei si sporse dal letto, cercando la sua camicia, ma Castle la raggiunse prima e la fece scivolare più lontano. “Resta così…” le disse appoggiando sulla tavola improvvisata le posate ed il tovagliolo. Si chinò a baciarla e lei lo divorò con sensualità emettendo un gemito compiaciuto.
“Sicura di voler cenare?”
“Oh sì, sicura!”
Indietreggiò lanciandole un altro sguardo di fuoco. Finalmente dopo alcuni minuti, Castle entrò con un piatto fumante. “Per te mia signora…” disse posando il piatto davanti a lei, che stava sdraiata su un fianco. Si alzò e si mise a sedere. Castle trovò i movimenti del suo corpo nudo così eccitanti che dovette controllarsi molto per non abbandonare il piatto per terra e gettarsi su di lei. Si mosse con agilità, portandosi alle sue spalle e sedendosi proprio dietro alla sua schiena, prese uno dei tovaglioli e lo posò sulle sue cosce nude, coprendo la sua femminilità con un sorriso ammiccante mentre lei si appoggiava al suo torace felice di quel contatto. “Odio farlo…”
“Cosa?”
“Nascondere il tuo stupendo corpo.” Sussurrò Castle alle sue orecchie. Poi le posò un bacio sulla tempia e lei sorrise compiaciuta. “Posso dire altrettanto. Ma sai... ci sono delle necessità…” disse prendendo il piatto in grembo e assaporandone il contenuto. “E’ fantastico Castle!” Aggiunse gustando la carne tenera e saporita, qualcosa di ben diverso dai tramezzini che riusciva a mangiare nei rari momenti di pausa.
Castle la coccolò con il suo respiro sul collo, con piccoli baci sulla sua nuca. Le accarezzò le spalle nude, giocherellò con i suoi capelli facendo il pieno di lei in tutti i suoi sensi. Brindò con lei a quella splendida e inusuale serata, e tacitamente al loro amore.
Una volta che Kate ebbe svuotato il suo piatto, lui lo allontanò appoggiandolo per terra. Lei si girò con il busto quel tanto per riuscire a guardarlo in viso.
“Va tutto bene a casa?” Chiese per distrarlo da quel silenzio che era improvvisamente calato.
Castle annuì. “Il solito.”
“Non direi, dalla tua espressione…” replicò con dolcezza.
Castle sospirò. “Si insomma, mi annoio e poi…”
Kate gli sorrise, per lui la noia era un vero dramma, ma sapeva che non era il solo problema. “Si tratta di Alexis e quel Pi?”
Lui la guardò sorpreso. Non ne aveva ancora fatto cenno, ma lei aveva già capito tutto. Sbuffò annuendo.
“Io non riesco a capire come una ragazza intelligente e sofisticata come Alexis possa essere presa da una tale… beh ecco…” si fermò prima di diventare offensivo.
Kate scosse il capo sorridendogli dolcemente. “Non so, non ho avuto modo di conoscerlo, ma è alquanto particolare…” rispose per provare a stuzzicarlo.
Lui si spostò e si mise di fronte a lei. “Particolare? E’ disordinato, parla come un idiota, e sta a casa mia come se fosse lui il padrone. Lascia in giro di tutto e non oso immaginare cosa fa con lei in camera da letto.” Rispose rabbrividendo schifato.
“Quello che facciamo… noi?”
“Kate…” La richiamò cercando di svuotare la mente da quell’immagine così inquietante.
Lei sorrise. “Forse dovresti parlare ad Alexis di questa cosa non credi?”
“Credi che sia una fase di ribellione? In fondo ce l’abbiamo tutti! Perché spero vivamente che finisca presto, o finirò per impiccare Pi ad una liana facendolo penzolare dal terrazzo.”
Era partito a ruota libera. “Castle…” lo richiamò prendendo il suo viso tra le mani.
“Ho esagerato?” Lei annuì.
Castle espirò. “Mi fa andare in bestia.”
Kate sorrise e lo baciò. “Adoro quando hai questo broncio da bambino indispettito, ma credo che tu debba affrontare un discorso con Alexis in merito a questa situazione. Credo che ci sia altro.”
Lui la guardò negli occhi. “Altro in che modo.”
“Altro. Magari lei ti sta mettendo di fronte ad una situazione difficile per qualche altro motivo.” Castle si rabbuiò. “Pensi che io abbia fatto qualcosa di male da meritarmi Pi come punizione?” Kate ondeggiò con il capo. Raccolse la tovaglia ed i resti della cena e li posò a terra accanto al piatto.
“Come ha preso veramente Alexis il nostro fidanzamento? Non abbiamo mai parlato di questo.” La domanda spiazzò Castle che rimase a bocca aperta.
“Castle sono anni che monopolizzo la tua attenzione, non sono così sciocca da non averlo notato. Ho preso molta della tua vita e forse lei si sente esclusa.”
Castle sembrò pensare. “Ci sono stati momenti difficili, lo ammetto, ma ci siamo sempre capiti. Quella con te è la relazione più importate e seria che io abbia mai avuto, non posso pensare che Alexis ne sia davvero contraria.” Replicò contrito. “Ti ha detto qualcosa?”
Kate sorrise a quella sua esternazione. Anche per lei quella relazione non aveva paragoni per importanza ma soprattutto per amore. “No, ma potrebbe non essere una cosa conscia. Parlagli, cerca di capire se si trova a disagio. Sei il suo super papà, potrebbe avere paura di perderti.”
Lui annuì. “Ci sono stati tanti cambiamenti, per entrambi.”
“Per tutti…” mormorò Kate. “Vedrai, se ne parli con lei in un momento di calma tutto si chiarirà, ma non devi aggredirla per Pi.” Per tutto il tempo Castle aveva giocherellato con la sua mano, Kate non portava il suo anello ma la catena con cui lo portava al collo insieme a quello di sua madre era ancora appoggiata sul comodino. “Poi, se proprio lo desideri, troverò il modo di fargli riavere il suo passaporto e spedirlo a casa, ma ti avverto…” aggiunse la donna con un tono più divertito.
“Potreste essere in due a prendere l’aereo per andare a visitare il proprio partner, solo che per Alexis significherà andare ad Amsterdam.”
“Mmmmhhh, città molto peccaminosa!” Replicò Castle facendo scivolare le mani sulle sua cosce. 
“Già!” Sottolineò con decisione Kate, lasciandosi infiammare di nuovo dalle sue carezze.
“E quindi se lo mando via potrebbe rivelarsi un autogol?” Aggiunse lui baciandola sul collo.
Lei annuì, sospirando compiaciuta. “Sono stata una ragazza ribelle, so di cosa parlo.”
“Uh!” esclamò Castle con un sorriso malizioso.
“Cercherò di trovare un momento di calma con lei appena torno a New York. Ma ora…” cominciò a dire cercando di far stendere Kate. “Ora sono solo tuo, ragazza ribelle.” Lei si lasciò cadere indietro sorridendo.
“Mostrami il tuo lato oscuro…” aggiunse baciandole con passione il seno.
“A stomaco pieno si ragiona meglio…” In pochi secondi i boxer di Castle finirono sopra il piatto, appoggiato a terra.
 
Quando la sveglia suonò all’alba, Castle era completamente sprofondato nel sonno e nemmeno la sentì.  Scivolò via dal letto dispiaciuta di dover lasciare il suo uomo, e si fece una doccia.
L’acqua ricadeva sulle sue spalle mentre la sua mente si concedeva un ultima distrazione pensando a Castle, alla sua visita improvvisa, all’amore che avevano condiviso. Stava lavando via il suo sapore, il suo odore sulla sua pelle e un po’ gli dispiacque. Sapeva che stava chiedendo molto a lui e a sé stessa accontentandosi di quei momenti rubati, ma sarebbe venuto il giorno in cui tutta quella fatica avrebbe avuto il suo coronamento, accanto a lui davanti ad un altare. La sua vita avrebbe avuto un nuovo inizio. La sua presenza quella sera era stata una sorpresa sublime, tanto che cominciava a sentirla come una necessita. Lui sapeva donarle felicità anche a piccole dosi e la stava viziando con le sue attenzioni. Adorava che lui lo facesse e doveva trovare il modo di fare altrettanto, anche se la situazione era tutt’altro che semplice da gestire. Si rivestì lentamente. Si sentiva rilassata e nonostante avesse dormito poco, piuttosto riposata. Lui aveva portato via la tensione, gli aveva dato quella carica aggiuntiva per andare avanti ancora una settimana, però non sapeva quanto a lungo gli sarebbe bastato.
Uscì dal bagno, tornando nella stanza da letto. Raccolse le stoviglie e senza far rumore le portò in cucina. Si rammaricò di non poter mettere ordine, sapeva che lui l’avrebbe fatto una volta sveglio e gliene fu grata in anticipo. Preparò la sua borsa e i suoi documenti. Poi tornò da lui. Si sedette sul letto e si chinò a lasciargli un bacio ed una carezza tra i capelli.
I suo occhi chiari si aprirono su di lei. “Stai già scappando?” Lei annuì baciandolo di nuovo.
“Ti trovo qui questa sera?” Chiese lei speranzosa. Lui annuì chiudendo e riaprendo gli occhi assonnati. “Sì. Oggi farò un giro per la città.” Le loro mani si intrecciarono.
“Cercherò di non tardare.” Lo baciò di nuovo. Si alzò e gli sorrise un ultima volta prima di uscire.
“Ti amo.” Lo salutò sulla porta.
“Anche io.” Replicò lui debolmente, sprofondando nel cuscino.
Kate aprì la porta sorridendo. Quella pillola di felicità sarebbe stata la sua carica per la giornata e se fosse stata abbastanza fortunata da non avere un caso complicato, la sera stessa lo avrebbe avuto di nuovo accanto a sé per una nuova ricarica.
 
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Un'altra delle gite fuori porta di Castle! Chissà per quanto ne avrà...
 
   
 
  
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